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Societą Italiana di Filologia Romanza

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Novitą librarie di interesse filologico

Quanti desiderano che venga qui segnalata la pubblicazione di testi di rilevanza scientifica possono inviare un messaggio di posta elettronica alla redazione del sito all'indirizzo sifr@sifr.it.

 

2008

 

elemento graficoClaudia Di Fonzo, L'ultima forma dell'Ottimo commento. Chiose sopra la Comedia di Dante Alleghieri fiorentino tracte da diversi ghiosatori. Inferno, Ravenna, Angelo Longo Editore, 2008 (Memoria del Tempo, 33).

ISBN 978-88-8063-571-0, 320 pp., 35,00 euro

L’edizione critica della prima cantica dell’ultima fase redazionale del celeberrimo «Ottimo commento» è anche una riflessione teorica sull’ecdotica dei commenti antichi alla Commedia. Si tratta di un ripensamento dell’attività dell’editore di tali commenti e della fenomenologia di produzione dei medesimi che rende necessario all’editore trattare ciascun commento, ciascun gruppo di chiose, quando non addirittura ciascun manoscritto, come un prodotto autonomo e diverso, da ricomprendere, tuttavia, entro il corpus di chiose alle quali afferisce. La diffrazione redazionale rimane una caratteristica pregnante della tradizione antica di commento alla Commedia, in senso proprio quando d’autore, in senso improprio quando prodotta da compilatori diversi, come presumibilmente è accaduto per le Chiose tracte da diversi ghiosatori qui proposte e denominate, secondo quanto suggerito da Vandelli, «ultima forma dell’Ottimo commento».

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elemento graficoMarco Bernardi, Lo zibaldone colocciano Vat. lat. 4831. Edizione e commento, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 2008 (“Studi e Testi”, 454).

ISBN 978-88-210-0848-1, 514 pp., ill., s.i.p.

Degli studi di Angelo Colocci (1474-1549) – collezionista, filologo, bibliofilo e umanista, funzionario e sodale di Leone X – rimangono numerosi zibaldoni inediti, custoditi – come la parte più cospicua della sua collezione libraria – presso la Biblioteca Vaticana. In essi si condensa una riflessione critica che dovette risultare di notevole stimolo e interesse per i numerosi contemporanei illustri che furono in contatto con lui: poeti come Tebaldeo, Sannazzaro, Cariteo e gli autori del milieu napoletano-aragonese, intellettuali come Bembo, Castiglione, Valeriano, Calmeta, Trissino, ma anche Pier Vettori, Scipione Carteromaco e Marcello Cervini. Della memoria di queste ed altre frequentazioni e delle variegate letture di Colocci si sostanzia il presente volume che propone la prima edizione completa di uno tra i suoi più ineressanti e complessi quaderni d’appunti, corredata da un ricco commento che, attraverso continui rimandi alla parte nota della biblioteca dell’umanista, tenta di organizzare in un sistema coerente le eterogenee informazioni offerte dal manoscritto.
Al suo interno si trovano testi poetici d’ispirazione petrarchesca e serafiniana, appunti sul De Amore di Andrea Cappellano, una ricca galleria di ritratti di poeti (i provenzali, gli stilnovisti, Petrarca, Roberto d’Angiò e i loro contemporanei, poeti del Quattrocento e verseggiatori personalmente conosciuti da Colocci), la tavola di un canzoniere con testi di Tebaldeo, riflessioni sulla lingua e sulla natura della facezia. Un’ampia introduzione illustra la natura del codice da un punto di vista materiale, dei contenuti, della datazione delle sue parti e dei criteri e metodi di edizione. Completano il volume un’appendice di stralci inediti dalla corrispondenza e da altri codici dell’umanista, alcune tavole fotografiche, l’indice dei nomi e quello dei manoscritti e delle edizioni antiche a stampa.

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elemento grafico ‘Chascun homme est ung petit monde’. Études de Gianni Mombello sur les XVe et XVIe siècles, a cura / recueillies par Paola Cifarelli et Maria Colombo, Torino, Rosenberg & Sellier Editori, 2008 (supplemento al n. 155 di «Studi francesi», maggio-agosto 2008).

ISBN 978-88-7885-054-5, pp. 228, 35,00 euro

Con questo volume le curatrici si propongono un duplice scopo: onorare la memoria di Gianni Mombello (1933-2005), professore di Storia della lingua francese all'Università di Torino per quasi un trentennio, e rendere un servizio alla comunità dei francesisti, italiani e stranieri, giovani e meno giovani, che proseguono gli studi in alcuni campi di ricerca che l’autore ha aperto o fortemente innovato.
Quattro gli argomenti fondamentali: la ricezione delle ‘tre corone’ in terra di Francia (con uno studio sulla fortuna di Boccaccio, un secondo su Dante e Petrarca); Christine de Pizan (anche in questo caso con due studi in prospettiva comparatista: la ricezione dell’opera della poetessa nel ducato di Savoia e in Italia); in terzo luogo, i contributi sulla favola, genere letterario da sempre caro a Mombello (con studi sul genere favolistico tra fine Medio Evo e Rinascimento); infine i ‘noëls’, genere letterario di cui Mombello può essere considerato, nonché uno specialista, il vero scopritore.

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Indice. Avant-propos di Paola Cifarelli e Maria Colombo - Bibliographie de Gianni Mombello (2004-2007) - CHRISTINE DE PIZAN: Christine de Pizan and the House of Savoy - Pour la réception de Christine de Pizan en Italie: L’Arte del Rimare de Giovanni M. Barbieri - NOËL: Analyse philologique d’un noël conservé dans deux manuscrits du Grand Séminaire d’Aoste - Considérations sur l’origine d’un genre littéraire populaire: le noël. Nouveaux documents - Nouvelle hypothèse sur l’origine du noël, un genre gallo-roman de chanson populaire - À l’origine du noël. Le témoignage de trois manuscrits valdôtains - FABLE: La Vie d’Esope tradotta da Antoine du Moulin - La fable des XVe et XVIe siècles: un genre littérarie humaniste en train de se populariser - ‘Du temps que les bêtes parloient’ - La paix du ménage. De la facétie à la fable - Traductions françaises des fables du Speculum historiale (XIVe-XVe siècles) - DANTE, PÉTRARQUE ET BOCCACE EN FRANCE: Per la fortuna del Boccaccio in Francia. Jean Miélot traduttore di due capitoli della Genologia - Per la fortuna di Dante e Petrarca: la testimonianza del manoscritto B.N. fr. 25’558.

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elemento grafico Angelo Colocci e gli studi romanzi, a cura di Corrado Bologna e Marco Bernardi, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 2008 (“Studi e Testi”, 449).

ISBN 978-88-210-0842-9, pp. XVIII+544, s.i.p.

Angelo Colocci (1474-1549), collezionista, filologo, bibliofilo e umanista, funzionario e sodale di Leone X, è una delle personalità più significative e complesse dell’umanesimo romano. I suoi interessi spaziavano dalla metrica antica e mediolatina alla poesia contemporanea, dalla letteratura volgare delle origini al dibattito cinquecentesco sulla Questione della Lingua. La testimonianza più rilevante dei suoi svariati studi e delle sue numerose frequentazioni intellettuali (Sannazzaro, Pontano, Cariteo, Bembo, Castiglione, Tebaldeo, Pier Vettori...) è costituita dalla miriade di quaderni e zibaldoni miscellanei confluiti nelle collezioni Vaticane, insieme a gran parte della sua biblioteca. Quest’ultima comprendeva alcuni dei testimoni più preziosi delle diverse tradizioni liriche neolatine, come il canzoniere italiano Vat. lat. 3793, il provenzale M e il galego-portoghese Colocci-Brancuti.
La prodigiosa raccolta libraria di Angelo Colocci è fatta oggetto d’esame nella prima parte del volume che propone anche un confronto con altre biblioteche pressappoco contemporanee. Nella seconda parte sono passati in rassegna i principali item di questa biblioteca, attraverso uno studio attento delle postille e delle glosse colocciane che su di essi si sono depositate e degli appunti d’argomento linguistico e letterario – e d’ambito romanzo – raccolti negli zibaldoni dell’umanista. L’ultima sezione prende in esame l’interesse specifico di Colocci per alcune figure di poeti – da Dante a Sannazzaro – e le relazioni intellettuali che sulla base di questo interesse egli dovette intessere con i suoi contemporanei.
La ricchezza del materiale inedito e la novità rappresentata dai saggi qui raccolti, fa del volume lo studio più approfondito, organico e aggiornato intorno alla riflessione e al contributo di Angelo Colocci, specialmente nel panorama del nascente studio delle letterature romanze.

 

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Indice. C. Bologna, M. Bernardi, Il “punto” su Angelo Colocci - Parte I. La biblioteca colocciana (e altri modelli cinquecenteschi): C. Bologna, La biblioteca di Angelo Colocci - M. Bernardi, Per la ricostruzione della biblioteca colocciana: lo stato dei lavori - M. Danzi, La parte ispano-portoghese della biblioteca del Bembo (con una «postilla» colocciana - M. Motolese, Sullo scaffale di Ludovico Castelvetro: un nuovo documento e una vecchia lista - Parte II. I manoscritti, le postille: M. Bernardi, Intorno allo zibaldone colocciano Vat. lat. 4831 - N. Cannata, Il primo trattato cinquecentesco di storia poetica e linguistica: le Annotationi sul vulgare ydioma di Angelo Colocci (ms. Vat. lat. 4831) - C. F. Blanco Valdés, A. Ma Domínguez Ferro, Il cod. Vat. lat. 4823: il laboratorio colocciano - M. Spampinato Beretta, Il “caso” Cielo - S. Bianchini, Colocci legge «Rosa fresca aulentissima» - M. Brea, De los lemosini a los siculi, Dante y Petrarca - F. Costantini, Il Libro Reale, Colocci e il Canzoniere Laurenziano - G. Tavani, Le postille di collazione del canzoniere portoghese della Vaticana (Vat. lat. 4803) - G. Pérez Barcala, Angelo Colocci y la rima románica: aspectos estructurales (análisis de algunas apostillas coloccianas) - E. Fidalgo Francisco, Apuntes para una vida de Alfonso X en un códice de Colocci (Vat. lat. 4817) - E. Corral Díaz, Las notas coloccianas en el cancionero profano de Alfonso X - P. Lorenzo Gradín, Colocci, Los lais de Bretanha y las rúbricas explicativas en B y V -F. Fernández Campo, Apostillas petrarquescas de Colocci: nuevas posibilidades de lectura – Parte III. La poesia, i poeti: C. Pulsoni, Il De vulgari eloquentia tra Colocci e Bembo -A. Rossi, Il Serafino di Angelo Colocci - C. Vecce, Sannazaro e Colocci - U. Schlegelmilch, Carmina de ruinis: Pomponio Leto, Angelo Colocci e la poesia antiquaria di Roma tra ’400 e ’500. Indice dei nomi. Indice dei manoscritti e degli stampati antichi.

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elemento grafico«L'ornato parlare». Studi di filologia e letterature romanze per Furio Brugnolo, a cura di Gianfelice Peron, Padova, Esedra Editrice, 2007.

ISBN 978-88-6058-085-6/88-6058-085-4, XXVIII-812 pp., 50,00 euro.

Allievi, amici e colleghi hanno riunito trentacinque saggi su argomenti medievali e moderni, dai poeti delle origini a Petrarca, da Saba e Pound, vicini agli interessi scientifici di Furio Brugnolo per festeggiare il suo sessantesimo compleanno e per esprimergli la stima e la gratitudine per la molteplice attività didattica e scientifica che ha svolto e svolge a favore del Dipartimento di Romanistica e più in generale della cultura filologico-letteraria.
Il titolo rinvia alla canzone Color di perla di Nicolò de’ Rossi, un autore fondamentale nell’esperienza biografica, scientifica e accademica di Brugnolo. Ma, attraverso Nicolò, esso richiama le «parole ornate» del sonetto dantesco Savete giudicar vostra ragione e il canto II dell’Inferno quando Beatrice invia Virgilio a soccorrere Dante con la sua «parola ornata» e con quanto occorreva «al suo campare» così da esserne lei stessa «consolata».
La parola è dunque uno strumento di salvezza, ma non la parola qualsiasi, bensì quella educata dalle lettere o, con parafrasi continiana, quella «elegante secondo retorica», la parola che si affina nel segreto del nostro studio e si traduce nell’operare concreto. Con Curtius si potrebbe definirla anche come la parola che si avvale della filologia e della retorica quali «strumenti ausiliari della memoria» e contribuisce al raggiungimento di quell’humanitas che sa suggerire ancora vie salvifiche, e anche consolatorie, in un mondo nel quale sembrano imporsi altri interessi e altre logiche.

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elemento graficoI viaggi del 'Milione'. Itinerari testuali, vettori di trasmissione e metamorfosi del 'Devisement du monde' di Marco Polo e Rustichello da Pisa nella pluralità delle attestazioni, a cura di Silvia Conte, Roma, Tiellemedia, 2008 ("Marco Polo" 750 anni, 5).

ISBN 9788887604450, 338 pp., 40,00 euro.

Il libro di Marco Polo ha circolato per l'Europa medievale attraverso una serie complessa di traduzioni, rimaneggiamenti e riduzioni ed anche con varie intitolazioni, che di volta in volta mettono l'accento su diversi aspetti dell'opera: Livre des Merveilles, De mirabilibus mundi, Del Gran Khan, Historia Tartarorum ed altre ancora. Il libro del grande Veneziano è noto al pubblico italiano col titolo di Milione, forma aferetica del nome Emilione con la quale si designava un ramo della famiglia Polo, ma la dicitura che ha più probabilità di risalire alla volontà di Marco è quella di Devisement du monde 'descrizione del mondo', documentata dalla redazione franco-italiana, la stesura primitiva, redatta in francese nel 1298 e prodotta dal 'patto' autoriale tra il viaggiatore-narrante Marco Polo e l'estensore Rustichello da Pisa. Il Devisement si connota in tutte le sue dimensioni come testo in movimento tale, quindi, da motivare la scelta del titolo ‘I viaggi del Milione’ per il Convegno internazionale che, sotto gli auspici del Comitato Nazionale per le celebrazioni del 750° anniversario della nascita di Marco Polo, si è svolto a Venezia dal 5 all'8 ottobre 2005. La realizzazione di un'iniziativa che avesse al suo centro il Milione doveva consistere, al di là dell'aspetto celebrativo, in un incontro di specialisti che, partendo dalla realtà testuale del libro, e ponendo a frutto competenze ed esperienze diverse, giungessero ad articolare un ampio arco di indagini sui vari aspetti, le diverse 'vocazioni' e i diversi 'registri' che convivono in questo testo tanto più stimolante quanto più analizzato nelle sue pieghe. La risposta degli studiosi è stata generosa: la personalità dei relatori e la qualità dei loro interventi hanno prodotto un convegno denso di proposte di lavoro e di suggestioni speculative.

 

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Indice. Fabrizio Beggiato, I viaggi del Milione (Intervento di apertura del Convegno) – Cesare Segre, Chi ha scritto il Milione di Marco Polo? – Eugenio Burgio, Mario Eusebi, Per una nuova edizione del Milione – Alvaro Barbieri, Il ‘narrativo’ nel Devisement dou monde: tipologia, fonti, funzioni – Maria Luisa Meneghetti, Marco Polo ad Avignone – Jean-Claude Faucon, Examen des données numériques dans le Devisement du Monde – Angélica Valentinetti Mendi, Tradizione ed innovazione: la prima traduzione spagnola del Libro delle meraviglie – Valeria Bertolucci Pizzorusso, Le relazioni di viaggio di Marco Polo e di Odorico da Pordenone: due testi a confronto – Philippe Ménard, Marco Polo et la mer. Le retour de Marco Polo en Occident d’après les diverses versions du texte – Marcello Ciccuto, Codici culturali a confronto nell’enciclopedia di Marco Polo: il ‘caso India’ – Fabrizio Cigni, ‘Prima’ del Devisement dou monde. Osservazioni (e alcune ipotesi) sulla lingua della Compilazione arturiana di Rustichello da Pisa – Sergio Marroni, La meraviglia di Marco Polo. L’espressione della meraviglia nel lessico e nella sintassi del Milione – Maria Grazia Capusso, La mescidanza linguistica del Milione franco-italiano – Michèle Guéret-Laferté, Le vocabulaire exotique du Devisement du monde – Francesco Scorza Barcellona, Ancora su Marco Polo e i Magi evangelici

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elemento graficoContrafactum. Copia, imitazione, falso, Atti del XXXII Convegno Interuniversitario (Bressanone/Brixen 8-11 luglio 2004), a cura di Gianfelice Peron e Alvise Andreose, Padova, Esedra Editrice, 2008 (Quaderni del Circolo Filologico Linguistico Padovano, 20) .

ISBN 978-88-6058-004-7 / 88-6058-004-8, XX-562 pp., 48,00 euro.

Il volume riunisce le relazioni del XXXII Convegno Interuniversitario, svoltosi a Bressanone nel luglio 2004, in occasione della conclusione dell’attività annuale del Circolo Filologico Linguistico Padovano. I saggi trattano alcuni degli aspetti più salienti relativi al tema del contrafactum, in ambito artistico (letterario, figurativo, musicale, cinematografico), filosofico, storico, politico e religioso: le forme e le modalità dell’emulazione artistica (imitazione, copia, plagio, rifacimento, ecc.); il complesso rapporto che il ‘nuovo’ prodotto intrattiene col modello (emulazione, competizione, superamento, ecc.); le finalità (ludiche, parodiche, polemiche, ecc.) implicite nelle forme di emulazione ‘attiva’; le ragioni ‘extra-letterarie’ (storiche, religiose, politiche, economiche, culturali) che determinano la produzione e il riuso di falsi; gli aspetti teorici connessi all’atto della ‘contraffazione’.
La disposizione cronologica dei saggi va dall’antichità (Omero, Euripide, Platone) ai giorni nostri (Doctorow, Calasso, Pusterla, Dan Brown, Casadei); passa attraverso il medioevo (egloga medio-latina, Alfonso X, Gautier de Coinci, Quête del Saint Graal, Roman de Fauvel, letteratura tedesca medievale), l’età rinascimentale (Margherita di Navarra, Bandello, Tasso), il Sei-Settecento (Campanella, Leti, Voltaire, Diderot, Goldoni, Alfieri), e l’Ottocento (Leopardi, Heine, Baudelaire, Hardy, Du Maurier). Una cospicua sezione è dedicata al tema del ‘falso filologico’ nei secoli XVII, XVIII e XIX. Particolarmente fitte sono le analisi dedicate a scrittori novecenteschi italiani (Campanile, Fortini) e stranieri (Lalanne, Kavafis, Masson, Borges, Aub).

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elemento graficoTommaso III di Saluzzo, Il Libro del Cavaliere Errante, (BnF ms. fr. 12559), a cura di Marco Piccat, Araba Fenice Edizioni, Boves, 2008.

ISBN 9788886771900, 1072 pp. + 80 tavole a colori f.t., 120,00 euro

Ad inizio 1400, in un clima di un’inattesa “renaissance chevaleresque” diffusa tra Francia e Germania, un nobile piemontese, Tommaso III, figlio primogenito del marchese Federico I di Saluzzo, ideò la narrazione di un viaggio virtuale tra realtà e finzione, di tradizione dantesca, come cornice per divulgare le leggende più apprezzate nel suo tempo, utilizzando una tecnica narrativa decisamente innovativa nel suo intreccio.
Le Livre du Chevalier Errant rappresentò lo sforzo estremo di affermare l’esistenza di un legame antico tra Piemonte e Francia, la forza di una medesima cultura di riferimento e la volontà di testimoniare le antiche e comuni tradizioni giuridiche, cavalleresche e nobiliari. Dello Chevalier Errant sono conosciuti due soli codici antichi, uno dei quali conservato alla Biblioteca Nazionale di Parigi, ms. f. fr. 12559, e l’altro alla Biblioteca Nazionale di Torino, ms. L. V. 6, gravemente danneggiato nell’incendio della stessa nel 1904. I manoscritti offrono un testo differente in più luoghi. La loro esecuzione è avvenuta quasi contemporaneamente in due botteghe parigine presso cui lavoravano abili maestri incaricati di miniare codici importanti, quali ad esempio quelli riservati a contenere le composizioni di Christine de Pizan.
Il testo del codice di Parigi offre l’istantanea di una fase della vita di Tommaso III, quella pubblica, politica e fastosa del periodo parigino, con l’orgoglio delle tradizioni saluzzesi, della leggenda della famosa Griselda e della storia dei papi sino a Clemente VII  (parente della famiglia marchionale).
L’edizione del Livre in questa versione, i cui presupposti ecdotici intendono superare la precedente a cura di Marvin J. Ward, offre il senso della grande cultura dell’autore e la precocità incredibilmente ‘europea’ di un modo di narrare. Per la prima volta il testo viene trascritto integralmente a cura di Laura Ramello, reso in traduzione italiana a cura di Enrica Martinengo e corredato di note critiche e indici.

 

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Il volume contiene interventi di M. Piccat, R. Bordone, L. Ramello, E. Martinengo.

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elemento graficoTeresa Nocita, BLIMT. Bibliografia della lirica italiana minore del Trecento, Roma, Salerno Editrice, 2008 (Quaderni di filologia e critica, XXII).

ISBN 978-88-8402-639-2, 144 pp., 14,00 euro.

Chi fino ad oggi avesse deciso di intraprendere uno studio sulla poesia trecentesca si sarebbe certo meravigliato nel constatare che, per il “secolo d’oro” della letteratura italiana, non era disponibile un repertorio specifico, uno strumento cioè a cui fosse possibile ricorrere per la necessaria informazione bibliografica e al quale fosse lecito appellarsi per la delicata questione della delimitazione del corpus degli autori e delle opere. Non esisteva, infatti, una bibliografia della lirica italiana minore del Trecento, vale a dire, secondo la terminologia convenzionalmente in uso, della produzione lirica degli autori nati entro il 1370 ca., con l’esclusione delle rime di Dante, Petrarca e Boccaccio.
BLIMT (Bibliografia della Lirica Italiana Minore del Trecento) è uno strumento di consultazione che nasce per rispondere ad un’esigenza primaria degli studi filologici e letterari. Il repertorio, allestito sulla base di ricerche bibliografiche e sondaggi diretti nel patrimonio manoscritto di biblioteche italiane e straniere, recensisce le edizioni di riferimento di 224 autori, da Antonio da Ferrara a Sennuccio del Bene, da Nerio Moscoli a Giovanni Quirini, da Antonio Pucci a Guglielmo Maramauro, e raccoglie l’indicazione degli studi critici pubblicati su di essi nell’ultimo venticinquennio.
L’Introduzione passa in rassegna le principali sillogi di lirica trecentesca e le più importanti monografie, ricostruendo il giudizio, non sempre equanime, espresso dalla storiografia letteraria su quest’importante produzione poetica. Alla valutazione della bibliografia critica si affiancano considerazioni circa la trasmissione manoscritta, che si focalizzano sull’organizzazione interna delle miscellanee a penna. L’analisi arriva fino ad identificare la nuova tipologia del codice “municipale”, nella quale si riconosce una delle forme peculiari del libro manoscritto di questa specifica tradizione testuale.

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elemento graficoIsabella Tomassetti, Mil cosas tiene el amor. El villancico cortés entre Edad Media y Renacimiento, Kassel, Edition Reichenberger, 2007 (Teatro del Siglo de oro, Estudios de Literatura 106)

ISBN 978-3-937734-45-3, VIII-362 pp., 67,00 euro

Sebbene la canonizzazione del villancico sia da attibuire a Juan del Encina, al genere non può essere ascritta una paternità sicura, giacché la sua nascita non è identificabile con l’esercizio creativo di un autore specifico. Quanto alla configurazione tipologica del genere, si notano uno spiccato polimorfismo, una notevole duttilità strutturale e una marcata ibridazione stilistica e tematica: una straordinaria mouvance delle forme e dei registri, dunque, che fa sì che il maggiore elemento distintivo  del villancico sia proprio l’eterogeneità strutturale e tematica.
Il presente libro propone un esame della tradizione iniziale del genere, ovvero del suo primo periodo di fioritura fino alla codificazione enciniana. Questa operazione ha come punto di partenza l’inventario e l’analisi del corpus trasmesso dalle antologie poetiche compilate fra il XV secolo e i primi due decenni del XVI e si propone una descrizione strutturale e storica del villancico all’interno del sistema quattrocentesco dei generi lirici.

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elemento graficoLe plaisir des formes dans la littérature espagnole du Moyen Âge et du Siècle d’Or / El placer de las formas en la literatura medieval y del Siglo de Oro, a cura di Mónica Güell e Marie-Françoise Déodat-Kessedjian, Toulouse, CNRS - Université de Toulouse-Le Mirail, 2008 («Méridiennes»)

ISBN 2-912025-45-1, 298 pp., 25,00 euro

Le présent volume est le résultat de deux rencontres scientifiques du groupe LEMSO (équipe 7 de FRAMESPA – UMR 5136 du CNRS –, dans son Atelier 2, « L’origine »), qui se sont tenues à l’Université de Toulouse II-Le Mirail. La première journée d’étude, à vocation internationale, a réuni, le 23 octobre 2006, des chercheurs de l’équipe et des chercheurs d’Espagne, des Universités de Cordoue et de Madrid, sur Le plaisir des formes dans la littérature espagnole du XVe au XVIIe siècle. La seconde, qui a ouvert son champ d’étude au Moyen-Âge, s’est déroulée le 22 octobre 2007, réunissant des chercheurs de l’Université de Toulouse-Le Mirail, Pau, Poitiers, Caen et Paris III-Sorbonne Nouvelle. Nous avons eu le plaisir d’accueillir nos étudiants de Master et nos doctorants qui ont assisté, pour certains, à leur première journée d’étude. Osons espérer que cette expérience pourrait susciter en eux les prémices d’une vocation de chercheurs. Les dix-sept études ici réunies offrent le fruit de ces deux rencontres riches d’enseignements.
À l’origine des pratiques textuelles ou paratextuelles, est-il besoin de rappeler la place, l’importance et la signification des formes qui donnent naissance au texte, au recueil ou au livre ? Les formes dans le champ littéraire, dans la poésie, dans le théâtre, dans le roman ou la nouvelle ou dans des oeuvres hybrides et inclassables qui brisent les moules génériques et formels traditionnels – comme en atteste aujourd’hui l’appellation « multiroman » dans un récent ouvrage de Jacques Roubaud (2006) – sont intrinsèquement mobiles, à l’instar des mobiles de Calder ou des formes des nuages, si variées et si complexes. Force est de constater que les formes et les analyses textuelles sur des critères formels n’ont pas toujours eu la faveur des chercheurs : peut-être certains excès langagiers formalistes ou une langue figée ont-ils contribué à un certain oubli, voire à une certaine dévalorisation des études formelles. Peu importe. Produisant un indéniable plaisir esthétique, les formes poétiques, les mètres et les rimes passionnaient les poètes et les métriciens de la Renaissance et du Siècle d’Or, tout comme leurs lecteurs contemporains, avides d’expérimentations nouvelles. Elles passionnent toujours les lecteurs du XXIe siècle, bien que les canons esthétiques des oeuvres lyriques et théâtrales ne soient plus les mêmes. Il nous a donc semblé approprié et justifié, au sein de l’atelier « L’origine », de tenter de cerner au plus près les formes en littérature et leurs mystères dans leur trajectoire existentielle.

 

 

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elemento graficoFausto De Sanctis, Cesare de Lollis poeta e traduttore, Pescara, Istituto di Studi Abruzzesi, 2008.

ISBN 978-88-95566-22-1, 176 pp., 20,00 euro

Il volume propone alcune liriche giovanili del De Lollis e ventisette traduzioni dal tedesco (Platen, Goethe, Lenau), dallo spagnolo (Ramón de Campoamor, Bécquer, Zorrilla), dal francese (Clément Marot, Baudelaire), poste a fronte dei testi originali stranieri.
Dalla serie ordinata degli articoli e dei saggi apparsi - tra il 1907 e il 1925 - sul Giornale d’Italia e su La Cultura, e raccolti in Appendice, emergono poi chiaramente, anche attraverso un’analisi serrata di traduzioni da altri poeti e scrittori di prim’ordine (Molière, Vauvenargues, Shakespeare, Ossian, Byron, Lope de Vega, Shelley, Rabelais, Balzac e Puškin), le teorie delollisiane sull’ ‘arte del tradurre’.
Ciò che l’Autore dimostra con questo suo studio e con questa sua raccolta, è che De Lollis, anche in parte contraddicendosi, riuscì ad essere nelle sue traduzioni “poeta” in proprio, cioè ricreando per suo conto una nuova poesia, ma non cessando, almeno in tutto, di essere anche attento “filologo”. In altri termini, non il solito traduttore-traditore, ma un poeta che crea nuova poesia su un dato acquisito e mai perduto di vista. Lo attesta soprattutto la sua traduzione dello Spleen IV di Baudelaire, che è veramente un capolavoro di nuova poesia e di perspicace interpretazione critica.

 

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Il volume può essere ordinato per mail (deluca@delucasnc.com) o per fax (0871-322681)

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elemento graficoLes albas occitanes. Etude et édition par Christophe Chaguinian. Transcription musicale et étude des mélodies par John Haines, Paris, Champion, 2008 (Classiques français du Moyen Age, 156).

ISBN 978-2-7453-1563-2, 356 pp., 32,00 euro

Ce volume offre une édition critique des 19 pièces qui constituent le corpus de l’alba occitane. L’étude qui la précède cherche à rendre compte de l’aspect varié de ce corpus, constitué de compositions érotiques aussi bien que religieuses, et remet en cause sa division traditionnelle en trois modalités thématiques : albas de séparation, contre-alba, et alba religieuse. L’étude des textes amène au contraire à distinguer un seul groupe thématique, celui des albas de séparation, tandis que le reste du corpus intègre un ensemble hétérogène dont le seul point commun indéniable est le recours au mot alba dans le cadre d’un refrain. Ce second groupe résulte de l’importance prise par le mot alba comme refrain dans l’alba de séparation. Une fois que le mot, comme indice formel, eut intégré l’horizon d’attente du genre de l’alba de séparation, la perception de celui-ci s’est transformée. De genre thématique, caractérisé par le thème de la séparation, l’alba s’est alors transformée en genre thématico-formel où un trait externe, le mot-refrain, a fini par jouir d’une importance aussi grande que le thème. Devenue thématico-formel, le genre de l’alba a pu aisément se transformer en genre formel, c’est-à-dire simplement caractérisé par le retour du mot alba, et libre d’exprimer les thématiques les plus variées. L’édition comprend aussi une étude des deux mélodies transmises par les manuscrits.

Copertina Albas

 

 

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elemento graficoDon Afonso Lopez de Baian, Cantigas, a cura di Pilar Lorenzo Gradin, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2008 (Gli Orsatti. Testi per un Altro Medioevo, 32 ).

ISBN 978-88-6274-002-9, 356 pp., 13,00 euro

Don Afonso Lopez de Baian (ca. 1210-1280) pertenece a uno de los linajes más antiguos y prestigiosos de la nobleza medieval portuguesa. La tradición manuscrita le atribuye los siguientes textos: dos cantigas de amor, cuatro cantigas de amigo y cuatro cantigas de escarnio e maldizer. Su ‘cancionero’ ofrece una considerable variedad temática y estilística, acompañada de un alto grado de elaboración retórica. Sin duda, los textos que mejor ponen de manifiesto el carácter genuino del trovador son sus cantigas de escarnio e maldizer, que destacan en el corpus satírico gallego-portugués por los rasgos peculiares que presentan tanto a nivel formal como conceptual. El cultivo de temas y motivos tópicos junto a otros de carácter innovador indican que Don Afonso de Baian fue capaz de combinar con maestría los datos que le brindaba la tradición con aportaciones de carácter individual, que permiten diferenciar gran parte de su producción literaria en el conjunto de la poesía trovadoresca del Occidente peninsular.

copertina

 

 

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elemento grafico Mario Barbieri, Judeus e Cristãos-Novos nel Cancioneiro Geral di Garcia de Resende, Bari, Adriatica Editrice, 2008 (Biblioteca di Lusitania).
ISBN 978-88-89654-18-7, 141 pp., 17,00 euro

... è allora da ritenersi che l'antigiudaismo fin qui delineato nel Cancioneiro Geral sia tutt'altro che "inocente paródia" o innocuo "juguetar", né tanto meno la comica caricatura di matrice letteraria dell'ebreo gil-vicentino. I poeti dell'antologia di Garcia de Resende rientrano a pieno titolo fra i ceti del regno più ostili contro la minoranza religiosa. Se nel 1496 ne caldeggiano l’espulsione dal regno lusitano, da lì a poco lo stesso odio si accanirà contro gli ex-ebrei trasformati dal battesimo in "escudeiros" e "cavaleiros", gabellieri ed esattori, diplomatici e magistrati della Corona, o religiosi ed ecclesiastici al servizio del Cattolicesimo.

 

INDICE. Premessa - Capitolo I Da Afonso Henriques a D.Manuel I: per una storia della comunità ebraica portoghese fra Medioevo e prima Età Moderna - Capitolo II 1. ...os mores oito senhores: l'antigiudaismo del Cuidar e Suspirar - 2. Bulras abraicas sotis / danam verdades latinas...: la 'peste ebraica' di Álvaro de Brito - 3. ...neto de mil judias: la polemica contro Antón de Montoro - Capitolo III 1. Fra tolleranza e vituperio: il giudeo del Cancioneiro Geral - 2. Trovas a hua moça com que andava...: poeta e converso rivali in amore - 3. A hua dona que tinha duas leys: il carnale dialogo giudaico-cristiano - Capitolo IV 1. Dall'ebraismo al cattolicesimo: il cristão-novo di Anrique da Mota - 2. Dopo il pogrom: il 'processo' cortigiano contro l'ex-giudeo Jorge de Oliveira.

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I poeti della Scuola siciliana. Edizione promossa dal Centro di studi filologici e linguistici siciliani: vol. I. Giacomo da Lentini, edizione critica con commento a cura di Roberto Antonelli; vol. II. Poeti della corte di Federico II, edizione critica con commento diretta da Costanzo Di Girolamo; vol. III. Poeti siculo-toscani, edizione critica con commento diretta da Rosario Coluccia, Milano, Mondadori, 2008 (I meridiani).
Vol. I: ISBN 978-88-04-57309-8, CLXVIII-696 pp., 55,00 euro
Vol. II: ISBN 978-88-04-57310-4, CCX-1118 pp., 55,00 euro
Vol. III: ISBN 978-88-04-57311-1, CLXXXIV-1264 pp., 55,00 euro

Frutto di un lavoro pił che decennale, l’edizione č stata commissionata dal Centro di studi filologici e linguistici siciliani, prestigiosa istituzione fondata a Palermo nel 1951 con lo scopo di promuovere le ricerche sul siciliano antico e moderno e alle cui attivitą e pubblicazioni hanno collaborato nel corso degli anni personalitą quali Contini, Battaglia, Roncaglia, Folena, Varvaro, De Mauro, nonché numerosi studiosi stranieri. Si tratta della prima edizione completa, basata sulla disamina dell’intera tradizione manoscritta ed esaustivamente annotata del corpus dei poeti siciliani e siculo-toscani, che conta complessivamente 337 componimenti. Essa propone un testo rigorosamente fissato, che presenta sostanziali modifiche rispetto a quello delle edizioni precedenti, nello spirito di un oculato restauro conservativo. I testi sono corredati da apparati critici completi e da un commento di straordinaria ampiezza e varietą, che risponde alla duplice esigenza di fornire un’esplicazione esauriente al lettore non specialista nonché a un pubblico internazionale e di discutere nei dettagli questioni tecniche di ordine interpretativo, filologico, linguistico e metrico. Le introduzioni ai tre volumi, firmate da Roberto Antonelli, Costanzo Di Girolamo e Rosario Coluccia, fanno il punto dello stato dell’arte e aprono rinnovate prospettive di lettura sulla poesia italiana delle origini.

INDICE. Volume I. Giacomo da Lentini, edizione critica con commento a cura di Roberto Antonelli - Premessa - Avvertenza dei curatori - Introduzione di Roberto Antonelli - Nota al testo - Tavola delle sigle e delle abbreviazioni - Opere citate e edizioni di riferimento - Canzoni e discordi - Tenzone con l’Abate di Tivoli - Tenzone con Iacopo Mostacci e Piero della Vigna - Sonetti - Dubbie attribuzioni - Indici dei luoghi citati nel commento, a cura di Gabriele Baldassari - Indice dei capoversi - Volume II. Poeti della corte di Federico II, edizione critica con commento diretta da Costanzo Di Girolamo - Premessa - Avvertenza dei curatori - Introduzione di Costanzo Di Girolamo - Nota al testo - Tavola delle sigle e delle abbreviazioni - Opere citate e edizioni di riferimento, a cura di Francesco Carapezza - Ruggeri d’Amici, a cura di Aniello Fratta - Tommaso di Sasso, a cura di Stefano Rapisarda - Guido delle Colonne, a cura di Corrado Calenda - Re Giovanni, a cura di Corrado Calenda - Odo delle Colonne, a cura di Aniello Fratta - Rinaldo d’Aquino, a cura di Annalisa Comes - Arrigo Testa, a cura di Corrado Calenda - Paganino da Serzana, a cura di Aniello Fratta - Piero della Vigna, a cura di Gabriella Macciocca - Stefano Protonotaro, a cura di Mario Pagano - Iacopo d’Aquino, a cura di Aniello Fratta - Iacopo Mostacci, a cura di Aniello Fratta - Federico II, a cura di Stefano Rapisarda - Ruggerone da Palermo, a cura di Corrado Calenda - Cielo d’Alcamo, a cura di Margherita Spampinato Beretta - Giacomino Pugliese, a cura di Giuseppina Brunetti - Ruggeri Apugliese, a cura di Corrado Calenda - Mazzeo di Ricco, a cura di Fortunata Latella - Re Enzo, a cura di Corrado Calenda - Percivalle Doria, a cura di Corrado Calenda - Folco di Calavra, a cura di Aniello Fratta - Filippo da Messina, a cura di Aniello Fratta - Iacopo, a cura di Aniello Fratta - Anonimi siciliani, a cura di Mario Pagano e Margherita Spampinato Beretta - Indici dei luoghi citati nel commento, a cura di Gabriele Baldassari - Indice dei capoversi - Volume III. Poeti siculo-toscani, edizione critica con commento diretta da Rosario Coluccia - Premessa - Avvertenza dei curatori - Introduzione di Rosario Coluccia - Nota al testo - Tavola delle sigle e delle abbreviazioni - Opere citate e edizioni di riferimento, a cura di Cristina Scarpino - Galletto Pisano, a cura di Marco Berisso - Compagnetto da Prato, a cura di Sergio Lubello - Neri de’ Visdomini, a cura di Sergio Lubello - Neri Poponi, a cura di Marco Berisso - Tiberto Galliziani di Pisa, a cura di Marco Berisso - Lunardo del Guallacca, a cura di Marco Berisso - Betto Mettefuoco, a cura di Marco Berisso - Ciolo de la Barba di Pisa, a cura di Marco Berisso - Folcacchiero, a cura di Sergio Lubello - Bartolomeo Mocati, a cura di Sergio Lubello - Caccia da Siena, a cura di Sergio Lubello - Carnino Ghiberti, a cura di Sergio Lubello - Petri Morovelli, a cura di Marco Berisso - Guglielmo Beroardi, a cura di Marco Berisso - Brunetto Latini, a cura di Sergio Lubello - Bondie Dietaiuti, a cura di Sergio Lubello - Maestro Francesco, a cura di Sergio Lubello - Ugo di Massa, a cura di Sergio Lubello - Megliore degli Abati, a cura di Marco Berisso - Maestro Torrigiano, a cura di Sergio Lubello - Pucciandone Martelli, a cura di Marco Berisso - Inghilfredi, a cura di Marco Berisso - Arrigo Baldonasco, a cura di Marco Berisso - Canzoni anonime siculo-toscane, a cura di Aniello Fratta e Riccardo Gualdo - Sonetti anonimi siculo-toscani, a cura di Aniello Fratta e Riccardo Gualdo - Sonetti anonimi del Chigiano, a cura di Riccardo Gualdo - Appendice, a cura di Pär Larson - Indici dei luoghi citati nel commento, a cura di Gabriele Baldassari - Indice dei capoversi.

Henry J. Chaytor, Dal manoscritto alla stampa. La letteratura volgare del medioevo, A cura di Walter Meliga, Roma, Donzelli Editore, 2008 (Saggi. Storia e scienze sociali).
ISBN 978-88-6036-236-0, 197 pp., 24,00 euro

L'invenzione della stampa ha segnato una svolta decisiva nella storia della civiltà, ha cambiato il nostro modo di concepire la letteratura e lo stile, ha modificato i processi psicologici che regolano la comunicazione.
Quando prendiamo in mano un'edizione a stampa di un testo medievale, inconsapevolmente ci portiamo dietro nella lettura pregiudizi e atteggiamenti che anni di consuetudine con il testo scritto hanno consolidato. Tendiamo a dimenticare di avere a che fare con la letteratura di un'epoca in cui i modelli ortografici cambiavano di continuo, la correttezza grammaticale non era tenuta in gran conto, la lingua era mutevole e non era considerata elemento di identità nazionale. Inoltre, la letteratura medievale produsse poca riflessione critica, almeno nell'accezione odierna del termine: se un autore avesse voluto saggiare la bontà della sua opera, l'avrebbe verificata davanti a un pubblico. Il processo creativo avanzava infatti tra sperimentazioni ed errori, con gli spettatori come metro di giudizio.
Il passaggio dall'ascolto alla lettura personale, tradizionalmente fatto coincidere con l'invenzione della stampa, avviene in realtà in modo graduale, con la sempre più vasta circolazione dei manoscritti e il progredire dell'alfabetizzazione. La prosa e la poesia cominciarono così a cambiare in modo significativo, fino alla rivoluzione determinata dall'invenzione della stampa.
Di questa articolata situazione letteraria, Chaytor offre un quadro insieme preciso e agile, aprendo più di uno squarcio sulle possibili e inaspettate analogie con fenomeni propri dei nuovi media e della globalizzazione. Come osserva Walter Meliga nella prefazione al volume, oggi tornano attuali alcuni aspetti che diremmo tipicamente "medievali": una rinnovata presenza dell'oralità e un nuovo universalismo culturale.

La Vision de Tondale. Les versions françaises de Jean de Vignay, David Aubert, Regnaud le Queux. Éditée par Mattia Cavagna, Paris, Champion, 2008 [Classiques Français du Moyen Âge, 159].
ISBN 978-2-7453-1749-0, 352 pp., 35,00 euro

Scritta in latino nel 1149, la Visione di Tungdal mette in scena il viaggio ultraterreno di un cavaliere irlandese e offre la più completa e dettagliata descrizione dell'aldilà prima della Divina Commedia, di cui peraltro costituisce una fonte importante. Il testo ha avuto un grande successo in tutta la cristianità fino alla fine del Medioevo; la sua ricezione interessa tanto l'ambito religioso che quello laico, come dimostrano le sue numerose traduzioni in lingua vernacolare. Le tre versioni francesi raccolte e pubblicate in questo volume sono l'opera di tre scrittori celebri, Jean de Vignay, David Aubert, Regnaud le Queux e si collocano in tre contesti culturali e letterari differenti: il grande movimento di traduzione patrocinato dalla corona dei Valois, la tradizione delle riscritture e dei rimaneggiamenti alla corte di Borgogna, la corrente letteraria della Grande Rhétorique.

Eliana Creazzo, «En Sesile est un mons mout grans». La Sicilia medievale fra storia e immaginario letterario (XI-XII sec.), Soveria Mannelli, Rubbettino, 2007.
ISBN 978-88-498-1895-6, 196 pp., 14,00 euro

Il lungo contatto tra la Sicilia e la Francia, stabilito durante l’epoca delle dominazioni normanna (XI-XII sec.) e angiona (XIII sec.), ha dato vita tra i secoli XII e XIII a una produzione narrativa francese ispirata all’isola, ai suoi luoghi, al suo “ruolo” storico e alla sua posizione geografica. La conquista e la dominazione normanna, in particolare, hanno alimentato l’immaginario letterario e segnato le vie del dialogo fra le tre grandi culture del Mediterraneo, compresenti e vitali nel territorio isolano. Dialogo che trova anche nei testi bizantini e arabo-siculi, scelti come sfondo di comparazione, interessanti articolazioni e variazioni prospettiche. I percorsi spesso si intrecciano, come le storie e le leggende ispirate dal vulcano etneo e dal mistero che avvolge il suo territorio. Il mare segna il cammino o erige i confini, custodisce la memoria di personaggi storici e immaginari, riflette il miraggio di fate venute dal nord.

La medicina magica. Segni e parole per guarire, Atti del XII Convegno Internazionale (Rocca Grimalda, 22-23 settembre 2007), a cura di Sonia Maura Barillari, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2008 (L’immagine riflessa / Quaderni, Serie miscellanea, 11).
ISBN 978-88-6274-050-0, 232 pp., 17,00 euro

Il volume raccoglie gli interventi presentanti nell'ambito del XII Convegno Internazionale "La medicina magica. Segni e parole per guarire" organizzato dal Laboratorio Etno-Antropologico di Rocca Grimalda il 22 e 23 settembre 2007.

Indice. Sonia Maura Barillari, Introduzione: sulle prime attestazioni di formule di guarigione nei volgari romanzi - Carla Corradi Musi, La medicina magica nello sciamanesimo ugrofinnico e siberiano - Francesco Benozzo, Il poeta-guaritore nei dialetti d’Europa - Georgeta Rosu, Muzeul Taranului Român - Bucuresti, L’immaginario rurale sull’uso del basilico nel ciclo della vita - Sonia Maura Barillari, Il ‘ricettario’ di Trocta magistra salernitana fra farmacopea culta e ‘superstizioni’ popolari - Almudena Blasco - Francesc Massip, Rimedi di donne e farmaci popolari nella letteratura iberica rinascimentale - Patrizia Caraffi, Giardini incantati - Paolo Galloni, Dal mito allo scongiuro. Un miracolo preistorico dietro un incantesimo altomedievale? - Alessandro Pozza, Bagni di sangue e medicine. Guarire dalla lebbra nella letteratura medievale - Antonio Guerci, Il museo di etno-medicina «Antonio Scarpa»: un viaggio nelle medicine tradizionali dei popoli - Maria Teresa Della Beffa, La magia delle piante officinali: dai Tacuina sanitatis alla moderna fitoterapia - Elena Nonveiller, Pratiche magico-religiose nella iatromantica greca - Maria Grazia Alpa, Le signature, ovvero: piccoli sciamani monferrini - Gian Maria Panizza - Paolo Portone, Magia popolare, repressione ecclesiastica delle superstizioni e stregoneria diabolica.

Petronio, Satyricon, a cura di Monica Longobardi, con una presentazione di Cesare Segre, Siena, Barbera Editore, 2008 (Classici greci e latini).
ISBN 978-88-7899-198-9, 544 pp., 10 euro

È assodato, ma accettato con rassegnazione, che la traduzione di un testo conti perdite e ‘deperimenti’ insanabili. Un genere misto come la satira, per esempio, basata su allusioni e citazioni di fonti distorte dall’intento parodico, si candida ad un bilancio in rosso a causa dell’inevitabile opacizzazione dei referenti iniziali. È precetto del traduttore, d’altronde, che tali perdite vengano quanto più possibile compensate da forme varie di risarcimenti.
La traduzione del Satyricon di M. Longobardi mette in pratica questo precetto, misurandosi con uno dei testi più complessi e sfuggenti dell’Antichità.
Il dato macroscopico è proprio la restituzione del tratto pertinente alla satira di testo ‘a citazione’, risarcimento praticato in vario modo con fonti del nostro orizzonte culturale romanzo. L’‘appaesamento’ però è controbilanciato dalla conservazione in latino delle fonti letterarie condivise, o dalla cosiddetta traduzione intralinguistica.
In questa prospettiva, la traduzione di M. Longobardi studia modi di tradurre di volta in volta adeguati alle molteplici componenti della tessitura retorica del Satyricon: la polifonia delle voci, per esempio, risultante dalla presenza di personaggi colti, semicolti, sino al “sottoparlato oniroide” dei liberti convitati, è restituita da una vasta gamma di soluzioni stilistiche e da uno spiccato plurilinguismo. È il contributo precipuo del filologo romanzo che traduce un testo quale il Satyricon di Petronio che, per pura mimesi, è reclutato tra le fonti del latino volgare.
M. Longobardi calibra inoltre la traduzione italiana alla nutritissima compagine di blocchi frastici quali proverbi, modi di dire e wellerismi, restituendo tutta la visibilità di questa importante componente gnomica del discorso.
Raccoglie al massimo la sfida dei cosiddetti ‘testi intraducibili’ quali giochi di parole, indovinelli e crittografie illustrate (Xenia ed Apophoreta) che costituiscono la sfida ludica dell’opera e l’effetto trompe-l’œil della ‘corrotta eloquenza’. L’introduzione amplissima e le numerose note rendono conto di ogni singola operazione di traduzione, costituendo un vademecum scrupoloso sia della riflessione teorica, sia della casistica pratica.

Buccio di Ranallo, Cronica, Edizione critica e commento a cura di Carlo De Matteis, Firenze, SISMEL - Edizioni del Galluzzo, 2007 (Archivio Romanzo, 13).
ISBN 978-88-8450-257-5, CLIV-452 pp., 70 euro

"Dugentista ad honorem", espressione di "periferie conservatrici" (quale l'Abruzzo angioino del XIV secolo), secondo l'acuta definizione di Contini, Buccio di Ranallo (1290/5-1363) è titolare tuttavia di un'operazione letteraria pressoché unica nella letteratura italiana medievale, conferendo veste poematica di ampio respiro alla cronaca delle vicende di un comune dell'Italia meridionale, dalle sue origini fino alla morte dell'autore. Alla passività della scelta metrica, la vetusta quartina di alessandrini monorimi, si contrappone nella Cronica del poeta aquilano l' 'onore' di una sperimentazione che contamina generi letterari diversi, innestando sul tronco delle chansons de geste una incandescente materia politico-civile rigorosamente documentaria, in funzione di un intento parenetico-didattico comune al progetto di gran parte della cronachistica contemporanea. Sul fondo di questa non trascurabile ragione di originalità concernente la forma letteraria (che ingloba anche una serie di sonetti anch'essi d'intonazione politico-civile, in contemporanea con la svolta tematica operata da un ristretto manipolo di poeti centro-settentrionali) si dispiega il rustico affresco storico di una comunità cittadina nel suo drammatico sforzo di sopravvivenza e di affermazione lungo oltre un secolo denso di eventi politici, militari e religiosi, scandito da catastrofi naturali che prostrano la vita sociale e l'esistenza quotidiana dei singoli ma non ne distruggono la vitalità sempre risorgente: con tratto rapido ed essenziale la narrazione di Buccio riesce a restituire il colore temporale e locale di un'epoca lontana e a trasmetterne un'immagine di elementare, terragna, corposa evidenza, che s'aggiunge non indegnamente a quella dei più noti referti fiorentini e romani. A distanza di un secolo dall'edizione critica di De Bartholomaeis, questa nuova edizione si propone per una diversa e più attenta ricostruzione del testo sulla base di un nuovo testimone ma anche per il corredo delle puntuali annotazioni, che definiscono una rinnovata interpretazione dell'opera.

Roberto Rea, Cavalcanti poeta. Uno studio sul lessico lirico, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2008 (Esercizi di lettura, 8).
ISBN 978-88-6134-172-2, 524 pp., 18.00 euro

Benché la poesia cavalcantiana rigeneri la lingua della lirica aulica, rivelandosi determinante per la formazione della koinè stilnovista e quindi del supremo modello petrarchesco, manca a tutt'oggi uno studio sistematico sul lessico di Guido, di cui viene di norma evidenziata la componente filosofico-scientifica, in realtà quasi interamente circoscritta alla canzone dottrinale Donna me prega. Il volume Cavalcanti poeta si propone di indagare il linguaggio cavalcantiano in primo luogo come un lessico lirico, inteso come un codice altamente definito ereditato con profonda consapevolezza dalla tradizione della poesia cortese trobadorica e italiana. Si tratta quindi di comprendere la reale consistenza e la specifica natura della novità linguistica cavalcantiana rispetto alla tradizione lirica precedente. La ricerca, caratterizzata da un impianto innovativo, si concentra sui lessemi configuranti la peculiare dimensione psicologica dell'interiorità, che è stata da tempo riconosciuta come sostanziale "invenzione" cavalcantiana. Se l'ampio saggio che occupa la prima parte del volume si propone di tracciare un bilancio complessivo di quanto emerso nel corso dell'indagine, evidenziando i caratteri e i modelli di fondo della risemantizzazione cavalcantiana del lessico cortese, l'organizzazione dei materiali per schede lessicali permette di adoperare il volume anche come opera di consultazione utile a fornire un orientamento nello studio del lessico della poesia amorosa duecentesca.

Miscellanea di studi linguistici offerti a Laura Vanelli da amici e allievi padovani, a cura di Roberta Maschi, Nicoletta Penello e Piera Rizzolatti, Udine, Forum, 2007.
ISBN 978-88-8420-349-6, 448 pp.,35,00 euro

In questo volume sono raccolti trentanove brevi contributi di linguisti e filologi colleghi e allievi di Laura Vanelli che intendono così celebrare, in occasione del sessantesimo compleanno, la sua intensa attività scientifica. Gli articoli rispecchiano gli interessi di ricerca della docente, che ha studiato a Padova con Giovan Battista Pellegrini e insegna Linguistica presso la stessa Università. La pubblicazione è suddivisi in tre sezioni: la linguistica e la filologia friulana, i livelli di analisi linguistica (suddivisi nelle rispettive sotto-sezioni di fonologia, morfologia, sintassi, lessico, pragmatica) e la linguistica e la filologia romanza.

Andrei Oisteanu, Il diluvio, il drago e il labirinto. Studi di magia e mitologia europea comparata, a cura di Dan O. Cepraga e Maria Bulei, Edizioni Fiorini, Verona, 2008 (La musa critica, 3)
ISBN 978-88-87082-70-8, 305 pp., 22,00 euro

Le leggende popolari romene sul Diluvio universale e sulla costruzione dell'Arca, i riti e i miti del costruire e del fondare, le grandi cosmogonie arcaiche, il complesso mitico-simbolico del Labirinto, la "legatura" magico-erotica del Drago, nonché l'enigmatica figura dei solomonari, stregoni popolari romeni, padroni delle forze atmosferiche, sono questi gli intricati e affascinanti materiali tradizionali sui quali opera Andrei Oisteanu. Con solida tenacia filologica, i tre importanti saggi raccolti nel presente volume affrontano alcuni nodi fondamentali della mitologia popolare romena ed europea in una vasta prospettiva comparata, mettendo a frutto i diversi approcci dell'etnologia, della storia delle religioni, dell'interpretazione mitico-simbolica. Tappe distinte di un percorso esegetico unitario, le ampie indagini di Oisteanu si muovono sulla strada tracciata dai celebri studi di Mircea Eliade, mirando a ricostruire le coordinate mitiche della contrapposizione primordiale fra Ordine e Caos, tra la volontà ordinatrice della Creazione e la regressione ciclica al Caos precosmogonico.

«Caro Andrei Oisteanu,
sono riuscito a leggere soltanto oggi "La leggenda romena del diluvio". Il suo studio mi ha entusiasmato. Dovrebbe essere pubblicato in una rivista specialistica straniera ( di folklore, di romanistica o di storia delle religioni). Suggerisco la "Revue de l'Histoire des Religions". Se prepara la versione francese potrei presentarla io alla rivista. Avevo già letto in passato anche altri suoi lavori. Spero che ne potremo discutere assieme.
Chicago, 23 nov. 1984
Con amicizia, Suo MIRCEA ELIADE»

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Il volume può essere ordinato on-line sul sito dell'editore (www.grafichefiorini.it) oppure per mail (edizioni@grafichefiorini.it) o per fax (+39 045 528077)

Mara Nerbano, Il teatro della devozione. Confraternite e spettacolo nell’Umbria medievale, Perugia, Morlacchi (Saggi, 1).
ISBN 978-88-6074-065-6, xxii + 414 pp., 22,00 euro

In Umbria, alla fine del Medioevo, le confraternite disciplinate elaborarono un monumentale repertorio di laude drammatiche e diedero vita a liturgie, riti figurati, pratiche pie che assunsero in molti casi forme compiutamente spettacolari. La fortuna di questo "teatro della devozione" si protrasse per circa due secoli: i suoi inizi coincisero con la costituzione ufficiale delle prime compagnie; il suo declino fu successivo alla seconda decade del Cinquecento, quando le città erano ancora sede di eventi di grande impegno realizzativo.
Nella civiltà teatrale dei disciplinati si annodarono tecniche molteplici - letterarie, drammaturgiche, artigianali, produttive - che forgiarono un linguaggio rappresentativo composito e articolato. Più occulta, ma non meno originale e profonda, fu la dimensione esoterica della vita associativa, che impegnò il laicato devoto in prassi ascetiche, preghiere, meditazioni, atte a far rivivere nell'interiorità, quasi spazio di una scena mentale, i miti fondatori del Cristianesimo.
Mettendo a fuoco contemporaneamente l'ambito circoscritto e liminale del gruppo confraternale e l'ambito ampio e diversificato della partecipazione alla religione cittadina, il libro analizza testi, eventi, luoghi, cultura materiale, nessi con la produzione iconografica, scoprendo nella teatralità disciplinata ricche quanto inattese dimensioni comunicative.

Matteo di Parigi, La Vie Saint Thomas le Martyr, a cura di Carla Rossi, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2008.
ISBN 978-88-6274-051-7, 112 pp., 15,00 euro

Matteo di Parigi, monaco benedettino dell’abbazia di St. Albans, cronachista, cartografo e scrittore tanto in latino (è sua la famosa Chronica majora), quanto in anglo-normanno, fu anche uno dei maggiori miniaturisti, nell’Inghilterra di Enrico III. Lavorò sia per la propria abbazia, di cui diresse lo scriptorium, sia per committenze laiche, soprattutto per dame appartenenti all’alta aristocrazia, tra cui la cognata del re, Sanchia di Cornovaglia, e la contessa Isabelle de Warenne per la quale, attorno al 1220, versificò in anglo-normanno, traducendola dal Quadrilogus, e miniò una Vita di San Tommaso Becket. Di questo poema che un tempo doveva contare all’incirca ottomila versi non sopravvivono che quattro fogli, scritti e illustrati rectoverso, oggi conservati in collezione privata. Se ne fornisce qui per la prima volta un’edizione critica commentata in italiano, corredata da tavole a colori.

Carmelo Zilli, Varia romanistica. Scritti di filologia e linguistica romanza, Bari, Edizioni Giuseppe Laterza, 2007 (Nuova Biblioteca di Filologia romanza, 1).
ISBN 978-88-8231-443-9, pp. 300, euro 20,00

Questa Collana di testi e studi romanzi si collega idealmente alla Biblioteca di Filologia Romanza, fondata a Bari da Giuseppe E. Sansone nel 1958 e da lui diretta fino al 2003, anno della sua scomparsa. Con i suoi quarantacinque volumi, quella Biblioteca aveva divulgato in stampa i risultati della ricerca di numerosi studiosi italiani e stranieri, contribuendo, per quasi cinquant'anni, a tenere alto il prestigio scientifico e accademico della Romanistica, in Puglia e in Italia.
Nata modernamente con lo Storicismo romantico, la Filologia romanza è disciplina tra le più suggestive e pedagogicamente utili per la conoscenza dell'origine delle lingue e delle letterature di gran parte d'Europa, ed è materia di studio altamente formativa, perché fondata sulla "commistione misurata" tra lingua e cultura (C. Segre), tra sapere e tecnica, tra giudizio critico e rigore metodologico, tra creatività e razionalità, tra antichità e modernità; e perché è caratterizzata da un rapporto assai stretto con la scrittura e il testo nel Tempo.

Indice. Opere citate in forma abbreviata. - Nota ai testi. - I. Riflettendo su un errore 'significativo' di Meravigliosa-mente. - II. Frammenti di Tirante in un inedito manoscritto della Biblioteca Ariostea di Ferrara. - III. Sulle orme dell'it. montiero: riflessioni intorno alla cronologia di un raro iberismo. - IV. Una lettera volgare in una pergamena quattrocentesca dell'Archivio diocesano di Castellaneta. - V. Da Boccaccio a Thackeray: tracce di un 'firmano sulla testa'. - VI. L'intonatorato: antico ufficio ecclesiastico o parola fantasma? - VII. Su una traduzione in versi del primo Cinquecento spagnolo: Castillejo lettore di Ovidio. - VIII. Tradurre Castillejo traduttore. - IX. L''asino alla lira' nel Roman de Thèbes e nel Conte de Floire et Blancheflor. - X. Appunti sulla morte degli amanti. - Indice dei nomi.

Plurilinguismo letterario, a cura di Renato Origa e Sergio Vatteroni, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2007.
ISBN 8849819064 ISBN-13 9788849819069, 226 pp., 20,00 euro

Il volume presenta gli Atti di un Convegno internazionale svoltosi a Udine il 9-l0 novembre 2006, che ha avuto lo scopo di far dialogare i migliori specialisti sul fenomeno del plurilinguismo letterario tra mondo antico e moderno, all’insegna della ricerca interdisciplinare, mettendo in evidenza le specificità di ogni periodo, e nello stesso tempo sottolineando la continuità di un fenomeno che si presenta come un tratto di lunga durata nella storia europea.

Indice. Giovanni Frau, Presentazione - Renato Oniga e Sergio Vatteroni, Premessa - Renato Oniga, Il piurilinguismo nella letteratura latina: problemi e prospettive - Bruno Rochette, Grecs, Romains et barbares: contribution à l'étude de la diversité linguistique dans l'antiquité classique - Anna Chahoud, Alterità linguistica, latinitas e ideologia tra Lucilio e Cicerone - Henry Daniels, La latinizzazione degli antroponimi inglesi e scandinavi nel Domesday Book (1086) di Guglielmo I d'Inghilterra - Antonio Daniele, Teatro veneto plurilingue del Cinquecento. Qualche ipotesi e qualche restauro - Pavao Knezovic, Il plurilinguismo nelle opere di Petar Bakula (1816-1873) - Mario Barbieri, Alle origini della lingua de preto: il Breve da Mourisca Ratorta di Fernão da Silveira - Eugenio Burgio e Giuseppe Mascherpa, "Milione" latino. Note linguistiche e appunti di storia della tradizione sulle redazioni Z e L - Maria Grazia Capusso, La produzione franco-italiana dei secoli XIII e XIV convergenze letterarie e linguistiche - Barbara Wehr, Venetismi e toscanismi nel MS. B.N. FR. 1116 del testo di Marco Polo.

Mlax mlakas. Per Luciano Agostiniani, a cura di Giulio M. Facchetti, Milano, Arcipelago Edizioni, 2008.
ISBN 978-88-7695-374-3, 18,50 euro

Questa raccolta di contributi è un omaggio a Luciano Agostiniani da parte di amici, colleghi e allievi linguisti e filologi. Con questo libretto si è inteso esprimere un piccolo segno di ammirazione e gratitudine per l'uomo e lo studioso i cui meriti sono a tutti ben noti. Una combinazione, felice ma casuale, ha determinato l'uscita della presente pubblicazione a ridosso dell'edizione degli Scritti scelti di Luciano Agostiniani: ciò permette di osservare insieme e valutare ancor meglio alcuni dei molti frutti di una così vasta attività scientifica.

Indice e presentazione del volume

 

Il Codice Callistino. Prima edizione italiana integrale del Liber Sancti Jacobi – Codex calixtinus (sec. XII), Traduzione e introduzione di Vincenza Maria Berardi, Presentazione di Paolo Caucci von Saucken, Perugia - Pomigliano d’Arco, CISC - Edizioni Compostellane, 2008 (Studi e Testi, 3).
ISBN 978-88-95945-05-7, 616 pp., 60 euro

Nella prima metà del XII secolo Santiago de Compostela è una città in grande fermento: l’arcivescovo Gelmírez dirige la vita ecclesiastica, civile e culturale, e segue con viva attenzione la costruzione della nuova cattedrale per accogliere i pellegrini che, sempre più numerosi, giungono da tutto il mondo cristiano al sepolcro dell’apostolo Giacomo il Maggiore.
Forte di questi consensi, Gelmírez non nasconde le sue ambizioni egemoniche nei riguardi del mondo ispanico e, addirittura, dell’intera cristianità, alla stessa stregua del vescovo Peláez che, nel secolo precedente, aveva preteso di porre la sede episcopale di Santiago in concorrenza con la sede papale.
Al centro dell’intera vicenda si colloca il Liber Sancti Jacobi - Codex Calixtinus, un codice latino – compilato nell’ambito di un programma di glorificazione ed esaltazione della sede episcopale compostellana – che si è rivelato di assoluto rilievo per il consolidamento e la promozione del pellegrinaggio a Santiago.
Il Codice callistino– qui tradotto in italiano con il rigore accademico e la competenza specifica del Centro Italiano di Studi Compostellani – si articola in 5 libri. Il primo riporta una serie di testi sacri con innumerevoli citazioni bibliche, sermoni, omelie e cantici propri della liturgia di Santiago; il secondo contiene la narrazione di 22 miracoli compiuti dall’apostolo; il terzo racconta la traslazione delle sacre spoglie da Gerusalemme in Galizia. Il quarto libro descrive la cosiddetta Historia Turpini, una cronaca delle gesta di Carlo Magno e dei suoi paladini impegnati a liberare dai Saraceni la strada per Compostella e consentire così ai pellegrini di giungere al sepolcro di san Giacomo. Il quinto libro, infine, è costituito dalla Guida del pellegrino che indica, a coloro che si recano a Santiago, quali sono gli itinerari da seguire e i loca sancta da visitare lungo il Cammino.
Il Codice callistino si conclude con un’Appendice costituita da una raccolta di composizioni poetiche e musicali in onore dell’apostolo, probabilmente aggiunta negli ultimi anni del XIV secolo.

Oriana Scarpati, Retorica del trobar. Le comparazioni nella lirica occitana, Roma, Viella, 2008 (I libri di Viella, 75).
ISBN 978-88-8334-322-3, 480 pp., 39,00 euro

Strumento di correlazione per eccellenza, la comparazione nella lirica trobadorica assolve al compito delicato di stabilire un legame tra l’io e il mondo, tra la condizione interiore del soggetto e le immagini tratte dalla realtà quotidiana, dalla letteratura e dal folklore; è quindi unione dell’interiorità con l’esteriorità, reale o immaginifica che sia, ma è anche un efficace strumento per l’elogio, per l’invettiva, per la descrizione, per lo scherzo. Cardine della struttura argomentativa e, al contempo, dell’ornatus, le figure del simile trovano ampio impiego nella lirica in lingua d’oc, costituendo un precedente modellizzante per tutta la successiva poesia europea.
Il volume offre uno studio d’insieme sul modus comparandi dei trovatori e propone un’analisi tipologica delle comparazioni, in relazione alle loro strutture formali e all’universo figurato cui attingono i poeti. Viene inoltre fornito un repertorio delle immagini e delle oltre milletrecento comparazioni impiegate dai trovatori.

 

 

INDICE. 1. La comparazione da Aristotele alle Artes poetriae (1.1. La comparazione nelle teorie retoriche del mondo antico; 1.2. Il Medioevo: permanenze e trasformazioni delle teorie classiche; 1.3. Le Artes poetriae dei secoli XII e XIII) – 2. La struttura delle comparazioni trobadoriche: un’analisi formale (2.1. Le comparazioni in senso stretto; 2.2. I paragoni iperbolici; 2.3. Le comparazioni del tipo «Aissi com selh»; 2.4. Ai margini della comparazione: le priamel abbreviate) – 3. L’universo figurato (3.1.La natura come serbatoio di immagini; 3.2. I personaggi storici, biblici e letterari; 3.3. I tipi umani) – 4. Lo sviluppo diacronico delle comparazioni trobadoriche – 5. Repertorio delle immagini – 6. Repertorio delle comparazioni per autori – Tavola di distribuzione delle comparazioni trobadoriche – Bibliografia.

Carla Rossi, Il Pistoia. Spirito bizzarro del Quattrocento, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2008.
ISBN 978-88-7694-992-0, 360 pp., 28,00 euro

Il volume propone, in una prospettiva ermeneutica aggiornata, una riconsiderazione dell'attività del rimatore toscano Antonio Cammelli (1436-1502), detto, dalla sua città natale, "il Pistoia", seguace del Burchiello e precursore del Berni. L'opera del Pistoia, definito proprio dal Berni "spirito bizzarro", viene qui storicizzata, insererita nell'ambiente poetico e politico delle "corti padane" in cui essa si radica, reintegrata in quel programma culturale ampio e complesso che caratterizzò l'epifania della poesia satirica toscana in esilio alla fine del Quattrocento, uscendo finalmente dall'ombra in cui è rimasta relegata per secoli. Nella prima parte del volume, la ricostruzione delle vicende personali del poeta, costretto, quarantenne, a lasciare la Toscana alla ricerca di fortuna presso le corti del Nord, va di pari passo con quella della storia, anche minuta e aneddotica, dei luoghi dove questi soggiornò. Nella seconda parte, viene esaminata la tradizione manoscritta dei circa 600 componimenti del pistoiese e viene discusso in particolare il problema dell'autografia del codice Ambrosiano H 223 inf., contenente la maggiore silloge dei sonetti satirici e burleschi del poeta, i più importanti dei quali vengono riprodotti qui in edizione.

Comunicazione e propaganda nei secoli XII e XIII. Atti del convegno internazionale, Messina, 24-26 maggio 2007, a cura di Rossana Castano, Fortunata Latella e Tania Sorrenti, Roma, Viella, 2007.
ISBN 978-88-8334-289-9, 680 pp., 40,00 euro

INDICE.
Relazioni presentate in seduta plenaria. Martin Aurell, Rapport introductif - Vicenç Beltran, Poética del sirventés y modelos de escritura - Claudio Giunta, Sulla ricezione e sull’interpretazione della poesia delle origini - Carlos Alvar, Lo “scherno di Malonda” e il ciclo degli anni 1255-1256 -Francesco Avolio, Prima (e a fianco) della propaganda: continuità e mutamenti in alcune forme di comunicazione semipubblica dalle origini al Duecento - Valeria Bertolucci Pizzorusso, Satira e propaganda politica nell’Oltremare latino (sec. XIII) - Francesco Zambon, La morte incomunicabile: Beatrice e l’excessus mentis.
Comunicazioni. Nino Albarosa, Canto gregoriano e notazioni connesse quali strumento di comunicazione - Davide Baldanza, Il Codice Piacenza 65. Strumento propagandistico di modelli di vita sociale - Sonia Maura Barillari, I volgarizzamenti e i rifacimenti del Tractatus de Purgatorio s. Patricii: dalla propaganda religiosa a quella politica - Pietro G. Beltrami, Bertran de Born fuori da Altaforte. Qualche nota su Ges no mi desconort - Geneviève Brunel-Lobrichon, Valeurs communes et propagande: le cas des troubadours - Miriam Cabré, Istanze politiche nella lirica di Cerverí de Girona (anni 1276-1285) - Luciano Catalioto, Nefanda impietas Sarracenorum: la propaganda antimusulmana nella conquista normanna del Valdemone - Jordi Cerdà Subirachs, La ocultación como propaganda - Aude Cirier, Diplomazia e retorica comunale: la comunicazione attraverso lo spionaggio politico nell’Italia medievale (secc. XII-XIII) - Anna Maria Compagna, Comunicazione e propaganda nella storiografia catalana del secolo XIII - Viviane Cunha, Le jongleur au moyen âge: un parcours diachronique - Vincent Debiais, Interactions textes/images dans la châsse dite “de saint Charlemagne”: quelques réflexions à propos du discours persuasif - Esther Dehoux, Roland dans la Chanson d’Aspremont. Du texte aux images - Stefania Di Leo, La pratica della fede e della spiritualità islamica in Sicilia nei secoli XII e XIII - Catalina Girbea, Quelques éléments sur la réception du message religieux arthurien (XIIIe-XVe siècles) - Gérard Gouiran, Las novas del heretje, ou à qui profite la propagande? - Laurent Hablot, Caput regis caput regni. L’image de la tête royale dans le discours politique en France au moyen âge - Ruth Harvey, Seigneurs, troubadours et princes Plantagenêts - Patrick Hutchinson, Peire Vidal, géographe amoureux et/ou producteur d’espaces de propagande politique - Gerardo Larghi, Poesia, politica e podestà in Provenza - Pär Larson, Primordi della ballata politica italiana - Charmaine Lee, Le manuscrit comme forme de communication. Jaufre et les genres narratifs occitans en Italie - Roberta Manetti, Satira e propaganda in Flamenca? - Walter Meliga, Fama e rumeurs negli ambienti trobadorici del XII secolo: il sen di Bertran de Born - Fabio Mora, Sulla svolta autoritaria e anticomunicativa della chiesa occidentale, da Gregorio VII al IV Concilio Lateranense - Antonella Negri, Tecnica letteraria e ricezione nell’epica: celebrazione e propaganda - Giuseppe Noto, La comunicazione come bisogno sociale e antropologico in Daurel e Beton - Linda M. Paterson, Jeux poétiques et communication de valeurs: les tensos et partimens des troubadours - Enrico Pispisa, Il Manifesto di Manfredi ai Romani - Francesc Rodríguez Bernal, Entre le recit historique et le discours politique: le Liber Feudorum Maior d’Alfons II, roi d’Aragon - Elena Roig Torres, «Un fol anar don es en fol venguz» (BdT 392,31): idas y venidas del desconocido Engles - Meritxell Simó, Literatura y propaganda política en el roman con inserciones líricas - Myriam Soria Audebert, La propagande pontificale et sa réception au temps des schismes (XIe-XIIe siècles) - Innocent II, Anaclet II: la mémoire d’une guerre de libells, lectures et débats - Francesco Paolo Tocco, Ideologia e propaganda nell’età del Vespro: lo scambio epistolare tra Palermo e Messina secondo Bartolomeo di Neocastro - Dario Tomasello, Misura e adab. Il sodalizio dei poeti siciliani tra Oriente e Occidente - Nicolaas Unlandt, Süsskind le Juif de Trimberg ou comment le Chansonnier d’Heidelberg se veut “politiquement correct” - Gema Vallín, Los trovadores en la corte de Fernando III de Castilla. Los testimonios de Sordel y Aimeric de Belenoi - Sergio Vatteroni, Verbum exhortationis e propaganda nella poesia provenzale del XIII secolo.

Francesco Benozzo, Cartografie occitaniche. Approssimazione alla poesia dei trovatori, Napoli, Liguori, 2008 ("Protagonisti della cultura europea").
ISBN 978 88 207 4259 3, 80 pp., 6 euro

La tradizione dei trovatori medievali è qui avvicinata con uno sguardo di tipo cartografico e archeologico, per salvaguardare quella molteplicità di strati e di reperti che la rende simile a un campo di scavi. L'idea che emerge da questo innovativo sopralluogo è che la poesia provenzale così come l'abbiamo sempre studiata non è mai esistita: non c'è alcuna prova dell'esistenza della maggior parte dei trovatori; non ci sono date reali alle quali riferirsi; il loro presunto caposcuola non ha mai composto poesie; l'"amore cortese" inteso come codice di comportamenti è un'invenzione dei filologi moderni. Resta, invece, una mappa non geometrizzabile in categorie storico-letterarie, la cui bellezza, fatta di vuoti e discontinuità, di una disarticolata e inconsapevole memoria poetica millenaria, è più simile alla geologia acentrica e anarchica di una struttura rocciosa che alle forme rassicuranti di un dipinto di passaggio.

«Questo libro cartografico apre e lascia aperta la mappa: è un intruso appoggiato sul terreno di scavi, e si lascia riconoscere in quanto intruso. In quanto tale, però, non assomiglia al piccone dell'archeologo lasciato sul terreno casualmente, ma a una sonda di rilevamento stratigrafico lasciata lì deliberatamente. Se piove forte, il fango la ricopre. Intorno, sotto e sopra di essa continuano a vivere i testi».

 

INDICE. Origine di questa spedizione - Mappatura del campo di scavi - Reperti manoscritti - Una glossa al precedente paragrafo - Nomi (e poco altro) - Attribuzioni - Il nono duca d'Aquitania ha mai composto poesie? - Un esercizio provocatorio - Nomi propri o denominazioni professionali? - Connessione ed eterogeneità - Retorica scolastica o lingua poetica tradizionale? - Attestazioni - Ciò che chiamiamo "paradigma cortese" - Dal profondo - Sul futuro di questa spedizione.

Giovanna Santini, Tradurre la rima. Sulle origini del lessico rimico nella lirica italiana del Duecento, Roma, Bagatto libri, 2008.
ISBN 88-7806-158-1, 359 pp., 28 euro

Dall'esame comparatistico tra serie di rimanti provenzali e italiani emergono i processi profondi che hanno presieduto all'adattamento del sistema trobadorico alla norma linguistica dell'italiano e, viceversa, i cambiamenti linguistici determinati dalla necessità di aderire alla tradizione poetica. L'analisi interlinguistica pone in primo luogo un problema relativo all'individuazione di corrispondenze tra le rime dei due sistemi: non tutte le rime provenzali sono immediatamente e univocamente traducibili in italiano. Il confronto tra i due sistemi di rime consente anche di proporre nuove interpretazioni dei testi e di rintracciare inedite relazioni intertestuali tra autori delle due tradizioni poetiche. Per analizzare le varie questioni che riguardano la traducibilità delle rime viene inoltre approntato un dizionario rimico, in cui per ogni rima provenzale si individuano le eventuali equivalenti italiane e viceversa. Il lettore ha così modo di verificare tutte le possibilità di realizzazione rimica che avevano i poeti italiani, quando hanno tenuto conto del modello occitanico.

Roberto Rea, Stilnovismo cavalcantiano e tradizione cortese, Roma, Bagatto libri, 2008.
ISBN 8878061654 - 9 788878 061651, 124 pp., 15,00 euro

L'interesse per la componente filosofica e scientifica della poesia cavalcantiana ha spesso fatto passare in secondo piano le sue relazioni con la tradizione della lirica aulica, che lo stesso Cavalcanti contribuisce in modo decisivo a rigenerare. I saggi compresi in Stilnovismo cavalcantiano e tradizione cortese intendono ripensare la poesia cavalcantiana all'interno del suo genere di appartenenza e del relativo dibattito contemporaneo: dalla questione, finora quasi del tutto trascurata, dei rapporti con il "grande canto cortese" dei trovatori, a due episodi emblematici della resistenza opposta alla novità cavalcantiana da parte di quei poeti che ne intuirono il potenziale eversivo: la scoperta polemica che Onesto da Bologna intraprende con Cino da Pistoia, al fine di attaccare proprio il magistero cavalcantiano, e quella, più sottile e insidiosa, ravvisabile nell'ambiguo sonetto Gli vostri occhi di Bonagiunta da Lucca, finora evocato dalla critica a supporto del discorso, del tutto antitetico e pertanto revocato in dubbio, del "pre-stilnovismo" del poeta lucchese.

«La traduzione è una forma». Trasmissione e sopravvivenza dei testi romanzi medievali. Atti del Convegno (Bologna, 1-2 dicembre 2005). Con altri contributi di Filologia romanza, a cura di Giuseppina Brunetti e Gabriele Giannini, Bologna, Pàtron, 2007 (Quaderni di Filologia Romanza, 19).
ISBN 978-88-555-2961-7, 240 pp., 18,00 euro

Il volume raccoglie gli Atti del Colloquio Internazionale che si è svolto a Bologna presso l'Alma Mater studiorum - Università di Bologna e la Biblioteca Universitaria (BUB) il 1° e il 2 dicembre 2006. «L'incontro nacque da un'idea strettamente legata all'esigenza di riflettere da una parte su ruolo, attualità e funzione dei testi letterari del passato medievale romanzo, dall'altro sulla permanenza vitale e sulla trasmissibilità stessa dei testi, sui metodi cioè e sulle forme attraverso i quali la traducibilità può compiersi (…). L'auspicio è che gli atti possano contribuire alla riflessione (…) sulla 'efficienza' di quelle radici letterarie dell'Europa a cui da più parti e spesso ci si richiama - nel senso proprio di riconoscere "vita a tutto ciò di cui si dà storia". Insieme che contribuisca a far osservare (…) che tale modalità nella letteratura non si dà per noi senza prezzo, ma che la ricomposizione filologica del passato può forse diventare ancora una scommessa di educazione e crescita collettiva oltre che di esercizio, studio e lettura personale».

INDICE. Giuseppina Brunetti - Gabriele Giannini, Introduzione - Claudia Villa, Quale forma? Il problema delle traduzioni in età carolingia e ottoniana - Alfonso D'Agostino, Strategie metriche, linguistiche e retoriche per una nuova versione del Cantar de Mio Cid - Annamaria Annicchiarico, Edizione e traduzione: Joan Roís de Corella - Pietro G. Beltrami, Raccontare in poesia, tradurre in versi (Il cavaliere della carretta e altro) - Giuseppe Tavani, Tradurre il medioevo: come? - Richard Trachsler, Rustichello, Rusticien e Rusta pisa. Chi ha scritto il romanzo arturiano? - Tavola rotonda: Paola Calef, La "Comedia de Dante" in prosa castigliana - Carlo Saccone, Tradurre Hâfez - Alvaro Barbieri, Tradurre prose francesi primo-duecentesche - Gianni Scalia, Le traduzioni del Medioevo di Pier Paolo Pasolini - Saggi: Giovanni Picchiura, Lo sparviero di Bertrando. Un caso atipico di animale-guida nel Cligès di Chrétien de Troyes - Francesco Benozzo, Un reperto lessicale di epoca preistorica: emiliano occidentale tròl, galego trollo 'rastrello per le braci' - Andrea Fassò, Nodi, cuciture e viluppi fra Atlantico e Adriatico.

Recensioni e biografie. Libri e maestri. Atti del 2° seminario. Alghero 19/20 maggio 2006, a cura di Paolo Maninchedda, Cuec/Centro di studi filologici sardi, Cagliari, 2007 (Studi, 2).
ISBN 978-88-8467-416-6, 398 pp., 20,00 euro

INDICE. Prefazione - Paolo Maninchedda, Prima e dopo i maestri - Luciano Formisano, Ricordo di Gianfranco Contini professore - Arianna Punzi, Parodi e la grammatica della poesia - Maria Serena Sapegno, Recensioni e Biografie/ Libri e maestri - Maurizio Virdis, L’eccezione dello stile. Per Alberto Limentani - Giovanna Rabitti, Lanfranco Caretti: «Filologia e critica» (1952) - Silvano Tagliagambe, Rovesciamento e mondo intermedio: l’epistemologia del simbolo di Pavel Florenskij - Mauro Pala, Coltivando l’asfalto: la filologia urbana di Walter Benjamin - Nadia Cannata, L’eredità intellettuale di D. F. McKenzie (1931-1999). La bibliografia come sociologia dei testi - Silvia Buzzetti Gallarati, Scienza e passione nella filologia di d’Arco Silvio Avalle - Marinella Lorinczi, Il filologo, il naturalista e lo scrittore. Storie di libri e di ricerche - Marco Maulu, Fra attrazione e distacco: il Medioevo illuminato di Jean Baptiste La Curne de Sainte-Palaye - Giovanni Lupinu, Max Leopold Wagner e la Sardegna “autentica” - Nicola Tanda, Sapegno e la Sardegna - Paolo Cherchi, Un maestro: Alberto Del Monte - Dino Manca, Il ‘racconto ripetuto’ di Giuseppe Dessì - Giuseppe Marci, Sergio Atzeni: l’itinerario formativo - Indice dei nomi.

 

Parole e temi del romanzo medievale, a cura di Anatole Pierre Fuksas, Roma, Viella, 2007 (I libri di Viella, 70).
ISBN 978-88-8334-280-6, 304 pp., 35,00 euro

Come accade per i “super-scacchi” di Paul Klee, malgrado l’alto livello di formalizazione che caratterizza il romanzo medievale in versi, il rapporto tra il lessico che lo caratterizza e i temi che ne agitano le dinamiche narrative non riflette un modello istruzionistico di produzione di senso.
Infatti, l’emergere di temi narrativi non si spiega come l’effetto di una peculiare combinazione lessicale alla maniera in cui l’emergere di situazioni di gioco più o meno codificate dipende dalla disposizione dei pezzi sulla scacchiera. Piuttosto, asimmetrie e irregolarità delineano i contorni di un sistema plastico che, come emerge dai contributi raccolti in questo volume, costringe a ripensare il modo in cui le linee tematiche emergono dalla confi gurazione testuale del romanzo e si trovano ad essere contemporaneamente incorporate e distribuite lungo percorsi testuali secondo un flusso bidirezionale e retroattivo, incostante e discontinuo.

INDICE. Introduzione di Anatole Pierre Fuksas - Arianna Punzi, «Entre ses bras» - Gioia Paradisi, La costruzione del racconto nel Tristan di Béroul - Dan Octavian Cepraga, Conjointure: ipotesi su un termine feticcio del romanzo medievale - Anatole Pierre Fuksas, Amor, honor e bonté: variazione lessicale ricorsiva nella tradizione del Chevalier au Lion di Chretien de Troyes - Alvaro Barbieri, Ferire, gioire, patire: i lemmi della violenza nei romanzi di Chrétien de Troyes - Giovanna Santini, Il lessico rimico di Chrétien de Troyes tra lirica e romanzo: la canzone Amors tençon et bataille - Maria Carla Battelli, Le parole dell’amore nel Roman de Guillaume de Dole tra registro lirico e intreccio narrativo - Giuseppina Brunetti, Lessico, discorso e sistemi narrativi nel Roman de Philosophie di Simund de Freine - Paolo Rinoldi, Animali da romanzo (zoologia e zoonimia letteraria, secoli XII-XIII) - Massimiliano Gaggero, Il Piramus et Tisbé e la tradizione mediolatina di Ovidio: primi sondaggi - Teresa Nocita, Per un’applicazione della metodologia Grounded Theory al romanzo francese medievale - Indice degli autori e delle opere, a cura di Maria Lucia Violo.

Studi in onore di Pier Vincenzo Mengaldo per i suoi settant'anni, A cura degli allievi padovani, II volumi, Firenze, SISMEL - Edizioni del Galluzzo, 2007.
ISBN 978-88-8450-223-0, due volumi, 1886 pp.,

Questa raccolta di studi è dedicata a Pier Vincenzo Mengaldo in occasione dei suoi settant'anni. Vi hanno partecipato amici e allievi con il desiderio di richiamare il suo insegnamento e le sue ricerche e insieme la varietà e l'estensione dei suoi interessi e delle sue passioni. Questo spiega l'eterogeneità dei contributi, che hanno sì un centro più denso nella storia della lingua e della letteratura italiana, ma si allargano ben volentieri ad altre discipline: l'arte, la musica, la storia, il cinema.
La bibliografia di Mengaldo è, infatti, il segno evidente di una vita intera impegnata ad aprire nuove vie, a scoprire nuovi territori, spaziando dalle origini all'ultimo Novecento. Quello che colpisce, soprattutto, è che un grande interprete dei classici abbia sentito da subito la necessità di affrontare la letteratura contemporanea con lo stesso rigore metodologico, delineando una 'tradizione' giusto nel suo formarsi. Ma certo non possiamo dimenticare come via via nuovi fuochi, accanto ai precedenti, siano stati accesi, e lo testimoniano generosamente i titoli anche solo degli ultimi libri: il Settecento, la critica d'arte, la letteratura francese, Di Giacomo, Leopardi, la Shoah.

Sommario dei volumi

 

Guillem de Torroella, La faula, edició crítica de A. M. Compagna Perrone Capano, Barcelona, Publicacions de l’Abadia de Montserrat, 2007 («Biblioteca Marian Aguiló», núm. 45).
ISBN 978-84-8415-956-8, pp. 210, 14,00 euro

Índex. Agraïment - Introducció. 1. Significat polític i tradició textual - 2. Ombres de dubte - 3. Cap a orient. Una variant oriental (alexandrina) al tema de l’illa d’Avalon? - 4. Altres dubtes: les interpretacions no unívoques; caràcter polièdric de les interpretacions. - 5. Els manuscrits. - 6. Les edicions anteriors - 7. L’examen de la tradició manuscrita i la nostra edició - 8. Criteris de la present edició - 9. Criteris de transcripció - El text - Aparat crític - Aparat complementari - Aparat literari - Comentari lingüístic - 1. Grafia. 1.1. Oscil·lació entre a i e i entre o i u àtones. 1.2. Oscil·lació entre a i e tòniques? 1.3. ny. 1.4. lh, yll, yl. 1.5. c, ç, s, ss. 1.6. x per C- palatal davant A. 1.7. x per G- davant A? 1.8. z i s, c i ç. 1.9. tz per ts final. 1.10. tx i ch. 1.11. st-, sc- i sp-. 2. Fonètica. 2.1. El diftong ie. 2.2. El diftong au. 2.3. yr de dr i tr llatines. 2.4. [] de L-. 2.5. c, ç, s, ss de Ce, i i de TI. 2.6. z o s de -D- i de -C-. 2.7. y de -Ca-. 2.8. Palatalització de CA-. 2.9. Palatalització de CT. 2.10. [ñ] de –n 2.11. [] de -LL- i LI. 2.12. Vocalització de l implosiva 2.13. Manteniment de nd. 2.14. Reducció de -nt a -n. 2.15. Reducció de -ns a –s. 2.16. Reducció de -rs a –s. 3. Morfologia del nom. 3.1. La declinació de l’occità: l’ús correcte i l’erroni. 3.2. Formació del plural. 3.3. Article determinat. 3.4. Pronoms personals. 3.5. Possessius. 3.6.Demostratius. 3.7. Indefinits 4. Morfologia del verb. 4.1. -on i -en desinències de la sisena persona. 4.2. Present d’indicatiu. 4.3. Imperfet d’indicatiu. 4.4. Futur d’indicatiu. 4.5. Perfet d’indicatiu. 4.6. Present de subjuntiu. 4.7. Imperfet de subjuntiu. 4.8. Condicional. 4.9. Infinitiu. 4.10. Gerundi. 4.11. Imperatiu negatiu. 4.12. Participi present. 4.13. Participi passat. 5. Sintaxi- 6. Lèxic - Conclusions - Glossari. El català - El francès - Abreviatures utilitzades.

 

Segnalazioni librarie del 2007

Segnalazioni librarie del 2006

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Segnalazioni librarie del 2004

Segnalazioni librarie del 2003

Segnalazioni librarie del 2001 e 2002

 

 
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© Societą Italiana di Filologia Romanza
Sito a cura di
Carlo Pulsoni e Matteo Viale

ultimo aggiornamento di questa pagina: 7 Gennaio, 2009