Novità librarie di interesse romanistico del 2017

 

La strega e il confessore. Senher que prodon mi semblas. Testo provenzale del XIII secolo, Edizione critica, introduzione e commento a cura di Sonia Maura Barillari, Aicurzio, Virtuosa-Mente, 2017 (testoafronte, 3)

ISBN 9788898500239, 116 pp., 14,00 euro

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Il volume propone l'edizione critica, corredata di traduzione italiana a fronte, da un'ampia introduzione e da note esplicative, di un breve, singolarissimo testo dai tratti fablioleschi, Senher que prodon mi semblas, in cui una vecchia strega, confessandosi a un bonario sacerdote, ripercorre le malaugurate vicende della sua esistenza concedendo ampio spazio all'indicazione delle sostanze, delle dosi e delle modalità di lavorazione con cui predisporre un rimedio 'magico' in cui confluiscono assunti ritenuti dotati di un certo fondamento 'scientifico' e 'superstizioni' largamente diffuse. L'impianto dialogico del componimento consente alla protagonista di narrare in prima persona le tappe della propria 'carriera' di prostituta, a partire dalla violenza subita in giovanissima età fino al momento in cui lo sfiorire della bellezza le aveva imposto di ricorrere ad altri espedienti per attrarre una clientela che iniziava a latitare. Espedienti di natura 'magica' che si rifanno a credenze radicate nella cultura del tempo in cui il sapiente utilizzo di un antico sapere erboristico si mescida con pratiche superstiziose di origini e tenore differente.

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Valeria Bertolucci Pizzorusso, Morfologie del testo medievale II. Nuova raccolta di saggi e articoli, a cura di Fabrizio Cigni, Roma, Aracne, 2017

ISBN 978-88-548-8480-9, 492 pp., 28,00 euro

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In questa nuova e più ampia raccolta di analisi e interpretazioni di testi letterari medievali, l’autrice continua le sue esplorazioni nel grande bacino culturale del Medioevo romanzo nelle sue diverse espressioni linguistiche, nell’intento di fornirne un’adeguata panoramica e una piattaforma allargata all’indagine critica. Accanto a eminenti esempi di opere e autori maggiori, non sono trascurate le zone “neutre” che li collegano, gli strumenti conoscitivi dottrinali e retorici in esse operanti e riflessi. I contributi sono distinti in due grandi ambiti principali (la narrativa cortese, la poesia lirica), con una breve giunta di interventi su peculiari problemi di carattere retorico e lessicale. All’interno della raccolta il lettore saprà scegliere e seguire i percorsi tematici e formali che più lo interessano.

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Le Miroir historial, Volume I, Tome I (livres I-IV) par Jean de Vignay, publié par Mattia Cavagna, Paris, Société des anciens textes français, 2017

ISBN 978-2-906867-08-6, 814 pp.

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Rédigé dans les années 1330-1333, le Miroir historial est une œuvre monumentale: comme son modèle latin, le Speculum historiale, compilé par Vincent de Beauvais au milieu du XIIIe siècle, la traduction de Jean de Vignay retrace l’histoire de l’humanité à partir de la Création. L’édition inaugurée par le présent volume respecte la structure des trois témoins les plus anciens du Miroir : les 32 livres de l’encyclopédie y sont répartis en 4 volumes (contenant 8 livres chacun), subdivisés en deux tomes dans la présente édition. Le tome I du volume I inclut les quatre premiers livres du Miroir historial, édités sur la base du manuscrit Paris, BnF, fr. 316 (terminé le 24 novembre 1333), ainsi qu’une introduction, une bibliographie et un index des noms propres. En attendant le glossaire unifié qui sera proposé dans le dernier volume de l’édition, les notes critiques ont l’ambition, entre autres, de résoudre toutes les difficultés lexicales et de mettre en valeur la richesse du vocabulaire utilisé par le traducteur, caractérisé par des traits normands. Les huit premiers livres du Miroir se distinguent du reste de l’ouvrage par la révision dont ils ont fait l’objet : dans les années 1370, un lecteur anonyme les a annotés, corrigeant certaines erreurs et neutralisant les traits régionaux de la langue de Jean de Vignay. La varia lectio de la présente édition recense la totalité de ces interventions et les notes critiques en commentent un grand nombre. Parmi les temps forts de ces quatre premiers livres, signalons la traduction du Libellus apologeticus, véritable manifeste de l’encyclopédisme médiéval, ainsi qu’un résumé du Speculum naturale et du Speculum doctrinale.

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Il viaggio del testo, Atti del Convegno internazionale di Filologia italiana e romanza (Brno, 19-21 giugno 2014), a cura di Paolo Divizia e Lisa Pericoli, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2017 (Scritture e scrittori, N.S. 2)

ISBN 978-88-6274-771-4, X-554 pp., 45 euro

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Il volume raccoglie gli atti del Convegno internazionale di Filologia italiana e romanza “Il viaggio del testo” tenutosi presso la Masarykova univerzita di Brno (Repubblica Ceca) dal 19 al 21 giugno 2014, con il patrocinio di vari dipartimenti (Università di Brno, Macerata, Milano, Verona, Torino) e istituti di ricerca o associazioni scientifiche (DiVo, OVI, SIFR). Al di là delle varie branche in cui la filologia si è sviluppata (e talvolta frammentata) col progredire degli studi, si è voluto qui insistere su una concezione unitaria e globale di filologia come scienza storica che studia il viaggio del testo tenendo conto, da una parte, degli aspetti più prettamente testuali che riguardano sia la “storia del testo” (intendendo con tale espressione un concetto esteso di “storia della tradizione” che partendo da fonti e modelli, passando attraverso questioni di genesi/evoluzione, giunga fino ai problemi della storia della tradizione vera e propria) sia i problemi ecdotici, dall’altra, delle difficoltà ermeneutiche a cui il testo va incontro man mano che si allontana dall’ambiente storico-culturale in cui è stato concepito. Gli atti comprendono, in un’ottica comparatistica, quasi quaranta interventi che spaziano tra filologia italiana (dal XIII al XX sec.), filologia umanistica, filologia romanza (aree galego-portoghese e francese) e ispano-araba.

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«Par deviers Rome m’en revenrai errant». XXème Congrès International de la Société Rencesvals pour l’étude des épopées romanes, a cura di Maria Careri, Caterina Menichetti e Maria Teresa Rachetta, Roma, Viella, 2017

ISBN 9788867288403, 675 pp., 95,00 euro

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Il volume raccoglie gli atti del XXème Congrès International de la Société Rencesvals pour l’étude des épopées romanes (Sapienza - Università di Roma, 20-24 luglio 2015) e presenta lo stato dell’arte e le ricerche in corso sull’epica romanza medievale propriamente detta, sulla sua posterità nell’età moderna e sulla produzione non romanza a essa correlata, offrendo un panorama ricco ‒ se non completo ‒ degli attuali orientamenti scientifici e dei risultati raggiunti. Per il congresso di Roma ‒ cui hanno preso parte studiosi provenienti dall’Europa, dal Nord e dal Sud America e dall’Africa ‒ sono stati proposti i seguenti temi: I. Rome et l’Italie dans les chansons de geste; II. Phénomènes de cyclisation: grandes et petites gestes; III. Le XVe siècle: proses et renouvellements; IV. L’histoire des recherches sur la matière de France; a questi si aggiungono gli interventi raccolti nella sezione Varia.

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I confini della lirica. Tempi, luoghi, tradizione della poesia romanza, a cura di Alessio Decaria e Claudio Lagomarsini, Firenze, SISMEL - Edizioni del Galluzzo, 2017 (mediEVI, 15)

978-88-8450-596-5, X-312 pp., 48 euro

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Il concetto di confine, da intendersi nelle molteplici implicazioni geografiche, cronologiche e inerenti al genere letterario, può costituire un'utile chiave di lettura per la lirica romanza del Medioevo e per le complesse vicende della sua trasmissione. A questo tema è stato dedicato il convegno di cui qui si pubblicano gli atti, che si è tenuto a Siena nel febbraio del 2015 per concludere i lavori del progetto TraLiRO. Repertorio ipertestuale della tradizione lirica romanza delle Origini, finanziato nell'ambito del programma di ricerca FIRB Futuro in ricerca 2010. Tutti gli interventi, dedicati ai vari ambiti linguistici considerati nel progetto (italiano, francese, provenzale, galego-portoghese, castigliano), si confrontano in vario modo con l'idea di limite, confine, frontiera, e, muovendo da una prospettiva contemporaneamente filologica e storiografica, toccano almeno uno dei tre punti che fanno da sottotitolo al convegno: tempi, luoghi, tradizione della lirica romanza del Medioevo. Tale impostazione si fonda sulla convinzione che la tradizione dei testi costituisce un fattore di primaria importanza tanto per definire l'identità del genere lirico, quanto per affrontare le questioni di ambito critico e storiografico.

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Giraldo Cambrense, Topographia Hibernica. Il libro di Giraldo Cambrense sulle meraviglie d'Irlanda tradotto e commentato da Fabrizio De Falco, Aicurzio, Virtuosa-Mente, 2017 (testoafronte, 2)

ISBN 978-88-98500-19-2, 370 pp., 26,00 euro

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La Topographia Hibernica, scritta nel 1188 e poi ampliata, è la prima opera dedicata all’Irlanda da uno straniero. L’autore, Giraldo Cambrense, fu un chierico attivo alla corte del re d’Inghilterra Enrico II Plantageneto all’epoca della conquista inglese dell’isola. La Topographia volle essere prova di talento letterario ma anche opera informativa, che svelasse i misteri di una terra ai confini dell’Occidente. Mescolando osservazioni naturalistiche, cronache e mirabilia, Giraldo scrisse un’opera che divenne poi un best-seller.

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Enanchet. Dottrinale franco-italiano del XIII secolo sugli stati del mondo, le loro origini e l'amore, Edizione, traduzione e commento di Luca Morlino, Padova, Esedra, 2017 (Filologia veneta. Testi e studi, 9)

ISBN 88-6058-109-9, 480 pp., 42,00 euro

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Composto nel secondo quarto del Duecento, l’Enanchet è il più antico tra i testi letterari scritti in francese nell’Italia medievale. Questo primato cronologico è stato tuttavia sinora misconosciuto e non ha contribuito a favorire una migliore conoscenza dell’opera, che pure è stata giudicata in passato curiosa e non priva di interesse dal punto di vista storico-culturale. Si tratta infatti di una compilazione didattico-morale in prosa che tratta argomenti diversi, quali i doveri delle principali categorie socio-professionali (religiosi, contadini, mercanti, artigiani, giudici, medici, cavalieri); le origini di alcune di queste, di altre (valvassori, conti, marchesi, capitani) e di alcune istituzioni (impero, papato, servitù, nobiltà); la fenomenologia e la retorica – epistolare e dialogica – dell’amore. Il volume offre una nuova edizione del testo, che aggiorna quella procurata da Werner Fiebig nel 1938 sulla base di un manoscritto all’epoca non conosciuto, di cui viene data completa documentazione in appendice. La ricostruzione filologica dell’originale è accompagnata da una traduzione, che agevola la comprensione della non facile lettera del testo, caratterizzata da fenomeni di interferenza linguistica franco-italiana e altri tratti anomali evidenziati in uno dei capitoli introduttivi e nel glossario. All’interpretazione più generale dell’Enanchet, a partire dall’esame delle varie fonti mediolatine, è dedicato inoltre un ampio commento.

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Studi sulla letteratura cavalleresca in Francia e in Italia (secoli XIII-XVI), a cura di Margherita Lecco, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2017 (Studi e ricerche)

ISBN 978-88-6274-747-9, 125 pp., 16,00 euro

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La raccolta degli studi che sono qui riuniti vorrebbe proporsi come contributo a un ambito di ricerca – quello che ha per oggetto la letteratura cavalleresca italiana nell’età tardo-medievale – che, nonostante molti apporti anche recenti di approfondita capacità di speculazione, lascia aperti numerosi spazi di indagine. Nel caso, in particolare, sono affrontati alcuni aspetti concernenti le relazioni tra i relativi esiti della letteratura italiana e la letteratura francese, che ne è per lo più referente diretto e comunque modello e ispirazione. Nel confronto, i testi italiani rivelano di conformarsi consapevolmente all’innovazione della cultura cavalleresca, di cui avvertono tutta la complessità ideale e intellettuale, così come di accettarne l’esemplarità stilistica e retorica. A essi, tuttavia, va il merito di aver collaborato a una conservazione e conferma del messaggio originale e della sua espressione, contribuendo a traslarlo verso quella che è forse la maggiore e più completa risoluzione della letteratura cortese-cavalleresca medievale, l’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto.

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Commixtio. Forme e generi misti in letteratura, a cura di Alvaro Barbieri ed Elisa Gregori, Padova, Esedra, 2017 (Quaderni del circolo filologico linguistico padovano, 32)

ISBN 88-6058-109-9, 342 pp., 38,00 euro

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Generati da spinte avanguardistiche e inquietudini sperimentali, sorti come rivolta contro la consunzione di retoriche esauste e tradizioni ingessate, oppure nati come puro divertissement, i testi ibridati esprimono un’istanza trasgressiva e un bisogno di rinnovamento. Sulla nozione di commixtio e più concretamente sulle forme e i generi misti in letteratura si sono incentrati i lavori del XLIV Convegno Interuniversitario di Bressanone, di cui questo volume riunisce gli Atti. Rivolgendosi ad autori e opere sgranati lungo un arco diacronico di amplissima curvatura, i contributi qui raccolti investono tutta la complessa fenomenologia della mistione, trattando di generi mescidati e intermedi, di filoni testuali a caratterizzazione debole, di modalità compositive fondate sull’inserzione, di poesia prosastica e prosa lirica, di costruzioni discorsive basate sull’alternanza e la compresenza architettonicamente meditata di prosa e versi, di prodotti dallo statuto incerto che impastano ambiguamente la registrazione fattuale d’impianto documentario con elementi di fiction. Di questa variegata casistica del métissage si offrono indagini molecolari e letture ravvicinate, orientate sì al rilievo puntuale, ma sempre capaci di affondi teorici e pronte ad aprirsi su orizzonti storiografici di larga prospettiva. 

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Silvio Melani, Piruç myò doç inculurit e o biello dumnlo di valor. Per l'interpretazione della più antica lirica friulana, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2017 (Scrittura e scrittori. Nuova serie, 1).

ISBN 978-88-6274-740-0, 148 pp., 18,00 euro

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Piruç myò doç inculurit e [O] biello dumnlo di valor, due delle tre più antiche liriche composte in lingua friulana, sono giunte a noi in maniera del tutto fortunosa, su lacerti di pergamena. Nonostante siano state, a partire dall’Ottocento, oggetto di varie edizioni e di studi puntuali, molti luoghi del loro testo hanno fino ad oggi resistito all’acribia dei filologi. Inoltre, il testo di Piruç myò doç inculurit ha finora lasciato senza risposta certa alcune domande importanti: quando fu scritto e da chi? Di quale genere di poesia si tratta? E cosa intendeva davvero il poeta con l’immagine del Piruç (‘pera’) che apre il primo verso del ritornello, senz’altro inaspettata in una lirica amorosa di tono cortese? Ma molti altri interrogativi si pongono a chi legge il testo non frettolosamente. E soprattutto a chi lo legge insieme all’altro, [O] biello dumnlo di valor, di certo non meno problematico. Da qui la scelta di riesaminare a fondo entrambe le liriche, in due saggi distinti ma che si richiamano continuamente e che, senza pretendere di giungere a conclusioni definitive, formulano nuove ipotesi, tanto per la ricostruzione di luoghi controversi delle due poesie quanto per la loro esegesi, condotta con l’ausilio di altri testi e di raffronti iconografici. Se l’autore ha visto bene, un mondo segreto e costretto alla clandestinità ha celato alcuni dei suoi insegnamenti (e delle sue paure) in queste due liriche all’apparenza “disimpegnate”, “ingenue”.

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Carta de Logu d’Arborea. Edizione critica secondo l’editio princeps (BUC, Inc. 230), a cura di Giulia Murgia, Milano, FrancoAngeli, 2016.

ISBN 978-88-917-4237-7, 714 pp., 58 euro

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La Carta de Logu d’Arborea è un corpus di norme scritto in sardo arborense, promulgato dalla giudicessa Eleonora alla fine del Trecento, a parziale aggiornamento della Carta de Logu emanata a suo tempo dal padre, il giudice Mariano IV. Dopo un periodo di circolazione manoscritta del testo, di cui sopravvive un unico testimone (Cagliari, Biblioteca Universitaria, ms. 211), vede la luce, in una data imprecisata dell’ultimo ventennio del XV secolo, forse per volontà degli ufficiali viceregi, la prima edizione a stampa, conservatasi in due esemplari (Cagliari, Biblioteca Universitaria, Inc. 230; Torino, Biblioteca Reale, Inc. I, 44). La redazione della Carta de Logu tràdita dall’incunabolo – di cui in questo volume si fornisce per la prima volta l’edizione critica – è parzialmente differente rispetto a quella fino ad allora circolante: la fisionomia testuale risulta infatti sostanzialmente mutata sotto molti aspetti, a partire dall’integrazione del Codice rurale di Mariano IV.
La Carta de Logu è inoltre fonte preziosa per la conoscenza della lingua sarda. Per tentare di definirne la fisionomia linguistica non è sufficiente constatare in essa il travaglio linguistico che caratterizza l’arborense medievale. Le strategie di elevazione del dettato e lo sforzo di elaborazione di una lingua sovramunicipale sono infatti un indizio rivelatore delle relazioni politico-culturali esistenti nella Sardegna medievale e ci mostrano in filigrana le direttrici del progetto linguistico che presiede alla stesura di quel corpus normativo nel quale il Giudicato arborense riconosce la propria identità.

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Alvaro Barbieri, Angeli sterminatori. Paradigmi della violenza in Chrétien de Troyes e nella letteratura cavalleresca in lingua d’oïl, Padova, Esedra, 2017.

ISBN 978-88-6058-105-1, 212 pp., 20 euro

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Esseri meravigliosi, colorati e radianti, sacralizzati dalla loro maestà equestre e dalla luminosità delle armi che li rivestono: i cavalieri basso-medievali veicolano un immaginario di segno positivo, euforico e pieno di charme, tanto da prestare i loro tratti alle rappresentazioni figurative delle schiere angeliche. Ma gli angeli, dice il Poeta, sono tutti tremendi, e anche i milites dell’età feudale hanno un volto terribile. Per la madre di Perceval, essi sono i demoni sterminatori «di cui la gente si lamenta, quelli che uccidono tutto ciò che toccano».Questo studio prende in esame i grandi temi e i modi d’espressione della violenza cavalleresca. L’indagine fa perno sulla narrativa in versi di Chrétien de Troyes, ma tiene conto di un ampio corpus – romanzesco ed epico – in lingua d’oïl. L’aggressività, i “modi bruschi” e lo stile di vita dei bellatores vengono analizzati nelle loro manifestazioni testuali, evidenziando i rapporti tra pratiche concrete e sostrati mitici, tra modelli antropologici e trasfigurazioni glorificanti. L’impiego massivo di metodi e concetti desunti dalla storiografia militare, dall’etologia e dalle scienze umane non intende ridurre le opere letterarie a puri documenti, ma ambisce a valorizzare l’articolatissimo plesso di elementi culturali che concorrono a determinarne il senso. L’idea di fondo di questo libro è che la “poesia eroica” antico-francese, tra romans e chansons de geste, esprima un costrutto ideologico in cui convergono ed entrano in relazione – volta a volta e secondo diversi dosaggi – dati di realtà, condizionamenti socio-economici, universali del comportamento umano, invarianti delle tradizioni guerriere, valori etici cristiani, schemi iniziatici di ascendenza etnica, contenuti simbolici e strutture mentali

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Luciana Borghi Cedrini, Ai confini della lingua d’oc (Nord-Est occitano e lingua valdese), a cura di Andrea Giraudo, Walter Meliga, Giuseppe Noto, Modena, Mucchi, 2017

ISBN 978-88-7000-712-1, 271 pp., 35 euro

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Il volume raccoglie ricerche linguistiche su due aree complesse e poco frequentate del dominio d’oc, che rappresentano una sorta di Occitania “periferica” per collocazione geografica e storico-culturale. Oggetto delle ricerche è la lingua delle opere religioso-morali del ms. Paris, BnF, fr. 1747 (volgarizzamento del Liber scintillarum e altri testi associati) e della letteratura valdese (in particolare del Bestiario nella redazione del ms. Cambridge, University Library, Dd XV 29): l’indagine costituisce un contributo alla definizione e all’interpretazione delle scriptae medievali romanze.

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Mario Alinei - Francesco Benozzo, DESCI. Dizionario etimologico-semantico dei cognomi italiani, Savona, PM Edizioni, 2017

ISBN 978-88-99565-44-2, 256 pp., 20 euro

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Anche i cognomi sono parole del linguaggio comune, la cui origine si lascia rintracciare seguendo le regole dell’etimologia; e in Italia, pure essendosi affermati nel Medio Evo, essi risalgono, nella maggior parte, alla storia antica e alla preistoria. Per cui le categorie semantiche rivelate dalla ricerca sono in gran parte le stesse che appaiono nei dizionari etimologici e in quelli di toponomastica. Lo studio dei cognomi è quindi importante non solo per la linguistica, ma anche per la sociologia e per la storia e la preistoria culturale della loro area di formazione e diffusione. Con alcune aggiunte, e in una prospettiva etimologica diversa, i cognomi di questo libro sono i circa 15.000 analizzati nel Dizionario dei Cognomi Italiani di Emidio De Felice. La loro risistemazione per area semantica consente di valutare la diversa incidenza delle varie componenti storiche e sociali che sottendono alla loro formazione, suggerendo una dimensione meno aneddotica e più stratigrafica della vita delle nostre parole.

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Herman Braet, Nouvelle bibliographie du Roman de la Rose, Leuven, Peeters (Synthema, 11).

ISBN 978-90-429-3409-2, XXIV-210 pp., 84,00 euro

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Le Roman de la Rose, généralement attribué à deux auteurs du treizième siècle, est devenu pour la critique moderne le texte paradigmatique de l'allégorie profane.
Au cours des vingt cinq dernières années, cette oeuvre complexe a fait l'objet d'une pléthore de nouvelles publications. Des travaux qui portent notamment sur les manuscrits et éditions, les nombreux thèmes, personnages, motifs, la voix des auteurs de l'entreprise, son iconographie et sa fortune, tant médiévale que contemporaine.
Une nouvelle bibliographie commentée s'imposait, inventoriant au passage, parmi d'autres questions, celle de l'unité / dualité du poème, ainsi que l'importante « Querelle » dont la Rose a fait l'objet. En annexe, deux index.

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Massimiliano Gaggero, Per una storia romanza del rythmus caudatus continens. Testi e manoscritti dell'area galloromanza, Milano, Ledizioni, 2016 (Consonanze, 2)

ISBN 9788867054862, 376 pp., 26,00 euro

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Il rythmus caudatus continens è una tipologia metrica attestata nel Medioevo dalle Artes rythmicae latine e diffusa nelle letterature francese, provenzale, italiana e catalana, in un periodo che va dal XII al XV secolo e oltre. Pur senza costituire un genere letterario, i testi scritti in rythmus caudatus continens presentano, nelle diverse letterature, importanti somiglianze tematiche. Questo libro offre una sintesi della circolazione del metro partendo dallo studio dei testi composti nell’area galloromanza, che intreccia analisi metrico-stilistica, contenutistica e filologica. Vengono così descritte le costanti e i punti di snodo della tradizione, e presentate delle ipotesi sul modo in cui il rythmus caudatus continens è stato trasmesso alle letterature italiana e catalana, costituendosi in tal modo come un elemento importante della coesione del sistema letterario europeo del Medioevo.

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La poesia in italia prima di Dante, a cura di Franco Suitner, Ravenna, Longo Editore, 2017 (Il Portico, 172)

ISBN 978-88-8063-958-9, 29,00 euro

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Il volume raccoglie di atti del Colloquio Internazionale di Italianistica "La poesia in Italia prima di Dante", tenutosi a Roma nel giugno 2015.

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Il Mistero provenzale di sant’Agnese, Edizione critica con traduzione e trascrizione delle melodie a cura di Silvia De Santis, Roma, Viella, 2016 (Biblioteca di Studj Romanzi, 1)

ISBN 9788867286348, 368 pp., 45 euro

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Segnalato da Gianfranco Contini quale reperto preziosissimo «della primitiva sintesi poetico-musicale (o piuttosto musicale-poetica) del teatro medievale», il Mistero provenzale di sant’Agnese, tramandato dal codice Chig. C. V. 151 della Biblioteca Apostolica Vaticana, rappresenta forse la testimonianza più rilevante della drammaturgia medievale in lingua occitana.
Opera di indubbio interesse linguistico quale documento della varietà scritta e parlata in Provenza, essa ha suscitato l’attenzione degli studiosi anche per la specifica presenza di brani lirici ispirati a motivi musicali sacri e profani, comprese alcune fra le più celebri composizioni trobadoriche. Attualmente strutturato in tre “atti” fondamentali (il Giudizio, il Lupanare e il Martirio), del Mistero non colpisce soltanto la forza drammaturgica, ma anche la ricchezza delle didascalie, redatte in un latino di influsso fonetico largamente occitano. Parimenti, la varietà dei personaggi non impedisce la nettezza dei loro singoli profili.
Notevole è infine l’effetto della messinscena, con tanto di apparizioni angeliche e demoniache fino alla miracolosa crescita dei capelli (scenicamente risolta mediante l’invio ad Agnese, da parte di un angelo, di un indumentum capillorum) e al rogo della martire.

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L'espressione dell'identità nella lirica romanza medievale, a cura di Federico Saviotti e Giuseppe Mascherpa, Pavia, Pavia Università Press, 2016 (Miscellanee scientifiche)

ISBN 978-88-6952-046-4, 158 pp., 16,00 euro

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La lirica medievale, comunemente riconosciuta come momento autorale della moderna “poesia dell’io”, si rivela un campo d’indagine privilegiato per la ricerca sulla consistenza degli elementi espressivi, testuali o melodici, che rimandano ad un’identità, tanto individuale quanto collettiva, all’interno di un idioletto estremamente standardizzato.
I saggi qui raccolti affrontano aspetti diversi delle numerose problematiche che attraversano, sotto questo profilo, la produzione vasta e multilingue che va dai trovatori fino a Petrarca e Villon, offrendo importanti elementi per la ricostruzione inevitabilmente caleidoscopica di ciò in cui i poeti del nostro Medioevo paiono identificarsi.

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Marcello Barbato, Le lingue romanze. Profilo storico-comparativo, Roma-Bari, Laterza, 2017

ISBN 9788859300328, 192 pp., 20,00 euro

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Questo manuale si prefigge di fornire una presentazione semplice ma rigorosa dei principali cambiamenti fonologici e morfosintattici dal latino alle lingue romanze. L’evoluzione è studiata sistematicamente per sardo, romeno, italiano, romancio, francese, occitano, catalano, spagnolo e portoghese, ma non si esita a ricorrere ad altre varietà quando appaia opportuno. Il libro si apre con una breve introduzione metodologica alla linguistica storico-comparativa (cap. 1) e con una presentazione delle lingue romanze, volta soprattutto a familiarizzare il lettore con i loro sistemi grafici (cap. 2). Un capitoletto, nomenclatorio più che teorico, sul mutamento fonologico (3) introduce lo studio del vocalismo (cap. 4) e del consonantismo storico romanzo (cap. 5). Analoghi capitoli metodologici (6, 8) precedono lo studio della morfologia (cap. 7) e della morfosintassi (cap. 9). Il capitolo finale (10), dedicato alla classificazione delle lingue romanze, permette di ripercorrere i principali tratti evolutivi studiati.

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Segnalazioni bibliografiche del 2016

Segnalazioni bibliografiche del 2015

Archivio delle segnalazioni bibliografiche (2001-2014)