Novità librarie di interesse romanistico del 2016

Tra Normanni e Plantageneti: al bivio di una cultura complessa. Atti del II Seminario internazionale di studio (L'Aquila, 2-3 dicembre 2015), a cura di L. Core, A. Forgione e L. Spetia, Roma, Spolia Edizioni, 2016

ISSN 1824-727X, 198 pp., 24,00 euro

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Questo volume comprende gli Atti del II Seminario internazionale di studi “Tra Normanni e Plantageneti: al bivio di una cultura complessa”, svoltosi presso il Dipartimento di Scienze Umane dell’Università dell’Aquila nel dicembre 2015. Con la speranza di costituire una tradizione che durasse nel tempo, questo Seminario proseguiva la felice esperienza attuata nel 2014, istituita allo scopo di focalizzare l’attenzione su questioni particolari e tematiche complesse riguardanti l’epoca medievale, momento di snodo fondamentale della storia d’Europa, perseguendo al contempo una prospettiva pluridisciplinare, feconda di stimoli e di arricchimenti.
Gli interventi accolti nel volume centrano l’obiettivo prefissato, perché gli studiosi che hanno partecipato al Seminario si sono confrontati sulle realtà normanna e plantageneta, che nel loro differente declinarsi hanno fortemente inciso sullo sviluppo storico-politico e culturale dello spazio europeo, in particolare dell’Italia, della Francia e dell’Inghilterra.
Proprio la ricchezza dell’esperienza normanna e anglonormanna è testimoniata dai contributi qui presenti, i quali spaziano dalla letteratura d’impianto storico a quella satirica, dal romanzo cortese alla lirica trobadorica, dalle testimonianze storiche a quelle archeologiche, nell’incontro di lingue (latine e romanze) e linguaggi (iconografici).
I saggi raccolti negli Atti dimostrano che il confronto tra esperienze di ricerca, solo apparentemente lontane, contribuisce a pieno titolo a delineare il quadro di un’epoca straordinaria, connotata da un incrocio culturale e linguistico densissimo; queste indagini, nel fare il punto su aspetti acquisiti, risolvono questioni per lasciarne aperte altre, suscettibili di ulteriori approfondimenti e sviluppi negli studi che, ci auguriamo, numerosi ancora a venire.

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Aspetti del meraviglioso nelle letterature medievali. Aspects du merveilleux dans les littératures médiévales, a cura di Franca Ela Consolino, Lucilla Spetia, Francsco Marzella,  Turnhout, Brepols, 2016 (Medioevo latino, romanzo, germanico e celtico. Culture et société médiévales, 29)

ISBN 978-2-503-55515-7, 456 pp., 80,00 euro

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This book provides a fresh insight into European medieval culture by focusing on the concept of the marvellous as it was depicted in medieval writings. Drawing together papers that were presented at the Aspects of the Marvellous in Medieval Literature conference, held at the University of L’Aquila in November 2012, the volume takes a broad multicultural and multilingual approach that offers new perspectives onto the various kinds of mirabile and their common themes in texts from across Europe. Contributions to this volume pay equal attention to both Latin and vernacular writings, and cover aspects of the marvellous in fields as diverse as medieval Latin literature, Romance, Germanic, and Celtic philology, miracles and mirabilia, monsters and fairies, strange creatures and fantastic worlds. Above all, by expanding analysis through different literatures, languages, and literary genres, the volume not only provides an opportunity to compare and contrast key themes and features of these texts, but also casts new light onto the making of our own cultural identity.

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“Par estude ou par acoustumance”. Saggi offerti a Marco Piccat per il suo 65° compleanno, a cura di Laura Ramello, Alex Borio, Elisabetta Nicola, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2016, (I Libri del Cavaliere Errante, 3)

ISBN 978-88-6274-698-4, XXII-694 pp., 80,00 Euro

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Il volume raccoglie i numerosi saggi che Colleghi, Amici e Allievi di Marco Piccat hanno voluto offrirgli in occasione della Festschrift per il suo 65° compleanno; i contributi vertono sui filoni di ricerca e sugli interessi scientifici a lui più cari: il romanzo e l’autobiografia cavalleresca, le agiografie e la Legenda Aurea, le narrazioni apocrife e l’odeporica, la diffusione di motivi letterari e tradizioni testuali attraverso il Medioevo romanzo e l’esegesi del testo, l’epica e i volgarizzamenti turpiniani, le narrazioni leggendarie e il teatro, le tradizioni iconografiche medievali, sacre e profane.

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Andrea Giraudo (a cura di), Sermoni valdesi medievali. I e II domenica di Avvento, Edizione diretta da L. Borghi Cedrini, Torino, Claudiana, 2016

ISBN 978-88-6898-109-9, 197 pp., 20,00 euro

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Il volume presenta l’edizione di undici sermoni valdesi medievali in lingua d’oc (con traduzione italiana a fronte), tratti dai manoscritti Genève, Bibliothèque de Genève, l.e. 206 e Dublin, Trinity College Library, 260 / 263 / 267 e riconducibili alla prima e seconda domenica di Avvento. Importanti testimoni del movimento valdese medievale e porzione significativa della sua produzione letteraria (circa 160 testi diversi), i sermoni sono stati finora mal conosciuti e quasi per nulla editi. Nonostante reiterati auspici, infatti, soltanto alla fine del primo decennio del Duemila è stato varato un progetto di edizione dell’intero corpus, di cui qui si offrono i primi risultati, tuttora provvisori. La prima parte del lavoro riassume lo status quaestionis relativo ai testi, alla scripta e ai manoscritti coinvolti nell’edizione, oltre a presentare i criteri di edizione. Nella seconda parte trovano posto le edizioni dei testi, divisi tra le due domeniche di Avvento. Ciascun gruppo di sermoni è preceduto da una stringata introduzione – che presenta i principali dati contenutistici e filologici, oltre a informare sulle attestazioni nei vari codici – ed è seguito dalla riproduzione dei sermoni latini di Iacopo da Varazze che in alcuni casi costituiscono la fonte dei testi valdesi. Completano il volume la tavola delle abbreviazioni e delle fonti, l’indice delle fonti (bibliche, patristiche e di altra natura) e la bibliografia.

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War! L'esperienza della guerra fra storia, folclore e letteratura, a cura di Sonia Maura Barillari e Martina Di Febo, Aicurzio, VirtuosaMente, 2016

ISBN 978-88-98500-16-1, 38,00 euro

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Guerre sopite, guerre dimenticate, guerre che deflagrano con virulenza inattesa e straniante. Guerre vinte, guerre perse, guerre celebrate per la loro fine o il loro esito. Guerre che si studiano a scuola: le guerre puniche, la guerra dei Cent’anni, la guerra dei Trent’anni, il primo e il secondo conflitto mondiale... Guerre sante - o sacrosante: all’inizio lo sono tutte. Guerre sporche: alla fine tutte lo sono. Un’esperienza, quella della guerra, che – direttamente o, più spesso, in maniera indiretta – ha profondamente segnato le coscienze e l’immaginario di ogni tempo quindi, con essi, la letteratura e il folclore che se ne sono fatti specchio talvolta fedele talaltra deformante, l’una e l’altro utilizzati, vuoi a livello consapevole vuoi inconsciamente, come forma di propaganda o di protesta, di testimonianza sofferta o di denuncia militante. Date queste premesse, e in questa prospettiva, questo volume è dedicato non tanto alla guerra in sé e per sé, quanto piuttosto ai "prodotti culturali" che radicandosi in tale dolorosa esperienza sono maturati, e che dalle situazioni di conflitto – reale o fittizio, ideologico o concreto – hanno tratto linfa vitale per esprimere ideali e convincimenti di volta in volta "organici" al potere costituito o, più di frequente, in contrasto con esso, affidando alla pagina scritta, alla tela dipinta, così come alla voce viva della narrazione o del canto posizioni coraggiosamente eterodosse rispetto a scelte politiche dettate da motivazioni economiche o religiose anziché da un oculato perseguimento del "bene comune".

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Leonardo Terrusi, L’onomastica letteraria in Italia dal 2006 al 2015. Repertorio e bilancio critico-bibliografico, Pisa, Edizioni ETS, 2016 (Nominatio, Collana di Studi Onomastici, 11).

ISBN 978-884674642-9, 196 pp., 18 euro

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A dieci anni dall’uscita del primo repertorio bibliografico sugli studi onomastico-letterari in Italia, curato da Bruno Porcelli e dall’autore di questo volume, un nuovo censimento si rendeva auspicabile e anzi necessario, non soltanto per poter disporre di un aggiornato strumento bibliografico sul tema, ma anche per verificare che non si fosse trattato solo di una moda critica di passaggio. I dati raccolti dal volume fugano ogni dubbio mostrando l’impetuoso sviluppo degli studi italiani di onomastica letteraria nell’ultimo decennio: a dimostrarlo gli oltre 1000 titoli qui censiti e ordinati cronologicamente secondo l’ambito letterario di appartenenza, cui s’aggiungono numerosi addenda relativi al periodo precedente, per un totale di circa 1080 voci bibliografiche. Oltre a fornire una mappatura completa degli studi nel settore, il volume provvede anche a tracciare un bilancio critico su metodologie, tendenze di ricerca, autori e testi indagati, corroborando il discorso con una serie di elaborazioni statistiche e proiezioni grafiche.

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Francesco Benozzo, Studi di ecdotica romanza, Roma, Aracne, 2016 (Orizzonti medievali, 10).

ISBN 978-88-548-9725-0, 260 pp., 16,00 euro

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Modernamente intesa, l’ecdotica non è soltanto quella branca della filologia che studia i mezzi e i fini per allestire l’edizione di un testo, ma un atteggiamento critico che ha a che fare, a monte di ogni indagine, con la responsabilità del filologo nei suoi modi di accostarsi alla letteratura, intesa come luogo d’incontro di testi, autori e lettori. Gli studi di questo volume, incentrati sulla tradizione romanza (dai trovatori occitani al romanzo arturiano, dalla letteratura cavalleresca alla poesia del primo Novecento) sono al tempo stesso esempi di ecdotica applicata e riflessioni che, a partire da essa, mirano a mostrare la centralità della filologia – di una filologia che accetti la sfida di interrogare costantemente se stessa e i propri metodi – nel mondo contemporaneo.

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Abū Bakr Muḥammad ibn Zakariyā ar-Rāzī, Al–Manṣūrī fī ’ṭ–ṭibb — Liber medicinalis Almansoris. Edizione critica del volgarizzamento Laurenziano (Plut.LXXIII. Ms.43) confrontato con la tradizione manoscritta araba e latina, a cura di Mahmoud Salem Elsheikh, Roma, Aracne, 2016 (Orizzonti medievali, 8).

ISBN 978-88-548-8935-4, 1152 pp., 48,00 euro

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Se l’andaluso az-Zahrāwī, il famoso Albucasis, è considerato il principe dei chirurghi, il persiano Rāzī (865-925) è senza dubbio il principe dei medici. Con Rāzī, che visse a Baġdād e scrisse in arabo, la medicina araba supera la fase dell’eredità classica e passa a quella autoctona originale, con un sistema di contenuti e di ragionamenti tutto proprio. Il suo libro più famoso è certamente Al-Manṣūrī fī ’ṭ-ṭibb, noto come Liber medicinalis Almansoris. M.S. Elsheikh presenta la versione fiorentina di Al-Manṣūrī, tratta da un manoscritto laurenziano, confrontandola con i manoscritti arabi e latini, arricchendola di un amplissimo glossario, dove si assiste, per così dire, alla nascita del lessico italiano della medicina.

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Il Libre de Barlam et de Josaphat e la sua tradizione nella Provenza angioina del XIV secolo, a cura di Anna Radaelli, Roma, Viella, 2016 (Scritture e libri del medioevo, 15).

ISBN 978-88-6728-365-5, 316 pp., 8 tavv. col. f.t., 40,00 euro

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Della Storia di Barlam e Josaphat che ha affascinato il Medioevo, l’Occitania ha custodito un solo testimone, il manoscritto trecentesco Paris, Bibliothèque nationale de France, fr. 1049, prezioso anche per un piccolo ciclo iconografico (di cui questo volume offre la riproduzione fotografica) contenente una rara rappresentazione a piena pagina dell’albero dei sette peccati capitali e una prospettiva “a libro aperto” della bestia d’enfern dell’Apocalisse di san Giovanni. Nella prima parte lo studio considera il manoscritto dal punto di vista codicologico, paleografico e storico-artistico. Successivamente si sofferma sulla devozione francescana-angioina, sul culto di Ludovico di Tolosa e sulle correnti spirituali che nel primo quarantennio del XIV secolo avevano percorso la Provenza, protette e tutelate da Roberto d’Angiò e Sancia di Maiorca. Nell’ultima parte si presenta l’edizione critica del Libre de Barlam et de Josaphat occitano con analisi linguistica, commento al testo e glossario.

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Lettres d'amour du Moyen Age. Les Saluts et Complaintes, textes établis, traduits et annotés sous la direction de Sylvie Lefèvre et Hedzer Uulders, Introduction de Hedzer Uulders et Sylvie Lefèvre, Paris, Le Livre de Poche, 2016 (Lettres Gothiques).

ISBN 9782253163718, 720 pp., 12,10 euro

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Épîtres amoureuses fictives et poétiques, les saluts et complaintes ont pu trouver des modèles dans des textes latins de l’Antiquité et du Moyen Âge. Ils s’inscrivent également dans le contexte médiéval de la poésie lyrique d’oc et d’oïl des xiie et xiiie siècles. La fiction épistolaire exprime un double retrait : au regard de la parole en présence, bouche à bouche, mais aussi du chant, message porté par une voix musicale qui peut se faire entendre en différé. Balançant entre adresse directe du salut et adresse indirecte de la complainte, ces œuvres, que l’on pourrait qualifier d’expérimentales, disent la difficulté de l’aveu amoureux tout en exprimant le désir du corps de l’autre, parfait et rêvé. Fondé sur de nouvelles recherches, le présent volume offre la première édition critique et la première traduction en français moderne de l’ensemble, le rendant ainsi accessible aux chercheurs comme à un public plus large.

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Letteratura, alterità, dialogicità. Studi in onore di Antonio Pioletti, a cura di Eliana Creazzo, Gaetano Lalomia, Andrea Manganaro, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2015 ("Le forme e la storia", n.s. VIII, 2015, 1-2).

ISBN 978-88-498-4898-4, 2 volumi, 1053 pp., 15,00 euro

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Il volume raccoglie alcune e soltanto alcune tra le tante possibili testimonianze di stima e di amicizia per Antonio Pioletti, per la grande passione e l’ininterrotta dedizione del suo impegno scientifico ed accademico, non di meno per la profonda autenticità dei rapporti umani che l’ha sempre accompagnato. Per queste ragioni si sarebbero potute produrre, certamente, ancora molte pagine di colleghi ed amici che hanno in qualche modo condiviso con lui il lungo ed appassionato percorso accademico e scientifico, e tuttavia, per ovvi motivi di opportunità, ci si è dovuti limitare ad una rappresentanza, seppur considerevole, di colleghi di settore e di Dipartimento. Il volume in questione vuole essere, non a caso, la ripresa di una delle grandi argomentazioni del composito ed avveduto itinerario di ricerca di Antonio Pioletti, vale a dire il tema dell’alterità, declinato al livello più alto sotto il profilo della ricerca e testimoniato con altrettanta forza partecipativa dal suo quotidiano impegno civile ed umano. Si tratta, ad un tempo, di un omaggio sentito e di un preciso impegno a proseguirne insegnamenti e ricerche. (Giancarlo Magnano di San Lio)

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Battista Guarino, Sermone del cane e del cavallo, a cura di Gianluca Valenti, Roma, Salerno Editrice, 2016 (Testi e documenti di letteratura e di lingua, 38).

ISBN 978-88-6973-008-5, XXXVIII, pp. LXVI-102, 4 tavv. f.t., 18,00 euro

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Un codice manoscritto allestito agli inizi del Cinquecento, e attualmente conservato presso una collezione privata, trasmette un testo databile tra il 1464 e il 1471 della cui esistenza si era fino a oggi persa ogni traccia, la cui riscoperta permette di scorgere il lato più ludico e leggero del suo autore, l’austero Battista Guarino (1434-1503), figlio del celebre umanista Guarino Veronese. Battista mette in scena un dialogo fittizio che lo vede protagonista, assieme al cortigiano Teofilo Calcagnini, di un brillante ragionamento sulle caratteristiche, le virtù e i metodi di allevamento di cani e cavalli. Nonostante l’esistenza di molteplici opere – greche, latine, arabe e romanze – dedicate alla cura di tali animali, l’autore mostra di saper sviluppare l’argomento in modo originale: infatti, lungi dall’inserirsi in un genere letterario predefinito, il Sermone si situa al crocevia fra un testo enciclopedico, un trattato di caccia e un manuale di veterinaria. Fonti letterarie e tecniche, fonti classiche e contemporanee si trovano sapientemente mescidate a formare un’opera organica, rispettosa della tradizione ma al tempo stesso profondamente innovativa: un’opera in cui convivono storie di un passato ormai remoto, storie mitologiche e storie della realtà quotidiana della corte d’Este, le quali si sovrappongono, convergono e infine si fondono con estrema naturalezza in un’unica vicenda lineare.

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Gabriele Giannini, Un guide français de Terre sainte, entre Orient latin et Toscane occidentale, Paris, Classiques Garnier, 2016 (Recherches littéraires médiévales, 21).

ISBN 978-2-406-05931-8, 352 pp., 39,00 euro

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Un guide français de pèlerinage en Terre sainte, découvert à Ferrare et datant de la fin du XIIIe siècle, est le point de départ d’un voyage qui de l’Orient latin mène jusqu’en Angleterre, en passant par Rhodes, Rome, la Toscane, brassant les langues du pourtour méditerranéen et une multitude de textes.

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Francesco Benozzo, Il giro del mondo in ottanta saggi. Scritti scelti di linguistica, filologia ed etnofilologia, vol. 1 (Linguistica, etnolinguistica, dialettologia), Roma, Aracne, 2016 (Orizzonti medievali, 9).

ISBN 978-88-548-9411-2, 574 pp. 30,00 euro

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INDICE: Premessa;  I. Dalla linguistica romanza all’archeolinguistica neoitalide;  II. Les Celtes le long des côtes atlantiques: une  présence ininterrompue depuis le Paléolithique ;  III. Tracce di concezioni preistoriche nel lessico uralico e indeuropeo;  IV. Nomi totemici della balena in area atlantica;  V. Una nuova conferma della presenza celtica nel Mesolitico atlantico: uno sviluppo iconomastico legato ai depositi  di conchiglie preistorici (shell middens);  VI. Nomes dialectais e lendas sobre megalitos como sinais de uma continuidade etnolinguística da Pré-História;  VII. Alguns nomes dialectais totémicos europeus (o arco-íris, a joaninha e a doninha);  VIII. A Holocene Etymology for an Italian Verb; IX. Celtoromanica: cinque note morfosintattiche;  X. I nomi della fata nei dialetti d’Europa; XI. L’origine celtica del verbo trovare; XII. Alcune considerazioni sull’aspirazione di /s/ nei dialetti lombardi orientali;  XIII. Un reperto lessicale di epoca preistorica: emiliano occidentale tròl, gallego trollo ‘rastrello per le braci’;  XIV. Lebbra: un nome osco-umbro della lepre; XV. Etnolinguistica comparata: dalla lingua Yolngu australiana alle lingue occidentali; XVI. Alcune conseguenze etnolinguistiche della Teoria della mente paesaggistica; XVII. La memoria nelle parole: sul lessico della canapicoltura; XVIII. Un libro recente sui dialetti dell’Emilia-Romagna; XIX. Saggio di un dizionario dialettale della campagna modenese; XX. Nuove frontiere della ricerca toponomastica. A proposito di due libri recenti XXI. Note etimologiche sul toponimo Vilzacara; XXII. Toponimi orali frignanesi di origine etrusca e celtica; XXIII. Toponimi orali di area alto-italiana: una stratigrafia semantico-motivazionale; Riferimenti bibliografici.

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Sandro Bertelli, La tradizione della «Commedia» dai manoscritti al testo, volume II, I codici trecenteschi (oltre l’antica vulgata) conservati a Firenze, Firenze, Olschki, 2016 (Biblioteca dell’«Archivum romanicum», Serie I, vol. 448)

ISBN 978 88 222 6433 6, VIII-610 pp. con 89 fgg. n.t. e 64 tavv. f.t. a colori, 65,00 euro

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Frutto di un progetto di ricerca che prevede la rivisitazione sistematica dell’intera tradizione manoscritta della Commedia, questo libro – dedicato ai testimoni della seconda metà del Trecento conservati a Firenze – rappresenta il secondo volume di una serie articolata in sei ‘tappe’. Esso è strutturato in tre parti. La prima (I codici, i copisti e le scritture) esamina i dati codicologici estrapolati dalla terza (il Catalogo dei mss.), sebbene l’obiettivo principale sia quello di costituire un repertorio paleografico che documenti e visualizzi le caratteristiche grafche degli amanuensi. Anche la seconda parte (Il testo) ambisce al rango di repertorio, poiché rileva in tutti i codici studiati (frammenti compresi) quelle lezioni giudicate particolarmente significative per la classificazione dei testimoni del poema (Barbi 1891 e Petrocchi 1966). L’ultima parte è quella catalografca, dove si descrivono i manoscritti selezionati. Seguono tre Appendici (codici dalla datazione dubbia; mss. dispersi; lista mss. scartati), gli indici e l’apparato fotografco. Tra i 66 mss. esaminati, spiccano per notorietà il Riccardiano 1035 (Ri), autografo di Giovanni Boccaccio, e il Laurenziano Plut. 26 sin. 1 (LauSC), di mano di Filippo Villani.

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Eleazar Moiseevic Meletinskij, Archetipi letterari, Edizione italiana a cura di Massimo Bonafin, Macerata, eum, 2016

ISBN 978-88-6056-450-4, 214 pp., 16,00 euro

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Il volume è diviso in due parti. Nella prima, gli archetipi sono definiti come gli elementi più antichi della lingua della narrazione. A differenza del concetto psicanalitico di archetipo, formulato da Carl Gustav Jung e legato alla sfera dell’inconscio collettivo, Meletinskij ricolloca l’archetipo entro la sfera sociale e culturale. In una prospettiva antropologico-letteraria, assumono grande valore i contesti sociali generatori di intrecci narrativi collegati a riti come l’iniziazione, l’uccisione dei capi anziani come avvicendamento generazionale, le nozze e le festività stagionali legate al risveglio della natura. L’autore fornisce una descrizione dei personaggi mitologici e folklorici (l’antenato-demiurgo, l’eroe culturale, il trickster) che sono alla radice dell’archetipo dell’eroe e dell’antieroe; analizza i modelli ricorrenti dei racconti che hanno per oggetto gli atti della creazione e la difesa del Cosmo dal Caos, la lotta contro il drago, i compiti difficili, la nascita miracolosa, l’infanzia eroica, il matrimonio dell’eroe con la principessa (o dell’eroina con il principe), oppure l’agonia e la risurrezione del dio e dell’eroe. Nella seconda parte del volume Meletinskij affronta invece la trasformazione degli archetipi più significativi nella storia della letteratura sulla base dei grandi classici russi fra XIX e XX secolo (Puškin, Gogol’, Dostoevskij, Belyj e Tolstoj) dei quali offre una visione nuova e originale.

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Tomaso da Faenza, Rime. Edizione critica con commento, a cura di Fabio Sangiovanni, prefazione di Furio Brugnolo, Ravenna, Longo Editore, 2016 (Memoria del Tempo, 47)

ISBN 978-88-8063-825-4, 232 pp., 28,00 euro

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Tra i romagnoli che, nel De vulgari eloquentia, «a proprio poetando divertisse audivimus», tra coloro cioè che con merito poetico si allontanarono dal proprio volgare, Dante individua Tomaso da Faenza, giudice in attività dagli anni Sessanta del Duecento sino, probabilmente, ai primissimi del Trecento, autore di quattro canzoni e nove sonetti secondo le testimonianze dei canzonieri delle origini e del ms. 4 della Società Dantesca Italiana. Nel corpus spiccano i non facili componimenti in tenzone, con Monte Andrea, Giovanni dall’Orto (contro i quali la specializzazione tomasiana si fisserà sulla difesa di Amore), Cino da Pistoia e Onesto da Bologna (coinvolti in una celebre, ma fumosa, tenzone politica), che delineano il faentino come rilevante, benché non principale, rimatore centro-settentrionale. La nuova edizione critica che qui si propone raccoglie per la prima volta tutta la produzione di Tomaso, comprendendo altresí le rime dei corrispondenti, e presenta un ampio apparato esegetico vòlto al commento puntuale dei testi sinora imperfettamente editi o interpretati.

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Nicolas Hannot, Le Baratre infernal de Regnaud le Queux (1480). Les chapitres inspirés du sixième cercle de l’enfer de Virgile, Louvain-la-Neuve, Presses universitaires de Louvain, 2016.

ISBN 978-2-87558-456-4, 150 pp., 24,00 euro

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Dans son Baratre infernal, rédigé en 1480, Regnaud le Queux se propose de compiler tous les savoirs sur l’Enfer depuis l’Antiquité. À la manière des grands rhétoriqueurs, il compose un long prosimètre dans un style recherché. L’extrait présenté ici s’intéresse à l’Enfer païen, et débute par l’arrivée d’Énée aux Enfers.

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Il canto di Orfeo. Poesia – rito – magia, a cura di Franco Castelli, Sonia Maura Barillari e Andrea Scibilia, Roma, Aracne, 2016 (Autunnonero, 3).

ISBN 978-88-548-9058-9, 244 pp., 12,00 euro

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Quello che si propone è uno scandaglio dei rapporti che, sin dall’antichità più remota, sono sempre intercorsi fra antropologia e poesia, con particolare riferimento alle dinamiche dell’oralità, agli strati profondi del magico, alla sacralità della parola, alla dimensione dell’onirico, della trance e della profezia. Un percorso che parte idealmente da Orfeo, personaggio che meglio di ogni altro incarna la figura del poeta primitivo e il suo rapporto con il mondo dei morti, il poeta profeta e veggente, il poeta rabdomante, il poeta-vate, il poeta sciamano che ferma il tempo e resuscita memorie moribonde.

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Furio Brugnolo, Forme e figure del verso. Prima e dopo Petrarca, Leopardi, Pasolini, Roma, Carocci, 2016 (Lingue e Letterature, 209)

ISBN 9788843076376, 232 pp., 24,00 euro

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Il condizionamento esercitato dalle “ragioni metriche” e dalle regole della versificazione sul linguaggio poetico – con la conseguente tensione fra libertà espressiva e istanze rigorosamente formali – ha assunto nella tradizione italiana un rilievo decisivo, molto più forte e caratterizzante che in altre tradizioni letterarie. Partendo da indagini specifiche, relative soprattutto, ma non solo, agli autori citati nel titolo – tre maestri assoluti del verso –, i sei saggi raccolti nel presente volume (chiuso da un’appendice su Umberto Saba) mostrano quanto sia imprescindibile, per fare storia e critica della poesia, capire come i poeti di ieri e di oggi si siano direttamente confrontati, anche nel senso più tecnico e artigianale, con questo aspetto del loro operare.

INDICE. Avvertenza - 1. Forme del verso. L’apocope poetica prima e dopo Petrarca - 2. «Il suon che di dolcezza i sensi lega». Grammatica ed eufonia nei Rerum vulgarium fragmenta - 3. Come scrivere (e leggere) versi. La poetica grafico-visiva di Francesco Petrarca - 4. «Quel tempo della tua vita mortale». Per la storia di una figura ritmica - 5. Breve storia dell’alessandrino italiano - 6. Il sogno di una forma. La metrica delle poesie friulane di Pasolini - Appendice. Commentare e interpretare Saba: Vecchio e giovane - Indice dei nomi.

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Metamorphosis. Miti - ibridi - mostri. Atti del II convegno di studi sul floklore e il fantastico (Genova, 13-14 novembre 2010), a cura di Sonia Maura Barillari e Andrea Scibilia, Roma, Aracne, 2016 (Autunnonero, 2).

ISBN 978-88-548-9059-6, 220 pp., 13,00 euro

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Le creature ibride e mostruose popolano da tempo immemorabile l’immaginazione dell’uomo: in passato confinate in luoghi remoti e incogniti – in genere le estreme terre orientali, immediatamente a ridosso del vagheggiato e perduto Paradiso Terrestre – oggi nelle fantasie più cupe di un mondo onirico che teme gli esiti nefasti di una biotecnologia sempre più ai limiti della capacità umana di padroneggiarne gli esiti. Quasi che il pensiero umano non possa o non sappia accontentarsi dei limiti imposti alla creazione (divina o biologica) e voglia sperimentare connubi inconsueti. Nasce così una teratologia dai contorni sfumati: esseri che mescolano in sé elementi tratti da specie diverse, come le sirene, i centauri o il Minotauro della cultura classica; oppure che alternano essenze difformi, come i licantropi o certi esseri fatati della tradizione medievale, imprigionati in corpi anguiformi per oscuri malefici. Talvolta la trasformazione è definitiva: così negli splendidi miti narrati da Ovidio nelle sue Metamorfosi, che ci invitano a guardare certe piante, animali, fenomeni naturali come frutto di trasformazioni imposte dagli dei per punire determinate colpe, o premiare alcune virtù. Se è vero che «il sonno della ragione genera mostri», è altrettanto vero che essi rampollano pure dal desiderio, innato nel genere umano, di farsi a sua volta creatore – per quanto solo nella realtà fittizia della letteratura o delle arti, oppure in quella insondabile del Mito: creatore di entità dai contorni sfuggenti, dalle forme composite che lo accompagnano da sempre nell’inesausta impresa di comprendere l’universo misterioso che lo circonda. Queste le linee-guida che hanno ispirato la formulazione del II Convegno di studi sul folklore e il fantastico organizzato dall’Associazione Autunnonero tenutosi a Genova nei giorni 13 e 14 novembre 2010 di cui qui si raccolgono gli Atti.

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Il nome dell’autore. Studi per Giuseppe Tavani, a cura di Luciano e Carla Rossi, Roma, Viella, 2015 (I libri di Viella, 207)

ISBN 9788867285006, 192 pp., 24,00 euro

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Otto studiosi, docenti presso diverse università europee e riuniti attorno a Giulia Lanciani, hanno deciso di offrire al loro amico e maestro Giuseppe Tavani una miscellanea di articoli che si prefigge di esplorare il vasto ambito dell’attribuzione dei nomi d’autore nei testi medievali. Ma il nome è solo un pretesto retorico attraverso il quale l’autore si sottrae a qualsiasi possibilità d’identificazione storica, sotto le sembianze d’un narratore o d’un cantore lirico? E qual è il valore degli anagrammi o degli epiteti giullareschi che appaiono nei testi; quale il ruolo degli amanuensi o dei responsabili dei vari scriptoria nell’inventare e catalogare i nomi d’autore?

INDICE. Premessa - Roberto Antonelli, Nomi e non-nomi: cosa cambia? - Furio Brugnolo, Un sonetto in cerca d’autore - Costanzo Di Girolamo, Falsificare l’autentico. Il cassetto segreto del Troubadour di Fabre d’Olivet - Luciano Formisano, Quello che del De Canaria spetti realmente a Boccaccio - Claudio Galderisi, Jean de Meun ou le nomothète poétique - Lucia Lazzerini, Quando l’Autore illumina (retrospettivamente) l’Anonimo: Calendau e Flamenca - Carla Rossi, The withheld Name of Marie in the Epilogue of Guernes’ Vie Saint Thomas - Luciano Rossi, Pour Jean Renart. Jeux de noms et de mains à l’Onbre d’Ovide - Bibliografia degli scritti di Giuseppe Tavani - Indice dei nomi.

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Les Centres de production des manuscrits vernaculaires au Moyen Âge, sous la direction de Gabriele Giannini et Francis Gingras, Paris, Classiques Garnier, 2015 (Rencontres, 136)

ISBN 978-2-8124-4750-1, 252 pp., 29,00 euro

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Ancrer chaque témoin dans un contexte géographique et socio-culturel précis est une tâche aussi délicate qu’essentielle pour toute étude d’une tradition manuscrite. Cet ouvrage réunit les contributions d’auteurs engagés, pour la plupart, dans une enquête systématique portant sur les véhicules de la transmission écrite des fabliaux, mettant au centre de leur démarche la question capitale des centres de production des  manuscrits vernaculaires au Moyen Âge central et finissant.

SOMMARIO. Gabriele Giannini et Francis Gingras, Avant-propos - Maria Careri, Luoghi della produzione manoscritta in francese del XII secolo - Beatrice Barbieri, Les « manuscrits de fabliaux ». Typologies et lieux de production en domaine anglo-normand - Isabelle Delage-Béland, Des « bibliothèques personnelles ». Copie, compilation et matière du livre anglo-normand : l’exemple des manuscrits London, BL, Harley 2253 et Oxford, BL, Digby 86 - Olivier Collet, Le recueil BnF, fr. 25566 ou le trompe-l’oeil de la vie littéraire arrageoise au XIIIe siècle - Gabriele Giannini, L’Arsenal 3114 et la production de manuscrits en langue vernaculaire dans l’ancien diocèse de Soissons (1260-1300 environ) - Ariane Bottex-Ferragne, De la production à la réception : le Reclus de Molliens en morceaux dans les recueils de fabliaux - Gaëlle Morend Jaquet, La matière dans tous ses états. Du recueil révisé au livre recomposé : les cas des mss Paris, BnF, fr. 1593 et Genève, BGE, 179bis - Julien Stout, Sire trouvère et roi trouvé. Aspects géographique, poétique et politique de la production des manuscrits de Watriquet de Couvin - Isabelle Arseneau, Les mises en prose de l’atelier du Maître de Wavrin : pistes et réflexions - Alison Stones, Notes sur le contexte artistique de quelques manuscrits de fabliaux

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Il trovatore Elias de Barjols, edizione critica a cura di Giorgio Barachini, Edizioni Nuova Cultura, Roma, 2015 (Esercizi di lettura, 19)

ISBN 9788868125813, 562 pp., 40,00 euro (12,00 euro in formato e-book)

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L’edizione di Elias de Barjols, trovatore attivo nella contea di Provenza dagli anni Dieci agli anni Trenta della prima metà del secolo XIII, propone al lettore un nuovo testo critico dei suoi componimenti, accompagnato dalle traduzioni e corredato delle opportune note esplicative. Accanto al primario lavoro ecdotico, essa ridefinisce le coordinate biografiche e artistiche dell’autore e delinea gli aspetti principali della sua tradizione manoscritta.

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Michel Zink, I trovatori: una storia poetica, a cura di Federico Saviotti, Milano-Udine, Mimesis, 2015 (Mirails, 2)

ISBN 978-88-5752-793-2, 266 pp.

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«È ai trovatori che dobbiamo le più antiche canzoni d’amore composte in una lingua dell’Europa moderna. I loro testi, del XII e del XIII secolo, sono di una bellezza tale da plasmare fino ai giorni nostri le forme e il linguaggio non solo della poesia d’amore, ma dell’amore stesso. Mi sono proposto, in questo libro, di farli amare quanto li amo io, di far sentire tutta la raffinatezza e la semplicità, tutta la seduzione e la profondità dei loro componimenti. Ma come è possibile avvicinare, rendere immediatamente accessibile e apprezzabile appieno, una poesia d’amore vecchia di nove secoli, scritta in una lingua antica e straniera, talvolta deliberatamente oscura e prodotta da una civiltà ormai così lontana da noi? Questo libro vuole essere una storia poetica dei trovatori. Tenta di restituire alla loro poesia la freschezza originaria, seguendone il dipanarsi di canzone in canzone, dicendo solo il necessario per permetterle di parlarci, per far risaltare la sua finezza, perché ne risultino chiare le allusioni, perché – insomma – ci possa incantare e possa rivivere in noi» (Michel Zink)

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La expresión de las emociones en la lírica románica medieval, a cura di Mercedes Brea, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2015 (Medioevo Ispanico, 6)

ISBN 978-88-6274-649-6, VIII+406 pp., 35,00 euro

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El estudio introductorio de Roberto Antonelli resume de manera eficaz los objetivos fundamentales de este volumen, presentando las emociones como revelación de lo humano gracias a la conjunción de significante y significado, gracias a la unidad del signo y del sistema lingüisticos, sin renunciar a la significatividad del significante, sino más bien poniéndola en valor como componente esencial del signo poético, pero sin asumirla como único aspecto y función del signo. Sentimientos y emociones son analizados como verbalización de esas emociones a través del léxico propio de las mismas, abierto a todas las innumerables posibilidades que se ofrecen al investigador, desde el análisis retórico y el recorrido diacrónico garantizado por los “topoi” hasta la crítica estructuralista, semiológica y deconstructivista, al cronotopo bachtiniano, en una perspectiva literaria que, precisamente por ser íntegramente literaria, está abierta ante todo a la función de las emociones literarias en la historia de la cultura europea y en la formación de sus ciudadanos.

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Fantasia e fantasmi. Le fucine medievali del racconto, a cura di Sonia Maura Barillari e Martina Di Febo, Aicurzio (Monza e Brianza), Virtuosa-Mente, 2016

ISBN 978-88-98500-08-6, 360 pp., 33,00 euro

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«A fantasia dicitur fantasma», recita il noto incipit di un capitulum del De nugis curialium di Walter Map (II, 13) in cui il dotto chierico gallese riflette sulla natura di misteriose, conturbanti apparizioni che sono al centro di una serie di narrazioni di grande pregnanza immaginifica e commisurata fortuna tanto nell’ambito della pagina scritta quanto in quello dell’oralità.
Oggetto dei contributi raccolti in questo volume è appunto il complesso legame che associa la fantasia – facoltà cognitiva capace di produrre rappresentazioni intese a mediare l’attività sensoriale e l’attività intellettiva attraverso la rappresentazione – e il ricco immaginario a essa riconducibile in base alla teoria pseudo-agostiniana della visione: apparizioni illusorie, fate, fantasmi, demoni, creature per l’appunto ‘fantastiche’ che costituiscono il fulcro essenziale e l’asse portante di una narrativa destinata, con i suoi temi, i suoi motivi, i suoi personaggi, le sue strategie compositive, a superare le soglie della nostra contemporaneità.
Una longue durée che trova potenti spinte propulsive nella corte plantageneta, crocevia di lingue, culture, tradizioni di matrice diversa che in un dialogo serrato, in una dialettica talora anche aspra giungono a comporre un ‘leggendario’ suscettibile di variazioni, rielaborazioni, attualizzazioni virtualmente infinite.

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Martina Di Febo, Mirabilia e merveille: le trasformazioni del meraviglioso nei secoli XII-XV, Macerata, eum, 2015

ISBN 978-88-6056-444-3, 18,00 euro

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Donne-serpente, streghe, lupi mannari, fate, uomini-drago sono alcune delle creature meravigliose che sul finire del secolo XII popolano le pagine delle opere mediolatine composte alla corte di Enrico II Plantageneto. Ma questi esseri mostruosi sono illusorie phantasiae oppure possiedono corpi tangibili e generanti? Intorno a questo interrogativo fondamentale per il riassetto dei sistemi epistemologici e gnoseologici alle soglie dell’epoca moderna si snodano i capitoli del presente saggio. Attraverso la lettura e l’analisi dei testi, il libro focalizza le conseguenze che il passaggio da una concezione ‘illusionista’ a una realistica generano sull’immaginario collettivo e sulla produzione letteraria nel corso dei secoli XII-XV.

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Gianfranco Folena, Culture e lingue nel Veneto medievale, con una nuova Presentazione di Paolo Trovato e Il Veneto di Gianfranco Folena di Alfredo Stussi, Padova, libreriauniversitaria.it Edizioni, 2015 (Storie e linguaggi)

ISBN 978-88-6292-688-1, 432 pp., 29,50 euro

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I saggi qui raccolti, che hanno letteralmente rinnovato e in qualche caso fondato interi campi di studi, indagano da varie angolazioni – dalla entusiastica ricezione della cultura trobadorica alle interferenze linguistiche del veneziano coloniale, “di là da mar”, alle consapevoli e precocissime imitazioni del fiorentino dantesco da parte del veneziano Giovanni Querini – la straordinaria densità culturale del Veneto medievale: «un paesaggio di cultura straordinariamente vario e stratificato, tanto meno unitario di quello comunale toscano, come vario è il panorama politico del Veneto» (Folena). Sempre con le parole del grande studioso: «Vediamo oggi sempre meglio che il Veneto è stato agli albori della nostra civiltà moderna, romanza, un crocevia della cultura europea, tramite tra occidente latino e oriente bizantino e slavo, luogo di incontro e di confluenza di correnti molteplici di cultura e lingua, la cui area di circolazione è vastissima; o meglio che un crocevia, forse, per servirci di una immagine geografica più adeguata, un grande delta culturale, luogo di sfocio, di deposito e anche d’impaludamento».

Sommario e Presentazione di Paolo Trovato (pdf)

Ulteriori informazioni

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Nuove segnalazioni bibliografiche

Segnalazioni bibliografiche del 2015

Archivio delle segnalazioni bibliografiche (2001-2014)