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Societą Italiana di Filologia Romanza

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Novitą librarie di interesse filologico

Quanti desiderano che vengano qui segnalate di rilevanza scientifica possono inviare un messaggio di posta elettronica alla redazione del sito all'indirizzo sifr@sifr.it.

 

Segnalazioni del 2009

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elemento grafico«Chescune colur mulez». Ricettario anglo-normanno per la preparazione dei colori (Città del vaticano, Biblioteca Apostolica Romana, Barberiniano Latino 12), a cura di Stefano Rapisarda, Catania, Dipartimento di Filologia Moderna dell'Università di Catania, 2009.

107 pp., s.i.p.

Nell’Inghilterra plantageneta la produzione libraria e l’esercizio della miniatura e delle arti pittoriche raggiunse livelli qualitativi tra i più elevati dell’Occidente medievale. Lo testimoniano vari manoscritti dal corredo decorativo estremamente raffinato, come il Bestiario della Pierpont Library di New York o il Salterio di Eadwine. Nell’ambito delle tecniche artistiche medievali, la preparazione di colori per miniatura ha un'importanza molto rilevante; per tutto il sec. XII e una buona metà del XIII la miniatura è stata per l’arte dell’Occidente medievale una ‘tecnica guida’, cioè una tecnica nella quale si anticipavano e sperimentavano soluzioni formali innovative che successivamente sarebbero state riprese e applicate nelle arti cosiddette ‘monumentali’, quelle che nel moderno sistema delle arti godono di maggior prestigio. La preparazione dei colori consta di fasi lunghe e laboriose, che normalmente dal pittore ‘maestro’ vengono delegate ad allievi o a giovani aiutanti. Nel ricettario anglo-normanno che qui si èdita vengono tramandati ‘segreti di bottega’ che maestri miniatori hanno registrato per sé e per i loro apprendisti.

 

 

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elemento graficoLuciana Borghi Cedrini, Il trovatore Peire Milo, Modena, Mucchi, 2008 («Studi, testi e manuali», n.s., 10; «Subsidia al Corpus des troubadours», n.s., 7).

ISBN 978-88-7000-513-4, pp. 543, 40,00 euro

L’opera del trovatore Peire Milo – sul quale non abbiamo notizie storiche – non è più stata presa in esame dopo l’edizione e lo studio linguistico procurati da Carl Appel nel 1890 e 1896 e le note inserite da Giulio Bertoni nei Trovatori d’Italia del 1915. Questo abbandono dipende proprio dalla sua qualità più interessante, la veste linguistica, così irrimediabilmente deviante dalle regole indicate nelle grammatiche d’oc medievali e moderne da poter quasi sembrare una grammaire des fautes. La nuova edizione e la localizzazione proposte in questo lavoro sono fondate principalmente su un’ampia raccolta di dati linguistici che permette di supporre che gli “errori” di Peire Milo fossero in realtà delle “regole alternative” largamente praticate.

 

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elemento graficoRoberta Manetti, Flamenca. Romanzo occitano del XIII secolo, Modena, Mucchi, 2008 (Studi, testi e manuali, n.s., 11; Subsidia al Corpus des troubadours, n.s., 8).

ISBN 978-88-7000-512-7, pp. 640, 30.00 euro

Una nuova edizione critica, ampiamente commentata, del più pregevole fra i non molti testi narrativi in antico occitano, l’ipercolto e argutissimo romanzo in distici di octosyllabes noto col titolo di Flamenca, composto forse negli anni Quaranta del XIII secolo. Le mutilazioni e le alterazioni dell’unico manoscritto superstite non compromettono l’intelligenza e la godibilità di questa raffinata opera, fruibile a più livelli magistralmente architettati: dalla messa in scena di una divertente storia di folle gelosia e di corna ben congegnate e ben riuscite in barba a tutte le precauzioni, alla sofisticata rielaborazione di motivi topici e di riferimenti letterari e simbolici, alle allusioni politiche in direzione anticapetingia, possibile causa, queste, della scarsissima diffusione di uno dei capolavori della letteratura medievale. All’edizione si accompagna una scorrevole traduzione in prosa; un nutrito glossario completa il volume.

 

INDICE. Introduzione (1. Il romanzo - 2. L’edizione del testo); Flamenca; Il calendario interno; Indice dei nomi contenuti nel romanzo; Glossario; Bibliografia.

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elemento graficoDue Dits del XIV secolo. Dit de la Queue de Renart - Dit de Fauvain, Edizione critica, traduzione e commento a cura di Margherita Lecco, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2009 (Studi e ricerche, 74).

ISBN 978-88-6274-147-7, 115 pp., 15,00 euro

Nella letteratura francese del tardo XIII secolo e dei due secoli seguenti si afferma una tipologia letteraria a contenuto variabile, ma preferibilmente didattico e gnomico, il dit, il cui nome si specifica in opposizione al canto della poesia trobadorica. Tra i molti che vengono scritti nel XIV secolo (età per essi forse più produttiva), i Dits della Coda di Renart e di Fauvain si offrono come esempi particolarmente rappresentativi, nei quali il tema degli «Stati del Mondo» e della figura ideale del «Buon Sovrano» vengono tradotti e utilizzati per restituire un'immagine della società contemporanea fortemente satirica e radicata nella più stringente attualità..

copertina

INDICE. Introduzione. Il Dit nella Letteratura francese del XIII-XV secolo. 1.1. - 1.2. - I. Dit de la Queue de Renart - Detto della Coda di Renard. 2.1. La Queue come dit - 2.2. Il Manoscritto e la sua composizione - 2.3. Renard e Fauvel - 2.4. Renard, Fauvel e gli Stati del Mondo - 2.5. Arti e mestieri - 2.6. Rilievi metrici, linguistici, stilistici, lessicali - 2.7. Lessico dei Mestieri - Testo e traduzione. II. Dit de Fauvain - Detto di Fauvain. 3.1. La biblioteca della regina Isabella - 3.2. Il «Dit de Fauvain» - 3.3. Manoscritto e descrizione - 3.4. I testi del 571 - 3.5. I due livelli del testo - 3.6. Il Testo e i suoi intertesti 3.7. Fauvain, Fauvel e Renard - 3.8. Rilievi metrici, linguistici, stilistici, lessicali 3.9. Fine di Fauvain - Testo e traduzione - Indice dei testi e dei nomi.

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elemento graficoMarco Maulu, Tradurre nel Medioevo: il ms. esc. h-I-13, Bologna, Pàtron, 2009 («Bfr» 13)

ISBN 978-88-555-3026-2, 270 pp., 20,00 euro

Il saggio prende in esame sotto molteplici punti di vista (ecdotico, linguistico, letterario, folclorico) il celebre miscellaneo segnato h-I-13, latore di 5 agiografie e 4 romanzi, tutti di provenienza francese. L’a. si cura anzitutto di fare chiarezza su alcune convinzioni trasmessesi parassitariamente all’interno della critica, quali il pubblico destinatario e l’utilizzo del codice, la sua area di provenienza (di volta in volta castigliana, galiziana o leonese) nonché la trasmissione dei testi a partire da modelli francesi individuati alternativamente in prosa o in versi. Successivamente, viene analizzata la ricca serie di analogie riscontrabili fra l’orditura del ms. e il Libro del cavallero Zifar, a partire dalla ricostruzione della fonte comune, la Vita di sant’Eustachio, e dalla sua evoluzione laica, il Guillaume d’Angleterre e successivi rifacimenti, due testi entrambi (non a caso) presenti nel codice escorialense e che ispirarono, come un unico e ormai inscindibile nucleo agiografico e romanzesco, il primo romanzo cavalleresco in prosa castigliana.

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elemento grafico Annibal Caro a Cinquecento anni dalla nascita. Atti della 2a Giornata di Studio del Convegno - Macerata,17 giugno 2007, a cura di Alvise Manni e Sergio Fucchi, Macerata, Civitanova Marche, Centro Studi Cariani - Centro Studi Civitanovesi, 2009.

142 pp., s.i.p.

Il volume raccoglie gli atti della seconda Giornata di Studio (Sessione storico-artistica “Essendo il Convito di molte vivande… vi sarà pasto per ognuno”, a cura di Alvise Manni) del Convegno “Annibal Caro a cinquecento anni dalla nascita”, tenutosi a Macerata il 17 Giugno del 2007, presso Palazzo Torri, sede del DIPRI (Dipartimento di Ricerca Linguistica, Letteraria e Filologica) dell’Università degli Studî di Macerata sotto l’egida del Centro Studî Cariani e del Centro Studî Civitanovesi.

Indice del volume

Premessa dei curatori

Per informazioni: info@centrostudicariani.it

 

 

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elemento grafico Medioevo folklorico. Intersezioni di testi e culture, a cura di Massimo Bonafin e Carla Cucina, numero monografico di «L'immagine riflessa», XVIII, 1-2, 2009.

ISSN 0391-2973, 450 pp., 37,00 euro (privati) - 52,00 euro (biblioteche)

Il Centro di Antropologia del Testo dell’Università di Macerata ha organizzato nel dicembre 2007 un convegno di studi sul tema «Medioevo folklorico: intersezioni di testi e culture» di cui ora L’Immagine riflessa ospita gli atti; se il centro di ricerca maceratese nasce con l’appoggio di un gruppo interdisciplinare di studiosi e docenti (di  glottologia e linguistica, storia medievale, epistemologia, estetica, slavistica e islamistica, oltre che filologia germanica e romanza), che hanno trovato nel DIPRI - Dipartimento di ricerca linguistica, letteraria e filologica dell’ateneo marchigiano un punto di riferimento scientifico e operativo, la rivista genovese già da molto tempo dedica un interesse attento e partecipato ai problemi di una antropologia del testo letterario.
Il convegno sul Medioevo folklorico, patrocinato dalla Società Italiana di Filologia Romanza e dalla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Macerata, ha rappresentato una prima occasione di confronto su un argomento specifico, nella sua delimitazione storica, ma di grande momento nelle correnti più vive della ricerca internazionale (medievistica, filologica, comparatistica e demo-antropologica). Mai come oggi, di fronte al sempre presente pericolo di chiusure entro i rassicuranti confini accademici delle discipline tradizionali, di fronte alle trasformazioni sociali e antropologiche a cui va incontro la civiltà europea come l’abbiamo conosciuta fino a pochi lustri fa, la ricerca su quello straordinario laboratorio di culture, conflitti e integrazioni che è stato il Medioevo occidentale è attuale e può aiutare ad affrontare consapevolmente quelle che ci si presentano come le sfide e le ‘emergenze’ del presente e del futuro; tanto più la ricerca potrà realizzare questo obiettivo quanto più sarà trans-disciplinare, coraggiosa e innovativa.

 

INDICE. Massimo Bonafin, Carla Cucina, Medioevo folklorico: intersezioni di testi e culture. Questioni di metodo. Enrico V. Maltese, Lo spazio politico del folclore bizantino. Una nota sul “trionfo rovesciato” - Nicolò Pasero, Unicità e pluralità della cultura folklorica medievale. Intersezioni romanze. Alvaro Barbieri, Combattere al guado: realtà storica e radici antropologiche di un motivo letterario - Carlo Donà, La perigliosa caccia alla cerva cornuta - Sonia Maura Barillari, La città delle dame. La sovranità ctonia declinata al femminile fra l’Irlanda e i Monti Sibillin - Maria Di Nono, Ponzio Pilato. Il senso dei mutamenti della memoria culturale - Carlo Santini, Il nibbio di Salimbene - Gianluca Frenguelli, Il serpente del metallo, il badalischio  e il camaleone: Giordano da Pisa e i bestiari - Maurizio Dardano, Per una tipologia del discorso sul cibo nel Decameron. Intersezioni germaniche. François-Xavier Dillmann, Les landvættir, génies tutélaires de la Scandinavie ancienne - Marcello Meli, Un ponte per l’aldilà - Francesca Chiusaroli, Traduzioni e tradizioni. Forme e temi del soprannaturale religioso in due versioni anglosassoni dalla Historia di Beda - Alessandra Canala, Vita monastica e interpretazione dei sogni: aspetti del folklore in un poemetto alfabetico anglosassone (Cotton Titus d xxvii, bl). Intersezioni periferiche. Diego Poli, Un arcaismo nella cultura dell'alto Medio Evo: la figura del porcaro nelle letterature celtico-insulari - Laura Sestri, Forma linguistica e funzione mitologica della pietra nelle byliny: alcune osservazioni su lingua e cultura in ambito russo - Marco Sabbatini, Paradossi dello jurodstvo . Il paradigma medievale e i riflessi nella letteratura russa contemporanea. Attualizzazioni. Eugenio Burgio, Sulla manipolazione ‘esoterica’ degli oggetti folklorici: il caso di «The Da Vinci Code»

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elemento grafico Mario Alinei - Francesco Benozzo, Alguns aspectos da Teoria da Continuidade Paleolítica aplicada à região galega, Lisboa, Apenas Livros, 2008

ISBN 978-989-618-200-7, 60 pp., 8,00 euro

In questo volumetto si indaga l’area galiziana e la parlata gallega secondo i principi e i metodi della Teoria della Continuità Paleolitica (www.continuitas.com). La cumulative evidence dei dati linguistici, archeologici, genetici e antropologici suggerisce un’interpretazione innovativa, in linea con il paradigma paleolitico, della situazione linguistica dell’area iberica nord-occidentale, la cui etnogenesi viene collocata nella civiltà dei pescatori mesolitici di lingua celtica. La stessa tesi era stata precedentemente presentata e discussa da Francesco Benozzo in una lezione magistrale tenuta presso il Consello da Cultura Galega di Santiago de Compostela (maggio 2007) e in una conferenza plenaria al Congreso International de Onomástica Galega di Pontevedra (ottobre 2006).

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INDICE. 1. As principais teorias sobre as origens indo-europeias - 2. A Teoria da Continuidade Paleolítica (TCP) - 3. A região mediterrânica e ibérica no quadro da TCP - 4. A Galiza, do Paleolítico ao Neolítico, e a sua interpretação à luz da TCP - 5. O cestismo atlântico da Galiza - 6. Outros indícios de cestismo da região galega - 7. A região galega como região protocéltica - 8. Conclusão - Bibliografia.

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elemento grafico La lirica romanza del Medioevo. Storia, tradizioni, interpretazioni, Atti del VI convegno triennale della Società Italiana di Filologia Romanza (Padova-Stra, 27 settembre - 1 ottobre 2006), a cura di Furio Brugnolo e Francesca Gambino, Padova, Unipress, 2009.

ISBN 978-88-8098-255-5, 2 voll., 953 pp., 90,00 euro

Si può parlare della lirica romanza del Medioevo, e più in generale della lirica medievale, come di un unico organico fenomeno letterario, solo linguisticamente distinto, o vi sono più "liriche" medievali? Quali sono le affinità e quali le differenze fra le tradizioni liriche nei vari volgari romanzi? E in che senso la lirica romanza delle origini (e la poetica che la sottende) si differenzia da quella precedente e contemporanea in latino? E ancora: come veniva letta e recepita ieri la lirica del Medioevo e come viene letta e recepita oggi? Dove sta la sua 'poeticità'? La distanza storica che ci separa da essa è un ostacolo alla sua comprensione e valorizzazione estetica o può costituire invece un'occasione per attualizzare e vivificare un patrimonio culturale comunque imprescindibile? Con quali parametri e quali intendimenti accostarsi ad esso? Con quali strumenti analizzarlo e interpretarlo? E infine: è possibile oggi una nuova considerazione, una nuova 'visione' della lirica medievale, in sé e all'interno del sistema dei generi e della sua evoluzione?
A questo complesso di problemi e interrogativi fanno idealmente capo gli oltre quaranta contributi che sono qui raccolti e che formano gli atti del VI convegno triennale della Società Italiana di Filologia Romanza, svoltosi nel 2006: uno strumento indispensabile per conoscere e approfondire un'affascinante tradizione letteraria che va dai trovatori occitanici a quelli galego-portoghesi, dai trovieri francesi alla Scuola siciliana agli stilnovisti.

Indice dei volumi

 

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elemento grafico Furio Brugnolo, La lingua di cui si vanta Amore. Scrittori stranieri in lingua italiana dal Medioevo al Novecento, Roma, Carocci, 2009 .

ISBN 978-88-430-5069-7, 135 pp.,15,50 euro

Negli ultimi decenni sono entrati a far parte della letteratura italiana scrittori, poeti e romanzieri provenienti da altri paesi europei ed extraeuropei: scrittori "migranti", passati cioè attraverso l'esperienza dell'emigrazione e dell'integrazione in una nuova realtà culturale e linguistica. Si tratta di un fenomeno nuovo, a cui si guarda con crescente interesse. Non tutti sanno però che in passato - e anzi già a partire dal Medioevo - l'italiano è stato più volte adottato, magari anche solo occasionalmente, ma sempre con viva coscienza stilistica, da numerosi scrittori stranieri, tra cui anche autori di primissimo piano: da Montaigne e Voltaire a Milton, Byron e Gogol', da Joyce ad Ezra Pound, a Murilo Mendes. C'è insomma tutto un "italiano in Europa" (per usare una celebre formula di Gianfranco Folena) che, ben lungi dal costituire una mera curiosità erudita, si pone come testimonianza organica delle relazioni linguistiche e letterarie tra l'Italia e il resto del continente. A questa letteratura, ai suoi principali esponenti e al loro specifico "scrivere in italiano" è dedicato il volume.

INDICE. Introduzione - I. L’italiano in Europa e la letteratura italiana ‘fuori d’Italia’: aspetti e problemi - 1. Premessa - 2. Convenzioni e occasioni - 3. Autori e tipi di testo - 4. Eteroglossia e bi-glossia letteraria - 5. Motivazioni e finalità - 6. Stili, forme e pratiche testuali – II. Scrittori stranieri in lingua italiana: undici casi esemplari - 1. Raimbaut de Vaqueiras - 2. Louise Labé - 3. Michel de Montaigne - 4. Francisco de Quevedo - 5. John Milton - 6. Christina Rossetti - 7. Viačeslav Ivanov - 8. James Joyce - 9. Ezra Pound - 10. Ghiorgos Sarandaris - 11. Murilo Mendes Riferimenti bibliografici - Indice dei nomi

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elemento grafico Carla Rossi, Marie de France et les érudits de Cantorbéry, Paris, Éditions Classiques Garnier, 2009 (Recherches littéraires médiévales, 1) .

ISBN 978-2-8124-0042-1, 233 pp., 45,00 euro

En attribuant – à la suite de J. H. McCash – la Vie seinte Audree à Marie de France, Carla Rossi reconstruit l’histoire matérielle du seul manuscrit qui l’a transmise. Ainsi, diverses pistes la conduisent au monastère de Barking où, vers la moitié du XIIe siècle, les moniales commencèrent à composer des poèmes hagiographiques en anglo-normand. Quel a pu être le rapport, idéologique et artistique, entre «Dame Marie», les clercs de l’entourage de Thomas Becket et le monastère de Barking? Une réponse naît de l’analyse des documents de cette abbaye où, en 1173, «Dame Marie, soer seint Thomas le Martyr» devint abbesse.

Ulteriori informazioni

 

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elemento grafico Maria Alessandra Panzanelli Fratoni, Due papi e un imperatore per lo Studio di Perugia, con un saggio di Attilio Bartoli Langeli, Perugia, Deputazione di storia patria per l’Umbria, 2009 (Per la storia dello Studio perugino: fonti e materiali, 1).

ISBN 978-88-95331-13-3, 176 pp., 15,00 euro

Tra il 1308 e il 1355 lo Studium Perusinum venne prima fondato e poi variamente organizzato, per intervento delle autorità universali: alla lettera con cui papa Clemente V nel 1308 riconosceva lo Studio generale, fecero seguito due interventi di Giovanni XXII, finalizzati a disciplinare la facoltà di addottorare in diritto (1318) e in arti e medicina (1321). Nel 1355 fu la volta dell’imperatore Carlo IV che, sceso in Italia per farsi incoronare, fu raggiunto a Pisa da una delegazione composta, tra gli altri, da Bartolo da Sassoferrato, il massimo giurista vivente; la delegazione ottenne dall’imperatore varie concessioni in favore della città, tra le altre i diplomi di riconoscimento dello Studio e le relative prerogative. L’edizione critica di questi documenti e la loro traduzione costituisce il nucleo centrale di questo lavoro; che mira a ricostruire, nella introduzione storica, le vicende che portarono Perugia a diventare, nel corso del Trecento, una delle più importanti università europee. Un saggio di diplomatica cancelleresca, a firma di Attilio Bartoli Langeli, fa seguito alla edizione dei documenti ed illustra i momenti salienti della loro diversa produzione nelle cancellerie dei papi e dell’imperatore. Segue la storia archivistica dei documenti, dal momento del loro arrivo ad oggi, e una bibliografia essenziale. Il volume è il primo di una delle due collane (la minor) che la Deputazione di storia patria per l’Umbria dedica alla edizione delle fonti per la storia dell’università.

 

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elemento grafico Annibal Caro a cinquecento anni dalla nascita. Atti del Convegno di Studi - Macerata 16-17 giugno 2007, a cura di Diego Poli, Laura Melosi, Angela Bianchi, Edizioni Università di Macerata (EUM), Macerata, 2009.

ISBN 978-88-7642-144-2, 549 pp. + CD, 38,00 euro.

In occasione dell’anniversario della nascita di Annibal Caro, l’Università di Macerata ha riunito un consesso di studiosi con il fine di puntualizzare i diversi campi di indagine che si sono, negli ultimi anni, sviluppati attorno alla figura del Civitanovese. La riflessione comune parte dalle diverse prospettive della critica, della filologia, della traduttologia, che convergono nel delineare la dinamica retorica soggiacente all’attività di Caro come cortigiano e come letterato, che si adopera ad ottenere la legittimazione professionale e il consenso d’opinione. Tuttavia Caro, da vero protagonista del Rinascimento, viene a completarsi attraverso la sua personalità di letterato. Lungo questa linea, si occupa dei problemi posti dal percorso futuro delle lettere e dalla questione attorno alla lingua, e finisce per delegare alla penna la confessione delle passioni, affidandole la riscrittura delle contraddizioni del Classico, appropriandosene fino a realizzarsi nella seduzione della trasposizione dell’Eneide. La partita è giocata sul riuso concesso dall’esercizio della imitazione: è proprio qui che Caro stupisce per la maestria con cui ci conduce, attraverso la specializzazione dei registri linguistici, nelle atmosfere di uno spettacolo immaginifico.

In allegato al volume il CD della lettura teatrale Sorgea l’aurora, quando surse anch’ella.

Indice del volume

 

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elemento grafico Teatro medievale e drammaturgie contemporanee, Atti del XIII Convegno Internazionale (Rocca Grimalda, 20-21 settembre 2008), a cura di Sonia Maura Barillari, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2009.

ISBN 978-88-6274-129-3, 220 pp., 17,00 euro.

Il volume raccoglie i contributi proposti al XIII convegno internazionale di Rocca Grimalda, «Teatro medievale e drammaturgie contemporanee» (20-21 settembre 2008).
I saggi propongono un confronto fra teatro medievale e drammaturgie contemporanee che percorre tre direttrici principali, talora convergenti, talora divergenti, spesso intersecantesi: l’odierna messa in scena di opere medievali, gli elementi di modernità che possono rinvenirsi in esse, sia a livello teorico sia sul piano attuativo, infine l’appropriazione e la rifunzionalizzazione da parte dei drammaturghi delle soluzioni ‘registiche’ e delle competenze attoriali proprie dell’età di mezzo. Quali denominatori comuni fra le espressioni artistiche di quest’ultima e quelle caratteristiche della nostra contemporaneità ben si prestano l’analoga propensione all’astrazione e alla stilizzazione formale, la predilezione per sistemi iconici e segnici puramente convenzionali, la tendenza a privilegiare il registro simbolico assai più che quello realistico.

Presentazione e sommario

 

INDICE. Sonia Maura Barillari, Presentazione - Maria Dolores Pesce, Recensione a Pigafetta, scritto e interpretato da Roberto Cuppone - Luigi Allegri, Forme medievali e cultura teatrale contemporanea - Nicolò Pasero, Teatro medievale e drammaturgie contemporanee: tre proposte (Jeu d’Adam, Jeu de Saint Nicolas, Jeu de la Feuillée) - Francesc Massip, Poner en escena el teatro medieval hoy: algunas experiencias ibéricas - Claudio Franchi, La narrazione della realtà storica nei monologhi medievali e contemporanei - Sonia Maura Barillari, Allestimento scenico ed ‘effetti speciali’ nel Jeu d’Adam - Martina di Febo, Il teatro dell'Aldilà: un allestimento contemporaneo del Viatgi al Purgatori de sanct Patricii di Ramon de Perelhos - Giuseppe Noto, Due brevi note sul giullare medievale - Ambrogio Artoni, Corpo, gesto, performance. L’improvvisazione delle attrici dell’arte - Donato Sartori, Arlecchino, chi era costui? Percorso di una maschera italiana dai palcoscenici del teatro medioevale alla ribalta del mondo - Gerardo Guccini, Strehler, de Berardinis e la scoperta della maschera - Roberto Cuppone, Dai parlati alla scrittura, del teatro è l’avventura. Come la Relazione di Pigafetta diventa teatro - Marco Infurna, Il medioevo di Jan Fabre: Je suis sang - Roberto Trovato - Ilaria Angelone, Kohlhaas a teatro e in televisione - Maria Dolores Pesce, Un ‘mistero’ laico. Il rituale transito dalla vita alla morte tra tradizione e agnosticismo in una drammaturgia del XXI secolo.

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elemento grafico Mariangela Miotti, Il personaggio di Ester nella drammaturgia francese da Rivaudeau a Racine, Fasano, Schena editore, 2009 (Biblioteca della ricerca, Testi stranieri, 40).

ISBN 88-8229-822-7, 310 pp., 28,00 euro.

Dal Libro di Ester, nel quale «suspense et mystère, rebondissement, coups de théâtre, ironie et vengeance», si trovano sapientemente dosati e intrecciati, trae origine, nella letteratura europea, una ricca produzione. Questo studio limita il suo campo di indagine ai testi, quasi tutti teatrali, pubblicati in Francia nell'arco di circa un secolo: dall'Aman (1567), «tragédie sainte» di André de Rivaudeau, a Esther (1689), «cantique spirituel» di Jean Racine. Tra queste due date, numerosi sono gli autori che ricorrono alla fonte biblica e che dal racconto della bella ebrea, diventata inaspettatamente regina e salvatrice del suo popolo, traggono motivo di riflessioni per i loro scritti. Il teatro è il genere che meglio accoglie questo racconto e che sa abilmente sfruttare l'antagonismo speculare con il quale sono connotati i personaggi.
Anche quando l'autore, come nel caso di Pierre Merlin, che a Ester dedica una serie di Sermons, opera in un campo lontano da quello delle rappresentazioni teatrali, il ricorso alla terminologia e all'organizzazione propria di questo genere testimonia quanto fosse ricca tale prospettiva. In una temperie culturale quale quella del periodo preso in esame, il Libro di Ester sostiene le riflessioni dei poeti sulla fragilità della felicità umana, sulla drammatica instabilità della fortuna, ma anche sul ruolo del sovrano, sui rapporti che intercorrono tra il re e i suoi sudditi, sul valore delle giustizia.

Per informazioni: www.schenaeditore.it

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elemento graficoMimesis. L'eredità di Auerbach. Atti del XXXV Convegno Inteuniversitario (Bressanone/Innsbruck, 5-8 luglio 2007), a cura di Ivano Paccagnella ed Elisa Gregori, Padova, Esedra, 2009 (Quaderni del Circolo Filologico Linguistico Padovano, 23).

ISBN 88-6058-024-2, XX+530 pp., 46,00 euro.

Il volume raccoglie gli interventi del XXXV convegno interuniversitario di Bressanone-Innsbruck (2007) dedicato alla figura di Erich Auerbach. Questo convegno ha avviato la riflessione su tre figure emblematiche della critica letteraria europea (e americana poi): Auerbach, Spitzer (2008) e Curtius (2009). L’occasione offerta da due anniversari auerbachiani (l’uscita di Mimesis nel 1946 e la traduzione e pubblicazione in italiano nel 1956) è servita a riflettere sulla complessa personalità dello studioso a cinquant’anni dalla morte (1957). Questo colloquio non è stata l’unica iniziativa dedicata a livello nazionale al grande critico. Qui si è però cercato di caratterizzare la riflessione su Auerbach a partire da Mimesis, opera per molti versi paradigmatica e caratterizzante l’intera produzione dello studioso, associandola all’eredità e alle prospettive aperte dalla sua critica. I saggi riuniti nel volume riprendono e sviluppano aspetti della ricerca e della critica auerbachiana, accanto a riflessioni sul modo in cui è stata recepita e sul significato che può avere per la critica attuale, il suo insegnamento. Gli interventi, che coprono un arco cronologico che spazia dall’antichità ai giorni nostri, focalizzano l’attenzione non solo su Mimesis ma anche sulle altre sue opere, a cominciare dagli Epilegomena a Mimesis, a Lingua letteraria e pubblico, agli studi su Dante e ai saggi Da Montaigne a Proust fino ad arrivare a lettori contemporanei di Auerbach quali Fortini, Pasolini e Said.

Indice del volume pdf

Per informazioni: www.esedraeditrice.com

 

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elemento grafico Gaston Paris - Joseph Bédier. Correspondance, Éditée par Ursula Bähler et Alain Corbellari, Firenze, SISMEL - Edizioni del Galluzzo, 2009 (L'Europe des philologues. Correspondance, 01).

ISBN 978-88-8450-304-6, XXIX-183 pp., 30 euro.

Gaston Paris: le maître; Joseph Bédier: le disciple. Ces deux grands érudits, dont les carrières glorieuses consacrent l'accession de la philologie romane, en France, au statut de discipline scientifique, restent sans doute les deux figures les plus célèbres des temps héroïques de la médiévistique française. Tous deux professeurs au Collège de France et membres de l'Académie française, ils ont renouvelé l'image que non seulement les spécialistes, mais aussi le grand public se faisaient de la littérature du Moyen Âge: nous vivons aujourd'hui encore de leurs travaux. Tout les sépare (Bédier n'ayant eu de cesse de contester les idées de Paris), mais tout les unit, car tous deux professent un égal amour de la vérité et de la probité scientifique. Enfin réunie (même si on doit déplorer la perte de beaucoup de lettres du maître), leur correspondance offre un tableau extraordinairement vivant et instructif du débat incessant qu'ont mené les deux hommes et, surtout, d'une amitié profonde faite de respect mutuel et d'un désir sincère de voir la science l'emporter sur les querelles partisanes. Demandant à Bédier de se mesurer à lui de la même manière que Taras Boulba incitait ses fils à le battre, Gaston Paris répond ainsi d'avance à ceux qui après sa mort ont accusé Bédier d'avoir voulu "tuer" son maître. La présente publication ouvre une collection qui a l'ambition de nous restituer les plus belles correspondances des principaux représentants de la philologie romane des XIXe et XXe siècles.

Per informazioni: www.sismel.it

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elemento graficoLa citazione. Atti del XXXI Convegno Inteuniversitario (Bressanone/Brixen, 11-13 luglio 2003), a cura di Gianfelice Peron, Padova, Esedra, 2009 (Quaderni del Circolo Filologico Linguistico Padovano, 19).

ISBN 88-6058-025-0, XXIX-665 pp., 48,00 euro.

I saggi raccolti in questo volume trattano alcuni degli aspetti più rilevanti relativi alla tematica della citazione, soggetto di grande importanza e di larga utilizzazione, capace di interessare svariati campi della letteratura, dell’arte – dalla pittura alla scultura, all’architettura – e della musica e che si intreccia con una pluralità di aspetti interferenti con altri fenomeni come la parodia, la copia, il falso. È però soprattutto in letteratura che il fenomeno assume aspetti più caratterizzanti e dunque l’ambito di ricerca prevalente del convegno è stato quello della citazione letteraria. Le relazioni del XXXI convegno interuniversitario di Bressanone del 2003 trascorrono dall’antichità ai nostri giorni e delineano un affresco suggestivo di un fenomeno tanto avvolgente e complesso. Nei diversi saggi si passa da temi generali a esercizi su singoli autori, da aspetti teorici ad analisi individuali alla retorica e stilistica della citazione, alla citazione come nota, come autocitazione. Seguendo la traccia cronologica ne esce un quadro articolato e complesso che partendo dalle letterature classiche (Aristotele, Marco Aurelio) passa al Medioevo (la problematica del Saluz, il Roman de Fauvel) e il primo Umanesimo (Petrarca) per approdare alle letterature europee contemporanee (dal Quattrocento francese al Siglo de Oro spagnolo, da Molière, Pascal a Baudelaire, a Pound e Kavafis) alla letteratura italiana (Levi, Rosselli, Raboni) e giungere ad autori recentissimi (Coe, Eco).

Per informazioni: www.esedraeditrice.com

INDICE. Gianfelice Peron, Introduzione - Davide Susanetti, Citazioni e terapie dell’anima: Platone, Plutarco, Marco Aurelio - Francesco Mosetti Casaretto, Letteratura mediolatina e strategia della citazione - Danielle Buschinger, La citation dans le romandu Moyen Age allemand - Veronica Orazi, Citazioni dell’epica nella storiografia spagnola del ’200: Bernardo del Carpio nella Estoria de España - Alessandro Tessari, Lullo e la citazione labirintica - Margherita Lecco, Le sistematiche citazioni del Renart le Contrefait - Monica Longobardi, La citazione del proverbio nelle dispute - Maria Grazia Capusso, Aspetti citazionali nel salut del codice catalano F - Giovanna Santini, Omnia praeclara rara: la citazione tra fonte letterariae proverbio - Andrea Torre, Per una citazione vagabonda. Petrarca, Cesare e Pro Ligario, XII, 35 - Marco Praloran, La Canzone delle citazioni (RVF 70) - Wolfram Krömer, Forme e funzioni della citazione: l’esempio di Petrarca e della lirica italiana - Patrizio Tucci, Forme della citazione nella poesia francese del quattrocento - Jose Vincenzo Molle, Citazioni parodiche di discorsi eruditi: parola e retorica, denaro e significato nella Farce de Maistre Pathelin (ca. 1456-1460) - Daniela Marrone, Emendare per citazione: l’umanista Battista Spagnoli in un passo del XLV libro di Tito Livio - Isabella Tomassetti, Con doloroso cuidado/cantaré este cantar: componimenti a citazioni della lirica iberica tardomedievale - Barbara Spaggiari, Il genere della glosa nelle letterature iberiche del Cinquecento - Ines Ravasini, Dalla citazione all’interpretazione: funzioni ermeneutiche della glosa lirica nella letteratura spagnola del Siglo de Oro - Mauro Canova, Tra parodia e ‘Maniera’: esempi di uso ‘consumistico’ della citazione in Pietro Aretino - Elisa Girardini, Citazione poetica e argomentazione: l’esempio del Misanthrope - Carlo Carena, Quando la citazione è tutto: la Bibbia nelle Pensées di Pascal - John Lindon, La citazione dei classici: «The parole of literary man all over the world»: Samuel Johnson, Ugo Foscolo, Benedetto Croce - Elisa Gregori, Finestre sulla rovina. Chateaubriand e la ‘citation du morceau’ - Marika Piva, Echi di Chateaubriand: l’autocitazione nei Mémoires d’outre-tombe - Mario Richter, La citazione ne Les Fleurs du Mal - Nicola Gardini, Le citazioni e la vita. Una lettura di To the Lighthouse - Giuliano Bacigalupo, La parola bivoca in Michail M. Bachtin e la parola nella parola in Valentin N. Volosinov - Cristina Stevanoni, Kavafis non (si) ripete mai - Mariarosa Giacon, Simulare e dissimulare: Gabriele d’Annunzio e la “citazione occultata” - Stefania Ravagni, Alcuni casi di “citazione metrica”nel corpus poetico dannunziano - Helmut Meter, Poésie comme citation sélective: La Loreley de Guillaume Apollinaire - Alessandra Marangoni, Morto che ride. Da Apollinaire a Bernard Noël via René Daumal - Lorenzo Braccesi, Pound e l’ombra di Serse sul tempio malatestiano - Luca Zuliani, Le citazioni nelle poesie di Primo Levi - Stefano Giovannuzzi, Amelia Rosselli e la funzione delle auctoritates nella Libellula - Michele Bordin, Il sistema delle citazioni nel Galateo in Bosco di Zanzotto - Raffaella Scarpa, La citazione ‘leggera’ in Andrea Zanzotto - Rodolfo Zucco, Citazione e allusione in Raboni - Vilma De Gasperin, Dialogo e intertestualità in Questa Quieta Polvere di Vivian Lamarque - Mara Cambiaghi, A.S. Byatt e la circolarità del testo: citazioni, intertestualità e l’epitome della cultura - Manuela Fox, Le citazioni calderoniane come forme della memoria nel teatro di Jerònimo Lòpez Mozo - Orsetta Innocenti, Il sogno come repertorio di citazioni: il «perturbante» romanzesco in The house of sleep di Jonathan Coe - Remo Ceserani, Il «double coding» e l’ironia intertestuale nei romanzi di Umberto Eco.

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elemento graficoSalutz d’amor. Edizione critica del 'corpus' occitanico, a cura di Francesca Gambino, Introduzione e nota ai testi di Speranza Cerullo, Roma, Salerno Editrice, 2009 (Testi e documenti di letteratura e di lingua, XXIX).

ISBN 978-88-8402-654-5, 834 pp., 64,00 euro.

Il genere letterario dei poemi medievali in lingua d'oc noti come salutz, considerato un genere sfuggente e non delineabile in modo univoco, ha risvegliato di recente l'interesse della comunità scientifica, orientata a sciogliere le molteplici questioni rimaste ancora in sospeso. I tempi sono parsi quindi maturi per l'elaborazione di un lavoro d'insieme che fissi i dati acquisiti e diventi il punto di partenza per eventuali ricerche future.
Ne emerge una connotazione del salut ben definita nella tipologia e nel contenuto. Si tratta di un componimento in versi nel quale l'amante invia un messaggio alla sua donna, chiedendole di ricambiare il suo amore. Tale richiesta offre lo spunto per descrivere diffusamente le sofferenze dell'innamorato, la bellezza della donna, alcuni episodi legati al loro incontro e, talvolta, per somministrare al lettore pillole concentrate di didattica cortese. Sono motivi già presenti nella canzone trobadorica, ma per esprimerli, nei salutz, il poeta fa ricorso a stilemi e a motivi caratterizzati e caratterizzanti (l'epistolare saluto iniziale, l'assetto strutturale, l'uso di parole chiave ed espressioni proverbiali, il paragone con coppie di amanti celebri). La forma metrica non sembra sia individuabile con precisione: per lo più narrativa (couplet d'octosyllabes), a volte sostituita da forme strofiche più o meno sperimentali. Probabilmente i salutz venivano recitati come i romanzi, salvo tornare al canto e alla dimensione musicale quando il metro era quello della canzone. Si dibatte ancora se Raimbaut d'Aurenga sia stato l'inventore del genere. Certamente maestro incontestato ne fu Arnaut de Maruelh, cui si deve un originale amalgama di elementi che, ripresi dagli autori a lui posteriori, determinarono la codificazione del genere e la nascita di una tradizione. Tanti sono i componimenti ancora anonimi.
Questo libro offre l'edizione critica tradotta e commentata dell'intero corpus di salutz occitanici. Alcuni dei testi (tutti corredati oltre che di una traduzione anche di un ampio apparato di note), a lungo confinati a margine della rigogliosa produzione lirica provenzale, ricevono qui la loro prima edizione scientifica.

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elemento graficoPaolo Di Luca, Il trovatore Peire Bremon Ricas Novas, Modena, Mucchi, 2008 (Studi, testi e manuali, n.s., 9; Subsidia al Corpus des troubadours, n.s., 6).

ISBN 978 8870004939, 384 pp., 50,00 euro.

Peire Bremon Ricas Novas non ha goduto dell’interesse della critica se non per il duel poétique,  condotto attraverso uno scambio di sei sirventesi, che lo oppose a Sordello. Del trovatore non si conserva traccia nelle fonti documentarie dell’epoca; attingendo alle sue opere e a quelle dei poeti con cui ebbe contatti, sappiamo, tuttavia, che fu attivo nella prima metà del XIII secolo fra le corti di Provenza, Tolosa e Marsiglia. La sua fortuna è strettamente legata al soprannome di matrice giullaresca, col quale viene costantemente menzionato nelle rubriche attributive ai singoli componimenti nei manoscritti che hanno tramandato la sua produzione poetica. È grazie al nomignolo Ricas Novas che egli viene distinto dai compilatori dei canzonieri dal suo omonimo Peire Bremon lo Tort, guadagnandosi di conseguenza una riconoscibile personalità autoriale e permettendo a noi oggi di ricostruire il suo corpus lirico. Ricas Novas è autore di ventidue componimenti di sicura attribuzione: la sua produzione lirica, della quale il volume propone una nuova edizione critica, annovera quattordici canzoni cortesi, cinque sirventesi, due planhs e una lassa epica.

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INDICE. Introduzione - Tavola di concordanza - I. Ben dey chantar alegramen - II. Ben deu istar ses gran joi toztemps mais - III. Ben farai canson plasen - IV. Be volgra de totz chantadors - V. Iratz chant e chantan m’irais - VI. Ja lausengier, si tot si fan gignos - VII. Pus que tug volon saber - VIII. Si·m ten Amors - IX. So don me cudava bordir - X. Tut van canson demandan - XI. Un sonet novel fatz - XII. Us covinenz, gentils cors plazentiers - XIII. Pois lo bels temps renovella - XIV. Rics pres, ferms e sobeirans - XV. Un vers voill comenzar en lo so de ser Gui - XVI. … auc sai qez aprenda - XVII. Pus partit an lo cor En Sordels e∙N Bertrans - XVIII. Be·m meraveil d’En Sordel e de vos - XIX. Lo bels terminis m’agenssa - XX. Tan fort m’agrat del termini novel - XXI. En la mar major sui e d’estiu e d’invern - XXII. Ab marrimen doloiros et ab plor - Appendice: Peire Bremon, maint fin entendedor - Bibliografia - Indice dei nomi propri

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elemento graficoCercamon, Oeuvre poétique, Édition critique bilingue avec introduction, notes et glossaire par Luciano Rossi, Paris, Honoré Champion Éditeur, 2009 (Classiques Français du Moyen Âge, 161).

ISBN 978-2-7453-1822-0, 367 pp., 23,00 euro.

Le poète se cachant sous le pseudonyme de Cercamon («Celui qui rôde par le monde», ou, plutôt, Cerc amon «Celui qui vise le haut») n’a pas joui de l’intérêt de la critique, si bien qu’aucun véritable commentaire ne lui a encore été consacré. Et pourtant c’est dans son chansonnier qu’on peut repérer la première véritable définition de la fin’amor. En fait la tradition manuscrite attribue à notre troubadour neuf poèmes de genres différents (des vers d’amour à la tenson, au planh, au sirventès) parmi les plus anciens de l’histoire littéraire occitane; les vidas lui accordent également la composition de «pastoretas a la uzansa antigua» (qui cependant ne nous sont pas parvenues), en même temps qu’elles le définissent comme «jongleur gascon», en précisant que le célèbre Marcabru aurait appris à composer à son école. Mais chacune de ces affirmations mérite d’être soumise à une vérification scrupuleuse qui ne manquera pas de nous conduire à des conclusions parfois très étonnantes.

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elemento graficoDiego Dotto, Scriptae venezianeggianti a Ragusa nel XIV secolo. Edizione e commento di testi volgari dell'Archivio di Stato di Dubrovnik, Roma, Viella, 2008 (Culture dell'Adriatico. Lingua e letteratura).

ISBN 978-88-8334-337-7, 560 pp., 45,00 euro

Nella storia della diffusione di scriptae di base veneziana al fuori di Venezia a séguito della sua espansione marittima, politica e commerciale nel medioevo – il cosiddetto veneziano de là da mar, secondo la celebre denominazione proposta da Gianfranco Folena –, Ragusa costituisce un punto di osservazione privilegiato a causa non solo della sua speciale posizione di crocevia di lingue e culture nell’Adriatico orientale, ma anche delle possibilità offerte dall’ampia disponibilità di materiale documentario, affidabile e relativamente arcaico, conservato nel Državni arhiv u Dubrovniku (Archivio di Stato di Dubrovnik).
A partire dall’edizione di un corpus di testi di carattere documentario, alcuni dei quali inediti, il lavoro mira ad analizzare, attraverso un confronto sistematico con la norma veneziana coeva, le differenti fenomenologie di penetrazione del veneziano nei documenti prodotti a Ragusa nel XIV secolo sia dagli scriventi autoctoni, sia dai cancellieri provenienti dalla penisola italiana, con particolare attenzione ai fenomeni grafici e fonomorfologici.

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elemento graficoPierre de Beauvais, La Vie de saint Eustache, edizione critica con introduzione, note al testo e glossario a cura di Mauro Badas, Bologna, Pàtron, 2009 (Biblioteca di Filologia Romanza della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna, 12).

ISBN 978-88-555-3009-5, 209 pp., 17,00 euro

Pierre de Beauvais, autore della letteratura francese medievale in genere ricordato per il suo Bestiaire, è anche l’estensore nella prima parte del XIII secolo della Vie de saint Eustache, presentata qui in una nuova edizione critica. L’edizione precedente di questo testo, curata da John Fisher nel 1917, oltre a essere relegata in una rivista americana di difficile reperibilità, è stata ben presto criticata perfino dai suoi contemporanei (molto severamente viene giudicata da Holger Petersen nel 1928) per il metodo filologico adottato e per i numerosi errori che il testo stampato contiene. Inoltre uno dei quattro testimoni di cui si compone la tradizione testuale è stato recuperato dalla Bibliothèque Nationale di Parigi soltanto quarant’anni dopo l’edizione di Fisher, che ha basato il suo lavoro su una copia settecentesca di tale codice. Anche grazie alla disponibilità di questo manoscritto, si è tentato di ridefinire il testo effettivamente composto da Pierre, arrivando a un risultato che in numerosi punti controversi, e perfino nell’aspetto grafico, si discosta in modo abbastanza consistente da quello ottenuto dal precedente editore.
Nell’introduzione al testo critico si è anzitutto cercato di inquadrare l’opera nel contesto religioso dell’epoca, con particolare riferimento al culto di sant’Eustachio, e di analizzare più a fondo gli archetipi narrativi, la diffusione e le varie declinazioni della vita del santo in territorio francese. Si è poi messa a fuoco la redazione di Pierre de Beauvais, riordinando i dati fin qui raggiunti sulla vita dell’autore e cercando di ipotizzare con qualche argomento in più le motivazioni che potevano averlo spinto a intraprendere la traduzione in volgare della vita di questo santo. Si sono poi messe in evidenza le caratteristiche del testo dal punto di vista strutturale, si sono analizzati gli espedienti narrativi e le tracce di una sua esecuzione orale, le riprese della tradizione agiografica precedente, ma anche alcune novità testimonianti un nuovo modo di vedere la società e la fede religiosa. Si sono descritti a fondo i manoscritti latori del testo, dando una serie di informazioni di tipo paleografico e codicologico non reperibili nei cataloghi, volte a individuare con maggiore precisione il tipo di contesto in cui tali scritti si presentano e dunque il loro impiego. Si è proceduto alla disamina e discussione degli errori, isolando quelli significativi per una definizione più precisa della genealogia della tradizione e si sono forniti gli elementi essenziali per la descrizione della lingua di Pierre de Beauvais. Chiude la parte introduttiva un capitolo dedicato allo studio della metrica del testo.
Il testo critico è corredato da un apparato, contenente le varianti di sostanza scartate, da note al testo volte a sottolineare o discutere passi o lezioni particolarmente importanti dal punto di vista ecdotico o narrativo, e da un glossario di lemmi significativi.

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elemento graficoA scuola con Ser Brunetto. Indagini sulla ricezione di Brunetto Latini dal Medioevo al Rinascimento. Atti del convegno internazionale di studi (Università di Basilea, 8-10 giugno 2006), a cura di Irene Maffia Scariati, Firenze, SISMEL - Edizioni del Galluzzo, 2009 (Archivio Romanzo, 14).

ISBN 978-88-8450-281-0, XXXVI-634 pp., 77 euro

Il volume raccoglie gli atti del convegno internazionale di studi dedicato alla ricezione di Brunetto Latini dal Medioevo al Rinascimento tenutosi all'Università di Basilea nel giugno 2006.
I risultati del convegno contribuiscono a delineare un ritratto a tutto tondo di Brunetto Latini, uomo di lettere, ‘enciclopedista’, epistolografo, maestro di retorica e della «scienza delle cittadi», attraverso lo studio della ricezione delle sue opere – di paternità sicura o dubbia – dal Medioevo al Rinascimento ed oltre, in Italia, in Francia e in Spagna.
A tal fine, sono oggetto di indagine l’evoluzione della tradizione illustrativa dei manoscritti brunettiani e la storia della circolazione dei suoi scritti, in primis del Tresor. Non meno rilevante la ricezione dei suoi scritti in versi (Tesoretto, Favolello, S’eo son distretto), che introducono in Italia il poema didattico-allegorico e la trattatistica latina e mediolatina sull’amicizia che farà scuola nei secoli successivi.
I saggi raccolti nel volume ambiscono inoltre a farsi carico dei nodi relativi alla trasmissione delle opere di Brunetto, affrontando le questioni di critica testuale imposte dalla complessa tradizione manoscritta e a stampa.

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INDICE. Introduzione. S. Mignano, M. A. Terzoli, I. M. Scariati. La tradizione illustrativa dei manoscritti brunettiani. M. Ciccuto, Tradizioni illustrative attorno a "Tresor" e "Tesoretto" - B. Roux, Les auteurs du "Trésor" - F. Zinelli, Tradizione 'mediterranea' e tradizione italiana del "Livre dou Tresor". Leggere, tradurre e riscrivere il "Tresor" in Francia, in Italia e in Spagna. M.-R. Jung, La morale d'Aristote: l'utilisation du "Livre du Tresor" dans le "Tresor de sapience" - L. Rossi, Messer Burnetto e la "Rose" - P. Gauthier d'Alché, Pseudo-Asaph, "De natura quatuor - elementorum": une traduction latine de la philosophie naturelle du Tresor" (Paris, B.N.[F.], lat. 6556) - C. Wittlin, Les traduccions catalanes medievals del "Trésor" de Brunetto Latini - M. N. Sánchez González de Herrero, Testimonios medievales de la versión castellana del "Libro del Tesoro" de Brunetto Latini. La ricezione delle opere di Brunetto Latini nelle miscellanee tra Due e Quattrocento e nella cultura erudita dei secoli successivi. R. Cella, L'epistola sulla morte di Tesauro Beccaria attribuita a Brunetto Latini e il suo volgarizzamento - S. Bertelli, Tipologie librarie e scritture nei più antichi codici fiorentini di ser Brunetto - M. Bianco, Fortuna del volgarizzamento delle tre orazioni ciceroniane nelle miscellanee manoscritte del Quattrocento - I. Ventura, Il ritratto di Brunetto Latini nella cultura erudita dal XV al XVIII secolo. Brunetto Latini, teorico della società comunale. E. Fenzi, Brunetto Latini, ovvero il fondamento politico dell'arte della parola e il potere dell'intellettuale. La ricezione di Brunetto Latini nella letteratura italiana dal Due al Quattrocento. F. Sanguineti, "Quello che mai non fue detto" - G. Desideri, "Quelli che vince, non colui che perde". Brunetto nell'immaginario dantesco: la "forza di fortuna" a chiarimento di un ambiguo luogo testuale - M. Picone, Brunetto fra Dante e Petrarca - J. Bartuschat, La forma allegorica del "Tesoretto" e il "Dittamondo" di Fazio degli Uberti - I. Maffia Scariati, La "descriptio puellae" dalla tradizione mediolatina a quella umanistica: Elena, Isotta e le altre. Come tramandare i testi di Brunetto Latini: questioni di critica testuale. M. Perugi, "La parleüre plus delitable": osservazioni sulla - lingua del "Tresor" - S. Lubello, Brunetto Latini, "S'eo son distretto inamoratamente" (V 181): tra lettori antichi e moderni - J. Bolton Holloway, Biblioteche e archivi: manoscritti e documenti di Brunetto Latino. Una proposta per la loro digitalizzazione come edizione internazionale - P. Squillacioti, La pecora smarrita. Ricerche sulla tradizione del "Tesoro" toscano - P. G. Beltrami, Una nuova edizione del "Tresor". Indici.

Ulteriori informazioni: www.sismel.it

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elemento graficoI trovatori nel Veneto e a Venezia, Atti del convegno internazionale - Venezia, 28-31 ottobre 2004, a cura di Giosué Lachin, Presentazione di Francesco Zambon, Roma-Padova, Editrice Antenore, 2008 (Medioevo e Rinascimento veneto, 3).

ISBN 978-88-8455-623-3, CV+342 pp., 49,00 euro

La diffusione della poesia trobadorica in Italia nell’ultimo quarto del XII secolo, e nel Veneto a partire dai primi decenni del Duecento, costituisce un fenomeno cruciale per due motivi fondamentali. Da una parte, il seme della poesia dei trovatori attecchì presto nel Nord della Penisola, dando origine alla tradizione lirica italiana. Della lingua d’oc si servirono alcuni tra i primi poeti dell’Italia settentrionale, e i trovatori offrirono anche spunto d’imitazione alle prime prove liriche in volgare italiano. Dall’altra, essa favorì la compilazione della maggior parte dei canzonieri provenzali, cioè dei manoscritti antologici che conservano i testi poetici dei trovatori: l’andirivieni di poeti e cantori tra le terre occitane, la “Lombardia” e la Marca veronese e trevigiana, la diaspora seguita alla crociata albigese, e più in generale la decadenza delle corti del Mezzogiorno francese, comportò anche un viaggio dei testi, che offrirono ai letterati e amanti di poesia italiani la possibilità di studiare e praticare poesia in volgare; in un secondo momento, l’Italia del Nord e il Veneto in particolare ricambiarono l’omaggio, contribuendo – con un ritorno dei testi – a soddisfare, nel Trecento occitano, il bisogno di conservare un patrimonio letterario autoctono di alto valore, che rischiava di andare perduto. Secondo una tesi suggestiva e importante, anche il decisivo influsso che i trovatori esercitarono sui poeti della Scuola Siciliana sarebbe dovuto in gran parte alla conoscenza della loro poesia che Federico II di Svevia e la sua cerchia di intellettuali e di funzionari avrebbero potuto avere durante i soggiorni della corte imperiale nell’Italia del Nord. Episodio culturale e letterario decisivo, tuttavia non solo mal conosciuto fuori dl ristretto ambito della provenzalistica, ma per molti aspetti ancora da indagare da parte degli stessi specialisti, nonostante i significativi progressi già compiuti, particolarmente negli ultimi decenni.
Questo volume, che raccoglie i contributi presentati al Convegno Internazionale I trovatori nel Veneto e a Venezia, svoltosi dal 28 al 31 ottobre 2004 presso la Fondazione Giorgio Cini di Venezia, intende fare il punto sulla ricerca fin qui condotta, presentando quelli che possono essere considerati come i risultati acquisiti nei vari campi di indagine; d’altra parte, esso segna un nuovo progresso lungo le vie che si sono aperte negli ultimi decenni agli studiosi su temi specifici, con ricerche condotte spesso con l’apporto di metodologie nuove: lo studio della formazione e della struttura delle singole antologie poetiche, la loro localizzazione geografica e culturale, il rapporto fra i testi e le miniature che li ornano, il problema del “canone”, le modifiche subite dall’ideologia dei trovatori nel passaggio dalla Provenza all’Italia, lo studio di singoli autori. Questi atti dunque non raccolgono solo saggi di filologi e di storici della letteratura, ma anche di specialisti di altre discipline, quali storia, paleografia, codicologia, storia dell’arte e della miniatura.

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INDICE. Presentazione di Francesco Zambon - Introduzione. Il primo canzoniere di Giosuè Lachin - Daniela Rando, I luoghi della cultura nella Marca del Duecento - Raffaele Roncato, Alla corte dei Tempesta: trovatori e “magistri” nel castello di Noale (sec. XIII-XIV) - Francesca Flores D’Arcais, Letteratura cavalleresca e arti figurative nel Veneto dal XIII al XIV secolo - Giordana Canova Mariani, Il poeta e la sua immagine: il contributo della miniatura alla localizzazione e alla datazione dei manoscritti dei canzonieri provenzali AIK e N - Michel Roquebert, L’émigration languedocienne en Italie padane au cours de XIIIe siècle - Gérard Gouiran, Sur quelques troubadours qui franchirent les Alpes du temps de la croisade contre les Albigeois - Saverio Guida, Esperienza trobadorica e realtà veneta - Furio Brugnolo, Lirica italiana settentrionale delle origini: note sui più antichi testi - Roberto Antonelli, Il canone della lirica provenzale nel Veneto - Maria Luisa Meneghetti, “Vidas” e “razos”: sondaggi di stratigrafia funzionale (con una riflessione su fonti e significato del ‘Sirventes lombardesco’) - Mario Mancini, Sordello, o la “fin’amors” di un cortigiano - Maddalena Signorini, Aspetti codicologici e paleografici della produzione di manoscritti in lingua provenzale (secc. XIII-XIV) - Walter Meliga, I canzonieri IK: la tradizione veneta allargata - Luciana Borghi Cedrini, Lingua degli autori e lingua dei copisti nella tradizione manoscritta trobadorica - Indice dei nomi - Indice dei manoscritti e dei documenti d’archivio - Indice delle tavole

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elemento grafico Luca Mazzoni, Postille di Pio Rajna alle “Origini dell’epopea francese”. Trascrizione e studio, Bormio, So.La.Re.S., 2008.
elemento grafico Le origini dell'epopea francese indagate da Pio Rajna, in Firenze, G. C. Sansoni editore, 1884 (Edizione anastatica, 2008).

303 pp., s.i.p. / 550 pp., s.i.p.

Il volume trascrive le postille vergate da Pio Rajna alla sua copia delle Origini dell’epopea francese (1884), conservata presso la Biblioteca civica di Sondrio (segn. II.G.16), dove si trovano, per disposizione testamentaria, tutti i volumi della biblioteca dello studioso valtellinese. Al primo capitolo, nel quale viene ricapitolata la disputa sulle origini dell’epica francese, segue un secondo capitolo, articolato in undici “sottocapitoli”, nei quali vengono analizzate le postille di Rajna. Essendo queste ultime, essenzialmente, costituite da riferimenti bibliografici, o da brevi rimandi alle opinioni di altri studiosi, gli undici “sottocapitoli” sono organizzati in base al punto di vista degli studiosi di cui Rajna riferisce l’opinione (Paris, Meyer, Lot, Bédier, Wilmotte, Faral, Kurth, Heinzel, Voretzsch, D’Ancona, Comparetti). Emergono, fra le altre questioni, i seguenti punti: un uso allotrio, da parte di Rajna, di alcune parole di Paris sulla tradizione orale; la netta diversità di opinione fra Rajna e Lot e, antiteticamente, la vicinanza con le idee di Kurth; alcune puntualizzazioni sulla concezione romantica dell’opera d’arte, in rapporto a Comparetti. Quanto a Bédier, il grande oppositore di Rajna, Luca Mazzoni trascrive alcune considerazioni inedite di Rajna sul terzo volume delle Légendes épiques, conservate in un foglio volante inserito all’interno della copia delle stesse Légendes épiques di proprietà di Rajna (Sondrio, Biblioteca civica, IX.G.11).
Non mancano, inoltre, le postille indicative di un mutamento di opinione rispetto a quanto sostenuto nelle Origini, in specie riguardo al valore della Vita di s. Mommoleno per la storia del volgare romanzo, e riguardo all’identità storica di Gano. Interessante anche la postilla che, sia pur in modo lapidario, formula acute osservazioni testuali sul verso 2209 della Chanson de Roland.
Il terzo capitolo contiene una sintesi delle tesi sostenute da Rajna nelle Origini; nel quarto capitolo vengono esposti i criteri di trascrizione delle postille. Seguono sei tavole con riproduzione fotografica di altrettante pagine postillate delle Origini. Il testo delle postille, ricalcando la suddivisione proposta da Francesco Mazzoni nell’edizione delle postille di Rajna alle Fonti dell’Orlando furioso (1975), è articolato in “Errata corrige autografa”, “Postille autografe” e “Lettere e appunti allegati al volume, inseriti ai vari luoghi” (in quest’ultima sezione si trova, fra l’altro, una curiosa lettera di Antoine Thomas, scritta, secondo l’uso dell’autore, in un francese molto “libero” dal punto di vista ortografico). Il volume si conclude con una sezione di note alle postille, ed è accompagnato dall’edizione anastatica delle Origini dell’epopea francese.

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Per informazioni: Libreria Pecorini, Foro Buonaparte 48, 20121 Milano (tel. 02.8646.0660).

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elemento graficoLorenzo Renzi, Le piccole strutture. Linguistica, poetica, letteratura, Bologna, il Mulino, 2009 (Collezione di testi e di studi).

ISBN 978-88-15-12752-5, 720 pp.

Maestro della filologia, Lorenzo Renzi incarna una rara figura di studioso in cui la vastità e lo specialismo delle conoscenze sono sempre animati da un'inesauribile curiosità e vivacità culturale. In occasione del suo settantesimo compleanno, il volume riunisce i più importanti saggi prodotti nell'arco di una stagione di studi lunga e appassionata.
La ricchezza dei materiali raccolti riflette l'ampiezza dei suoi interessi scientifici: dalla letteratura (i poeti provenzali, Dante, Petrarca) alla linguistica romanza e alla storia della lingua (il fiorentino del Cinquecento), fino all'antropologia della letteratura e al folklore. In tutti questi campi Renzi ha offerto contributi fondamentali, ispirati a una visione di ampio respiro, nella quale ciascun oggetto di indagine si collega ad altri contesti, ad altre tradizioni culturali.

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Segnalazioni librarie del 2008

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Segnalazioni librarie del 2006

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Segnalazioni librarie del 2004

Segnalazioni librarie del 2003

Segnalazioni librarie del 2001 e 2002

 

 
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Sito a cura di
Carlo Pulsoni e Matteo Viale

ultimo aggiornamento di questa pagina: 24 Marzo, 2010