Colin Muset, Poesie, a cura di Massimiliano Chiamenti, Roma, Carocci, 2005 (Biblioteca Medievale).
ISBN 88-430-3344-1, pp. 160, 14,20 euro
La poesia di Colin Muset qui presentata al lettore per la prima volta dai tempi dell’edizione di Bedier del 1938, è poesia performativa, che vive di un’unione indissolubile ed itinerante di testo, musica e gesto. Con punte di eros spigliato da fabliau, un sereno e campestre epicureismo, nonché serenate cortesi di desiderio galante, la sua unicità consiste di un’elegantissima mescolanza tra contenuti popolareggianti, gustosamente ironici e allegramente “anarchici”, e una forma al tempo stesso ricercata e disinvolta, sempre riconoscibile e caratterizzata, assolutamente deliziosa. Colin Muset infiltra così nella lirica oitanica il lessico e la vivacità rappresentativa dei testi narrativi, con varietà di accenti e toni, e spaziando con competenza tra le forme poetiche. Il menestrello Colin ci porta per mano in un mondo di magica e toccante utopia idilliaca dai tratti poetici leggeri, in cui però, accanto all’edonismo enogastronomico e al gusto del gioco festoso e del sorriso, si coglie la voce di una sincera e precisa denuncia sociale.