Novità librarie di interesse romanistico del 2020-2022

 

Grande grammatica italiana di consultazione, a cura di Lorenzo Renzi, Giampaolo Salvi, Anna Cardinaletti, 3 voll., Padova, libreriauniversitaria.it, 2022.

ISBN 9788833594576, 816 pp., 53,90 euro.

ISBN 9788833594583, 992 pp., 59,90 euro.

ISBN 9788833594590, 672 pp., 45,90 euro.

La Grande grammatica italiana di consultazione, opera ormai classica della linguistica italiana moderna, ritorna al pubblico dopo una lunga assenza. Era stata salutata al tempo della sua prima apparizione come «una pietra miliare nella storia della grammatica della nostra lingua» (G. Lepschy, 1989) ed è poi servita come modello di imprese simili per altre lingue romanze.
La Grande Grammatica non è solo una sintesi dei risultati raggiunti dalla ricerca scientifica sulla grammatica italiana, ma un’opera in larga misura originale. Infatti, se in alcuni casi si poteva basare su risultati acquisiti, in molti altri ha affrontato aspetti della grammatica italiana mai trattati prima. Essa presenta quindi una quantità enorme di dati e di generalizzazioni nuove. Per questo, nonostante gli anni passati e le novità nel campo della ricerca, la Grande Grammatica continua a essere la descrizione più dettagliata delle strutture della sintassi italiana e il punto di riferimento obbligato per gli studi relativi. Una nuova presentazione dei curatori sui principi ispiratori dell’opera e un’appendice con Aggiunte e Correzioni completano questa ristampa della Grammatica, che riproduce la seconda edizione del 2001.

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Dante Alighieri,  Inferno, edizione critica a cura di E. Tonello e P. trovato, commento di L. Ferretti Cuomo, 2 voll., Padova, libreriauniversitaria.it, 2022

ISBN 9788833594606, 1392 pp., 149,90 euro.

A distanza di quasi vent’anni dall’avvio dei lavori, stimolati dalla coraggiosa edizione di Federico Sanguineti (2001), l’équipe coordinata da Paolo Trovato – nota da qualche tempo come il Gruppo di Ferrara – pubblica la sua innovativa edizione critica, fondata per la prima volta sull'analisi di tutta la tradizione manoscritta non frammentaria della Commedia (580 testimoni collazionati sul canone barbiano allargato, 630 versi). L’apparato formale e quello delle varianti di sostanza sono corredati, sul modello dell’edizione Barbi della Vita Nuova(1907, 1932) e poi dell’edizione Petrocchi, di una fascia in cui si discutono tutti i luoghi in cui sembrino ammissibili più soluzioni alternative. Il secondo volume contiene il monumentale commento continuo di Luisa Ferretti Cuomo alla prima cantica. Il commento – che aggiorna in modo significativo quello della sua edizione, apparsa in ebraico nel 2013 – è fruibile a più livelli (persone colte, studenti universitari, studiosi) grazie a una limpida segnaletica tipografica.

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Primo fascicolo della rivista TranScript. Traduzione e scrittura nel Medioevo europeo, Venezia, Edizioni Ca' Foscari, 2022.

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Ilaria Ottria, Marsia e Glauco. Esegesi, riscritture e visualizzazioni di due miti ovidiani tra Medioevo e Rinascimento, Ancona, Affinità Elettive, 2022.

ISBN 978-88-7326-579-5, 532 pp., 24 euro.

Nell’olio su tavola La favola di Apollo e Marsia di Agnolo Bronzino, realizzato negli anni 1531-1532 e dedicato a Guidobaldo II della Rovere, duca di Urbino, Marsia compare in due delle quattro scene all’aperto di cui si compone il dipinto; tali scene lo vedono attivo nella contesa musicale con Apollo e vittima dello scorticamento inflitto dal dio come punizione per aver osato sfidare la sua autorità. Evocato da Dante come exemplum mitico nell’esordio del Paradiso, il satiro auleta Marsia è, insieme al dio marino Glauco (anch’esso citato all’inizio della terza cantica della Commedia in concomitanza con uno dei punti di maggiore rilievo del viaggio ultraterreno, ovvero il passaggio del pellegrino dalla Terra al Cielo), protagonista di una vicenda che attraversa epoche e generi differenti, a conferma della multiforme evoluzione dei miti classici fra Medioevo e Rinascimento. Fungendo idealmente da trait d’union tra paganesimo e cristianesimo, i racconti tratti dalle Metamorfosi di Ovidio assumono una molteplicità di forme e funzioni diverse; ai vari casi di ripresa, interpretazione e riscrittura offerti dai testi medievali di genere letterario, mitografico ed esegetico, si unisce infatti il rimodellamento operato dai principali rifacimenti cinquecenteschi delle Metamorfosi che, redatti in ottava rima e corredati di preziosi apparati iconografici, presentano significative analogie con la coeva produzione epico-cavalleresca. Tramite l’analisi del trattamento riservato ai due miti ovidiani di Marsia e Glauco, questo volume si propone di indagare come muta la riproposizione delle favole pagane tra Medioevo e Rinascimento, in un percorso che attesta il forte legame esistente tra arte e letteratura, pittura e poesia.

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Caccia alla volpe. Studi sul Rainaldo e Lesengrino, a cura di Giovanni Borriero e Nicoletta Giovè Marchioli, Roma, Viella, 2022.

ISBN 9788833139791, 132 pp., 28 euro

È qui raccolta una serie di nuovi studi dedicati al Rainaldo e Lesengrino, testo composto in Italia settentrionale tra il XIII e il XIV secolo, che rielabora in forme autonome la complessa materia del Roman de Renart francese ed è giunto a noi principalmente attraverso i manoscritti di Oxford (Bodleian Library, Canon. it. 48) e di Udine (Biblioteca Arcivescovile, 26). L’oggetto testuale è stato programmaticamente preso in esame attraverso l’ottica pluriprospettica di molte e diverse discipline (paleografia e codicologia, storia della miniatura, storia della lingua, linguistica, filologia), chiamate innanzitutto a discutere i problemi fondamentali della datazione e della localizzazione, con il fine di porre in intersezione e in dialettica i metodi e i risultati.

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Il canzoniere provenzale N2, introduzione e edizione diplomatica a cura di Susanna Barsotti, Pisa, Edizioni della Normale, 2022.

ISBN 9788876427077, 332 pp., 30 euro

Il canzoniere provenzale N2, libro di appunti di Giulio Camillo Delminio, è considerato un recentior di indiscussa importanza per la rarità dei testi che tramanda. Questo studio si propone di indagare le ragioni di ordine culturale (da collocarsi nell’orbita del petrarchismo cinquecentesco) che orientarono la selezione dell’umanista e di ricostruire la fisionomia del suo modello, andato perduto. Elementi macrostrutturali, ordinamento dei testi e varia lectio sono indizi presi in esame nel tentativo di collocare N2 all’interno della rete genealogica dei canzonieri (disegnata da Avalle nel 1961 e approfondita da studi più recenti). L’edizione diplomatica della silloge permette infine di osservare l’atteggiamento del trascrittore nei confronti della lingua e della materia provenzale.

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Filologicamente. Studi e testi romanzi. VII, a cura di Giuseppina Brunetti, Bologna, Bononia University Press, 2021.

ISBN 9788869239717, 144 pp., 25 euro

Contributi: Giuseppina Brunetti, Premessa; Simone Briano, Il «Fuerre de Gadres» latino e i suoi rapporti con il «Roman d’Alexandre»; Nicola Chiarini, Da Wagner a Proust: le fanciulle-fiore del «Roman d’Alexandre»; Rita Porqueddu, Città antiche o medievali? Le ekphràseis nei romanzi della triade classica; Viola Tiozzi, Sulla leggenda di San Giorgio in Europa: la «Vie de Seint George» di Simund de Freine; Irene Generali, La dedica dell’«Historia Destructionis Troiae». Guido delle Colonne e Matteo della Porta; Manuela Domina, L’«Oneirocriticon» di Achmet: l’originale greco, la traduzione latina e le redazioni francesi medievali.

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Francesco Zambon, Il fiore inverso. I poeti del trobar clus, Milano, Luni, 2022.

ISBN 9788879847995, 512 pp., 32 euro [dal 18 gennaio]

In quello splendido incunabolo della lirica moderna che è la poesia dei trovatori, uno dei capitoli più singolari e fascinosi è costituito dal cosiddetto trobar clus (“poetare chiuso, oscuro”), cioè da quella corrente stilistica che praticò una scrittura deliberatamente oscura, ermetica, difficile, sia sotto il profilo formale sia sotto quello espressivo: da questa grande esperienza medioevale nascerà l’obscurisme dei Góngora, dei Mallarmé, dei Benn, dei poeti ermetici italiani. Ispirata ai suoi inizi, con l’opera di Marcabru e dei suoi seguaci, alla riflessione cristiana sulla presenza di luoghi intenzionalmente oscuri nella Sacra Scrittura e caratterizzata da contenuti religiosi o morali, tale poetica subì una progressiva evoluzione verso i temi amorosi tipici di questa esperienza poetica e verso una ricerca formale sempre più vertiginosa, che approdò all’invenzione di strutture
metriche come la sestina di Arnaut Daniel, destinata – a partire da Dante e da Petrarca – a una immensa fortuna in tutte le letterature europee. Questo volume contiene la traduzione in versi, rispettosa per quanto è possibile della metrica originale, ma anche scrupolosamente fedele ai
testi, del corpus di componimenti (una quarantina circa) che formano la “costellazione” del trobar clus. I nomi principali, oltre a Marcabru e Arnaut Daniel, sono quelli di Peire d’Alvernhe, Guiraut de Borneil, Raimbaut d’Aurenga. Tutti i testi sono accompagnati dall’originale occitanico, da ampi commenti e da una esauriente introduzione storico-letteraria.

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Recueil Ouvert, vol. 2021. L'intelligence dans l'épopée médiévale européenne [à la mémoire de Dominique Boutet], sous la direction de Philippe Haugeard.

ISSN 2496-5731

Parce qu’elle est éminemment guerrière, l’épopée véhicule et célèbre des valeurs qui sont étroitement associées à la guerre, et en premier chef le courage, la vaillance et l’honneur. Ces qualités définissent une élite qui fonde ses privilèges et qui légitime sa domination par son excellence dans une activité guerrière qui la distingue. Si elle ne l’exclut pas, l’importance de la guerre semble devoir ainsi généralement placer l’intelligence en retrait par rapport aux valeurs qui constituent ou construisent un héroïsme. Ce retrait explique sans doute pourquoi la critique ne s’est guère intéressée à la place, la perception ou la représentation de l’intelligence dans l’épopée en général, ce qui vaut aussi pour la production épique médiévale européenne.

Pour réparer ce manque, ce volume propose un ensemble d’études qui couvrent un espace géographique qui va de la Méditerranée (Espagne et Byzance) au Grand Nord (Islande), tout en mettant l’accent sur le domaine français avec la chanson de geste. L’intelligence qui y est étudiée est la faculté intellectuelle en elle-même, celle de concevoir, comprendre et élaborer – cette intelligence pratique que les Grecs définissaient sous le terme de mètis et qui se manifeste sous les formes de la ruse, de l’habileté, de l’ingéniosité ou de la perspicacité. Cette intelligence pratique, particulièrement aiguisée chez certains esprits, acquise par l’expérience ou consolidée par une formation savante, apparaît nécessaire à la réalisation et à l’efficience de l’action : en cela elle occupe une place importante, et parfois capitale, dans l’univers épique, en dépit de sa discrétion apparente, qui n’est d’ailleurs peut-être qu’une ruse de plus.

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Massimo Bonafin, Il comico, il sacro, l’osceno e altri nodi della letteratura medievale, Macerata, eum, 2021.

ISBN 978-88-6056-764-2, 234 pp.

Questo libro tratta di nodi di cui è difficile sottacere l’importanza. Il riso, una capacità propria ed esclusiva della specie umana; il riso che, associato a un’altra facoltà tipicamente umana, il linguaggio articolato, transita nel comico, nell’insieme di procedimenti atti a suscitarlo. L’importanza della sessualità per definire i lineamenti di una cultura – con gli annessi comportamenti prescritti o proscritti, ammessi o interdetti, in pubblico e in privato, fra intimi o fra estranei – motiva il territorio, cangiante e di estensione variabile, dell’osceno, nelle cui molteplici manifestazioni è riconoscibile un’aria di famiglia. Il sacro, colto nei testi della letteratura medievale e sotto la forma della religione, insieme istituzione, linguaggio, ideologia e rito. Ma il riso, al pari dell’osceno, può fare capolino fra i comportamenti e le rappresentazioni proscritte e interdette dal territorio sacro, eppure in qualche modo coinvolto, come la sfera sessuale del pari, in quanto latore di una potenza parallela. Sono proprio le intersezioni inattese, gli attraversamenti pericolosi, fra questi tre complessi, il comico, il sacro, l’osceno, che specialmente percorrono questo libro, perché è proprio nelle zone di passaggio, di confine, di incrocio, che si verificano quei fenomeni in grado di riconfigurare le norme, i comportamenti, le aspettative, i pregiudizi del mondo ordinario, illuminando con nuove luci e prospettive quanto una cultura dà per scontato. E dove la mente moderna indaga accorda disunisce, la civiltà medievale ci impone di rimescolare di nuovo ciò che riteniamo distinto una volta per tutte.

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I manoscritti degli Ordini mendicanti e la letteratura medievale, a cura di Agnese Macchiarelli, Bologna, Bononia University Press, 2021 (Filologicamente. Studi e testi romanzi, VI, dir. Giuseppina Brunetti).

ISBN 9788869238741, 206 pp., 25 euro

Dalla Premessa di Giuseppina Brunetti
[…] I nuovi Ordini duecenteschi erano sorti, per dirla con Dante, a supporto di una Chiesa in crisi («la provedenza, che governa il mondo / con quel consiglio nel quale ogne aspetto / creato e vinto pria che vada al fondo [...] due principi ordino in suo favore, / che quinci e quindi le fosser per guida», Paradiso XI, 28-36) ed erano poi cresciuti, all’interno del concerto degli altri Ordini, assumendo via via connotazioni proprie. Tali ambienti riuscirono poi significativi anche per lo studio della letteratura, la diffusione dei testi e lo svolgersi stesso delle letterature in volgare: la ‘poesia dell’intelligenza’ di Dante, come ebbe a chiamarla proprio Eco, fu così nutrita anche dei libri dei frati; dobbiamo riconoscere come connotata quella celeberrima frase che Dante stesso ci consegna nel Convivio: “come per me fu perduto lo primo diletto de la mia anima [...] io rimasi di tanta tristizia punto che conforto non mi valeva alcuno [...] trovai non solamente a le mie lagrime rimedio, ma vocabuli d’autori e di scienze e di libri; li quali considerando, giudicava bene che la filosofia – che era donna di questi autori, di queste scienze e di questi libri – fosse somma cosa [...]. E da questo imaginare cominciai ad andare la dov’ella si dimostrava veracemente, cioè ne le scuole de li religiosi e a le disputazioni de li filosofanti≫ (Convivio, II, xii, 1-7).
La condizione della lettura dei testi letterari nella Firenze di Dante, la disponibilità effettiva di manoscritti, la presenza efficiente dei testi classici nei bacini librari specifici degli Ordini mendicanti ha costituito la ragione di ricerche pionieristiche2, che trovano origine e significato entro linee di metodo filologico precise. Negli ultimi anni tali indagini registrano un decisivo incremento ed hanno prodotto risultati che, seppure di valore diseguale, ampliano e approfondiscono quella prospettiva di studio. Naturalmente la tangenza dantesca, per quanto illustre, rientra in una più vasta prospettiva che riguarda le linee della costituzione dei saperi occidentali, compresi quelli che riguardano la letteratura delle Origini (dal Ritmo laurenziano al Cantico delle creature al Devisement dou monde di Marco Polo) e osserva il basso continuo dialettico fra testi laici e testi religiosi, prospettiva che trova in saggi come Chierici e laici di Carlo Dionisotti o Testi e chierici del Medioevo di Francesco Bruni (ma anche nei lavori di Peter Dronke o Cesare Segre) nuclei ermeneutici ancora significanti e generativi. Un’indagine come quella qui proposta viene dunque incontro all’esigenza di comprendere meglio la realtà effettiva, testuale anzitutto, assieme alla consistenza reale, alle forme manoscritte cioè, che possiamo ancora filologicamente accertare fra l’uno e l’altro termine del binomio posto a titolo. Un’esigenza che, alla luce delle più recenti ricerche, curate da Agnese Macchiarelli, alcune delle quali si riuniscono qui per la prima volta, anche in sinergia ai significativi lavori promossi da Antonio Montefusco, rivela un’euristica importante e mostra un metodo che – fra i manoscritti degli Ordini mendicanti e le letterature medioevali – ci si augura possa tracciare un segno efficiente e contribuire a far percorrere le strade concrete di diffusione di idee, relazioni e risultati nuovi e fecondi.

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La sessualità nel Basso Medioevo, Spoleto, CISAM, 2021 («Atti del Centro Italiano di Studi sul Basso Medioevo - Accademia Tudertina», 34).

ISBN 978-88-6809-332-7, X + 470 pp., 45 euro

Il Cinquantasettesimo Convegno storico internazionale dedicato alla Sessualità nel basso medioevo, il cui svolgimento era programmato tra l’11 e il 13 ottobre del 2020, non ha potuto svolgersi. Lo ha formalmente impedito un Decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri, il quarto e più drastico tra quelli che dal 23 febbraio 2020 il governo italiano ha assunto, in un contesto di crescente consapevolezza dell’emergenza, per contrastare la diffusione della pandemia da COVID-19. Con esso, infatti, tra le altre radicali misure di contenimento del contagio vigenti dall’11 marzo, è stato esplicitamente vietato lo svolgimento di eventi pubblici, quali, appunto, convegni, congressi e fiere. Il Consiglio scientifico del Centro italiano di studi sul basso medioevo – Accademia Tudertina, non ha potuto che prendere atto dell’impossibilità – quanto al fatto normativo – e dell’inopportunità – in rapporto alla grave crisi sanitaria in atto – di svolgere regolarmente il proprio annuale appuntamento convegnistico. È parso altresì difficile sia individuare un momento utile per una sicura ri-programmazione dell’incontro di studi sia pensare a un trasferimento delle sessioni del convegno su piattaforma informatica, secondo una pratica oggi invalsa, ma solo un anno fa tutt’altro che diffusa. Per tutte queste ragioni e grazie alla disponibilità raccolta tra i relatori incaricati, il Consiglio ha potuto adottare la scelta di sostituire il fecondo scambio del convegno con la sua più duratura veste libraria. Il qualificato e puntuale lavoro degli studiosi coinvolti, ai quali va la più piena gratitudine del Consiglio stesso, si è dunque materializzato nel presente volume, che permette alla serie degli Atti, di cui costituisce il cinquantasettesimo numero, di restare imperturbata.

Il volume che ne è risultato raccoglie 13 contributi derivati dalle 20 relazioni inizialmente previste per il Convegno. Anche con questo parzialmente ridotto numero di contributi, gli aspetti su cui il Convegno era stato strutturato sono stati sviluppati e approfonditi.

Indice

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Costanzo Di Girolamo, I trovatori, nuova edizione, Torino, Bollati Boringhieri, 2021 («Saggi Letteratura»).

ISBN 978-88-339-3717-5, XX + 316 pp., 28 euro

Pubblicato per la prima volta nel 1989 e ristampato diverse volte, questo libro, che è al tempo stesso un saggio rivolto al lettore colto e un affidabile strumento di studio, appare ora in una seconda edizione corretta in numerosi dettagli e integrata di due parti nuove. L’ampio excursus «I trovatori nella modernità» segue la presenza dei trovatori nella cultura letteraria moderna, dalla loro riscoperta nella Napoli aragonese ai progetti editoriali di Bembo nel Cinquecento fino al loro ritorno nel Novecento nei versi di Pound, di Pasolini, di Giudici e fino alla loro apparizione in rete nel Duemila. La sezione «Note ai margini» contiene brevi interventi che affrontano questioni o anche nodi interpretativi venuti alla luce di recente o mai chiariti in maniera esauriente (come l’etimologia e il significato di midons).

Indice e premessa alla nuova edizione

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Antonio Gramsci, Il canto decimo dell'Inferno e altri scritti su Dante, a cura di Marco Grimaldi e Milena Russo, Roma, Castelvecchi, 2021

ISBN 978-8832905335, 12,5 euro

Dante è al centro degli interessi di Gramsci fin dall’inizio della scrittura dei Quaderni del carcere. La Commedia è uno dei libri richiesti subito dopo l’arresto; è dantesco uno degli «argomenti principali»; Dante è spesso associato a Machiavelli come rappresentante della corrente laica della letteratura italiana; la penultima nota è una riflessione sulla «quistione della lingua» a partire dal De vulgari. Ma all’interno dell’opera di Gramsci è possibile individuare un nucleo più definito che ruota attorno al canto decimo dell’Inferno e a Cavalcante Cavalcanti, padre di
Guido, che prende avvio da uno scritto del 1918 e si concretizza in una sezione del
Quaderno IV e in un gruppo di lettere. In tutte queste pagine – che qui si raccolgono – Gramsci usa Dante per riflettere su alcuni dei temi fondamentali dei Quaderni: il rapporto tra poesia e struttura, il ruolo degli intellettuali, la “popolarità” della letteratura italiana.

 

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L’aire de Proensa. Temi di geografia nella lirica romanza medievale, a cura di Federico Guariglia e Nicolò Premi, Verona, Fiorini («Medioevi»), 2021

ISBN 978-88-96419-40-3, 185 pp., 27 euro

Lo scopo primario di questo volume è dunque quello di tentare una riflessione su alcuni temi di geografia nello studio dei testi lirici secondo metodi che si propongono come applicabili anche in altri contesti. I quesiti di ricerca alla base di tutti i contributi vedono nella geografia e nello studio dei fenomeni in ottica spaziale un comune denominatore. La selezione dei casi di studio, la determinazione della raccolta dei dati e la loro valutazione e analisi aspirano a conseguire una fruttuosa triangolazione tra filologia, storia letteraria e geografia culturale e antropica. Il volume si apre con un contributo di Fabio Sangiovanni che riflette sui problemi metodologici dell’applicazione di una prospettiva cartografica alla letteratura medievale. Stefano Resconi, percorrendo l’arco latitudinale Francia del Nord-Midi, parte dal componimento francese Consilliés moi, signor, per arrivare a indagare i contatti avvenuti tra le tradizioni oitanica e occitanica nell’area linguadociano-catalana agli inizi del Duecento. Nicolò Premi, percorrendo invece la rotta Midi-Toscana, si concentra sulle tenzoni del rimatore toscano Ser Pace dove si leggono i più significativi tra i rari esempi di importazione in Italia del genere del joc-partit occitanico. Il contributo successivo, di Alexandros Maria Hatzikiriakos, segue parimenti un arco latitudinale che collega Artois, Provenza e Napoli, ma assume come oggetto di studio un testimone materiale, lo Chansonnier du Roi, indagando quindi la storia della tradizione del codice. Questo manoscritto reca infatti una serie di addizioni testuali che si sono in esso stratificate durante i suoi spostamenti da un contesto geoculturale all’altro, dalla Francia all’Italia Meridionale. Nel suo studio, Giorgio Barachini raccoglie tutte le occorrenze dei termini mar, mars e outramar e si impegna a darne una valutazione qualitativa cercando di definire costanti tematiche nella visione dello spazio marittimo da parte dei poeti in lingua d’oc. Federico Guariglia, dal canto suo, apre uno squarcio sulla tradizione epica romanza nei suoi contatti con la tradizione lirica, occupandosi in particolare della tradizione indiretta della chanson de geste Gui de Nanteuil.
Con questo volume si cerca di dimostrare che l’intertestualità, la comparatistica, lo studio della tradizione manoscritta e della sua storia a partire da testimoni materiali, la raccolta quantitativa di occorrenze testuali da valutare qualitativamente sono tutti indirizzi metodologici che possono funzionare assai bene nel quadro di un approccio geografico alle letterature neolatine del Medioevo. La filologia romanza, avendo tra le sue vocazioni disciplinari originarie l’aspirazione a dare corpo a quell’idea costituente – ma sempre a rischio di vaghe astrazioni – che è la Romània, si configura come candidata ideale per sviluppare riflessioni simili su varie tradizioni letterarie.

 

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Medievalismi. Atti del Convegno (Ferrara, 20-21 novembre 2019), a cura di Monica Longobardi e Filippo Conte, contributi di Roberta Capelli, Filippo Conte, Tommaso di Carpegna Falconieri, Riccardo Facchini, Filippo Fonio, Monica Longobardi, Francesca Lorandini, Massimo Montanari, Luca Valzolgher, Roma, Aracne, 2020

ISBN 978-88-255-3849-6, 272 pp., 16 euro

Si può dire che il medioevo continui ad abitare il nostro immaginario, nobilitandolo e legittimandolo. Pensati per offrire agli studenti di Filologia romanza dell’Università degli Studi di Ferrara un ventaglio di ottiche e prospettive sul suo riuso nella posterità, i saggi contenuti nel volume indagano i fenomeni di ricezione e ricreazione in letteratura, nel fumetto, nell’epica eroica di Tolkien, nella fiction cinematografica e televisiva e nel mondo del marketing. I contributi mostrano in modo divulgativo e affabile, pur nel rigore del metodo, come leggere il medioevo nelle molteplici forme della nostra contemporaneità.

Informazioni

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Don Denis, Cantigas, a cura di Rachele Fassanelli, Roma, Carocci, 2021 («Biblioteca Medievale»)

ISBN 9788829002962, 164 pp., 17 euro

Poeta colto e illuminato, capace di far convergere con estrema raffinatezza tradizione e sperimentalismo, Don Denis di Portogallo (1261-1325) è autore di 137 componimenti, variamente distribuiti tra cantigas de amor, de amigo, de escarnio e maldizer. Il suo canzoniere, di cui il volume offre una selezione di testi criticamente rivisti, tradotti e commentati, appartiene alla fase più matura della lirica profana galego-portoghese e spicca per l’alto grado di elaborazione retorica, le frequenti allusioni dotte, la considerevole varietà tematica e stilistica che fanno dell’autore una delle voci più illustri e rappresentative di questa nobile stagione poetica.

Informazioni

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Fabio Zinelli / Sylvie Lefèvre (éds.), En français hors de France. Textes, livres, collections du Moyen Âge, Strasbourg, ELiPhi (Travaux de Littératures Romanes), 2021

ISBN 978-2-37276-033-1, 372 pp., 45 euro

L’espace de la ‘Francophonie médiévale’ dépasse de loin le cadre tradition­nel de l’anglo-normand et du franco-italien de type septentrional. Il comporte en fait de nombreux territoires où l’on utilisa le français comme langue véhicu­laire ou littéraire. De la péninsule ibérique aux Flandres, de l’Italie méridionale à la Terre sainte, la réception de la littérature française des XIIe-XVe siècles a donné vie à de nombreuses traductions et réécritures. L’on décèle une acti­vité importante de copie de manuscrits et parfois même une littérature dont le français est la langue d’expression. Plusieurs travaux se réclamant de la World literature et des ‘études postcoloniales’ ont récemment investi ce nouvel ‘espace global’ médiéval.
Le présent volume a l’ambition de parcourir cet espace en faisant parler les textes par le biais des ressources de la philologie, de la linguistique, de l’histoire du livre et de la littérature. La tradition des romans arthuriens en prose et de l’Histoire ancienne jusqu’à César, la production de manuscrits à Acre, la récep­tion ibérique, flamande et insulaire d’oeuvres françaises : à travers ces sujets divers, la francophonie médiévale se définit nouvellement comme lieu d’épa­nouissement d’une véritable civilisation de l’écriture.

Indice

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Antonio Pioletti, Filologia e critica. Contro gli stereotipi, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2021

ISBN 9788849869026, 19 euro

Questa raccolta di saggi, pubblicati fra il 2008 e il 2021, i più fra il 2018 e il 2021, presenta un filo conduttore riconducibile alla critica di taluni stereotipi ancora presenti, per quanto da più parti messi in discussione, negli studi letterari. Riguardano tematiche diverse: come cogliere l’ora della leggibilità, quale nesso fra i nostri studi e l’idea di Europa, quale canone letterario, la presunta “oggettività” dell’epica, la formazione del Soggetto e dell’Io lirico, la rappresentazione dell’Eros fra Antico e Medioevo, i processi di formazione del romanzo e, al loro interno, la collocazione della scrittura dei Vangeli canonici e apocrifi nei percorsi storico-letterari della narrativa, la necessità di ripensare categorie quali universale, radici, identità.

Indice

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Giuseppina Brunetti, Poeti, trovatori, cantastorie. Il Medioevo ri-suona a Bologna per Dante, Bologna, BUP, 2021

ISBN 9788869238055, 112 pp., 15 euro

Il volume propone una selezione di testi e di spartiti musicali composti nell’ambito delle celebrazioni dantesche a Bologna, sostenute dal Comitato nazionale per le celebrazioni dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri e dal Comune di Bologna: i testi e le musiche sono stati al centro di uno spettacolo tenutosi il 18 giugno 2021 in cui per la prima volta alcune poesie medievali di trovatori e trovieri, conosciute da Dante e citate nel De vulgari eloquentia (ma non solo), sono state ri-suonate a partire dalle musiche trasmesse dai manoscritti antichi, arrangiate modernamente dal maestro Alessio Romeo ed eseguite dall’Ensemble Coblas esparsas.

Indice. Introduzione; 1. Folquet de Marselha, Tant m’abellis l’amoros pessamens; 2. Arnaut Daniel, Lo ferm voler qu’el cor m’intra; 3. Guido Guinizzelli, Al cor gentil rempaira sempre Amore; 4. Carmina Burana, In taberna quando sumus; 5. Thibaut de Champagne, De Bone Amor vient Seance et Biautez ; 6. Raimbaut de Vaqueiras, Kalenda maia; 7. Federico II di Svevia, Dolce lo mio drudo, e vaitende!; 8. Bernart de Ventadorn, Can vei la lauzeta mover; 9. Dante Alighieri, Amor che nella mente mi ragiona.

Ulteriori informazioni

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Giuseppina Brunetti, Passeggiate con Dante a Bologna, Bologna, BUP, 2021

ISBN 9788869238048, 48 pp., 15 euro

Bologna è stata costantemente presente nella fantasia e nell’opera di Dante e a Bologna è possibile ancora riconoscere, camminando per le strade del centro, alcune forme del paesaggio che Dante stesso dovette vedere sin da giovane: le mura antiche che si possono ancora scorgere in città; la torre della Garisenda, cui è dedicata la prima e più antica poesia sopravvissuta dell’Alighieri e che è paragonata per altezza e forma vertiginosa all’aspetto del gigante Anteo, piegato sui Dante e Virgilio passeggeri nel fondo cupo dell’Inferno (Inf. XXXI); fino ad uno degli ultimi testi scritti da Dante, in cui il poeta rispondeva proprio all’invito a tornare a Bologna, dove un’ancora non riconosciuta Testilide (glielo mandava a dire, in versi latini, il professore dell’università Giovanni del Virgilio) lo avrebbe accolto preparandogli un’ospitalità amicale, allietata da semplici piaceri. Il volume propone un percorso letterario a tappe – svoltosi per la prima volta il 25 giugno 2021 con il patrocinio del Comitato nazionale per le celebrazioni dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri – presso i luoghi danteschi della città di Bologna.

Indice. Introduzione; 1. Dante studente a Bologna? La Torre Garisenda; 2. Le lingue d’Italia e la parlata di Bologna; 3. Il maestro all’inferno: il notaio Brunetto Latini; 4. “il padre mio”: il poeta e notaio Guido Guinizzelli di Bologna; 5. Venedico Caccianemico: così ruffiano da vender sua sorella...; 6. San Domenico: coltivare e custodire ‘nell’orto di Cristo’; 7. I frati godenti Loderingo e Catalano: le cappe di piombo dell’ipocrisia; 8. La vita e la legge: il giurista Francesco d’Accursio; 9. I giganti e le torri: ritorno alla Garisenda.

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Le Meditationes vitae Christi in volgare secondo il codice Paris, BnF, it. 115. Edizione, commentario e riproduzione del corredo iconografico, a cura di Diego Dotto, Dávid Falvay, Antonio Montefusco, Venezia, Edizioni Ca' Foscari - Digital Publishing, 2021 (Filologie medievali e moderne 24, Serie occidentale 20)

ISBN 978-88-6969-509-4 / 978-88-6969-510-0; 515 pp.

Le Meditationes vitae Christi costituiscono uno dei testi di più grande successo del tardo
Medioevo e occupano una posizione di assoluto rilievo nella ridefinizione della religiosità e
della sfera devozionale della loro epoca. Scritte in Toscana all'inizio del XIV secolo, le
Meditationes sono tramandate da una ricca tradizione manoscritta plurilingue.
Paragonabile per intensità al successo dell'opera è il dibattito che riguarda la veste
linguistica originale del testo. Nonostante si possa ormai indicare la versione originaria in
quella latina, il manoscritto Paris, BNF, it. 115 tramanda un testo in volgare che riveste
una notevolissima importanza sia sul piano filologico che su quello figurativo. Il codice
parigino, infatti, oltre ad essere uno dei testimoni più antichi dell'opera, tramanda la prima
traduzione italiana, ascrivibile all'area pisana, ed è impreziosito da uno splendido apparato
iconografico. Il volume fornisce, in una prospettiva multidisciplinare, la prima edizione
critica del testo, la riproduzione di tutte le illustrazioni, nonché l'edizione delle istruzioni
date agli artisti e lo studio testuale e materiale del codice. Il volume è accompagnato da
puntuali commenti filologici e storico-artistici, da glossari e da sette contributi introduttivi di
carattere interdisciplinare.
Il volume è distribuito con licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale
all'indirizzo https://doi.org/10.30687/978-88-6969-509-4.

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Furio Brugnolo, Dante poeta lirico. Esercizi di lettura, Padova, libreriauniversitaria.it, 2021.

ISBN 8833593444, 374 pp., 29,90 euro

I saggi raccolti in questo volume sono dedicati all’analisi, all’esegesi e allo scavo ermeneutico di una serie di testi lirici danteschi distribuiti in un arco cronologico che va all’incirca dal 1283 al 1304: dal primo componimento noto del poeta (un Dante giovanissimo e già innovatore) e da altre rime della Vita nuova – tra cui il notevole “dittico del pianto” del cap. XXII – a una delle sue ultime canzoni, del tempo dell’esilio (la discussa canzone trilingue, di cui si propone, oltre alla datazione, un’inedita chiave di lettura). La grandezza e l’originalità del Dante “rimatore”, o meglio – per non appiattirlo sulla pletora dei rimatori del suo tempo – del Dante poeta lirico (certamente il maggiore del Medioevo europeo, prima di Petrarca, per la sapienza e la varietà linguistica non meno che per il senso di ardore, genuinità e inquieta sincerità che i suoi componimenti, anche i più elaborati, ispirano), sono ormai sempre più riconosciute e valorizzate, e anche il presente libro si propone di ribadirlo, puntando però, più che su panoramiche storico-critiche ad ampio raggio, sull’individuazione e l’esplicazione di problemi specifici e puntuali, a partire spesso e volentieri da singoli passi, da singoli versi, da questioni indebitamente trascurate, a volte da minime (apparentemente) peculiarità formali. Che è quello che la complessa, intensa semantica poetica dantesca in primo luogo esige.

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Premessa
I. «Amor tenendo / meo core in mano». Tre note (fra arti visive e letteratura) sul primo sonetto della Vita nuova
II. Cavalcanti interprete di Dante (note sul sonetto Vedeste, al mio parere, onne valore)
III. Saggi di commento al Dante lirico
1. O voi che per la via d’Amor passate
2. Piangete, amanti, poi che piange Amore
3. Morte villana, di pietà nemica
4. Ballata, i’ vòi che tu ritrovi Amore
5. Tutti li miei penser’ parlan d’Amore
6. La dispietata mente, che pur mira
IV. Conservare per trasformare. Il transfer lirico in Dante (Vita nuova e dintorni)
V. Analisi del dittico “del pianto” (Vita nuova xxii, 9-16)
VI. «Esta bella pargoletta». L’amore “giovane” nella lirica italiana antica e in Dante
VII. Sotto il vestito, niente? Divagazioni esegetiche su un verso della sestina di Dante
VIII. Di che cosa parla Aï faus ris? Una chiave di lettura per la canzone trilingue
Appendice. Il nodo di Bonagiunta e il modo di Dante. Per un’interpretazione di Purgatorio xxiv
Indice dei nomi

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Rivolta: miti e pratiche dell’essere contro, a cura di Sonia Maura Barillari e Martina Di Febo, Arenzano (GE), Virtuosa-Mente, 2012.

ISBN 978-88-98500-38-3, 410 pp., 49 euro

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Philosophie et fiction de l'Antiquité tardive à la Renaissance, Fabienne Pomel et Sophie Van der Meeren (éd.), Leuven, Peeters, 2021 («Synthema», 12).

ISBN 9789042943308, XII+358 pp., 86 euro

Quels étaient les représentations et enjeux de la philosophie et de la fiction, leurs échanges, interactions et zones frontières de l’Antiquité tardive jusqu’à la Renaissance? La fiction peut apparaître comme l’envers de la vérité. Elle n’en est pas moins une forme de recherche de vérité, savoir ou sagesse: Augustin, Macrobe, Martianus Capella ou Boèce, puis les poèmes allégoriques latins du XIIe siècle, les encyclopédies du XIIIe siècle, suivies par des œuvres allégoriques écrites dans le milieu de la cour de Charles V et Charles VI ou encore par Ficin problématisent le statut de la fiction: quelle est sa légitimation philosophique? Quels sont les rapports entre philosophie et arts libéraux, philosophie et poétique, philosophie et théologie? Les contributions interrogent le lexique et l’arrière-plan philosophique. Elles examinent aussi les moyens de la fiction pour mettre en œuvre un projet herméneutique et heuristique fécond: la personnification, la prosopopée, les modèles narratifs (banquet ou voie) ou le cadre dialogique.

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La Matière épique dans l'Europe romane au Moyen Âge. Persistances et trajectoires, sous la direction d'Anna Constantinidis et Cesare Mascitelli, Paris, Classiques Garnier, 2021 (collection «Rencontres»).

ISBN 978-2-406-11098-9, 240 pp., 24 euro

Issu d'une journée d'études organisée à l'université de Namur le 13 mai 2019, ce volume se situe dans le sillage des recherches s'interrogeant sur la capacité de l'épopée française médiévale à exporter son patrimoine formel et thématique au-delà de ses propres frontières, qu'elles soient génériques ou géographiques. Portant sur des exemples précis illustrant cette question à la fois complexe et fascinante, les études réunies ici dessinent un itinéraire critique dont l'ambition est de mettre en lumière différentes modalités de réemploi de la matière épique dans l'espace roman au Moyen Âge.

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Thibaut de Champagne. Edizione, tradizione e fortuna, a cura di P. Canettieri, L. Spetia, S.M. Visalli, Roma, L'Erma di Bretschneider, 2020.

270 pp., 190 euro

Si propongono i primi saggi di un gruppo di filologi e musicologi che sta procedendo allo studio sistematico, finalizzato a fornire una nuova edizione critica, digitale e cartacea, delle liriche di Thibaut de Champagne, di cui qui si fornisce un’indagine assieme ecdotico-letteraria e musicologica. Grande personaggio storico del XIII secolo, oltre che poeta citato da Dante Alighieri nel De vulgari eloquentia insieme agli altri doctores illustres, era discendente di re, duchi e conti della più nobile schiatta, ma anche barone fiero e ribelle, troviero eccellente, compositore ed esecutore di musica e fra i primi allestitori, ben prima di Petrarca, di un proprio canzoniere poeticamente strutturato. Sul fronte ecdotico, dell’illustre poeta è fornita l’edizione critica di un componimento (Ausi com l’unicorne sui), privilegiando al contempo alcuni aspetti dell’esame relativo alla tradizione manoscritta, con particolare riguardo alle attribuzioni e allo studio metrico-melodico dell’opera del troviere. Sul versante letterario, di quest’ultima si fornisce altresì una dettagliata analisi delle corrispondenze con la coeva tradizione letteraria lirica e romanzesca (chansons de change, pastourelles e Roman de la Rose), nonché con la precedente produzione poetica trobadorica in connessione diretta con la produzione di Chrétien de Troyes e il dibattito nato attorno alla carestia amorosa. Infine, di Thibaut personaggio e poeta è analizzata la fortuna nelle liriche e nella Commedia di Dante Alighieri.

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«Qui fruit ne sap collir» (I i II), Homenatge a Lola Badia, a c. de Anna Alberni, Lluís Cifuentes, Joan Santanach i Albert Soler, Barcelona, Universitat de Barcelona Edicions-Editorial Barcino, 2021.

ISBN 978-84-9168-648-4 / 978-84-7226-867-8, 968 pp., 60 euro

Vol.I
Anna Alberni, Pus qu’estorts suy del lach de la mar fonda i la memòria literària d’Andreu Febrer - Giovanni Albertocchi, Alessandro Manzoni e l’attesa della Colonna infame - Rafael Alemany Ferrer, Diafebus i Hipòlit, junts i en contrast - Annamaria Annicchiarico, La Lletra consolatòria di Joan Roís de Corella. Qualche postilla filologica, commento, traduzione - José Aragüés Aldaz, Ramon de Penyafort, Alfonso el Sabio y Ramon Llull. Itinerario hispánico de un milagro mariano - Jaume Aymar i Ragolta, Ramon Llull i la descoberta d’Amèrica - Rafael Beltran, La sogra de Juvenal (Sàtira VI), l’Emperadriu de Tirant, l’Artemia de la Serafina i altres mares lascives de comèdia - Anthony Bonner, A qui volia adreçar-se Ramon Llull? - Lluís Cabré, «Per menor món l’hom per tots se nomena». Sobre Ausiàs March i la filosofia natural - Miriam Cabré, Cerverí de Girona a la premsa catalana (1835-1938) - Rosanna Cantavella, La carta pròleg d’Aldonça de Montsoriu a la Vita Christi d’Isabel de Villena - Antònia Carré, Els sequaços literaris de Guillem Metge - Lluís Cifuentes i Comamala, La scripta librària catalana primitiva als primers textos mèdics en català - Alejandro Coroleu, Notes sobre la presència del Virgili llatí al segle xvi a la Corona d’Aragó - Chiara Crisciani, L’Epistola contra alchimistas di Nicola Eimeric - Rocío Da Riva, Els textos rituals dels temples en època babilònica tardana (s. iv–i aC) - Fernando Domínguez Reboiras, La memoria y la fe. Reflexiones seniles en clave luliana - Anton M. Espadaler, Rere el rastre català de Flamenca i del Jaufré.-.Giorgio Faggin, Galeotto fu Metge - Kálmán Faluba, Les paraules polisèmiques batalla i lliça al Curial - Anna Fernàndez-Clot, Ministrers i música al Curial e Güelfa - Montserrat Ferrer Santanach, Els altres herois. El cas de Marc Valeri Corb - Alexander Fidora, L’astròleg maligne. Notes sobre les fonts d’un exemple lul·lià - Roger Friedlein, L’obra ibèrica d’Otto Denk, historiador de la literatura catalana medieval al segle xix - Francisco M. Gimeno Blay, Un trasllat notarial i una butlla de plom de Jaume I - Sebastià Giralt, El deix occità de Bartomeu de Tresbens - Francesc J. Gómez, Curial in bivio, la ciència de Bacus i la iconografia de les Arts Liberals - David Guixeras Olivet, Eiximenis a la premsa catalana dels anys 1925-1939 - Robert D. Hughes, Ramon Llull and the rhetoric of prayer. A brief commentary - Josep Izquierdo, Una aproximació a Jean Gerson i Felip de Malla com a mestre i deixeble - Xavier Lamuela, Algunes observacions sobre l’etimologia del mot dessende l’occità antic - Jeremy Lawrance, Civic ideals and “humanism” in the Crown of Aragon, 1383-1588 - Lino Leonardi, Per l’edizione di Guittone d’Arezzo. «Tutto mi strugge, in pensero e ’n pianto» (vi) - Albert Lloret, Boscà, Mendoza, Cetina i March - Marta Marfany, Postil·les musicals franceses als Estramps de Jordi de Sant Jordi - Sadurní Martí, Sobre els falsos profetes al Segon del Crestià - Llúcia Martín Pascual, La Història de Jacob Xalabín, trenta anys després - Tomàs Martínez Romero, Narcís Vinyoles i els petits animals literaris - Josep Massot i Muntaner, Higini Anglès i Rafael Patxot i Jubert - Annemarie C. Mayer, Llull’s arguments for the existence of God. A reflection on the basis of the Llibre del gentil - Jaume Mensa i Valls, Arnau de Vilanova i els títols efectistes
Vol.II
Károly Morvay, Un tastet de fraseologia del Curial e Güelfa - María de las Nieves Muñiz Muñiz, Tracce del Tirant lo Blanc fra le righe dell’Orlando furioso - Josep Murgades, Ocurrències de contrafisió en March - Marina Navàs Farré, Fin’amors pon ous al niu - Raquel Parera, El recurs a l’exegesi dantesca en la traducció de la Commediad’Andreu Febrer - Jordi Parramon i Blasco, Els orígens d’un gènere popular. Apunts i comentaris sobre el Cançoneret Rovirola - Gemma Pellissa Prades, «Un monument de la literatura catalana». Apunt sobre els incunables de les Transformacions de Francesc Alegre - Michela Pereira, Segreti celesti e prassi terrena. Llull, Lavinheta, Bruno - Raffaele Pinto, Dante e ‘La compiuta donzella di Firenze’. Appunti di filoginia ed eterodossia dantesca - Elena Pistolesi, La biblioteca del crociato nel De fine di Raimondo Lullo - Josep Pujol, Francesc de la Via, dues cartes d’amor i una autoritat de Petrarca (amb un ròssec gironí) - Rafael Ramos, Una epístola de Séneca en la poesía de Ferrán Sánchez Calavera - Xavier Renedo Puig, Avicenna, Gherardo Segarelli i un estudiant de Cantabrígia en el capítol 63 del Segon del Crestià - Francisco Rico, «Abdalla sarracenus». Las supercherías de Pico della Mirandola - Maribel Ripoll Perelló, El lul·lisme entre bambolines. La relació epistolar entre Mateu Obrador i Maria Antònia Salvà - Isabel de Riquer Permanyer, Articles de Martí de Riquer a Revista(1952-1955). Llibres i autors catalans -Pere Rosselló Bover, Nota sobre la poesia lul·liana de Jeroni Rosselló - Josep E. Rubio, Lola Badia, introductora de Ramon Llull - Josep Maria Ruiz Simon, Sobre les discrepàncies respecte a la intenció dels autors en els diàlegs de Lo somni - Julio Samsó, Astrología matemática en el Llibre de les nativitats de Bartomeu de Tresbens - Joan Santanach Suñol, Apunts sobre la influència de la poesia medieval als inicis de la Renaixença - Simone Sari, Il papa Blaquerna, arabista - Albert Soler, L’Arbre dels començaments de medicina de Guillem Pagès - Josep Solervicens, La construcció d’un Ausiàs March renaixentista en glosses i comentaris cinccentistes - Barry Taylor, Llull’s Proverbis d’ensenyament in a copy of Hernán Núñez’s Refranes, o proverbios en romance (Salamanca, 1555) in the British Library - Maria Toldrà i Sabaté, Notes de Pau Ignasi de Dalmases a la seva col·lecció de manuscrits catalans - Jaume Torró Torrent, De l’amistat i dels llibres - Francesc Tous Prieto, Sobre les «Condicions d’amor» i la mort de l’amic - Ilaria Zamuner, Una versione veneziana dell’Epistola ad Alexandrum de dieta servanda.

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Costanzo Di Girolamo, Manualetto di metrica italiana, Roma, Carocci, 2021 (Quality Paperbacks, 610).

ISBN 978-88-290-0506-2, 152 pp., 14 euro

La metrica è una componente fondamentale di ogni patrimonio letterario e la sua conoscenza è indispensabile all'interpretazione dei testi poetici. Dal canto suo, la metrica italiana ha mostrato fin dagli inizi caratteri di originalità, di varietà e di continua sperimentazione che ne hanno fatto un modello in tutto il mondo. Questo manualetto, dal taglio fortemente innovativo, ne offre un'esposizione sintetica e piana, ma non semplificata, dando risalto alle modalità principali e storicamente più rilevanti, che affondano le radici nel Medioevo latino e romanzo. Uno sguardo attento è anche rivolto alle forme della modernità e al dialogo tra le diverse tradizioni europee. Il libro vuole essere un fidato compagno per il lettore di poesia.

Indice: Presentazione. Preamboli. 1. Metrica e ritmica; 2. Metrica e sintassi; 3. Origini dei versi romanzi; 4. I versi italiani; 5. La rima; 6. La strofe; 7. Generi metrici con forme variabili e fisse; 8. La metrica barbara; 9. Il verso libero; 10. Metrica e significato. Bibliografia. Indice terminologico.

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Nahid Norozi, Esordi del romanzo persiano. Dal Vis e Rāmin di Gorgāni (XI sec.) al ciclo di Tristano, con una premessa di Francesco Benozzo, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2021.

ISBN 978-88-3613-147-1, 520 pp., 40 euro

Questo volume è la prima sistematica e documentata monografia italiana su un poema centrale nel panorama della letteratura persiana medievale, il Vis e Rāmin, titolo che riprende i nomi degli amanti protagonisti di questa fondamentale opera in versi a rima baciata (mathnavi), composta da Fakhr al-Din As‘ad Gorgāni (m. 1080 ca). La trama è incentrata su una storia d’amore triangolare a sfondo incestuoso, che si presenta come un significativo esempio del romanzo in versi agli esordi della tradizione romanzesca persiana, un po’ come accade per il Tristano e Isotta nella tradizione letteraria europea, con il quale l’opera palesa numerose affinità strutturali e tematiche. L’Autrice dedica ampio spazio, con larga esemplificazione e citazioni dai testi originali (circa 1300 versi persiani in traduzione), agli studi comparativi sia sul versante persiano sia su quello europeo.

Indice: Introduzione 1. Gorgāni e la sua opera; 2. Aspetti linguistici e narrativo-stilistici del Vis e Rāmin; 3. Il Vis e Rāmin nelle antologie, nella tradizione manoscritta, nelle edizioni e traduzioni; 4. Dinamiche del desiderio femminile e strategie di legittimazione del peccato; 5. Il giardino dell’incontro amoroso nel Vis e Rāmin; 6. Magia, donne e demoni nel Vis e Rāmin; 7. Ricezione del Vis o Rāmin nelle lettere persiane; 8. Un tema di comparazione tra il Vis e Rāmin e i posteriori poemi persiani: l’incontro amoroso al balcone; 9. Misoginia e ginofobia nel mathnavi romanzesco persiano a partire da Gorgāni; 10. Episodi paralleli nel Tristano e nel Vis e Rāmin; 11. Lettere di Vis e di Isotta e altri parallelismi notevoli tra il Vis e Rāmin e il Tristano; 12. Atteggiamenti autoriali nel Vis e Rāmin e nel Tristano. Bibliografia. Indice dei nomi.

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Roberto Antonelli, Dante poeta-giudice del mondo terreno, Roma, Viella, 2021.

ISBN 9788833137179, 276 pp., 27 euro

Il libro propone di leggere la Commedia come un gigantesco teatro della memoria e del mondo, costruito su fitte relazioni intertestuali: memoria delle molteplici manifestazioni, meravigliose e tragiche, dell’animo umano. Per questo il poema è anche e innanzitutto una gigantesca macchina elaboratrice di giudizi sui comportamenti e le emozioni degli esseri umani. Implica quindi una riflessione complessiva e appassionata sulla giustizia: un’esigenza destinata a perpetuo inappagamento e dunque eternamente riproponibile. La giustizia divina e quella umana sono rappresentate attraverso la soggettività dirompente di Dante in quanto Autore e in quanto Personaggio: due aspetti solo talvolta sovrapponibili che producono continue occasioni di drammatizzazione, di dubbio e di conflitto, nelle quali il lettore – di fatto il terzo protagonista della Commedia – è costantemente chiamato a confrontarsi e interagire, ancora oggi.

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Innovazione linguistica e storia della tradizione. Casi di studio romanzi medievali, a cura di Stefano Resconi, Davide Battagliola, Silvia De Santis. Premessa di Maria Luisa Meneghetti, Milano-Udine, Mimesis Edizioni, 2020 (Mirails, 3).

ISBN 978-88-5756-752-5, 432 pp., 30 euro

Contenuti: Maria Luisa Meneghetti, Premessa. Lino Leonardi, L’innovazione linguistica fra storia della tradizione e critica del testo. Raymund Wilhelm, Storia dei testi e cambiamento linguistico. Con appunti sulla legge Tobler-Mussafia in testi lombardi del Quattrocento. Fabio Zinelli, Attrito, resistenza e fluidità nella ricodificazione linguistica dei testi romanzi (con particolare attenzione per le tradizioni in contatto). Mercedes Brea, Pilar Lorenzo Gradín, La lengua de la lírica gallego-portuguesa en el devenir de la tradición manuscrita. Riccardo Viel, Stratigrafia linguistica dei primi trovatori. Note e sondaggi su alcuni fatti di rima. Stefano Resconi, Le doppie trascrizioni nei canzonieri francesi: implicazioni ecdotiche e linguistiche. Maria Sofia Lannutti, I testi in francese nelle antologie dell’Ars Nova: primo approccio complessivo. Laura Minervini, Due copisti al lavoro: il caso del manoscritto W della Chanson d’Aspremont. Silvia De Santis, I testimoni W e C del Roman de Troie di Benoît de Sainte-Maure: rapporti ecdotici e aspetti linguistici. Fabrizio Cigni, Scriptorium o tradizione regionale? Questioni aperte intorno al “gruppo pisano-genovese”. Davide Battagliola, Sulla sezione francese del Pluteo 41.42. Giovanni Palumbo, Stratigrafia linguistica e testimone unico: il “francese di Napoli” nel ms. BnF, fr. 4274. Massimiliano Gaggero, Per la tradizione dell’Eracles: copie occidentali di modelli oltremarini. Davide Battagliola, De ramo a radice: infiltrazioni volgari nel latino del codice Saibante-Hamilton 390. Giuseppe Mascherpa: Sulla lingua dei Disticha Catonise del Pamphilus volgari: tangenze, distanziamenti e una proposta interpretativa. Roberto Tagliani: Stratificazioni di lingua, d’edizione e di commento nella storia critica dei Proverbia que dicuntur super natura feminarum.

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I carri di Nîmes. Le Charroi de Nîmes. Chanson de geste del XII secolo, a cura di Nicolò Pasero, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2020.

ISBN 978-88-3613-111-2, 134 pp., 16 euro

Il Charroi de Nîmes, una chanson de geste del XII secolo appartenente al cosiddetto ciclo guglielmino, narra la liberazione della città di Nîmes dal dominio saraceno ad opera di una spedizione capitanata da Guillaume d’Orange; l’impresa è resa possibile da uno stratagemma militare analogo a quello del cavallo di Troia: i guerrieri cristiani penetrano nella città nascosti in botti caricate su un convoglio di carri (uno charroi appunto), condotto da Guillaume ed alcuni compagni travestiti da mercanti. Precede le vicende della spedizione un secondo tema narrativo, quello del rapporto contrastato fra il re di Francia (Louis, cioè Ludovico il Pio) e il suo maggior vassallo, Guillaume, che, dimenticato nell’annuale distribuzione dei feudi, giunge a sfiorare la ribellione al suo signore legittimo. La mossa, che romperebbe l’equilibrio feudale, è sventata ricorrendo a una soluzione ingegnosa del conflitto: l’attribuzione a Guillaume delle terres d’Espaigne, i territori del Midi dove si trova Nîmes, solo formalmente in possesso del re di Francia, che, assegnati a Guillaume, lo risarciranno per le mancanze di Louis, senza intaccare le basi materiali della sovranità. Nell’insieme del Charroi va segnalata la presenza di un connotato che lo allontanano dalla tipologia di testo inteso a celebrare unilateralmente le gesta di un personaggio eroico, sul modello inarrivabile della Chanson de Roland: la spiccata propensione a riportare il narrato a parametri di quotidianità fattuale, inserendovi elementi di varia natura (episodi, personaggi, discorsi) che appartengono ai registri stilistici dell’esperibile e del basso materiale-corporeo. Con ciò, il tessuto dell’opera rivela una fisonomia peculiare, che permette di individuare per l’intero genere chansons de geste uno standard narrativo definibile come ‘mediano’, in cui nella trama primaria dei testi è intrecciato l’ordito di accenti alternativi, che, come un ‘basso continuo’, ne accompagnano il significato epico ‘alto’.

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Le metamorfosi di Renart la Volpe, a cura di Massimo Bonafin, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2021.

ISBN 978-88-3613-110-5, 430 pp., 30 euro

Nella presente antologia – terzo tassello di questa collana dedicato al progetto ventennale di traduzione del Roman de Renart dagli originali in francese antico – trovano posto le branches 1b (a cura di Massimo Bonafin), 23 e 22 (a cura di Sandra Gorla), 11 (a cura di Mara Calloni). Queste branches offrono al lettore un saggio di alcuni dei numerosi ruoli e travestimenti che Renart assume nei racconti che lo vedono protagonista: eroe polimorfo e mefistofelico, sempre uguale a sé stesso e sempre differente, Renart è in grado di modellare e mistificare la sua identità per prendersi gioco dei suoi nemici, trasformandosi di volta in volta in ciò che più gli conviene. Nella branche 1b, Renart giullare, l’astuta volpe, caduta in una tinozza di tintura gialla, veste i panni di Galopin, un ignoto giullare anglofono; in Renart mago (brs. 23 e 22 del ms. M), il protagonista intraprende un apprendistato di negromanzia a Toledo per sfuggire a una condanna a morte e farsi beffe ancora una volta del re e della sua corte; la picaresca epopea renardiana sembra poi trovare naturale conclusione nella branche 11, Renart imperatore, quando Renart, con un diabolico inganno di memoria arturiana, usurpa il trono di re Nobile e diviene sovrano del regno. Ma le avventure della volpe non possono esaurirsi e l’equilibrio di partenza deve essere necessariamente ristabilito.

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Filologicamente. Studi e testi romanzi. V, a cura di Giuseppina Brunetti, Bologna, Bononia University Press, 2020.

ISBN 9788869236921, 168 pp., 25 euro

Contributi di: Giuseppina Brunetti, Premessa; Caterina Amato, Roberto Grossatesta e la trasmissione del lessico bizantino «Suda» nel Medioevo; Camilla Faccini, Per la diffusione della materia arturiana in Italia: il «Merlin en prose» nel ms. Douce 178 di Oxford; Leonardo Paradisi, Innovazioni e permanenze delle «Prophecies de Merlin» nell’«Historia de Merlino»: i libri di Blasio e della Dama del Lago; Aurora Sturli, Ricerche sul «Libellus Augustalis» di Benvenuto da Imola; Gabriella Rossi, Carducci e la filologia romanza: genesi, edizione e fortuna di «Notte di Maggio».

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Il Ciclo di Guiron le Courtois. Romanzi in prosa del secolo XIII, edizione critica diretta da Lino Leonardi e Richard Traschler, Firenze, Edizioni del Galluzzo per la Fondazione Ezio Franceschini, voll. IV, V, VI, 2020 («Archivio romanzo», 38, 39, 40).

Con il titolo di Roman de Guiron si indica la seconda branche del Ciclo di Guiron le Courtois, mastodontico complesso di romanzi francesi in prosa composti all’incirca tra il 1235 e il 1240. Copiato nei secoli e amato da molte generazioni di lettori, tra cui Federico II di Svevia e Ludovico Ariosto (che vi trovò numerosi spunti per l’elaborazione dell’Orlando furioso), il Ciclo di Guiron le Courtois viene pubblicato integralmente per la prima volta a cura del «Gruppo Guiron».

- vol. IV, Roman de Guiron. Parte prima, a cura di Claudio Lagomarsini, pp. XVI-897, ISBN 978-88-8450-969-7.

Il presente volume contiene l’edizione critica della prima metà del Roman de Guiron (§ 1-970): in questo romanzo viene introdotto nel mondo arturiano Guiron il Cortese, un prode cavaliere ignoto alle prose francesi del Duecento a causa della prigionia che lo ha tenuto lontano dalle scene per molti anni. All’inizio del racconto, Guiron e il suo fidato compagno d’armi, Danain il Rosso, partecipano a un torneo, accompagnati dalla bellissima moglie di Danain. Al torneo partecipa anche Lac, che resta ammaliato dalla donna e decide di rapirla affrontando la sua scorta armata. Ma Guiron intercetta la notizia e si mette in marcia per sventare l’agguato. Da questo viluppo di opposti desideri si dipana un ambizioso e complicatissimo intreccio che tiene insieme un numero impressionante di duelli, prove, imprigionamenti, avventure e – ingrediente fondamentale nella struttura del romanzo – molteplici racconti retrospettivi che risalgono fino all’epoca di Uterpendragon, padre di re Artù. Il testo critico, costituito sulla base di uno stemma e di una nuova concezione del rapporto tra sostanza testuale e forma linguistica, è accompagnato da un apparato sistematico di varianti, da note di commento e da un glossario. L’Introduzione presenta gli aspetti letterari più salienti della prima metà del romanzo e illustra le principali questioni relative ai manoscritti e alla trasmissione del testo. Open access

- vol. V, Roman de Guiron. Parte seconda, a cura di Elena Stefanelli, pp. XVI-920, ISBN 978-88-9290-059-2.

Il presente volume contiene l’edizione critica della seconda metà del Roman de Guiron (§ 971-1401): in questo romanzo viene introdotto nel mondo arturiano Guiron il Cortese, un prode cavaliere ignoto alle prose francesi del Duecento a causa della prigionia che lo ha tenuto lontano dalle scene per molti anni. Nella seconda parte del romanzo, Guiron è in cerca di Danain il Rosso, il compagno d’armi che ha rapito la sua amata Bloie. Dopo vari incontri e imprese – cavalieri codardi e sleali, amanti sfortunati, imboscate e battaglie – Guiron riuscirà a trovare l’amico, con il quale si scontrerà in un duello senza esclusione di colpi. Da questo filo principale della narrazione si dipanano le avventure di altri personaggi, come quella di Brehus senza Pietà: nemico giurato delle donne, si innamora perdutamente di una malvagia damigella, che lo fa smarrire in una grotta. La disavventura diventa però per lui l’occasione di incontrare gli avi di Guiron – ritiratisi nel misterioso antro – e di conoscerne la storia. Man mano che il testo si avvia verso l’epilogo, l’intreccio si sfrangia e i destini dei cavalieri prendono strade diverse, che finiscono per condurli verso solitarie e lunghe prigionie. Il testo critico, costituito sulla base di uno stemma e di una nuova concezione del rapporto tra sostanza testuale e forma linguistica, è accompagnato da un apparato sistematico di varianti, da note di commento e da un glossario. L’Introduzione presenta gli aspetti letterari più salienti della seconda metà del romanzo e illustra le principali questioni relative ai manoscritti e alla trasmissione del testo. Open access

- vol. VI, Roman de Guiron. Parte terza, a cura di Marco Veneziale, pp. XVI-530, ISBN 978-88-8450-982-6

Con il titolo di Continuazione del Roman de Guiron si pubblica per la prima volta in edizione critica un testo appartenente al Ciclo di Guiron le Courtois. Si tratta di una continuazione che si pone, da un punto di vista diegetico, al seguito della seconda branche del ciclo, il Roman de Guiron, alla fine del quale tutti i migliori cavalieri del regno sono imprigionati o impossibilitati nell’azione cavalleresca. La Continuazione narra un’avventura errante del giovane re Artù, il quale abbandona la corte per partire alla ricerca del re Meliadus e scopre così, avventura dopo avventura, il senso della vita erratica e della cortesia cavalleresca. La Continuazione è trasmessa integralmente da due codici di origine italiana, parzialmente da altri di origine francese. Nell’introduzione essa è inquadrata all’interno della più ampia macchina narrativa del ciclo di Guiron, ne sono evocati i principali punti di aggancio alle porzioni precedenti del ciclo, così come il successo, sia attraverso l’analisi di alcuni episodi successivi che da essa traggono ispirazione, sia attraverso lo studio dei manoscritti e della loro diffusione. Di questi ultimi sono proposte analisi codicologiche, linguistiche e stemmatiche, le quali permettono di affermare che, tra i vari complementi alle tre branches principali del ciclo, la Continuazione del Roman de Guiron è la più antica e autorevole. Open access

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Mahmoud Salem Elsheikh, Arabismi travestiti, a cura di Francesco Benozzo, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2021

ISBN 978-88-3613-135-8, 104 pp., 15 euro

«Precisamente cinquant’anni fa, il 20 gennaio del 1971, Giovan Battista Pellegrini firmava la Prefazione dei suoi memorabili Arabismi: non è certamente fuori luogo auspicare che, in una ricorrenza così importante per la storia della linguistica romanza, questa raccolta di etimologie rappresenti l’inizio di una nuova stagione di inchieste sulla Romània Arabica» (dalla Premessa di Francesco Benozzo) 

Indice: Premessa (di Francesco Benozzo) (p. 7); Di bisso e di bazza (p. 13); Naso camuso, naso a bufala (p. 17); Fastidio de la caza e bol. acaza (p. 30); Fusciacco, fusciacca (p. 36); Saracco: l’anello mancante (p. 45); Sciamanno, una precisazione (p. 51); Una béla taffiada (p. 53); Qualche considerazione su una malnota proposta per l’etimologia di mafia (p. 62); Una vacca ciuffata (p. 71);  Riferimenti bibliografici; Indice lessicale; Indice delle parole arabe

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Luciano Formisano, Filologia dei viaggi e delle scoperte, Bologna, Pàtron, 2021.

ISBN 978-88-555-3488-8, 500 pp., 50 euro

Le scritture di viaggio, al di là della loro ricchezza informativa e del fascino del loro esotismo, possiedono uno statuto testuale che va letto e studiato in quanto tale, dunque anche con gli strumenti della filologia. Ciò è vero non solo per la narrativa odeporica ormai entrata a far parte del canone della letteratura mondiale, ma anche per i discorsi meno formalizzati e più intrisi di referenzialità, al limite del mero documento, nati a ridosso delle Grandi Scoperte: i primi fotogrammi dell’America che nel giro di pochi anni hanno percorso l’Europa, e che in definitiva sono i responsabili della formazione di un “immaginario americano”, sono la migliore illustrazione della nascita di una tradizione che, costituitasi con sorprendente rapidità, trae le sue origini dagli scritti di Colombo e di quanti lo hanno seguito, in un intreccio di testi originali, rimaneggiamenti, plagi, traduzioni; scritti che a loro volta convogliano e reinterpretano tradizioni più antiche. Il volume, in cui non mancano incursioni che vanno dal De Canaria di Boccaccio al Diario di un viaggio in motocicletta di Ernesto “Che” Guevara, raccoglie i risultati di un quarantennio di ricerche e di studi che vanno in questo senso e che, per lo più pubblicati in sedi di difficile accesso, vengono qui presentati al pubblico dei non specialisti

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Nicolò Premi, Il trovatore Pons de la Guardia, Strasbourg, ELiPhi, 2021 (collection TraLittRo – Études et textes romans du Moyen Âge).

ISBN 978-2-37276-045-4, X + 238 pp., 40 euro

«Desidero, a proposito del mio canto, che sia apprezzato e ascoltato in Provenza, perché so bene che piace alle donne». Così Pons de la Guardia, cavaliere-trovatore catalano del XII secolo al seguito del re Alfonso II d’Aragona, si esprime a proposito del pubblico privilegiato delle sue canzoni. Da cavaliere cadetto con la passione per la poesia, Pons si inserisce infatti nel progetto politico-culturale del sovrano catalano che, investito del titolo di conte di Provenza, mirava ad accaparrarsi le simpatie dei signori occitanici anche attraverso le armi del trobar. La presente monografia ricostruisce il profilo storico-letterario del trovatore Pons de la Guardia su basi documentarie (con qualche nuova acquisizione) e offre un’edizione critica con commento e traduzione italiana delle sue otto canzoni d’amore. Ne emerge la figura di un cavaliere feudale ben inserito sia nei negozi politici della Corona d’Aragona, sia nei negozi affaristici della propria famiglia, rappresentante della piccola nobiltà delle castellanie della Catalogna settentrionale. Dal punto di vista poetico Pons si segnala per l’elegante stile leu delle proprie canzoni in cui riecheggiano gli stilemi dei grandi maestri occitanici del genere (soprattutto Bernart de Ventadorn e Arnaut de Maruelh). Completa il volume un glossario integrale.

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Confini e oltre. Studi fra Oriente e Occidente per Francesca Rizzo Nervo, a cura di R. Barcellona, G. Lalomia, T. Sardella, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2020.

ISBN 9788849864472, 326 pp., 32 euro

Interventi di: M.L. Agati, R. Antonelli, S. Arcara, A.M. Babbi, R. Barcellona, Ch. Bintoudis, G. Carbonaro, C. Carpinato, M. Cassarino, E. Creazzo, C. Cupane, A. Fabiani, M.J. Lacarra, G. Lalomia, A. Manganaro, M. Marchetti, M. Pagano, A. Punzi, S. Rapisarda, F. Rappazzo, M.S. Sapegno, T. Sardella, A. Scuderi, L. Silvano, G. Zaganelli.

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Medioevo e Moderno:fenomenologia delle rappresentazioni dell’alterità fra Oriente e Occidente. I. Voisinage et altérité en littérature et autres disciplines. Atti del XII Colloquio Internazionale Medioevo romanzo e orientale (Parigi, 8-9 novembre 2018), a cura di L. Bottini, M. Cassarino, A. Chraïbi, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2020.

ISBN 9788849865882, 210 pp., 30 euro

Interventi di: H. Abdel Maguid, N. Alhalah, L. Bottini, M. Cassarino, A. Chraïbi, C. Gesse, K. Ghosn, J.-L. Laffont, G. Lalomia, L. Maille, X. Martin, S. M’selmi, A. Pioletti, A. Yoshida.

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Lírica galego-portuguesa: Lingua, sociolingüística e pragmatica, Déborah González (ed.), Santiago de Compostela, Centro 'Ramón Piñeiro' para a Investigación en Humanidades, 2020 (Argamed n° 2).

e-ISSN 2695-3951

Indice: Introdución (Déborah González), p. 5; Trobar mal, malas cantigas, dizer mal, jugar de palabra. Refexións sobre a (errada) identifcación das cantigas de escarnio e mal dizer co concepto ‘jugar de palabra’ do Título IX da Partida II (Xosé Bieito Arias Freixedo), 11; Lingua e tradición manuscrita (Mercedes Brea), 37; Inovações expressivas no cancioneiro de amigo do trovador Joam Soares Coelho (Ângela Correia), p. 65; Did Raimbaut de Vaqueiras really know fve languages? Notes on the descort, Eras quan vey verdeyar (BdT 392, 4) (Charmaine Lee), p. 83; Per un approccio sociolinguistico alle letterature medievali: appunti preliminari sui trobadores (Simone Marcenaro), p. 113; Para a análise grafemática da *Recompilación tardía (*Livro das cantigas) (Henrique Monteagudo), p. 157; Cancioneiros e textos imprevisíveis (Maria Ana Ramos), p. 195; La cantiga Pois non ei de dona Elvira: una propuesta de autoría (Gema Vallín), p. 233.

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The End of the Ars Nova in Italy. The San Lorenzo Palimpsest and Related Repertories, edited by Antonio Calvia, Stefano Campagnolo, Andreas Janke, Maria Sofia Lannutti, John Nádas, Firenze, Edizioni del Galluzzo, 2020 (La tradizione musicale. Studi e testi, 21)

ISBN 978-88-9290-046-2, XVI + 314 pp., 54 euro

E. Abramov-van Rijk, A Musical Sonnet by Franco Sacchetti and the Soundscape of Florence – J. Nádas, New Biographical Documentation of Paolo da Firenze’s Early Career – M. Bent, The Motet Collection of San Lorenzo 2211 (SL) and the Composer Composer hubertus de Salinis – M. Lopatin, Musico-metapoetic Relationships in Trecento Song: Two Case Studies from the San Lorenzo Palimpsest (SL 2211) – A. Calvia, Some Notes on the Two-voice Ballatas by Francesco Landini in the San Lorenzo Palimpsest – A. Janke, On the Transmission of Donato da Firenze’s Madrigals – M. S. Cuthbert, Melodic Searching and the Anonymous Unica of San Lorenzo 2211 – D. Checchi - M. Epifani, Remarks on Some Realistic virelais of the Reina Codex – A. Stone, Lombard Patronage at the End of the Ars Nova: A Preliminary Panorama – G. D’Agostino, Music, Texts and Musical Images at the Court of Angevin Naples, Before and During the Schism.

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Cecilia Cantalupi, Il trovatore Guilhem Figueira. Studio e edizione critica, Strasbourg, ELiPhi, 2020 (collection TraLittRo – Études et textes romans du Moyen Âge).

ISBN 978-2-37276-032-4, XII + 494 pp., 55 euro

Originario di Tolosa ma attivo principalmente in Italia settentrionale nella prima metà del XIII secolo, Guilhem Figueira (BdT 217) è un trovatore particolarmente rappresentativo del clima storico-culturale di ambienti molto diversi tra loro: il tolosano all’epoca della crociata albigese, l’Italia delle corti e della diaspora di poeti e intellettuali e la cerchia trobadorica federiciana. Letterariamente è in dialogo costante coi trovatori del passato (Guglielmo IX, Marcabru) e coi contemporanei (Aimeric de Peguilhan, Peire Cardenal).
La monografia a lui dedicata si articola in tre parti. Lo studio introduttivo comprende una messa a punto della tradizione manoscritta, con aggiornamento del testimoniale rispetto all’edizione Levy (1880), e una ricostruzione dello scarno quadro biografico sulla base della vida (anch’essa oggetto di edizione e commento) e dei dati desumibili dai componimenti, con attenzione particolare all’analisi tematica, metrica, linguistica e stilistica dei testi.
Segue l’edizione critica del corpus, composto soprattutto da sirventesi e coblas satiriche: per ciascuna delle undici poesie edite si fornisce uno studio testuale, una traduzione italiana e un commento. Completano il volume un glossario integrale e la bibliografia.

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«INTAVULARE». Tavole di canzonieri romanzi (serie coordinata da A. Ferrari), I. Canzonieri provenzali, 14. Firenze, Biblioteca Riccardiana a aII (2814) Modena, Biblioteca Estense Universitaria a1 (Campori γ.N.8.4: 11-13). (Canzoniere di Bernart Amoros), a cura di Luciana Borghi Cedrini e Walter Meliga, Modena, Mucchi Editore, 2020.

ISBN 978-88-7000-649-0, XIV + 321 pp., 8 ill., 35 euro

Il presente lavoro sulle copie cinquecentesche del perduto canzoniere di Bernart Amoros vuole essere un primo signicativo contributo a uno studio complessivo di questa notevole raccolta trobadorica. Noto sin dalla descrizione della prima parte Riccardiana da parte di Wilhelm Grützmacher (1863), poi edita da Edmund Stengel (1899-1900), e riportato all’attenzione degli studiosi dalla scoperta della seconda parte Estense a opera di Giulio Bertoni (1899), il canzoniere di Bernart Amoros resta a tutt’oggi ancora poco conosciuto, nonostante la sua importanza nella tradizione manoscritta dei trovatori per la quantità dei testi conservati e per le lezioni che li caratterizzano e che, secondo il giudizio di d’Arco Silvio Avalle (1961), possono essere fatte risalire «a fonti assolutamente autentiche».

Sono qui offerte, secondo le finalità del progetto «INTAVULARE», una Descrizione delle copie cinquecentesche insieme alle tavole dei contenuti e alla tavola ricostruita del modello, quel libro Strozzi (dal nome della celebre famiglia orentina che l’aveva a disposizione) di cui, dopo la trascrizione effettuata tra 1588 e 1589 a Firenze per conto di Piero del Nero, si sono perdute le tracce.

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I trovatori d'Italia. Repertorio bibliografico, a cura di Maria Grazia Capusso e Frej Moretti, Pisa, Pacini Editore, 2020 (Biblioteca degli Studi Mediolatini e Volgari. Nuova serie, XXI).

ISBN 978-88-6995-709-3, 305 pp., 25 euro

Indice

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Marco Robecchi, Riccold de Monte di Croce, ‘Liber peregrinationis’, traduit par Jean le Long d’Ypres, Strasbourg, ELiPhi, 2020 (collection TraLittRo – Études et textes romans du Moyen Âge).

ISBN 978-2-37276-031-7, 448 pp., 50 euro

Le Liber peregrinationis de Riccold de Monte di Croce, écrit en 1300, est une des six œuvres latines traduites par Jean le Long d’Ypres en 1351. Riccold y décrit son pèlerinage en Terre Sainte, ses voyages à travers la Turquie et le Moyen Orient et son long séjour à Bagdad, où il a appris à connaître le mode de vie et les pratiques religieuses des chrétiens considérés comme hérétiques et des Musulmans. Jean le Long place ce récit à l’intérieur d’une collection de textes divers, tous consacrés à l’Orient et formant ainsi un ensemble cohérent et équilibré.

Le présent volume comporte la première édition critique de la traduction du Liber peregrinationis par Jean le Long, accompagnée de l’édition de son antécédent latin. Une analyse codicologique et ecdotique approfondie fournit une description de la tradition manuscrite – sept témoins latins, six français et trois italiens – et des différentes versions du Liber peregrinationis.

L’étude scriptologique, quant à elle, met en relief les caractéristiques diatopiques et diachroniques du moyen français picard du traducteur, en exploitant notamment les apports d’un glossaire méthodologiquement exigeant.

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Un'invenzione romanza: il romanzo e le sue trasformazioni nelle letterature medievali e moderne. Atti del VI seminario internazionale di studio (L’Aquila, 26-27 novembre 2019), a cura di Lucilla Spetia, num. spec. di Spolia. Journal of Medieval Studies, 2020.

ISSN 1824-727X, 304 pp., 24 euro

Indice e abstracts

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Madonne. Regine, principesse e nobildonne nella letteratura medioevale, a cura di Donatella Manzoli, num. spec. di Spolia. Journal of Medieval Studies, 2020.

Indice e abstracts

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Primo numero della rivista Textus & Musica (2020) "Qui dit tradition dit faute?" La faute dans les corpus chantés du Moyen Âge et de la Renaissance (dir. Christelle Chaillou-Amadieu, Federico Saviotti)

La rivista Textus & Musica ha l’ambizione di colmare une lacuna negli studi di musicologia e di filologia, proponendosi di stimolare, accogliere e promuovere il dialogo tra due discipline che, anche quando hanno preso in esame lo stesso oggetto, si sono nella maggior parte dei casi ignorate reciprocamente. Frutto dell’esperienza del gruppo di ricerca italo-francese «Filologia e Musicologia», attivo dal 2012, Textus & Musica ne continua la riflessione interdisciplinare sui componimenti poetico-musicali del Medioevo e del Rinascimento, privilegiando, in particolare, gli studi sui corpora cantati, di ogni genere e tradizione, prodotti e diffusi nelle diverse aree culturali d’Europa entro il 1600.

Sito della rivista

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Le Prophecies de Merlin fra romanzo arturiano e tradizione profetica, a cura di Niccolò Gensini, Bologna, Bononia University Press, 2020 (Filologicamente. Studi e testi romanzi, IV, dir. Giuseppina Brunetti).

ISBN 9788869234682, 192 pp., 25 euro

Il volume raccoglie i primi risultati scientifici promossi dall’EPM. Equipe Prophecies de Merlin, neonato gruppo di ricerca, dedicato allo studio di uno dei romanzi più affascinanti dell’ampia costellazione arturiana medievale, le Prophecies de Merlin, in cui le storie dei cavalieri della corte di Artù si intrecciano con un racconto originale della vicenda biografica di Merlino e con la raccolta delle sue numerose profezie. Nel romanzo, composto in francese nell’Italia nord-orientale entro gli anni Settanta del Duecento, trovano spazio, accanto ad allusioni alle più celebri vicende arturiane, episodi romanzeschi altrimenti irreperibili e un vasto corpus di vaticini di argomento politico ed escatologico, che spesso delineano, con un linguaggio vivido e a tratti polemico, fatti e personaggi al centro delle lotte di parte che animarono l’intero XIII secolo. I contributi di Giuseppina Brunetti, Richard Trachsler e Fanny Maillet, Fabrizio Cigni, Paolo Rinoldi, Sara Ferrilli, Marta Milazzo, Stefano Benenati e Niccolò Gensini si occupano del tema da diverse prospettive – quelle storico-letteraria, storico-culturale e critico-testuale – non senza avvicinare il testo francese alle tradizioni di altri romanzi arturiani coevi, alla letteratura profetica anglonormanna, a quella merliniana in latino e in volgare italiano.

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Francesco Benozzo, Poesia, scienza e dissidenza. Interviste (2015-2020), con una premessa di Franco Cardini, Bologna, Biblioteca Clueb, 2020.

ISBN 978-88-31365-15-4, 112 pp., 15 euro

Un libro sulla filologia come pratica del dubbio, nell’epoca in cui siamo chiamati ad affidarci senza riserve alla scienza. Soprattutto in un periodo come quello attuale, in cui ci rendiamo conto delle conseguenze concrete e spesso invasive che il pensiero scientifico può avere sulle nostre vite, diventa necessario rivendicare con forza i principi su cui la scienza moderna, da Galileo in poi, è fondata: la confutabilità, il dialogo, l’arte del dubbio su ogni verità. Come scrisse Richard Feynman, il fisico americano premio Nobel nel 1965, «la vera ricerca scientifica si basa sull’irriverenza». Attraverso dodici interviste rilasciate negli ultimi cinque anni, questo libro lascia emergere il punto di vista di un intellettuale poliedrico in cui la scienza, la poesia e la musica si intrecciano in una articolata e mai scontata visione delle cose.

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Body and Spirit in the Middle Ages. Literature, Philosophy, Medicine, edited by Gaia Gubbini, Berlin, De Gruyter, 2020.

ISBN 978-3-11-061591-3, VI + 284 pp., 99,95 euro (+ open access)

A crucial question throughout the Middle Ages, the relationship between body and spirit cannot be understood without an interdisciplinary approach – combining literature, philosophy and medicine. Gathering contributions by leading international scholars from these disciplines, the collected volume explores themes such as lovesickness, the five senses, the role of memory and passions, in order to shed new light on the complex nature of the medieval Self.

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Volume in open access e ulteriori informazioni

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«Ad consolationem legentium». Il Marco Polo dei Domenicani, a cura di Maria Conte, Antonio Montefusco, Samuela Simion, Venezia, Edizioni Ca' Foscari, 2020.

ISBN 978-88-6969-440-0, 235 pp., 30 euro

Fin dall’inizio del Trecento i Domenicani dedicano una speciale attenzione al Devisement dou monde di Marco Polo e Rustichello da Pisa, intuendone il valore scientifico e le potenzialità come strumento per l’evangelizzazione dell’Asia. Mediante una stratificata opera di traduzione e talvolta di riscrittura, l’Ordine si appropria del libro, modificandone in parte pubblico e ruolo e promuovendo il suo autore, sebbene laico, ad auctoritas. Avvalendosi di più metodi di indagine (filologico-linguistico, storico-culturale, archivistico-documentario), i contributi raccolti in questo volume offrono una rappresentazione del rapporto tra Marco Polo e i Predicatori. Il primo frutto di queste ricerche è il ritrovamento di una pergamena custodita presso l’Archivio di Stato di Venezia che certifica definitivamente la presenza di un rapporto diretto tra Marco Polo e i frati del convento dei SS. Giovanni e Paolo, centro di rilievo, legato alla cultura laica da una fitta rete di rapporti che si estende a figure di spicco del preumanesimo veneto. Il secondo livello d’indagine riguarda l’opera del frate Francesco Pipino da Bologna, che con la versione P e il Chronicon assicura al testo di Marco un successo internazionale e di lunga durata.

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Cesare Mascitelli, La Geste Francor nel cod. marc. V13. Stile, tradizione, lingua, Strasbourg, ELiPhi, 2020 (collection TraLittRo – Études et textes romans du Moyen Âge)

ISBN 978-2-37276-035-5, VIII + 378 pp., 45 euro

Il ms. Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, Fr. Z 13 (siglato V13 dagli specialisti) conserva, acefala e in attestazione unica, la Geste Francor, opera di un ignoto rimatore veneto attivo intorno agli anni Trenta-Quaranta del XIV secolo. Informata da un’impostazione squisitamente lignagère, questa monumentale compilazione – nella quale trovano posto, in una veste largamente rimaneggiata, le chansons di Bovo d’AntonaBerta da li pè grandiKarletoBerta e MilonRolandinOgier le Danois Machario – spicca nel panorama epico franco-italiano non solo per originalità, ma anche e soprattutto in virtù di una natura sfuggente e problematica. La Geste Francor pone infatti un cospicuo numero di difficoltà filologico-interpretative, che spaziano dalle componenti prosodiche, stilistiche e tematiche ai rapporti che essa intrattiene con le fonti perdute, giungendo infine alla singolare ambiguità della scripta, contraddistinta da un marcato ibridismo tra francese antico ed italiano. Allo studio di questi tre versanti – stile, tradizione e lingua – è dedicato il presente volume, nel quale, partendo dalle caratteristiche materiali del codice, ci si addentra progressivamente tra le maglie del testo per indagarne le strutture più profonde, con l’ambizione di restituire la Geste Francor e il ms. V13 al loro primitivo contesto storico-ricezionale e di delineare per questa via le strategie compilative e le competenze linguistiche dell’anonimo autore/rimaneggiatore.

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Linguistic Policies and Language Issues in Teacher Training, ed. Francesco Avolio, Antonella Nuzzaci, Lucilla Spetia, Lecce, Pensa MultiMedia, 2020.

ISBN 978-88-6760-690-0, 330 pp., 35 euro

The translation into English of the book Linguistic Policies and Issues in Teachers’ Training, testimony of the International Conference with the same title held at the Department (of Excellence) of Human Sciences of the University of L’Aquila, on April 18-19, 2018, is motivated by the wide international debate concerning the didactic uses of the language, that today are raising the interest of scholars from various sectors. The conference started from reflections on the twenty year-long application of the European Charter of Regional and Minority Languages, opened for signature on November 5, 1992 and entered into force on March 1, 1998, with the aim of addressing linguistic issues in initial and continuous teachers’ training in a transdisciplinary perspective. It focused on the difficulties of conciliation, convergence and integration of the different knowledges of the linguistic area that, although adopting different approaches and perspectives related to the scientific context in which they operate, can positively meet on the field of training, as a space of interaction for the identification of possible shared solutions and of “cultural and scientific intersection actions”, in order to promote a high quality teacher training, which today is at the center of a profound process of change. The problem of language has been tackled on different levels (disciplinary, cultural, didactic, curricular, political) and in an interdisciplinary perspective, in the encounter among specific sectors of the linguistic and philological areas (Romance Philology, History of the Language, Linguistics and Dialectology) and pedagogical area (General Didactics and Disciplinary Didactics) - characterized by their epistemic statutes, specific languages and precise investigation methodologies -, to open an unprecedented space for comparison between sector and didactic research. This comparison aimed to support the relationship between the dominant language (standard?), minority languages and dialects, to recognize the linguistic peculiarities and contexts of use, to promote plurality in an inclusive school capable of welcoming and promoting the differences. Thus, starting from advanced theoretical, methodological and practical approaches, capable of exploring the dynamic and multilayered nature of theory-practice relationships in language teaching, topics such as linguistic literacy, linguistic policies, the promotion of minority languages and dialects, the development of language, parlance, the socialization in formal contexts, language didactics with its learning and teaching methods (socially responsible), the linguistic learnings assessment were examined, as well as integration and interrelation with other disciplines, creative applications related to linguistic and symbolic resources, including new technologies. The publication of these Acts coincides with another twentieth anniversary of great importance, namely that of the approval of the Law 15 December 1999, no. 482 “Rules for the protection of historical linguistic minorities”. It intends to be a working tool - continuously in progress - for all those who believe that language is an individual and collective heritage, bearer of values and symbols, of diversity and equality.

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Il manoscritto Saibante-Hamilton 390. Edizione critica diretta da M.L. Meneghetti, coordinamento editoriale di R. Tagliani, con saggi, edizioni, formario e indici di M.G. Albertini Ottolenghi, D. Battagliola, S. Bertelli, M. Gaggero, R.E. Guglielmetti, S. Isella Brusamolino, G. Mascherpa, M.L. Meneghetti, L. Sacchi, R. Tagliani, Roma, Salerno Editrice, 2019 (in libreria dal 18/06/2020).

ISBN 978-88-6973-440-3, CCXVI-622 pp. + 20 tt., 148 euro

L’illustre codice Hamilton 390 della Staatsbibliothek zu Berlin (già Saibante), che il volume pubblica in edizione critica, ha destato l’interesse di alcuni tra i più grandi filologi romanzi dell’Otto e Novecento. Realizzato verosimilmente a Treviso nei primissimi anni Ottanta del Duecento, conserva un florilegio di testi latini e volgari di straordinaria importanza: è infatti «il primo manoscritto italiano a proporsi in forma di raccolta coerente, e i testi volgari in esso contenuti (spesso degli unica) rappresentano il più antico corpus di opere di carattere didattico-moraleggiante dell’Italia settentrionale. Le numerose miniature del codice intrecciano un fitto dialogo con i testi e hanno funzione non solo decorativa, ma anche, e ancor più, di complemento esegetico» (dall’Avvertenza, p. V). Il volume raccoglie, per la prima volta, l’edizione critica integrale di questo monumentum delle Origini italiane, accompagnato da uno studio multiprospettico che ripercorre la storia antica e moderna del codice, facendo emergere le particolarità del suo assetto materiale, ma anche i molti – e finora poco valorizzati – pregi letterari, artistici, storico-culturali che ne determinano la fisionomia. L’edizione complessiva, che permette in primo luogo di osservare l’oggetto nella sua materialità e nella sua realtà testimoniale, consente anche, da un lato, la piena intelligenza dei testi che lo compongono, esaminati nella loro peculiare stratificazione testuale e linguistica; dall’altro, offre l’opportunità d’indagare compiutamente il rapporto tra i testi e le illustrazioni che li corredano: un rapporto vistoso ed esplicito, che fa del manoscritto un caso pressoché unico nel panorama della produzione libraria dei primi secoli della letteratura italiana (ma anche europea).
Le note introduttive e i commenti puntuali a ciascuna delle opere, insieme al formario analitico completo (volgare e latino) relativo a tutti i testi contenuti, offrono un impianto esegetico il più aggiornato e sistematico possibile; gli studi codicologici e storicoartistici, nonché l’indagine sui paratesti e sull’impianto illustrativo, che alla parte propriamente esegetica si integrano in modo coerente, propongono, nel loro complesso, un nuovo ed efficace paradigma per lo studio dei grandi manoscritti letterari medievali.

INDICE
Avvertenza, p. V. Introduzione: 1. Gli studi sul manoscritto e il Progetto Saibante-Hamilton 390: status quaestionis, di M.L. Meneghetti, p. IX; 2. Materialità del codice: descrizione codicologica dei contenuti e questioni paleografiche, di S. Bertelli, p. XX; 3. Da Verona a Berlino: storia moderna del codice, di S. Bertelli, p. XLIX; 4. Le illustrazioni a piena pagina, le scritture seconde e l’ombra del committente, di M.L. Meneghetti, p. LVIII; 5. Intorno a S: la cultura libraria a Cipro nel XIV secolo, di M. Gaggero, p. LXXVI; 6. Le immagini nei testi: cultura figurativa, tecnica e stile, vicende critiche, di M.G. Albertini Ottolenghi, p. XCVII; 7. I rapporti fra testi, paratesti e illustrazioni, di M.L. Meneghetti, p. CXI; 8. Elementi linguistici per una localizzazione, di D. Battagliola, R.E. Guglielmetti, S. Isella Brusamolino, G. Mascherpa, L. Sacchi, R. Tagliani, p. CXXXI; 9. Fisionomia, significato e destinazione del recueil, di G. Mascherpa, M.L. Meneghetti, L. Sacchi, R. Tagliani, p. CLII; Bibliografia, p. CLXVII; Nota al testo: 1. Criteri di edizione, p. CCXII; 2. Criteri di descrizione delle immagini, p. CCXVI. Testo critico: Disticha Catonis, a cura di R.E. Guglielmetti e G. Mascherpa, p. 3; Sortes apostolice ad explanandum, a cura di R.E. Guglielmetti, p. 35; Exempla, a cura di R.E. Guglielmetti, p. 36; Calendario dietetico, a cura di R.E. Guglielmetti, p. 56; Ad explanandum sompnium, a cura di R.E. Guglielmetti, p. 58; Uguccione da Lodi, Libro, a cura di L. Sacchi, p. 59; Pseudo-Uguccione, Istoria, a cura di L. Sacchi, p. 76; Conplexiones et certa de hominibus, a cura di R.E. Guglielmetti, p. 103; Girardo Pateg, Splanamento deli proverbii de Salamone, a cura di S. Isella Brusamolino, p. 104; Pater noster farcito, a cura di G. Mascherpa, p. 122; Proverbia que dicuntur super natura feminarum, a cura di R. Tagliani, p. 124; Liber Panfili, a cura di R.E. Guglielmetti e G. Mascherpa, p. 150; Novella latina in prosa (Kiçola), a cura di R.E. Guglielmetti, p. 203; Appendice, p. 205. Note introduttive e commenti: Disticha Catonis, di R.E. Guglielmetti e G.Mascherpa: 1. Il testo latino, di R.E. Guglielmetti, p. 207; 2. Il testo volgare, di G. Mascherpa, p. 212; 3. Appunti linguistici, di G. Mascherpa, p. 215; 4. Note di commento, p. 219. Testi latini della sezione centrale, di R.E. Guglielmetti: 1. Sortes apostolice ad explanandum e Ad explanandum sompnium, p. 231; 2. La silloge di voci di bestiario, favole ed exempla, p. 232; 3. Il calendario dietetico e le Conplexiones, p. 244; 4. Note di commento alle Sortes apostolice ad explanandum, p. 246; 5. Note di commento agli Exempla, p. 246; 6. Note di commento al calendario dietetico, p. 256; 7. Nota di commento alle Conplexiones, p. 256. Uguccione da Lodi, Libro - Pseudo-Uguccione, Istoria, di L. Sacchi: 1. I testi, p. 257; 2. Il Libro, p. 258; 3. L’Istoria, p. 263; 4. Appunti linguistici, p. 266; 5. Note di commento a Uguccione da Lodi, Libro, p. 277; 6. Note di commento a Pseudo-Uguccione, Istoria, p. 292. Girardo Pateg, Splanamento deli proverbii de Salamone, di S. Isella Brusamolino: 1. Il testo, p. 314; 2. Aspetti metrici, p. 319; 3. Appunti linguistici, p. 322; 4. Note di commento, p. 328. Pater noster farcito, di G. Mascherpa: 1. Il testo, p. 361; 2. Aspetti metrici, p. 362; 3. Appunti linguistici, p. 363; 4. Note di commento, p. 365. Proverbia que dicuntur super natura feminarum, di R. Tagliani: 1. Il testo, p. 368; 2. Datazione, p. 372; 3. Aspetti metrici, p. 372; 4. Problemi aperti: provenienza e lingua del testo, p. 374; 5. Note di commento, p. 384. Liber Panfili, di R.E. Guglielmetti e G. Mascherpa: 1. Il testo latino, di R.E. Guglielmetti, p. 426; 2. Il testo volgare, di G. Mascherpa, p. 430; 3. Appunti linguistici, di G. Mascherpa, p. 433; 4. Una proposta interpretativa, di G. Mascherpa, p. 437; 5. Note di commento, p. 438. Novella latina in prosa (Kiçola), di R.E. Guglielmetti: 1. Il testo, p. 459; 2. Note di commento, p. 461. Formario e indici: Avvertenza, di D. Battagliola, p. 465; Formario, di D. Battagliola, con la supervisione di M. Gaggero, G. Mascherpa e R. Tagliani, p. 469. Indice dei nomi e delle opere anonime, p. 586; Indice dei manoscritti citati, p. 605; Indice delle tavole, p. 611.

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Libro della natura degli animali. Bestiario toscano del secolo XIII, a cura di Davide Checchi, Firenze, Edizioni del Galluzzo, 2020 (Archivio romanzo, 36).

ISBN 978-88-8450-910-9, X-503 pp., 82 euro

Il Libro della natura degli animali (noto anche come Bestiario toscano) è il primo bestiario moralizzato in prosa della letteratura italiana. Composto nell’ultimo quarto del XIII impiegando fonti latine e francesi, questo testo fu copiato fino alla fine del XV secolo ed ebbe una notevole diffusione nell’area toscana, nell’Italia settentrionale e in Catalogna, dove fu tradotto in catalano nella prima metà del XIV secolo. Il presente volume ne offre un’edizione critica, per la prima volta fondata su un’analisi completa della tradizione diretta e indiretta.

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Bollettino dell'Opera del Vocabolario Italiano - Supplemento VII (2019) Italiano antico, italiano plurale. Testi e lessico del Medioevo nel mondo digitale. Atti del convegno internazionale in occasione delle 40.000 voci del TLIO (Firenze, 13-14 settembre 2018), a cura di Lino Leonardi e Paolo Squillacioti, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2019.

ISBN 978-88-3613-017-7, 264 pp., 25 euro

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Sergio Vatteroni, La Contemplazione della Passione di Cristo secondo le ore canoniche. Versioni occitane di Assisi e Rodez, versione occitano-catalana di Pavia, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2020 (Scrittura e scrittori. Collana di studi filologici, 6)

ISBN 978-88-3613-045-0, VI + 182 pp., 20 euro

Le prose occitane qui edite criticamente per la prima volta costituiscono tre versioni diverse di uno stesso testo, volgarizzato da un originale latino che deve aver circolato anch’esso in più redazioni, e di cui abbiamo una sola versione a stampa, più breve dei volgarizzamenti conservati, edita nella Patrologia Latina. L’opera in tre versioni è una Contemplazione della passione di Cristo secondo le ore canoniche; le versioni occitane sono tramandate dal ms. Assisi, Biblioteca di Chiesa Nuova, 9, e dal ms. Rodez, Bibliothèque Municipale, 60, mentre il ms. Aldini 28 della Biblioteca Universitaria di Pavia conserva una versione in lingua mista occitano-catalana. Di quest’ultima esiste l’edizione diplomatico-interpretativa pubblicata da Carlo Salvioni nel 1899; le altre due versioni sono, come detto sopra, inedite. Il ms. di Assisi, molto noto e studiato, è la più importante silloge conservata di testi francescani di ispirazione spirituale e beghina redatti in occitano; gli altri due mss., invece, poco o per nulla studiati, meriterebbero un’indagine più approfondita di quanto si è potuto fare qui. Insignificanti sotto l’aspetto letterario, le tre prose sono invece molto interessanti linguisticamente perché documentano, per la prima metà del XIV secolo, varietà particolari del sud-ovest del dominio occitano e, nel caso del ms. pavese, una lingua mista occitano-catalana di notevole interesse, che conferma ulteriormente l’esistenza, tra la fine del XIII e il XIV secolo, di questa varietà linguistica.

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La Filologia Medievale. Comparatistica, critica del testo e attualità. Atti del Convegno (Viterbo, 26-28 settembre 2018), a cura di Paolo Canettieri, Giovanna Santini, Rosella Tinaburri, Roberto Gamberini, Roma, L'Erma di Bretschneider, 2019 (Filologia classica e medievale, 3).

ISBN 9788891319029, 270 pp., 180 euro

Studiosi di testi medievali latini, romanzi e germanici discutono temi e metodi che riguardano la critica del testo e la comparatistica linguistico-letteraria del medioevo europeo. Esperienze di ricerca maturate nelle tre aree disciplinari si incontrano al fine di pervenire a una migliore comprensione di fenomeni culturali complessi, in uno spettro temporale che va dall' antichità all' epoca contemporanea. Questo volume vuole offrire un terreno di confronto tra le filologie medievali, a partire dalle intersezioni poste dalla realtà storico-testuale. Ne scaturisce una riflessione sul contributo che la filologia può dare al mondo attuale, come disciplina storica, per la configurazione dei processi mentali, oltre che sociali e culturali. La filologia ha un ruolo fondamentale nella formazione di una coscienza del passato: attraverso la ricostruzione critica dei testi e della rete delle loro relazioni, recupera il senso della distanza e permette di ricostruire il passato nella sua specificità, imponendo un ragionamento sulle eventuali differenze tra il presente e il nostro futuro.

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Nel Duecento di Dante: i personaggi, a cura di Franco Suitner, Firenze, Le Lettere, 2020 (Società Dantesca Italiana - Centro di Studi e Documentazione Dantesca e Medievale - Quaderno 12).

ISBN 978-88-9366-125-6, 50 euro

Il volume presenta un ampio affresco del mondo storico e umano della Commedia, attraverso la trattazione di una serie selezionata di personaggi riferibili principalmente al Duecento. Studiosi di letteratura e storici si confrontano, ora offrendo dei rinnovati profili dei personaggi, ora analizzandone aspetti e caratteristiche ancora inedite. L’insieme degli interventi, concepiti in origine per un convegno tenutosi presso la Società Dantesca Italiana, offre ampio materiale per
approfondire alcuni dei principali nodi interpretativi del poema, affrontati attraverso un taglio interdisciplinare che mira a cogliere la complessità del mondo dantesco attraverso il campionario di umanità in esso rappresentato.

Indice: F. Suitner, Premessa - G.G. Merlo, Il santo: Domenico - A. Pegoretti, La suora mancata: Piccarda - F. Zambon, Il poeta-vescovo: Folchetto di Marsiglia - F. Meier, L’imperatrice: Costanza - F. Suitner, Il cantore: Casella - P. Porro, Il filosofo: Sigieri di Brabante - M. Ciccuto, Gli artisti: Cimabue e Giotto - G. Crimi, Gli indovini - M. Benedetti, L’eretico: Dolcino - S. Diacciati, Il ‘barone’: Corso Donati - L. Fiorentini, I traditori toscani della Caina - G. Albanese, Il guelfo sanguinario: Fulcieri da Calboli - F. Pirani, Il tiranno: Guido di Montefeltro - G. Todeschini, L’usuraio: Rinaldo Scrovegni - D. Carron, Il principe ‘senzaterra’: Carlo di Valois - S. Carocci, Il papa nepotista: Niccolò III - N. Applauso, Il capo della cancellieria imperiale: Pier della Vigna - A. Büttner, Due imperatori: Rodolfo e Alberto d’Asburgo - G.L. Potestà, Il personaggio-enigma: «un cinquecento diece e cinque».

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Gérard Gouiran, From Chanson de Geste to Epic Chronicle. Medieval Occitan Poetry of War, edited by Linda M. Paterson, London, Routledge, 2020.

ISBN 978-1-138-49322-3, 236 pp., £96.00

In this collection of essays Gérard Gouiran, one of the world's leading and much-loved scholars of medieval Occitan literature, examines this literature from a primarily historical perspective. Through texts offering hitherto unexplored insights into the history and culture of medieval Europe, he studies topics such as the representation of alterity through female figures and Saracens in opposition to the ideal of the Christian knight; the ways in which the narrating of history can become resistance and propaganda discourse in the clash between the Catholic Church and the French on the one hand, and the Cathar heretics and the people of Occitania on the other; questions of intertextuality and intercultural relations; cultural representations fashioning the West in contact with the East; and Christian dissidence in the twelfth and thirteenth centuries. Written in an approachable style, the book will be of historical, literary and philological interest to scholars and students, as well as any reader curious about this hitherto little-known Occitan literature.

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Il fiume dei racconti. Fonti arturiane latine, con traduzione e commento a cura di Paolo Galloni, Aicurzio (MB), Virtuosa-Mente, 2019.

ISBN 978-88-98500-34-5, 277 pp., 26 euro

Chi era re Artù, da quando esiste? L’unico modo per comprendere qualcosa della complessa leggenda del mitico sovrano è interrogare le fonti medievali, in particolare quelle latine che hanno preceduto la grande diffusione dei poemi in volgare. Il latino era la lingua della cultura alta e della storiografia, per questo i testi che qui si presentano, per la prima volta tutti insieme e preceduti da un’introduzione innovativa, erano percepiti come più autorevoli e storicamente affidabili. Se l’Artù dei poemi vernacolari è un re ideale e improbabile, quello latino è una figura paradossale e contraddittoria. Guerriero invincibile ma prepotente, sovrano iracondo, re scomparso di cui si attende il ritorno, antica salma oggetto di un sorprendente ritrovamento, l’Artù delle fonti latine è un personaggio sorprendente ancora da scoprire.

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Historia Troyana. Versos, edizione, traduzione, introduzione e note a cura di Marcello Barbato, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2020.

ISBN 978-88-3613-008-5, 216 pp., 17 euro

La Historia Troyana Polimétrica è una traduzione castigliana in prosa, ma con diversi brani versificati, del Roman de Troie di Benoît de Sainte-Maure. Oltre che come episodio della ricezione del romanzo francese in Spagna, l’opera è importante proprio per le sue parti in versi, che ne fanno un anello significativo della catena letteraria tra XIII e XIV secolo. L’autore sperimenta infatti diversi metri e registri (da quello epico a quello elegiaco a quello amoroso); per la particolare attenzione riservata alla storia di Troilo e Briseida la Historia appare inoltre come il primo saggio di novela sentimental in terra spagnola. Il volume offre dunque una nuova edizione dei brani in verso, accompagnati da una traduzione italiana e da un duplice apparato (filologico ed esegetico). L’introduzione presenta il quadro della trasmissione del testo, ne discute la data (proponendo di avanzare di qualche decennio la datazione di Menéndez Pidal), approfondisce il problema della forma prosimetrum, tratta in dettaglio della metrica e dello stile dei poemi, confrontati anche sistematicamente con la fonte francese. Si intende così favorire l’accessus del lettore italiano a questa joya della letteratura spagnola medievale.

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La lirica del/nel Medioevo: esperienze di filologi a confronto. Atti del V seminario internazionale di studio (L'Aquila, 28-29 novembre 2018), a cura di Lucilla Spetia, Magdalena León Gómez eTeresa Nocita, «Spolia», numero speciale 2019.

ISSN 1824-727X, 234 pp., 24 euro

Il volume raccoglie gli Atti del V Seminario internazionale di studi La lirica del/nel Medioevo: esperienze di filologi a confronto svoltosi presso il Dipartimento di Scienze Umane dell’Università degli Studi dell’Aquila nei giorni del 28 e 29 novembre 2018, e ideato e organizzato da Lucilla Spetia, professore associato di Filologia e Linguistica romanza, con il contributo prezioso di Magdalena León Gómez, cui si affianca per la curatela Teresa Nocita. L’iniziativa dei Seminari nata quasi per scommessa nel 2014, è stata poi proseguita con tenacia da chi la organizza e accolta con crescente interesse da parte degli specialisti di diverse discipline e soprattutto degli studenti. Obiettivo di tali incontri è di individuare un tema che dia spazio al confronto interdisciplinare avendo come focus o punto di partenza il Medioevo, quindi un confronto non solo tra letterature di lingua diversa – volgari, latina e greca bizantina -, ma anche tra discipline apparentemente distanti da quelle filologiche, come la storia dell’architettura, la storia dell’arte, l’archeologia medievale, l’arte di divulgazione attraverso i mass media. [dall'Introduzione]

Indice, abstracts e introduzione

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Jacopo Cecchi, Rime, a cura di Benedetta Aldinucci, Roma, Salerno (Testi e documenti di letteratura e di lingua, 43)

ISBN 978-88-6973-449-6, lii + 162 pp., 24 euro

L’identità e la produzione del notaio e rimatore fiorentino ser Jacopo Cecchi sono state per oltre quattro secoli indissolubilmente legate al nome di Dante Alighieri: consacrata sotto la paternità dantesca dalla stampa della ‘Giuntina di rime antiche’ del 1527, la fortunatissima canzone Morte, perch’io non trovo a cui mi doglia è rimasta legata al nome dell’Alighieri fino alla fine dell’Ottocento, in virtú di una lettura da parte della critica che la voleva tessera estravagante della Vita nuova, necessaria a “completare” un capitolo del libello – quello sulla infermità, morte e assunzione in cielo di Beatrice – avvertito come carente. Copisti ed editori di Dante hanno dunque inteso la canzone quale accorato planctus del sommo poeta cagionato dalla mortale malattia di Beatrice, al punto di oscurare l’identità del meno celebre rimatore fiorentino, riportato all’attenzione degli studi solo sul finire dell’Ottocento, allorché ha cominciato a delinearsi la fisionomia di un poeta minore, mediocre autore di rime amorose, ma abile imitatore di Dante e del Petrarca. Attivo nelle istituzioni fiorentine dal 1315/26 al 1369, Jacopo Cecchi svolse l’incarico di ambasciatore per il Comune di Firenze e ricoprí l’ufficio di notaio della Signoria per il quartiere San Giovanni. Nel volume viene puntualmente ricostruita, grazie a nuove ricerche d’archivio, la sua identità storica, introduttiva all’edizione critica commentata del piccolo corpus rimico, che annovera, oltre alla canzone alla Morte, la canzone Lasso, ch’i’ sono al mezzo della valle e il capitolo ternario O sconsolate a pianger l’aspra vita, ora per la prima volta proposto a stampa. Seguono in Appendice la canzone O Morte, che la vita schianti e snerbi (forse del Cecchi, se lo Jacobus de Florentia cui la assegna il ms. Paris, Bibliothèque nationale de France, n.a. 1745, coincide con il rimatore fiorentino) e l’anonimo rifacimento tardo quattrocentesco o cinquecentesco, Morte, da che convien pur ch’io mi doglia, testimone dell’ampia fortuna arrisa alla canzone Morte, perch’io non trovo. Ogni componimento, opportunamente inquadrato all’interno del panorama poetico coevo, è corredato di apparato giustificativo che consente di verificare le scelte testuali diffusamente discusse anche nella Nota ai testi; mentre il commento è a servizio della comprensione del testo e indica i riferimenti letterari che si sono reputati piú probabili e certi.

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Filologicamente. Studi e testi romanzi III, a cura di Giuseppina Brunetti, Bologna, Bononia University Press, 2019.

ISBN 978-88-6923-379-1, xiv + 142 pp., 25 euro

Indice

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Cinque studi sul racconto medievale, a cura di Margherita Lecco, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2019 (Studi e ricerche).

ISBN 978-88-6274-999-2, xiv + 146 pp., 16 euro

Tutti gli studi che, specie negli ultimi vent’anni, hanno preso in esame il racconto medievale ne hanno messo in luce la molteplicità e ricchezza, e la novità di soluzioni retoriche. Tra i generi della letteratura europea dei secoli tra XII e XVI, il racconto si distingue dagli altri generi a vario titolo indicati come ‘narrativi’ – canzone di gesta e romanzo (ma anche opere a fondamento storico) - per la versatilità con cui vengono ad esserne declinate le proposizioni, sia lungo un asse diacronico, temporale, poiché prove di racconto si possono intendere già quasi formate nei secoli tardo-latini (come i *Dialogi *di Gregorio Magno), sia su un asse sincronico, poiché i racconti medievali, anche – se non soprattutto – nella loro accezione più compiuta, la novella, traggono materiali e vitalità da ogni comparto, storico, geografico, culturale, letterario. E, insieme, nel racconto si sperimentano, più che in altri generi, forme di scrittura variate per configurazione, per intento, per pubblico. I cinque studi che sono qui riuniti tornano ad esaminare, talora precisandone la definizione, alcuni tipi di racconto, prodotti nelle letterature medievali romanze, francese, occitana, italiana, spagnola.

Indice: Alberto Conte, Alle origini della novella in Italia: raccolte, modelli, tradizione testuale e codificazione del genere; Francesca Gambino, Sulla terminologia di alcuni ‘generi’ della narrativa breve in antico occitano: *conte*, *dictat*, *dictamen*, *faula*, *flabel*, *nova*, *novela *; Gaetano Lalomia, Come Calila non ha insegnato a raccontare. La narrativa breve castigliana nei secoli XIV e XV; Margherita Lecco, Sul racconto-cornice nella letteratura fra Medioevo e Rinascimento; Monica Longobardi, Da Gervasio di Tilbury a M.F. Delavouët: l’Istòri dóu rèi mort qu’anavo à la desciso.

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Paolo Trovato, Sguardi da un altro pianeta. Nove esercizi di filologia («Lai de l'ombre», «Libro de buen amor», «Lazarillo», fonti storiche e musicali), Padova, libreriauniversitaria.it, 2019 (Storie e linguaggi).

ISBN 9788833591766, 322 pp., 24,90 euro

«Negli ultimi vent’anni mi è capitato, un po’ per caso e un po’ per scelta, di occuparmi – nel tempo rubato alla Commedia – anche di testi lontani da quelli su cui normalmente lavorano gli italianisti: testi crociati in latino; resoconti e guide di pellegrinaggio italiani e non; frottole musicali ricavate spesso, all’apparenza a memoria, da poesie di Petrarca; testi spagnoli e francesi di tradizione controversa, variamente problematica, come il Libro de buen amor, il Lazarillo de Tormes e il Lai de l’ombre, nel nome del quale Joseph Bédier ha sferrato un formidabile e quasi distruttivo doppio attacco (1913, 1928) al metodo degli errori comuni perfezionato dal suo maestro Gaston Paris […]. La filologia alla quale queste applicazioni si richiamano e della quale aspirano a mostrare l’utilità non è la cosiddetta New Philology (riconducibile al decostruzionismo di moda in America negli anni Ottanta del Novecento), ma è invariabilmente la filologia senza aggettivi di Maas e Pasquali, che ho imparato dai miei maestri e di cui anch’io ho cercato, per quanto possibile, di approfondire e chiarire alcune nozioni problematiche» (dall’Introduzione).

Indice

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La follia di Tristano. Redazione del manoscritto di Berna, a cura di Chiara Concina, Roma, Carocci, 2020 (Biblioteca Medievale).

ISBN 9788843099016, 112 pp., 12 euro

Tra i monumenti letterari che attestano la fase più antica del fortunato mito medievale di Tristano e Isotta si colloca il breve testo antico-francese in octosyllabes della Folie Tristan, tramandato in due diverse redazioni risalenti al xii secolo: una più corta, detta di Berna (che qui si presenta), l’altra più lunga, detta di Oxford. Travestito da folle, Tristano torna alla corte di re Marco per rivedere l’amata Isotta. Da lei tenta di farsi riconoscere, rievocando con un discorso apparentemente insensato gli episodi salienti della loro storia. La regina – dapprima diffidente – finirà per cedere, e dopo l’agnizione finale gli amanti riusciranno a ricongiungersi per un’ultima breve stagione. Ennesima maschera tristaniana, la simulazione della follia permette la messa in atto di un geniale dispositivo della “ricordanza”, che restituisce nella miniatura di un breve poemetto le vicende più note degli amanti di Cornovaglia.

Informazioni

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La strada per il Catai. Contatti tra Oriente e Occidente al tempo di Marco Polo, a cura di Alvise Andreose, Milano, Guerini e Associati, 2019.

ISBN 978-88-6250-773-8, 220 pp., 22,50 euro

A partire dagli anni Quaranta del Duecento, diversi viaggiatori approfittarono della situazione di stabilità politica che si era creata a seguito dell’unificazione di gran parte dell’Eurasia sotto i Mongoli, per intraprendere la via dell’Oriente, giungendo in Mongolia o spingendosi fino nel remoto Catai. Si aprì così una fase particolare nei rapporti tra il mondo asiatico e quello europeo. Da allora, per oltre un secolo mercanti – come il celebre Marco Polo (1254-1324) – e missionari ‒ come il francescano Odorico da Pordenone (1280ca.-1331) ‒ si spostarono tra Ovest ed Est percorrendo la Via della seta o seguendo le rotte marittime che collegavano il Golfo Persico ai porti della Cina meridionale. Le informazioni trasmesse nei loro resoconti contribuirono a delineare una «nuova» immagine dell’Estremo Oriente, profondamente diversa da quella che il Medioevo aveva ereditato dall’Antichità. Il tema dei rapporti tra l’Occidente e la Cina nei secoli XIII-XIV – così importante per capire le modalità di rappresentazione dell’alterità nella cultura europea medievale – viene affrontato nel libro attraverso un approccio multiprospettico e trasversale, capace di far interagire e dialogare efficacemente saperi afferenti a discipline di diversa natura e tradizione. In particolare, l’eccezionalità dell’impresa di Marco Polo e la straordinaria ricchezza della sua opera costituiscono il nucleo ispiratore e la chiave di volta di molti dei saggi qui raccolti.

Indice

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Dante Alighieri, Vita Nuova. Rime, tomo II. Le rime della maturità e dell’esilio, a cura di Marco Grimaldi, Roma, Salerno, 2019.

ISBN 978-88-6973-388-8, XLIV-744 pp., 49 euro

Il tomo – che segue le Rime della ‘Vita nuova’ e altre rime del tempo della ‘Vita nuova’, apparse nel 2015 – porta a termine la pubblicazione dell’intero corpus lirico dantesco, comprensivo dei testi poetici del «libello» giovanile e del Convivio. Seguendo l’ordinamento stabilito da Michele Barbi, il secondo tomo raccoglie la Tenzone con Forese Donati, le Rime allegoriche e dottrinali, le Altre poesie d’amore e di corrispondenza, le Rime per la donna pietra e le Rime varie del tempo dell’esilio; si chiude con l’Appendice delle Rime di dubbia attribuzione e riattribuite a Dante. Ciascun componimento di Dante e dei suoi corrispondenti, pubblicato di norma secondo il testo Barbi puntualmente rivisto alla luce dell’edizione critica di Domenico De Robertis, è preceduto da un cappello introduttivo che discute le principali questioni interpretative, filologiche e storico-letterarie, da una bibliografia specifica e da una nota metrica ed è dotato di un ricco, puntuale e aggiornato commento.

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Mauro Azzolini, Una gioiosa baldanza. Immagini, modelli e lessico della giovinezza guerriera nelle letterature galloromanze dei secoli XI-XIII, postfazione di Alvaro Barbieri, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2019.

ISBN 978-88-6274-949-7, 322 pp., 24 euro

Fulcro di questo volume è lo studio del particolare statuto attribuito alla giovinezza entro le scritture in versi del medioevo galloromanzo. Periodo di sboccio del valore e del sentimento amoroso, l'età verde si offre alla rappresentazione letteraria quale summa delle virtù cortesi e momento cruciale per il pieno sviluppo delle qualità marziali. Il cavaliere nel fiore degli anni, combattente gioioso e feroce, è portatore di una forza vitale devastante, che di norma protegge l'integrità tribale, ma in certi casi può minacciarla e metterla in serio pericolo. In queste manifestazioni di oltranza e di eccesso, lea gioventù cavalleresca risulta sorprendentemente vicina ai campioni militari delle tradizioni mitiche e delle leggende indoeuropee, ma trova paralleli e riscontri anche nel folclore internazionale, tanto da configurare uno stock di universali culturali e antropologici delle "infanzie" in armi. Muovendo da un'indagine di semantica storica condotta sul lessico e passando per l'analisi delle più significative realizzazioni testuali del rapporto tra rigoglio giovanile e funzione guerriera, oltre che delle relazioni tra racconto iniziatico di "formazione" e strutture narrative, il presente lavoro identifica nell'archetipo della giovinezza e nelle sue molteplici variazioni tematiche una delle via d'accesso privilegiate alla comprensione del discorso eroico nel medioevo letterario di Francia.

Indice

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Silvia De Santis, Galvano di Bologna. Tra la Commedia dantesca e il Roman de Troie di Benoît de Sainte-Maure. Ricerche, Roma, Gangemi, 2019.

ISBN 978-88-492-3807-5, 144 pp., 18 euro

Il volume prende in esame la ricezione italiana del Roman de Troie di Benoît de Sainte-Maure e le sue numerose testimonianze manoscritte centrando l’interesse sui codici illustrati con particolare riferimento a W (= Wien, Österreichische Nationalbibliothek, 2571), C (= Paris, Bibliothèque nationale de France, fr. 782) e S (= Sankt Peterburg, Rossijskaja Nacional’naja Biblioteka, fr. F.v. XIV.3), databili al secondo quarto del Trecento. A quest’ultimo manoscritto, il più sontuoso dell’intera tradizione dell’opera, è dedicata un’analisi specifica, da cui verrà avanzata una nuova ipotesi circa sua localizzazione. Il confronto paleografico, codicologico e linguistico con uno dei più antichi relatori della Commedia dantesca (Firenze, Biblioteca Riccardiana, ms. 1005 e Milano, Biblioteca Braidense, ms. AG XII 2), sottoscritto da maestro Galvano di Bologna, ha infatti permesso all’autrice di attribuire allo stesso Galvano anche il codice pietroburghese, la cui origine era stata fino a oggi ritenuta incerta.

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Costanzo Di Girolamo, Filologia interpretativa, Presentazione di Paolo Di Luca e Oriana Scarpati, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2019 (Storia e letteratura. Raccolta di studi e testi, 306).

ISBN 978-88-9359-257-4, eISBN 978-88-9359-258-1, XXIV+720 pp., 98 euro

«L’organizzazione interna della raccolta non ha bisogno di spiegazioni particolari. Quanto al titolo, esso riprende in forma sintetica quello di un corso seminariale che ho tenuto alcuni anni fa e che poneva al centro della riflessione luoghi testuali controversi e quasi sempre irrisolti, o al contrario ugualmente problematici, ma passati del tutto inosservati. A partire da una difficoltà circoscritta, si poteva risalire di solito a implicazioni complesse. Con i miei studenti, abbiamo tentato di venirne a capo riflettendo sulla natura dei problemi, sugli strumenti adoperati e sulle finalità stesse del lavoro filologico. È emerso che nella tradizione degli studi all’acribia e al rigore di alcune pratiche non ha corrisposto, il più delle volte, un pari impegno esegetico e nemmeno un adeguato interesse per l’interpretazione, senza la quale è impossibile ridurre o annullare la differenzialità, non soltanto linguistica, che presentano le opere del passato. In realtà, la filologia che possiamo chiamare interpretativa non si applica solo a luoghi specifici dei testi, non è solo al servizio del commento, ma può e deve rivolgersi, con modalità diverse da quelle della critica intuitiva o anche di altre branche della stessa filologia, all’intelligenza di opere, di generi, motivi, perfino forme, contribuendo al contempo, ove sia il caso, alla messa a punto del testo; non in ultimo, deve comprendere nel suo studio le abitudini interpretative delle comunità letterarie a cui appartengono gli autori, le quali saranno a loro volta oggetto di interpretazione. D’altro canto, se rovesciamo la prospettiva e ci mettiamo dal punto di vista della teoria letteraria, è solo alla filologia che può essere affidata la responsabilità che ogni interpretazione comporta». (Dalla Nota dell’autore)

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Robert Lug, Semi-mensurale Informationen zur Liedrhythmik des 13. Jahrhunderts, Stuttgart, ibidem, 2019.

ISBN 9783838213422, 272 pp., 39,90 euro

Das Rhythmusproblem des hochmittelalterlichen Liedes gilt als unlösbar, seit die Diskussion vor mehr als vierzig Jahren zu einem kontroversen Stillstand gekommen ist. Sang man alle Lieder der Troubadours und Trouvères im 3/4-Takt, oder war den Melodien ein akzentloses, gregorianisches Schweben eigen? Die moderne Aufführungspraxis, die uns ein Klangbild vermitteln möchte und sich sonst gern als ›historisch informiert‹ bezeichnet, fischt in diesem Fall im Trüben. Eine bisher missverstandene Notenschrift, die kurzlebige semi-mensurale Notation, schafft jetzt eine neue Ausgangslage. Sie bildet rhythmische Strukturen ab und entzieht neugregorianischen Spekulationen den Boden. Stattdessen werden Versfuß-Architekturen erkennbar, die sich je nach Liedtyp mehr oder weniger variantenreich manifestieren. Im Fokus von Robert Lugs Studie steht die Metrik des romanischen Singverses, ein gemeinsames Forschungsfeld von Romanistik und Musikwissenschaft.

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Linee storiografiche e nuove prospettive di ricerca. XI Colloquio Internazionale Medioevo romanzo e orientale (Roma 27-28 febbraio 2018), a cura di Francesca Bellino, Antonio Pioletti, Eliana Creazzo, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2019.

ISBN 9788849860245, 360 pp., 34 euro

Per la Sezione “Colloqui” della Collana “Medioevo Romanzo e Orientale”, diretta da A. Pioletti, vengono pubblicati gli Atti dell’XI Colloquio internazionale della serie, dedicato a Linee storiografiche e nuove prospettive di ricerca (Roma- Accademia Nazionale dei Lincei, 27-28 febbraio 2018). Il volume è a cura di F. Bellino, E. Creazzo e A. Pioletti, con Indice degli autori e delle opere curato da C. La Rosa. Finalità del Colloquio, a ventisette anni dall’inizio delle pubblicazioni della Collana, è stata quella di fare il punto sulle ricerche dedicate allo studio dei rapporti fra Oriente e Occidente nelle letterature medievali. Il Colloquio si è articolato in tre sezioni di interventi: storia della critica; i grandi testi della biblioteca euroasiatica; nuove prospettive di ricerca. Una quarta sezione è stata dedicata a Dalla poesia di Nezami Ganjavi alla narrativa, al teatro, all’opera lirica.

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Apuleio, Le Metamorfosi, saggio introduttivo, nuova traduzione e note a cura di Monica Longobardi, presentazione di Gian Biagio Conte, Milano, Rusconi, 2019.

ISBN 9788818033625, 864 pp., 16 euro

«Questo africano gli richiamava in volto il sorriso. Nelle sue Metamorfosi il latino raggiungeva la pienezza: travolgeva seco limi, acque diverse affluite da tutte le provincie; e tutte si mescevano, si confondevano in una tinta bizzarra, esotica, quasi nuova. Vezzi, particolari nuovi della società latina trovavano la loro piena espressione in neologismi scaturiti, in quell'angolo d'Africa romano, dalle necessità della conversazione» (J.-K. Huysmans, Controcorrente).

Questa nostra traduzione valorizza la posterità dell’opera, dando voce e udienza ad alcuni degli autori presso i quali Apuleio ebbe più fortuna: Boccaccio, Firenzuola, La Fontaine, Pascoli, Savinio, Tabucchi.

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Luca Gatti, Repertorio delle attribuzioni discordanti nella lirica trovierica, Prefazione di Luciano Formisano, Roma, Sapienza Università Editrice, 2019.

ISBN 978-88-9377-113-9, 340 pp.

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Questione assai spinosa per gli specialisti della lirica antico-francese, il cui corpus è costituito da oltre 2.500 componimenti, è quella della paternità: il 63% dei testi è anonimo; dei rimanenti, nel 17% dei casi le rubriche dei canzonieri propongono almeno due autori. Il fenomeno delle attribuzioni discordanti, di vasta portata, non è però evidenziato a sufficienza nei repertori attualmente disponibili: in questo studio si tenta di sondarne le principali casistiche e si propone, inoltre, una schedatura dei trovieri il più possibile neutra e non viziata da giudizi precostituiti. In ultima analisi, l’escursione attributiva non sembrerebbe solo un problema ecdotico, ma anche e soprattutto la testimonianza di una vitalità letteraria.

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«ognuno resti com’è, diverso dagli altri». Plurilinguismo, multilinguismo, multiculturalismo. Numero monografico di «Annali online della Didattica e della Formazione Docente», 17/2019, a cura di Monica Longobardi e Margherita Ghetti.

ISSN 2038-1034, 136 pp.

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Sito della rivista

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Monica Longobardi, Viaggio in Occitania, Prefazione di Fausta Garavini, Aicurzio, Virtuosa-Mente, 2019.

ISBN 978-88-98500-30-7, 295 pp., 29 euro

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L’esilio di un fauno nelle ultime terre selvagge della Camargue; la corrente del Rodano che trasporta la salma di un re verso il sacro sepolcreto degli Alyscamps; la foresta di Feytaud scenario di guerre tra stirpi umane e ferine, e morti che ritornano in maisons hantées. Tre “notturni” in una Natura panica che difende misteriosamente le sue antiche leggi e pronuncia i suoi sortilegi; dove la cerva, il cinghiale, le querce, i castagni, i ginepri combattono la loro tacita battaglia contro le ferite inferte alla terra. Il bosco, i pascoli, il grande fiume, le saline e la palude: le terre d’Occitania che la storia ha silenziato e che una letteratura dei “quattro elementi” riprende a sillabare. In quale lingua? L’occitano di oggi, lingua viva ma che parla troppo sommessamente perché il mondo di fuori la distingua. La voce che fu dei trovatori, ma che non ha mai cessato il suo canto. Sino ad oggi. La lettura di d’Arbaud, Delavouët, Ganhaire ci introduce in questo universo letterario inesplorato in Italia, negletto dai traduttori e dalla ricerca: un’autentica rivelazione.

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Floriant e Florete, a cura di Mariateresa Prota, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2019.

ISBN 978-88-6274-942-8, 508 pp., 35 euro

Il Floriant e Florete – del quale si fornisce qui la prima traduzione italiana – è un romanzo francese del XIII secolo e narra una deliziosa storia d’amore, di viaggi e di avventure straordinarie e avvincenti. Al crocevia tra genere epico e genere romanzesco, l’opera affascina per il racconto degli incantamenti della fata Morgana e per il riferimento alla leggenda del trasferimento postumo di Artù nell’Etna; al contempo, è degna d’interesse la sua ambientazione, quasi del tutto siciliana e insolitamente precisa: si citano con cognizione, infatti, Monreale, Palermo, Nicosia, il Mongibello, Messina, Capo del Faro – oltre ad altre città italiane sicuramente più note all’epoca anche fuori dai confini della nostra Penisola. Tale legame con l’Italia e la cultura italiana, unito alla piacevolezza della storia, rende il romanzo di certo attraente, anche per il lettore moderno e non specialista.

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Dante e la dimensione visionaria tra medioevo e prima età moderna, a cura di Bernard Huss e Mirko Tavoni, Ravenna, Longo, 2019.

ISBN 978-88-9350-032-6, 192 pp., 18 euro

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Che cosa significa che la Divina Commedia è il racconto della visione dell’aldilà che Dante afferma di avere avuto, il resoconto di ciò che giura di avere visto? Queste affermazioni sono “vere”, e in che senso possono esserlo? O sono fittizie, giustificate dall’eccezionale inventività poetica dell’autore messa al servizio di una auto-assegnata missione di rigenerazione della Cristianità? Il dilemma fra queste due interpretazioni polari rischia di essere indecidibile e sterile, ma questo agile volume, frutto di un seminario interdisciplinare tenuto all’Italienzentrum della Freie Universität di Berlino sotto l’egida della Fondazione Alexander von Humboldt, porta risultati originali che fanno fare passi avanti alla nostra comprensione dei fatti. Il retroterra di Dante viene illuminato in varie direzioni: dal possibile rapporto con la mistica ebraica e con quella islamica, all’onirismo antropologico tardo antico e medievale, alle tradizioni teologiche e profetiche legittimanti la visione dell’aldilà, all’onirismo lirico o allegorico circolante nelle tradizioni poetiche gallo-romanze. La vocazione visionaria di Dante viene saggiata nella Vita nova e nel Convivio e messa alla prova della testualità del poema sacro. Si interroga il significato dei “Danti dormienti” nelle antiche illustrazioni della Commedia. Ed emerge la cesura epistemologica che separa Dante dalle riprese del genere “visione” in Petrarca e Boccaccio. Su tutto ciò il lettore troverà in questo libro molte idee nuove.

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Medieval Francophone Literary Culture Outside France. Studies in the Moving Word, ed. by N. Morato and D. Schoenaers, Turnhout, Brepols, 2018.

ISBN 978-2-503-55444-0, XVI+576 pp., 100 euro

morato

This volume is one of the final outputs of the AHRC project Medieval Francophone Literary Culture Outside France (2011-2014). It suggests a new way of reading Medieval French Literary Culture in its global dimension, by a close study of some major dynamics of production and circulation of French texts and manuscripts. It focuses on the two major axes of transmission of francophone textual culture: one going from Normandy and England across Flanders, to Burgundy; another across the Alps to Northern Italy and then to Cyprus and the Levant. In medieval Europe, cultural, political, and linguistic identities rarely coincided with modern national borders. As early as the end of the twelfth century, French rose to prominence as a lingua franca that could facilitate communication between people, regardless of their origin, background, or community. Between the twelfth and fifteenth centuries, literary works were written or translated into French not only in France but also across Europe, from England and the Low Countries to as far afield as Italy, Cyprus, and the Holy Land. Many of these texts had a broad European circulation and for well over three hundred years they were transmitted, read, studied, imitated, and translated. Drawing on the results of the AHRC-funded research project Medieval Francophone Literary Culture Outside France, this volume aims to reassess medieval literary culture and explore it in a European and Mediterranean setting. The book, incorporating nineteen papers by international scholars, explores the circulation and production of francophone texts outside of France along two major axes of transmission: one stretching from England and Normandy across to Flanders and Burgundy, and the other running across the Pyrenees and Alps from the Iberian Peninsula to the Levant. In doing so, it offers new insights into how francophone literature forged a place for itself, both in medieval textual culture and, more generally, in Western cultural spheres.

Indice e prefazione

Informazioni

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Politiche e problematiche linguistiche nella formazione degli insegnanti, a cura di F. Avolio, A. Nuzzaci, L. Spetia, Lecce, Pensa Multimedia, 2019.

ISBN 978-88-6760-613-9, 320 pp., 30 euro

politiche

Il volume Politiche e problematiche linguistiche nella formazione degli insegnanti, testimonianza
dell’omonimo Convegno Internazionale svoltosi presso il Dipartimento di Scienze
Umane (di Eccellenza) dell’Università degli Studi dell’Aquila, il 18 e il 19 aprile 2018,
ha preso avvio dalle riflessioni sull’applicazione ventennale della Carta europea delle lingue
regionali e minoritarie
, aperta alla firma il 5 novembre 1992 ed entrata in vigore il 1°
marzo 1998, con l’obiettivo di affrontare le questioni linguistiche nella formazione iniziale
e continua degli insegnanti in un’ottica transdisciplinare. A partire dalla specificità dei
singoli settori di area linguistica (filologia, storia della lingua, linguistica e dialettologia)
e di area pedagogica (didattica generale e didattiche disciplinari) – caratterizzati da propri
statuti epistemici, specifici linguaggi e precise metodologie di indagine – e dall’esigenza
di aprire uno spazio di confronto inedito tra ricerca di settore e ricerca didattica, il Convegno
ha voluto interrogarsi sulle difficoltà di conciliazione, di convergenza e di integrazione
dei diversi saperi di area linguistica che, sebbene adottino approcci e prospettive
differenti legati al contesto scientifico entro cui operano, possono incontrarsi favorevolmente
sul terreno della formazione, quale spazio di interazione per l’individuazione di
possibili soluzioni condivise e di “azione di intersezione culturale e scientifica”, al fine di
promuovere una formazione degli insegnanti di elevata qualità, oggi al centro di un profondo
processo di cambiamento. Il problema della lingua è stato affrontato su piani diversi
(disciplinare, culturale, didattico, curricolare, politico) e in un’ottica interdisciplinare, diretta
a sostenere il rapporto tra lingua dominante (standard?), lingue minoritarie e dialetti, a
riconoscere le particolarità linguistiche e i contesti d’uso, a promuovere la pluralità in una
scuola inclusiva capace di accogliere e valorizzare le differenze. Così, partendo da avanzati
approcci teorici, metodologici e pratici, capaci di esplorare la natura dinamica e multistrato
delle relazioni teoria-prassi nell’insegnamento della lingua, sono stati trattati temi
come l’alfabetizzazione linguistica, le politiche linguistiche, la valorizzazione delle lingue
minoritarie e dei dialetti, lo sviluppo della lingua e del linguaggio e della socializzazione
nei contesti formali, la didattica della lingua e le sue modalità di apprendimento e insegnamento,
socialmente responsabile, e la valutazione degli apprendimenti linguistici,
nonché l’integrazione e l’interrelazione con le altre discipline, le applicazioni creative connesse
alle risorse linguistiche e simboliche, comprese le nuove tecnologie.

Indice

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Filologicamente. Studi e testi romanzi II. Per i romanzi di Alessandro Magno. Storie, incontri, tradizioni testuali, a cura di Giuseppina Brunetti, Bologna, Bononia University Press, 2019.

ISBN 978-88-6923-378-4, 196 pp., 25 euro

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Indice

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Ut pictura poesis. I testi, le immagini, il racconto, a cura di Sonia Maura Barillari e Martina Di Febo, Aicurzio (MB), Virtuosa-Mente, 2019.

ISBN 978-88-9850-027-7, 466 pp., 46 euro

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Nell’intento di affrontare le problematiche inerenti ai molteplici rapporti che possono sussistere fra testo e immagine non si può prescindere dalla considerazione secondo cui di linguaggi sempre e comunque si tratta, anzi di relazioni che si instaurano fra due forme di linguaggio distinte ma, in fondo, non troppo differenti: l’una e l’altra utilizzano (e sovente condividono) i medesimi supporti (pagina, tela, parete, superficie in pietra o metallo, palcoscenico, pellicola) e in qualche caso i medesimi ‘attrezzi’ impiegati per la loro esecuzione (matita, penna, pennello, inchiostri, pigmenti, bulino, scalpello...); l’una e l’altra vengono recepite tramite le medesime facoltà percettive e, se operanti in un contesto storico, geografico e culturale affine, si servono di codici similari. A mutare sono però i modelli logici, sintattici, ‘grammaticali’ che governano la prassi espositiva: in un caso di tipo prevalentemente discorsivo, nell’altro iconico. Non è pertanto un’occorrenza poi troppo peregrina che le due modalità espressive di cui qui si vagliano gli scambievoli influssi – scrittura e figurazione – abbiano, nel corso del tempo, avuto modo di saggiare una gamma molto vasta di soluzioni volte a tradurre il confronto – il dialogo – fra due ‘lingue’ in un incremento della produzione di senso. Il testo scritto e il testo iconico condividono, inoltre, sul piano dell’immaginario, la capacità di attualizzare, riattivare oppure semplicemente di conservare impronte, tracce mnemiche di epoche arcaiche. In alcuni casi i percorsi della conservazione e della rielaborazione affiorano proprio dall’intreccio tra scrittura e figurazione: le sopravvivenze iconiche si nutrono così delle reinterpretazioni provenienti dai testi scritti e viceversa.

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Kolbjørn Blücher, Il congiuntivo nell’italiano scritto contemporaneo, Roma, Carocci, 2018.

ISBN 978-88-430-9332-8, 190 pp., 19,00 euro

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Il libro, che prende in esame un corpus di vari tipi di testi in Italiano dopo il 2000, sostiene che uno studio adeguato del congiuntivo deve necessariamente considerar , anzitutto, gli aspetti formali e funzionali di questo modo verbale e, in un secondo momento, quelli semantici. Consideato, infatti, che è impossibile attribuire tutta la gamma di impieghi del congiuntivo a un unico denominatore semantico e che invece il solo aspetto unitario è quello morfologico, un’analisi accurata non può prescindere da un utilizzo equilibrato dei due criteri.

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Benoît de Sainte-Maure, Roman de Troie, testo critico di Léopold Constans, trad. it., introduzione e cura di Enrico Benella, prefazione di Lorenzo Renzi, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2019 (Studi e ricerche).

ISBN 978-88-6274-840-7, 696 pp., 50 euro

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Il Roman de Troie racconta in versi, per un pubblico cortese del XII secolo, le vicende della guerra di Troia dalle origini al ritorno dei reduci. Il punto di partenza non è dato da Omero ma dai resoconti di Ditti e Darete, brevi testi tardo-antichi che nel Medioevo si pensava fossero traduzioni dei diari di due testimoni oculari del conflitto. Amplificando questa traccia in oltre 30.000 versi, Benoît de Sainte-Maure narra una guerra che è assieme antica e contemporanea, poiché gli eroi classici diventano una proiezione nel passato del mondo cortese e cavalleresco; la tradizionale materia epica (battaglie, consigli, ambasciate) si combina in modo originale con i nuovi temi (psicologia, amore, meraviglioso) del romanzo allora agli esordi. Il risultato è un’opera ricca e variegata, spesso sorprendente per chi ha letto l’Iliade e l’Odissea; il suo obiettivo è coinvolgere, divertire e far riflettere il lettore sul perché Troia delenda est. Il testo, basato sull’edizione critica di Léopold Constans, è stato qui tradotto integralmente per la prima volta in italiano. Lo correda un’ampia introduzione, che inquadra l’opera nel panorama socioletterario anglo-francese della metà del XII secolo.

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Luca Di Sabatino, Une traduction toscane de l’Histoire ancienne jusqu’à César ou Histoires pour Roger. La fondation de Rome, la Perse et Alexandre le Grand, Turnhout, Brepols, 2019 (Alexander redivivus, 12).

ISBN 978-2-503-58135-4, 343 pp., 95 euro

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L’Histoire ancienne jusqu’à César, première histoire universelle écrite en prose française au début du XIIIe siècle, a joui d’une grande fortune en Italie, comme le montrent les manuscrits copiés dans les ateliers transalpins, les traductions, les citations et les réemplois jusqu’à la première moitié du XIVe siècle. Les traductions italiennes, ou volgarizzamenti, se divisent en deux groupes : les versions toscanes et les vénitiennes. Parmi les traductions toscanes, nous trouvons celle contenue dans trois manuscrits du Trecento, rédigée probablement entre la fin du XIIIe siècle et le début du XIVe. Le plus récent de ces codices, le manuscrit II I 146 de la Biblioteca Nazionale Centrale de Florence, est le seul témoin de l’Histoire ancienne en italien qui présente la section alexandrine ; il est utilisé comme base pour l’édition proposée ici, qui offre le récit sur Rome (depuis la fondation jusqu’aux guerres contre les Samnites), la Perse, Philippe II de Macédoine, Alexandre le Grand et les guerres des diadoques. Cette traduction toscane représente probablement l’une des plus anciennes versions italiennes de l’histoire d’Alexandre.

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Antonio Pioletti, La porta dei cronotopi. Tempo-spazio nella narrativa romanza. 2, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2019 (Medioevo Romanzo e Orientale, Studi, 23).

ISBN 978-88-498-5823-5, 134 pp., 12 euro

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Dopo la pubblicazione nella stessa Collana di una prima raccolta di saggi dedicati allo studio del cronotopo letterario (La porta dei cronotopi. Tempo-spazio nella narrativa romanza, 2014), Antonio Pioletti ne propone una seconda. Sua finalità è duplice: da una parte, lasciare aperta la porta dei cronotopi, cioè ritenere non esaurito un percorso scientifico di analisi di una categoria non riconducibile e riducibile a una teoria generale, ma insistere tramite nuovi sondaggi nel tentativo di cogliere un approccio metodologico atto a contribuire all’interpretazione dei testi anche per via dello studio, appunto, della loro dimensione cronotopica; dall’altra, a distanza di cinque anni dalla pubblicazione della prima raccolta, preso atto del persistere di non pochi fraintendimenti circa il senso dell’analisi dei cronotopi letterari, proporre riflessioni sui momenti fondanti dell’interesse scientifico che il loro studio riveste (Segre e non solo Bachtin), sulla differenza fra specifico artistico e ingenuo “realismo”, sul carattere ambiguo e non di rado forviante della teorizzazione di presunte dimensioni a-temporali e a-spaziali.

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Incantamenta latina et romanica. Scongiuri e formule magiche dei secoli V-XV, a cura di Marcello Barbato, Roma, Salerno editrice, 2019 (Testi e documenti di letteratura e di lingua, XLI).

ISBN 978-886973-333-8, CXLIV + 146 pp., 32 euro

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Il genere dello scongiuro ha sempre goduto di una grandissima fortuna, almeno fino al secolo scorso, nella cultura popolare italiana ed europea. Si tratta di testi brevi, di solito con una elementare struttura poetica, spesso con uno sviluppo narrativo, volti a produrre un bene o ad allontanare un male: una malattia, ma anche il morso del serpente, il lupo, la tempesta, ecc. Meno noto è che, con caratteri non troppo diversi, il genere appare precocemente anche nella produzione scritta medievale: diversi scongiuri si annoverano infatti tra i più antichi testi delle lingue moderne. Il volume raccoglie una selezione di scongiuri attestati tra il V e il XV secolo. Sono privilegiati i testi romanzi in cui rime e ritmi non siano casuali ma agiscano come principio strutturante. Non mancano però testi latini e in prosa: sono in latino ovviamente i primi testi, decisivi per capire struttura e evoluzione del genere; sono in latino e in prosa incantamenta che hanno poi sviluppi ritmici romanzi. Nell’introduzione, dopo uno studio delle varie denominazioni dello scongiuro, si colloca il problema della forma all’interno della questione più generale del linguaggio della magia e si propone una sistemazione tipologica originale. Viene poi studiata l’evoluzione del genere nell’arco del millennio indagato, individuando diversi tipi e delineandone fortuna e trasformazioni. Ci si occupa quindi delle varietà e dei registri di lingua impiegati, delle caratteristiche metriche e stilistiche dei testi, della loro trasmissione (scritta, orale o mista). La storia parallela delle testimonianze metalinguistiche (dalle semplici menzioni, alle severe condanne, alle sapide parodie) permette di precisare e illuminare la storia dei testi. Seguono una cinquantina di scongiuri (latini, italiani, francesi, occitani, catalani) in ordine cronologico, con note filologiche e linguistiche, traduzione e commento. Di alcuni testi si forniscono nuove edizioni; altri sono del tutto inediti. Indici di manoscritti, voci notevoli, tipi funzionali, varietà linguistiche chiudono il volume.

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Simone Marcenaro, La lingua dei trobadores. Profilo storico-linguistico della poesia galego-portoghese medievale, Roma, Viella, 2019.

ISBN 9788833130934, 212 pp., 25 euro

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Che cos’è il galego-portoghese? La lingua dei poeti, dagli ultimi anni del XII secolo fino alla metà del Trecento, è la stessa usata per le opere in prosa o nei documenti giuridici e notarili? Quali sono le sue principali caratteristiche? Il manuale prova a rispondere a queste domande, seguendo un’impostazione didattica rivolta anzitutto agli studenti di Filologia Romanza e Letteratura Portoghese che si misurino per la prima volta con questa affascinante tradizione letteraria. Il volume si divide in due parti: nella prima si propongono i lineamenti di grammatica storica della lingua galega, soffermandosi in particolare sul rapporto che la lega al portoghese e prestando attenzione alle prime attestazioni scritte. La seconda parte affronta invece la lingua dei trobadores, offrendone una descrizione il più possibile esaustiva che prenda in esame – per la prima volta in un manuale di questo genere – le variazioni grafiche, fonetiche e morfologiche inferibili esclusivamente dall’analisi diretta dei canzonieri. L’obiettivo è quindi restituire allo studente un’immagine fedele della lingua trobadorica in stretto rapporto alla sua tradizione manoscritta: ciò costituisce uno strumento inedito e di grande utilità per lo studio della poesia medievale galego-portoghese.

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Segnalazioni bibliografiche del 2018

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