Manuali medievali di chiromanzia, a cura di Stefano Rapisarda, traduzioni e note di Rosa Maria Piccione e Stefano Rapisarda, Roma, Carocci, 2005 (Biblioteca Medievale)
Tra gioco e superstizione, ciarlataneria ed esoterismo, sopravvive ai nostri giorni la chiromanzia, praticata nei salotti buoni e agli angoli delle strade, da signore borghesi e da decifratori nomadi e venali. Ma nel Medioevo, quando i primi trattati latini cominciarono a circolare per l’Europa, la chiromanzia era scienza ‘naturale’, più stretta parente della medicina e della fisiognomica che della divinazione e dell’augurio. Era, almeno all’inizio, disciplina razionale e filosofica. Che si diffuse in Occidente per tortuosi percorsi, derivando nientemeno che dall’autorità di Aristotele, e cautamente procedendo sul sentiero stretto tra il lecito e l’illecito, tra la lettura di segni naturali e la previsione di eventi futuri.
Ne sopravvivono vari manuali, latini e volgari la cui edizione è proposta da questo volume; portano il nome di Aristotele e del biblico re Salomone, di Giovanni da Siviglia e di Roderigo da Maiorca. Utili a tutti, per saziare la smania umana di sapere: al principe per sapere come scegliere il consigliere, all’ecclesiastico per sapere di prebende e vescovati, all’uomo per sapere se la donna è casta o meretrice, alla donna per sapere se l’uomo è pavido o audace, a tutti per sapere se avranno figli maschi o femmine, ricchezza o miseria, vita lunga o vita breve