Miguel de Unamuno, Vita di don Chisciotte e Sancio Panza, traduzione di Antonio Gasparetti, con un saggio introduttivo di Corrado Bologna, Milano, Bruno Mondadori, 2005
Le pagine più poetiche e profonde scritte da uno dei maestri del Novecento spagnolo, riproposte oggi al pubblico in occasione del centenario della prima pubblicazione. Nata come commento al romanzo di Cervantes, la Vita di don Chisciotte e Sancio Panza è in realtà molto più di un’erudita interpretazione storica, filologica o critica: il commento alle gesta dell’hidalgo per antonomasia è un pretesto per elaborare una “libera e personale esegesi del Chisciotte” e dare così vita a una monumentale prova di acume filosofico e di incomparabile maestria letteraria.
«Calderón aveva concluso il suo dramma La vita è sogno dicendo che, se la vita è sogno, val la pena di viverla nel bene, perché il bene rimane tale anche nel sogno. Unamuno conclude il suo commento al don Chisciotte dicendo: “Se la vita è sogno, lasciamela sognare infinita”. Dopo la volontà di vita di Schopenhauer, la volontà di potenza di Nietzsche, e la volontà di credere di James, la volontà di immortalità di Unamuno costituisce l’espressione di un vitalismo romantico che ha assunto la veste del pragmatismo e del fideismo. Ciò che il vitalismo di Unamuno ha di proprio, è l’appello alla fede nell’immortalità come strumento di emancipazione dell’uomo dalla miseria della vita quotidiana e come impulso a costruire un mondo migliore» (Nicola Abbagnano)