Marta Materni, Del peccato alessandrino. Realtà e limiti della maestría di un autore e di un personaggio (Libro de Alexandre), Paris, CLEA, 2013.
316 pp.
Negli ultimi quindici anni, in particolare dopo la monografia e i numerosi contributi di Amaia Arizaleta, si è assistito alla proliferazione degli studi intorno a quello che è comunemente considerato uno degli emblemi della letteratura castigliana dei primi del XIII secolo: il Libro de Alexandre. Alla luce di tutto il nuovo materiale interpretativo che è emerso – approfittando delle possibilità offerte da una monografia, cercando di tirare una serie di somme rispetto al passato e suscitare nuovi quesiti – il volume risponde innanzitutto al tentativo di proporre una visione d’insieme attualizzata di questo testo. Tuttavia, rispetto alle interpretazioni recenti, insistentemente protese verso un fronte cortigiano e politico, si è deciso di assumere un punto di vista strettamente letterario: un viaggio all’interno delle parole del testo con un occhio rivolto ad altri testi, in particolare a quelli del confinante mondo francese, un viaggio articolato intorno ai due termini chiave, presenti fin dal prologo, di maestríae pecado, con le loro innumerevoli sfumature, nel tentativo di ricondurre il poema castigliano nel più ampio alveo della cultura europea.