Cristiano Leone, Alphunsus de Arabicis eventibus. Studio ed edizione critica, Roma, Scienze e Lettere, 2011 [Atti della Accademia Nazionale dei Lincei, anno CDVIII (2011), Classe di Scienze morali, storiche e filologiche, Memorie, serie IX, vol. XXVIII, fasc. 2].
ISBN 978-88-218-1039-1, 50,00 euro
Agli albori del XIII secolo un anonimo versificatore traspone in versi elegiaci alcune sentenze e diversi racconti della Disciplina Clericalis (1110 ca.) di Pietro Alfonsi. Nasce così l’Alphunsus de Arabicis eventibus, tràdito da un’unità risalente agli inizi del XIII secolo di un manoscritto composito, assemblato nell’abbazia benedettina di Saint-Jacques di Liegi.
Eco dei praeexercitamina retorici, ma al contempo sorto sulla spinta del successo di molteplici generi coevi, l’Alphunsus de Arabicis eventibus è un’opera completamente nuova rispetto al suo modello. E la forza della sua novità risiede nel nuovo senso estetico, in una rivoluzione che attraversa insieme i piani del contenuto, della lingua e dello stile, risultato dell’attività di amplificatio e di reductio del materiale narrativo e della trasformazione della forma stringata e asciutta della Disciplina Clericalis che, nella sintassi del metro elegiaco, si dispiega ora in versi sontuosi e ridondanti di figure retoriche. Il cambiamento più marcato è dovuto però ai calchi e ai riecheggiamenti di autori contemporanei, ma soprattutto classici: le continue citazioni letterali di Virgilio, Stazio, Orazio e, su tutti, Ovidio, contaminano l’opera di Pietro Alfonsi, che trainava in sé gran parte del patrimonio novellistico d’Oriente, con tracce vivide e riconoscibili della latinità classica e medievale.
Dell’Alphunsus de Arabicis eventibus, la cui unica edizione critica (priva di uno studio del testo) risale al 1912 a cura di Joseph Stalzer, si offre un nuovo testo critico, una traduzione alineare (la prima che sia mai stata realizzata) e un commento.
Nelle pagine introduttive si propone una datazione dell’opera e l’identificazione dell’ambito di produzione; sono analizzati i rapporti che l’Alphunsus de Arabicis eventibus intrattiene col suo modello, la Disciplina Clericalis di Pietro Alfonsi, e con le sue fonti (dirette – che trae dal patrimonio culturale occidentale – e indirette – che eredita dalla sua fonte primaria); si inserisce, infine, l’opera nel quadro del processo di propagazione che irradiò la Disciplina Clericalis in tutta Europa.