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Società Italiana di Filologia Romanza

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Novità librarie di interesse filologico

Quanti desiderano che vengano qui segnalate di rilevanza scientifica possono inviare un messaggio di posta elettronica alla redazione del sito all'indirizzo sifr@sifr.it.

 

Segnalazioni del 2010

 

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elemento graficoUmana, divina Malinconia, numero monografico dei «Quaderni di studi indo-mediterranei», III, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2010.

ISBN 078-88-6274-254-2, 25,00 euro

La bibliografia sul tema della malinconia è ormai assai vasta, in apparenza quasi esaustiva. Perché dunque proporre l’ennesima raccolta di studi su questo argomento? Forse perché fino ad ora mancava un’indagine che iniziasse ad esplorare quelle remote origini della malinconia che affondano nelle culture propriamente religiose e persino sciamaniche del mondo antico, in particolare del Mediterraneo orientale, seguendone quindi con una diversa attenzione e sensibilità intellettuale taluni sviluppi che, attraverso Medioevo e Rinascimento, arrivano sino alla modernità e alle soglie della contemporaneità. E cioè sino a quel fatidico 1789, oltre il quale la malinconia, dopo millenni di ricchissima storia culturale, e passando attraverso la troppo breve reinterpretazione romantica, verrà consegnata definitivamente alla psichiatria, da un lato, e alla psicoanalisi dall’altro, quale semplice malattia mentale. Eppure, tutte le culture antiche e medievali dell’Eurasia avevano considerato l’uomo come contraddistinto da una triplice modalità di esistenza: corporea, psichica e spirituale. La stessa triplicità che contraddistingueva anche il Cosmo. Una distinzione di livelli che rimane dunque fondamentale anche per il ricercatore, se si vuole comprendere appieno la complessa e raffinata articolazione dell’approccio antico e medievale al problema della malinconia, sia in generale che nei suoi casi specifici. La malinconia, così intesa, non è allora più solo una disposizione fisiologica che produce degli effetti a livello psicologico, o inversamente, una disposizione psicologica che stimola degli effetti a livello fisiologico. Ma può essere anche, più raramente, l’occasione di una dolorosa e profonda trasformazione spirituale. Una trasformazione che è esemplificata anche in divinis, come documentano talune rare iconografie religiose, sia orientali che occidentali.

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INDICE. Introduzione: La malinconia tra opportunità e cura, di Alessandro Grossato - Il Kalevala e la melanconia, di Carla Corradi Musi - It is the same for a man and a woman: melancholy and lovesickness in ancient Mesopotamia, di Erica Couto-Ferreira - La malinconia del mannaro, di Carlo Donà - Corpi silenziosi sospesi nel sogno. Alle origini di una cosmologia emozionale, di Ezio Albrile - Il male di Saul: rûah ra‘ah fra malinconia, depressione e demonologia nell’Antico Testamento e nel giudaismo postbiblico, di Dorota Hartman - Saturnine Traits, Melancholia, and Related Conditions as Ascribed to Jews and Jewish Culture (and Jewish Responses) from Imperial Rome to High Modernity, di Ephraim Nissan e Abraham Ophir Shemesh - Tristezza – malinconia – accidia nella letteratura patristica, di Celestino Corsato - Le sezioni sulla malinconia nella Practica, prontuario ebraico di medicina altomedievale, di Giancarlo Lacerenza - Tristan, le héros triste. La mélancolie dans le Tristan de Gottfried de Strasbourg, di Danielle Buschinger - La melancholia nella scuola eckartiana, di Stefano Salzani - Malinconia e “fantasma dell’amato” nel Canzoniere  di Hâfez di Shiraz, di Carlo Saccone - ‘An agreable horror’. Giardini e melancholia nell’opera di Burton e Le Blon, di Milena Romero Allué - Tra Burton e Hofer. Prolegomeni ad una storia della melanconia in Portogallo, di Roberto Mulinacci - L’ange et la femme. La douce mélancolie au XVIIIème siècle en Europe, di Ilaria Piperno - Una lettura tra Oriente e Occidente: Abū Yazīd al-Bistāmī, Colloquio intimo con Dio (munājāt), a cura di Nahid Norozi.

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elemento graficoManuela Faccon, Fortuna de la Confessio Amantis en la Península Ibérica: el testimonio portugués, Zaragoza, Prensas Universitarias de Zaragoza, 2010 (Humanidades, 86).

ISBN 978-84-15031-35-2, 512 pp., 35,00 euro

Se publican por primera vez el Prólogo y los cuatro primeros Libros del ms. Madrid, Real Biblioteca, II-3088, João Barroso, Oubras, único ejemplar conocido de la traducción en prosa portuguesa de la Confessio Amantis de John Gower. El manuscrito se compiló en Ceuta, en 1430, y más tarde se enmendó, copió y decoró parcialmente, y se volvió a encuadernar en la corte castellana, donde estuvo guardado hasta su hallazgo en 1995.
El libro es edición parcial de una tesis doctoral, dirigida en regimen de cotutela por las doctoras Rosanna Brusegan (Universidad de Verona) y María Jesús Lacarra (Universidad de Zaragoza), calificada con “Sobresaliente cum laude” por un tribunal del que formaron también parte los doctores Carlos Alvar, José Manuel Lucía Megías, Anna Bognolo y Valeria Tocco.

Info: http://puz.unizar.es/

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elemento graficoEnselmino da Montebelluna, Lamentatio beate Virginis Marie (Pianto della Vergine), A cura di Alvise Andreose, Roma-Padova, Editrice Antenore, 2010 (Medioevo e Rinascimento Veneto, 6).

ISBN 978-88-8455-650-9, 683 pp., 62,00 euro

Attorno al quarto decennio del Trecento, Enselmino da Montebelluna, frate agostiniano presso il convento di S. Margherita di Treviso, compone la Lamentatio beate Virginis Marie, un poemetto in terza rima che con grande intensità mette in scena il dramma della Madonna di fronte alla morte del Figlio. L’opera consta di 1513 versi, organizzati in tre blocchi narrativi: un breve proemio in cui l’autore chiede alla Vergine di raccontare il suo dolore; il “Pianto di Maria” vero e proprio, articolato in nove capitoli, in cui la Vergine rievoca in prima persona la Passione di Gesù, dalla flagellazione fino alla sepoltura; un’orazione finale in cui il poeta ringrazia e loda la Vergine per avergli concesso di narrare il suo «pianto e lamento». Scritta in un vigoroso volgare veneto, permeato tuttavia di forti influssi toscani, soprattutto danteschi, l’opera conobbe tra XIV e XVI secolo una fortuna straordinaria, come prova l’elevato numero di testimoni manoscritti e stampe antiche (oltre cento) che la tramandano integralmente o in parte. Un ruolo importante nella sua diffusione fu sicuramente giocato dalla scelta dell’autore di trasferire temi e motivi frequentatissimi dalla tradizione precedente – sia latina che volgare – nella struttura metrica e nel linguaggio di un testo che, come la Commedia, negli anni in cui il poemetto vide la luce godeva già di grande popolarità e andava imponendosi come modello letterario. Ma certo la ragione prima dell’enorme successo del testo sarà da cercare nell’efficace realismo con cui è rappresentato il dolore di una madre davanti alle sofferenze del figlio.
Il poemetto di Enselmino, che era stato edito criticamente solo nel lontano 1898, in un volume oggi quasi irreperibile e comunque scientificamente ormai su-perato, viene ora riproposto in una nuova edizione critica, corredata di un’introduzione storica, di uno studio linguistico, di un ampio commento letterario e di un dettagliato glossario.

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elemento graficoLe Bestiaire Version longue attribuée à Pierre de Beauvais, Edité par Craig Baker, Paris, Champion, 2010 (Classiques français du Moyen Age).

ISBN 978-2-7453-2063-6, 480 pp., 35,00 euro

Rédigée entre 1246 et 1268, la version longue du Bestiaire s’inscrit dans la tradition du Physiologus antique : au fil de ses soixante-douze chapitres, son auteur décrit et interprète le règne animal afin de déchiffrer le message que Dieu adresse à l’homme à travers la Création. Si elle se base principalement sur le Bestiaire de Pierre de Beauvais – à qui elle fut longtemps attribuée – cette version remaniée a son originalité propre. En procédant à une compilation à partir de sources divers et en augmentant considérablement la matière léguée par ses prédécesseurs, l’auteur anonyme réalisa une œuvre qui est à la fois une somme des connaissances alors disponibles et une contribution originale à la quête de l’intelligence du monde. Contemporaine des premières encyclopédies de langue française, dont elle intègre la matière pour la dépasser, l’œuvre occupe une place unique parmi les bestiaires français et, plus généralement, parmi les discours sur le monde naturel au XIIIe siècle.
La présente publication offre la première édition critique du texte, fondée sur une étude approfondie des six témoins actuellement connus et un nouvel examen des sources mises à profit par l’auteur. Pourvue d’une ample introduction qui fait le point sur l’œuvre et les problèmes qu’elle soulève, l’édition reproduit également un choix d’illustrations médiévales.

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elemento graficoLu raxunamentu di l’abbati Moises e di lu beatu Germanu supra la virtuti di la discretioni, a cura di Ferdinando Raffaele, Palermo, Centro di studi filologici e linguistici siciliani, 2009 (Supplementi al Bollettino, 17).

ISBN 978-88-96312-11-7, pp. 206

Il Raxunamentu di l’abbati Moises e di lu beatu Germanu supra la virtuti di la discretioni, trasposizione cinquecentesca in volgare siciliano della Conlatio de discretione di Giovanni Cassiano, rappresenta una delle ultime attestazioni di scrittura siciliana ancora non assimilabile all’ambito ‘dialettale’. Tràdito da un unico testimone, ha visto la luce presso il monastero benedettino cassinese di San Martino delle Scale tra il 1510 e il 1550 ed è stato esemplato su un testo a stampa, precisamente una copia delle Conlationes pubblicate a Basilea nel 1497 dall’editore Johann Amerbach. Le caratteristiche testuali del volgarizzamento dimostrano come esso sia stato concepito per una circolazione circoscritta, per una destinazione nota al traduttore e secondo una finalità eminentemente didattico-divulgativa.
Del Raxunamentu è presentato il testo critico, corredato da un’ampia introduzione, dalla nota al testo e dal glossario. Nell’introduzione si fornisce un essenziale exursus relativo alla ricezione medievale e postmedievale dei trattati monastici di Cassiano e alle loro traduzioni di area italo-romanza; un profilo della storia culturale della Sicilia dei secoli XIV-XVI, con particolare attenzione alla produzione letteraria in volgare siciliano e all’ambiente socio-culturale nel quale il volgarizzamento è stato redatto; l’esame dei modi della traduzione; un ampio sondaggio sui caratteri linguistici del testo. Nella nota al testo è vagliata la vasta e articolata tradizione testuale delle Conlationes, è individuato il modello adoperato dal volgarizzatore siciliano e sono enunciati i criteri di trascrizione del testo e di edizione. Nel glossario, infine, è raccolto e classificato tutto il materiale lessicale del testo, codificato e lemmatizzato attraverso il sistema GATTO dell’Opera del Vocabolario Italiano e con il prezioso supporto del Corpus Artesia (Archivio Testuale del Siciliano Antico).

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elemento graficoAdamo ed Eva. Le Jeu d’Adam: alle origini del teatro sacro, Edizione critica, traduzione e note a cura di Sonia Maura Barillari, Roma, Carocci, 2010 (Biblioteca medievale, 126).

ISBN 978-88-430-5656-9, 318 pp., 24,00 euro

Il Jeu d’Adam è la prima opera teatrale interamente in volgare tramandataci dalla tradizione manoscritta. Databile attorno alla metà del XII secolo, è conservato in un solo codice del secondo quarto del XIII (Tours, Bibliothèque municipale, n° 927, cc. 20r-40r). Con tutta probabilità di origini anglo-normanne, esso è suddiviso in tre parti aventi quale soggetto, rispettivamente, la tentazione di Adamo ed Eva ed il peccato originale, l’uccisione di Abele da parte di Caino, una ‘sfilata’ di profeti che annunciano l’avvento di Cristo. L’innovazione più decisa, almeno stante la tradizione superstite, è la netta ripartizione degli ambiti riservati al latino e al volgare: il primo preposto da un lato a registrare l’incipit delle lectiones e dei responsori che introducono e scandiscono le sezioni in cui è suddiviso, dall’altro a descrivere l’allestimento e lo svolgimento della messinscena, il secondo riservato al testo recitato dai protagonisti. Un aspetto saliente di tale strutturazione è l’includere quelle che con un anacronismo potremmo definire ‘note di regia’, intese a regolamentare l’esecuzione del testo: vi sono descritti con cura scenografia e costumi, ma soprattutto sono in esse presenti le indicazioni da fornire agli attori affinché la loro interpretazione sia efficace. Una particolare attenzione è rivolta ai tempi dell’azione scenica e alle modalità della recitazione: le entrate e le uscite di scena, l’attacco delle battute, il tipo di gestualità da associare a queste ultime, gli spostamenti che devono compiere gli attanti all’interno dello spazio riservato alla performance. Una peculiarità caratteristica di tali didascalie è costituita dal loro costante porre l’accento sulla natura fittizia della rappresentazione attoriale, ribadendo con insistenza i concetti di infingimento, di simulazione: preoccupazione che, rifiutando il principio ‘classico’ dell’immedesimazione, sancisce una distanza tra l’interprete e il personaggio anticipatrice delle impostazioni teoriche proprie al teatro contemporaneo.

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elemento graficoFurio Brugnolo, Meandri. Studi sulla lirica veneta e italiana settentrionale del Due-Trecento, Roma-Padova, Editrice Antenore, 2010 (Medioevo e Rinascimento veneto, 5).

ISBN 978-88-8455-649-3, XV + 532 pp., 48,00 euro

Nell’ambito di una considerazione regionale, policentrica e geograficamente articolata, della letteratura italiana del Medioevo, il Veneto occupa da sempre una posizione particolare, e particolarmente significativa: fin dagli albori della nostra civiltà moderna, romanza, fra Due e Trecento, esso è stato, come ha scritto Gianfranco Folena, un vero e proprio «crocevia della cultura europea, tramite fra occidente latino e oriente bizantino e slavo, luogo d’incontro e di confluenza di correnti molteplici di cultura e di lingua, la cui area di circolazione è vastissima; o meglio che un crocevia, forse, un grande delta culturale, luogo di sfocio, di deposito e anche d’impaludamento».
Ciò vale in special modo per il genere letterario forse più “internazionale” e consolidato della tradizione romanza (a partire quanto meno dai Trovatori), cioè la poesia lirica, a cui la cultura veneta (e più in generale quella italiana settentrionale) si rivolge fin dal Duecento – e poi, con rinnovata intensità, nel Trecento, a contatto con i modelli toscani – con una spiccata attitudine sperimentale: epigonica certo e spesso contraddittoria, ma sempre mossa da viva curiosità e partecipe interesse fondativo.
I tredici saggi che compongono il volume si propongono di illustrare e analizzare i molteplici aspetti di questa singolare esperienza, che contempla anche i primissimi esempi di quella che più tardi sarà definita la “letteratura dialettale riflessa”.

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INDICE. Premessa. - Parte prima I. Lirica italiana settentrionale delle origini: note sui più antichi testi - II. «Eu ò la più fina druderia». Nuovi orientamenti sulla lirica cortese italiana settentrionale del Duecento - III.  Un’inedita ballata duecentesca tra le pieghe del Saibante-Hamilton 390 - IV. Due "canzoncine di donna" altoitaliane dell’inizio del Trecento - V. Il lamento di un prigioniero di Cangrande e altre rime inedite dagli archivi trevisani. Parte seconda VI. I Toscani nel Veneto e la poesia veneta toscaneggiante del primo Trecento - VII. Le rime di Nicolò Quirini - VIII. La cultura volgare trevisana della prima meta del Trecento - IX. Altre note su Auliver e su Nicolò de’ Rossi - X. Per il testa della tenzone veneta del Canzoniere Colombino di Nicolò de’ Rossi - XI. La tenzone tridialettale del Canzoniere Colombino di Nicolò de’ Rossi. Appunti di lettura - XII. Ancora sui canzonieri di Nicolò de’ Rossi (e sul destinatario del Barberiniano). Appendice XIII. Antonio da Tempo e la lingua tusca. Indici Indice dei nomi - Indice dei manoscritti.

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elemento graficoMassimo Bonafin, Guerrieri al simposio. Il Voyage de Charlemagne e la tradizione dei vanti, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2010 (Scrittura e scrittori, 20).

ISBN 978-88-6274-238-2, 270 pp., 20,00 euro

Il Voyage de Charlemagne, poemetto eroicomico antico francese, rappresenta la manifestazione più articolata di un motivo etnoletterario che qui viene indagato in una costellazione testuale che spazia dal Medioevo romanzo a quello germanico e slavo, sia in direzione delle sue radici storiche e rituali nel mondo indeuropeo sia ripercorrendone le sue realizzazioni nei generi della letteratura epica e cavalleresca francese e italiana fino al Rinascimento.
Analisi testuale, storia della critica, comparatistica sono gli strumenti di una ricerca che arriva anche a porsi alcune domande sullo statuto delle classificazioni nelle scienze letterarie, a dire della ricchezza di un approccio nato sul terreno fertile della filologia medievale.

 

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elemento graficoSimone Marcenaro, L’equivocatio nella lirica galego-portoghese medievale, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2010 (Medioevo Ispanico).

ISBN 978-88-6274-216-0, 228 pp., 18,00 euro

Nella seconda metà del secolo appena trascorso lo studio e l’edizione delle cantigas de escarnio e maldizer hanno visto numerosi contributi da parte della critica specializzata. È innegabile che la poesia satirica galego-portoghese, a partire dalla stessa definizione fornita dall’Arte de trovar che precede il canzoniere B, offra certe particolarità capaci di stimolare la verve di molti commentatori: fra i tanti motivi d’interesse c’è senza dubbio la presenza dell’equivocatio, procedimento retorico che nel trattato di poetica menzionato viene evocato in relazione alla cantiga de escarnio. Dal panorama bibliografico pregresso emergono due dati importanti: da un lato, nuove proposte ermeneutiche per testi precedentemente letti secondo il sensus litteralis permettono di ampliare le nostre conoscenze sulle modalità dell’equivocatio impiegata dai trobadores; dall’altro, i succitati studi di carattere semantico e lessicografico hanno rischiarato molti punti oscuri del lessico trobadorico, fornendo sovente una base più sicura su cui appoggiare le ipotesi interpretative. Si è perciò ritenuto necessario operare essenzialmente su due piani, quello macrostrutturale e quello microstrutturale. Il primo riguarda lo sviluppo cronologico e tipologico dell’equivocatio, tenendo presente il necessario termine di paragone costituito dal modello trobadorico in lingua d’oc e dai trattati che ne elaborano la norma. La microstruttura comprende invece un’analisi di tipo essenzialmente sincronico, cercando di sistematizzare un insieme per sua stessa natura fluido e di difficile delimitazione. Il livello microstrutturale (endogeno) comporta l’analisi dell’intero corpus profano galego-portoghese, con attenzione ovviamente maggiore verso le cantigas de escarnio e maldizer. Il livello macrostrutturale (esogeno) individua invece lo sviluppo nell’elaborazione retorica dell’equivocatio, prendendo in esame riferimenti necessari quali la poesia provenzale, ma anche elementi nelle coeve tradizioni letterarie romanze, utili a circostanziare meglio alcuni nuclei di equivocità non facilmente risolvibili nelle cantigas.

 

copertina
INDICE. I. "Estas palavras chaman os clerigos equivocatio" - II. Escarnio e maldizer - III. Trobadors e trobadores - IV. L'equivocatio nella lirica galego-portoghese. Analisi tipologica - Appendice: schede lessicali - Bibliografia

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elemento grafico Cesare de Lollis, Scrittori di Germania, a cura di Fausto De Sanctis, Pescara, Editrice SIGRAF, 2010.

ISBN 978-88-95566-34-4, 256 pp., 25,00 euro

Questo libro costituisce, insieme ai volumi Scrittori d’Italia (1968) e Scrittori di Francia (1971), curati da Gianfranco Contini e Vittorio Santoli, un “Trittico delollisiano” prezioso, illuminante e indispensabile per chi voglia proficuamente accostarsi alla figura e all’opera letteraria e critica del grande filologo e scrittore abruzzese, italiano, europeo, Cesare de Lollis.

 

 

 

Per informazioni e ordini: Casa Editrice SIGRAF - Strada Provinciale S. Silvestro, 209 – 65132  Pescara - tel./fax  085–4980076 - e-mail  sigraf2@virgilio.it.

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elemento graficoLeo Spitzer. Lo stile e il metodo. Atti del XXXVI Convegno Interuniversitario (Bressanone/Innsbruck, 10-13 luglio 2008), a cura di Ivano Paccagnella ed Elisa Gregori, Padova, Esedra, 2010 (Quaderni del Circolo Filologico Linguistico Padovano, 24) .

ISBN 9788860580368, 565 pp.,48,00 euro

Il volume raccoglie gli interventi al XXXVI convegno interuniversitario di Bressanone-Innsbruck (2008) dedicato alla figura e al metodo di Leo Spitzer, al suo ruolo nella cultura novecentesca e in varie discipline, soprattutto nella linguistica, nella semantica e più in generale nella critica letteraria: una riflessione sul modo empirico con il quale lo studioso austriaco ha affrontato l’analisi delle parole e dei testi letterari, sul suo progressivo passaggio da posizioni che egli sentiva astratte a posizioni più confacenti a una concretezza dell’analisi del testo letterario per cercare di dare un senso al proprio lavoro, sui suoi rapporti con la cultura e la politica del suo tempo; per riprendere le sue parole, per cercare di capire il modo nel quale egli si è «aperto un passaggio attraverso il dedalo della linguistica verso il giardino incantato della storia letteraria». I saggi che compongono il volume spaziano dalla riflessione sull’attività critica di Spitzer, nei suoi rapporti con l’idealismo e la cultura mitteleuropea, e la definizione della stilistica, vista anche nella sua ricezione e nei peculiari caratteri italiani, alla riflessione sulle maggiori opere del critico viennese, fino all’analisi delle applicazioni del suo metodo all’etimologia e a testi e autori che vanno dalla letteratura mediolatina al Medioevo, da Dante a Racine, Voltaire, da Leopardi, Verga e Matilde Serao a Baudelaire, da Butor a Sarraute e Handke.

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elemento graficoPietro G. Beltrami, A che serve un'edizione critica? Leggere i testi della letteratura romanza medievale, Bologna, il Mulino, 2010.

ISBN 978-88-15-13822-4, 232 pp., 18,50 euro

L'autore illustra e discute i principali aspetti della critica del testo, dalla definizione dei concetti di base - tradizione, testimone, errore, variante - a questioni più complesse, come quella dei rapporti fra edizione e interpretazione. L'oggetto concreto sono gli autori e i testi della letteratura romanza medievale. Il manuale, che non presuppone conoscenze specifiche da parte del lettore, si avvale di una utile serie di apparati per rendere più agevole la consultazione.

Scheda

 

INDICE. Premessa. - Avvertenze. - Introduzione. - I. La tradizione. - II. L'analisi della tradizione. - III. L'edizione. - IV. Edizione e interpretazione. - Conclusioni. - Note. - Riferimenti bibliografici. - Indici.

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elemento graficoFranco Suitner, I poeti del medio evo: Italia ed Europa (secoli XII-XIV), Roma, Carocci, 2010.

ISBN 9788843054046, 352 pp., 27,00 euro

La letteratura che si è sviluppata in Europa fra il XII e il XIV secolo presenta molte differenze locali, ma anche straordinarie coincidenze. Spesso i temi affrontati sono gli stessi, su uno sfondo storico caratterizzato da grandi fenomeni comuni. Il libro propone un ritratto della poesia medievale europea in chiave comparata. Ogni capitolo è dedicato a un determinato tipo di poeti, o a quelli che hanno coltivato alcuni specifici temi. Si cerca di delineare un ritratto delle loro caratteristiche, del pubblico cui si rivolgono, dei motivi che hanno determinato la nascita di un certo tipo di poesia, prendendo spunto da brani significativi di testi esemplari, attinti a varie letterature europee. Gli accostamenti fanno spesso emergere gli stessi testi italiani in una prospettiva rinnovata.

Scheda

 

INDICE. 1. Poesia di re; 2. In alten maeren: storie antiche e io del poeta; 3. I crociati, partire e separarsi; 4. Il dono del giullare; 5. Poeti e Ordini; 6. Il poeta col saio; 7. I cantori dell' "altra" Signora; 8. La storia per eccellenza; 9. L'eretico e il suo pentimento; 10. Gli ebrei e la poesia nelle nuove lingue; 11. Feste cortesi; 12. Stili di vita; 13. La pena della trovatrice; 14. Exul ego clericus; 15. Fra la vita e la morte; 16. Il poeta, i concittadini, gli amici, nell'Italia di Dante; Provenienza delle citazioni; Indice degli autori, delle opere anonime e dei personaggi storici.

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elemento graficoGrammatica dell'italiano antico, a cura di Giampaolo Salvi e Lorenzo Renzi, Bologna, il Mulino, 2010 (Strumenti).

ISBN 978-88-15-13458-5, 1748 pp. in due volumi, 140,00 euro

Sulla base di un ampio corpus di testi scritti fra il Duecento e l'inizio del Trecento, l'opera offre per la prima volta una descrizione sincronica della più antica fase documentata della lingua italiana. Dopo i tre volumi della Grande grammatica italiana di consultazione (II ed. 2001), Salvi e Renzi forniscono oggi un secondo strumento imprescindibile per tutti coloro che sono interessati ad approfondire lo studio e la conoscenza dell'italiano.

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elemento graficoRustico Filippi, Sonetti amorosi e tenzone,  a cura di S. Buzzetti Gallarati, Carocci, Roma, 2009 (Biblioteca Medievale).

ISBN 9788843050840, pp. 276, 28,20 euro

Questo volume va idealmente unito a quello, già apparso nella stessa collana, dei Sonetti satirici e giocosi di Rustico Filippi: si ricomporrà così il profilo insolito e suggestivo di un poeta delle origini che si cimentò in due generi antitetici. Avventuroso sperimentatore, nei sonetti comici, di un linguaggio ora esplicitamente osceno, ora - e più spesso - velatamente gergale, metaforico e allusivo, Rustico offre di sé contemporaneamente, e in pari misura, tutt'altra immagine letteraria nei versi d'amore, nutriti di una sostanziosa conoscenza della scuola siciliana e della poesia trobadorica, costruiti intorno a un nucleo espressivo e lessicale forte, con un'accentuata ricerca di musicalità, dalla cifra personale ed apprezzabile. Filippi riesce, nelle sue prove migliori e sia pur con una certa intermittenza, a creare un'atmosfera intima e lievemente malinconica; l'"io" lirico è ancora molto vicino al soggetto dell'amore cortese, ma, benché non si possa definirlo né storico né tantomeno autobiografico, non appare neppure sempre e del tutto impersonale.

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elemento graficoRuth Harvey and Linda Paterson, in collaboration with Anna Radaelli and Claudio Franchi, Walter Meliga, Giuseppe Noto, Zeno Verlato, Christina Zeni, The Troubadour Tensos and Partimens. A Critical Edition, Cambridge, Brewer, 2010, 3 voll. (Gallica, 14).

ISBN 978-1-84384-197-5, pp. 1353, 225,00 sterline

L'edizione presenta un corpus di 155 tenzoni e partimens trobadorici che riguardano un dibattito fra interlocutori reali. Essa è preceduta da un'introduzione, che precisa i termini del progetto iniziato da John Marshall, la natura del corpus e i principi editoriali, e da due tavole che ordinano i temi affrontati nei testi (vita cortese, sesso, matrimonio, reputazione, vita trobadorica, questioni personali, valori cavallereschi, argomenti astratti e filosofici) e le regioni di produzione dei dialoghi (Poitou-Aquitania, Limosino, Alvernia-Rodez, Provenza-Delfinato, Languedoc, Isle-Jourdain, Spagna, Italia, Grecia), insieme alla cronologia dei testi, al loro genere e alla loro versificazione. I testi editi sono accompagnati da una discussione critica introduttiva, una traduzione inglese a fronte, un apparato delle varianti e ampie note esplicative. Chiudono i volumi la bibliografia, un glossario delle voci e delle accezioni nuove e un indice dei nomi.

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elemento graficoLivio Petrucci, Alle origini dell’epigrafia volgare. Iscrizioni italiane e romanze fino al 1275, Pisa, Edizioni Plus, 2010.

ISBN 978-88-8492-687-6, 216 pp., 20,00 euro

Il volume propone la prima rassegna su scala romanza delle più antiche epigrafi redatte in volgare e oggi ancora consultabili: un corpus di quarantatré reperti selezionati, con criteri espliciti ed uniformi, tra i cinquantacinque individuati attraverso un’ampia ricerca bibliografica.
Tutti i reperti proposti dalla bibliografia consultata sono uniformemente schedati; dei quarantatré reperti ammessi nel corpus viene fornita una documentazione fotografica a colori, per più di un terzo inedita. L’introduzione comprende: la discussione del posto delle epigrafi tra le prime scritture volgari; la selezione del corpus; uno studio dei reperti selezionati, sotto il profilo tipologico (con particolare riguardo agli epitaffi) e in relazione al significato dell’impiego del volgare
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SOMMARIO. Premessa; Abbreviazioni bibliografiche e telematiche; Prospetto del corpus e delle iscrizioni escluse. I. La scrittura del volgare e l’epigrafia 1. L’avvio della scrittura del volgare; 2. La varietà tipologica dei primi testi e gli ambiti di scrittura; 3. Appunti di tipologia epigrafica. II. Definizione del corpus 1. Un inventario d’iscrizioni; 2. Definizione del corpus; 2.1 Il limite cronologico; 2.2 Il criterio linguistico; 2.3 Il criterio filologico. III. Primi sondaggi 1. Le tipologie; 2. Tipologie e ragioni del volgare; 2.1 Le didascalie; 2.2 Gli epitaffi, 2.2.1 Le tipologie dei sepolcri, 2.2.2 La forma degli epitaffi, 2.2.3 La qualità dei defunti, 2.2.4 Le ragioni del volgare; 2.3 Le firme di artefici; 2.4 Le esortazioni morali; 2.5 Le memorie civili; 2.6 Le memorie di pietà; 3. Iscrizioni italiane e iscrizioni romanze. Catalogo. Indici. Tavole

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elemento grafico Corpus Artesia. Archivio Testuale del Siciliano Antico (aggiornamento 18 marzo 2010), a cura di Mario Pagano, Università degli Studi di Catania - Centro di studi filologici e linguistici siciliani - http://artesia.ovi.cnr.it

Il Corpus Artesia, interrogabile con GattoWeb, è parte di un progetto di ricerca più ampio, condiviso con Margherita Spampinato, denominato per l’appunto Progetto Artesia (Archivio Testuale del Siciliano Antico), che vuole configurarsi come un articolato strumento di studio sul siciliano medievale (www.artesia.unict.it).
Fanno parte del corpus testi letterari, paraletterari e documentari appartenenti ad un arco cronologico compreso tra gli inizi del XIV secolo – periodo a cui risalgono i primi testi in volgare siciliano – e la prima metà del XVI, periodo in cui il siciliano è sostituito dal toscano come lingua dell’amministrazione.
Il corpus è costituito da 244 testi (73 opere e 171 documenti), per complessive 1.081.539 occorrenze e 66.519 forme; l’elenco completo dei dati bibliografici dei testi è accessibile dal menu Altre funzioni di GattoWeb, selezionando accesso ai dati bibliografici.
Rispetto alle precedenti versioni del 24 luglio 2008 (pubblicata anche in CD-ROM, http://www.editpress.it/0808.htm) e del 30 gennaio 2009, con questo aggiornamento si è raggiunto lo scopo di rendere accessibili all’interrogazione tutti i testi editi nella “Collezione di testi siciliani dei secoli XIV e XV” del Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani di Palermo (http://www.csfls.it). Oltre ad essi, il corpus contiene, tra gli altri, testi pubblicati in diverse edizioni frutto dell’attività di ricerca svolta nell’Università di Catania ed anche inediti, accessibili, per il momento, solo in edizioni elettroniche espressamente approntate per Artesia: si tratta de La ystoria di lu meraculu di la ymagini di lu Salvaturi (YmaginiSalvXVC) e di due trattati di Mascalcia (MascalciaXVLR), (MascalciaXIVDC).
Per  garantire l’attendibilità del corpus ed anche incrementarne la servibilità linguistica, in alcuni casi si è intervenuti sulla punteggiatura, sulla paragrafematica, sulla segmentazione delle parole (specie nei casi di raddoppiamento fonosintattico), dandone sempre conto in apposite note di GATTO; qualche intervento sulle lezioni è segnalato, nei risultati della interrogazione, dal simbolo «A» che precede il titolo del testo. Con questo aggiornamento si è anche cominciato a tenere conto degli apparati, prezioso luogo dell’edizione, solitamente negletto nella costituzione dei corpora.
La dimensione del corpus, comunque provvisoria, andrà via via incrementandosi sino a rendere accessibili, oltre ad una ricca selezione di documenti, tutti i testi letterari e paraletterari in volgare siciliano, in modo da porre le basi documentarie per la redazione di un vocabolario del siciliano medievale. (M.P.
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elemento graficoL’occitan, une langue du travail et de la vie quotidienne du XIIe au XXIe siècle. Les traductions et les termes techniques en langue d’oc. Actes du colloque de Limoges publiés par J.-L. Lemaitre et Fr. Vielliard, Ussel, Musée du Pays d’Ussel, Centre Trobar (Paris diffusion de Boccard), 2009.

ISSN 0224-7658, 376 pp., s.i.p.

Sommaire. J.-L. Lemaitre, Avant-propos -. La lexicographie occitane. J. Kogel, Les usages savants de la langue quotidienne, pratique des grammariens et exégètes juifs provençaux - W. D. Paden, La poésie des troubadours et le mariage: Deux pratiques sociales sans élément commun? - J.-L. Lemaitre, Les mots occitans dans les statuts de Jean de Vissec pour le chapitre de Maguelone (1331-1333) - A. Lodge, Les termes de bâtiment chez les consuls de Montferrand - J. Delmas, L’ancien vocabulaire des mines de fer et des forges hydrauliques du Rouergue, de l’Albigeois et de leurs confins - Y. Lavalade, L’élaboration de la graphie occitane à travers la toponymie limousine - J.-Fr. Le Nail, Entre la 'bièle' et le 'besiau'. Mots des espaces intermédiaires en vallée de Barège (Hautes-Pyrénées) aux xve et xvie siècle - N. Sage-Pranchère, Grossesse, naissance et obstétrique, quelle place dans la langue occitane? - J.-M. Caunet, J.-Fr. Vignaud, L’aiga dins la montanha. L’eau dans la montagne. Une enquête ethnolinguistique en Limousin (2007-2008) - Les traductions. Fr. Vielliard, Les traductions des classiques dans la littérature médiévale occitane - P. T. Ricketts, Le livre XVII du «De proprietatibus» de Barhélemy l’Anglais et l’«Elucidari» - H. Biu, La traduction occitane des «Flores chronicorum» de Bernard Gui - F. Zinelli, La «Légende Dorée» catalano-occitane: étude et édition d’un nouveau fragment de la version occitane A - G. Passerat, Les traductions des Évangiles en occitan - Fr. Vielliard, Conclusions - Index des mots - Index des manuscrits cités.

 

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elemento graficoTrattati d’amore cristiani del XII secolo. Atti della Tavola rotonda, Bologna, 23 maggio 2008. Con altri contributi di Filologia romanza, Bologna, Pàtron, 2009 (Quaderni di Filologia romanza della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna, 21).

ISBN 978-88-555-3067-5, 16,00 euro

Indice. M. Mancini, Introduzione - G. Cremascoli, Per una lettura dei “Trattati d’amore  cristiani del XII secolo” - F. Mosetti Casaretto, I “Trattati d’amore cristiani del XII secolo” - F. Zambon, In margine ai “Trattati d’amore cristiani del XII secolo” - F. Zambon, La “Psychomachia” di Prudenzio e la nascita dell’allegoria medioevale - B. Basile, Alcune chiose [Altri saggi: L. Baroncini, “Com la branca de l’albespi”. Piccola ricognizione sui biancospini trobadorici - L. Bartolucci, Qualche nota sul manoscritto Mo di Jean De Mandeville - F. Benozzo, Un nuovo ritrovamento lessicale preistorico in area atlantica: portoghese “ventrecurgo” ‘pietra megalitica’, ‘ventre della barca’ - G. Marruchi, Le parole della musica - G. Pellecchia, Per l’edizione critica del volgarizzamento italiano del “Voyage” di John Mandeville]

 

 

 

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elemento grafico Irene Maffia Scariati, Dal «Tresor» al «Tesoretto». Saggi su Brunetto Latini e i suoi fiancheggiatori, Roma, Aracne, 2010.

ISBN 978-88-548-3075-2, pp. 268, 17,00 euro

Il volume focalizza le indagini su Brunetto Latini quale mediatore di un’ampia tradizione latina e mediolatina, sui suoi ‘fiancheggiatori’ e fruitori, nonché sulle modalità della ricezione tra il Due e il Trecento. Per più aspetti nuovo l’inquadramento del Tesoretto: se ne esaminano i tempi di scrittura e le interferenze con la stesura del Tresor, vero reference-text del poemetto incompiuto e si avanzano ipotesi sulla sua genesi e sulla sua morfologia originaria, dato che la scansione della materia sembra regolata da “divisioni”, almeno in parte, d’autore e calcate sulle “partizioni” del Tresor. Se la datazione proposta (1271-1272) e il taglio non laico del Tesoretto sono iscritti nel clima di censura imposto da Étienne Tempier, l’identificazione del dedicatario del poemetto (Carlo d’Angiò?) porta a inserire gli ammaestramenti brunettiani nell’alveo delle opere edificatorie dell’arte del buon governo, additando tra i modelli precursori Vincent de Beauvais e lo Pseudo-Aristotele del Secretum Secretorum.

 

INDICE. Prefazione: Divagazioni brunettiane. Parte I. Capitoli per una datazione del «Tesoretto» e suoi rapporti col «Tresor». Indizi per una datazione del «Tesoretto»; Dai “miroirs des princes” al «Tesoretto» in “volgare”; Dal “gran Tesoro” al «Tesoro» («Tesoretto»). Parte II.  Brunetto Latini e i suoi fiancheggiatori: Testi misogini dalla tradizione mediolatina alla lirica di fine Trecento. Continuità e frattura nella ricezione del «Tresor»; Ser Pepo, Ser Brunetto e Magister Boncompagnus: tra ‘rettorica’ e parodia; Per l’assegnazione di «Due cavalier valenti» a Pallamidesse Bellindote. Appendice (4 recensioni di interesse brunettiano). Indice dei manoscritti e documenti d’archivio.

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elemento graficoGioia Paradisi, La Parola e l’Amore. Studi sul Cantico dei Cantici nella tradizione francese medievale, Roma, Carocci, 2009.

ISBN 9788843048236, 224 pp., 24,50 euro

Libro tra i più affascinanti ed enigmatici della sacra Scrittura, il Cantico dei Cantici, grazie all’interpretazione allegorico-spirituale, rappresenta nel medioevo l’ars amandi Deum per eccellenza, lo straordinario racconto della storia d’amore che unisce il Verbo creatore alla sua creatura (sia essa intesa come l’anima, la comunità dei fedeli o la Vergine). La Parola e l’Amore individua, nella complessa ricezione medievale del Cantico, il costituirsi di una tradizione esegetica in lingua francese, tra Due e Trecento. Il volume presenta al lettore i risultati di una ricerca che riannoda tale fenomeno ad alcuni momenti preliminari ed essenziali: l’eredità medievale di Origene, la prassi della lectio divina, le letture elaborate in ambito monastico nel corso del XII secolo. Sono quindi indagate le più antiche parafrasi metriche del Cantico in lingua d’oïl, in una prospettiva che intreccia alla discussione delle questioni filologiche e interpretative la messa a fuoco dei temi ideologici e letterari proposti nelle diverse riscritture del libro biblico. In queste opere, nell’apparente labirinto dell’ermeneutica puntuale della Parola, sono riconoscibili ardui percorsi ascetici e devozionali, scanditi dalla meditazione della Passione, dall’esposizione di nozioni dottrinali (la “carità ordinata”, l’umanità-divinità di Cristo), dal riaffiorare di immagini e concetti (il “cuore amoroso”, la “coscienza”) che, ben oltre il medioevo, godranno di larghissima fortuna nel discorso mistico occidentale.

 

INDICE. 1. Momenti di una storia della lettura 1. 1) Littera / spiritus;  1.2) L’eredità di Origene; 1.3 ) Notizie dal XII secolo: il Cantico come ars amandi Deum; 1.4) Il Cantico nel De diligendo Deo di san Bernardo 2. Alcune letture antico-francesi  2.1) Per una storia dell’esegesi del Cantico in antico francese; 2.2) La traduzione dei Sermones super Cantica di san Bernardo; 2.3) Il Cantico nel sermone sul Laudate; 2.4) Il manoscritto di Nantes; 2.5.) Lectio divina e parafrasi del Cantico; 2.6.) La parafrasi di Le Mans; 2.6.1) La parafrasi di Le Mans e la Délivrance du peuple d’Israël; 2.6.2.) Memoria Passionis; 2.6.3) Figure del cuore; 2.6.4) Le annotazioni del ms. di Le Mans; 2.7.) Il Chant des Chanz 2.7.1) Il prologo; 2.7.2) L’Aurora di Pierre Riga e il Chant des Chanz; 2.7.3) L’umanità-divinità di Cristo e i cinque sensi; 2.8) La parafrasi del ms. Paris, Bnf, fr. 14966; 2.8.1) Parafrasi del Cantico e codice lirico; 2.8.2) «Cuer amoureus» e «conscïence». Appendice: il Cantico dei Cantici nel testo della Vulgata. Riferimenti bibliografici.

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elemento graficoPulsione e destini. Per Andrea Fassò, a cura di F. Benozzo, M. Cavagna e M. Meschiari, Modena, Anemone Vernalis Edizioni, 2010.

256 pp., 20 euro

Durante un intenso pomeriggio trascorso a Bologna a fare quelle cose che il giovane Carducci considerava «le più degne dell’homo sapiens, come sarebbe mangiare e bere […], giocare, amare, dir male del prossimo e del governo», nei tre curatori di questa piccola Festschrift è nata l’idea di festeggiare il sessan­ta­cinque­simo compleanno del loro amico e maestro Andrea Fassò. L’idea era qualcosa di diverso dalle abituali miscellanee, qualcosa che coinvolgesse po­che persone scelte esclusivamente tra i più giovani allievi, i nipoti filosofi e gli amici o colleghi extra-filologici, ai quali affiancare poi alcuni riconosciuti maestri di area umanistica legati ad Andrea Fassò da un rapporto di reciproca stima. Il titolo freudiano della raccolta si riferisce a un suo saggio del 2001 (Pulsioni e loro destini. Raoul de Cambrai, Jaufré Rudel e Don Giovanni) e vorrebbe sottolineare la presenza di vari “destini” nati dalla medesima “pulsione”: l’incontro con lui, come allievi e come studiosi,

Per acquisti: anemonevernalis@libero.it

 

INDICE. Premessa; M. Alinei, Sette nuove etimologie (da approfondire); L. Baroncini, La caccia a Diana; F. Benozzo, “Dalla pianura al molo. Sull’inservibilità del metodo ecdotico nello studio delle canzoni; M. Cavagna, Dante, Christine de Pizan e John Kennedy Toole: tre qualificati lettori di Boezio; P. Galloni, Il mistero degli uccelli iniziatici; C. Losi, Arthur’s Seat Project. Diario 1999-2002; S. Menegaldo, Trois regards sur le strabisme d’Hector: Dares Phrygius, Benoît de Sainte-Maure et Joseph Iscanus; M. Meschiari, Sorella neve. Anatomia dell’intellettuale di riporto; F. Rico, Si no castos, cautos (el Apóstol, Boccaccio, Petrarca); G. Sanga, Sull’origine della fiaba; G. Zanotti, Realismo senza empirismo: Wittgenstein, le parole e le cose.

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elemento graficoLe voyage en Asie d'Odoric de Pordenone traduit par Jean le Long OSB. Iteneraire de la Peregrinacion et du voyage (1351), Edition critique par Alvise Andreose et Philippe Ménard, Genève, Droz, 2010 (Textes Littéraires Français).

ISBN 978-2-600-01151-8, CCIII+453 pp.

Odoric de Pordenone est un des rares voyageurs occidentaux du Moyen Age qui ait narré son périple en Asie. Un quart de siècle après Marco Polo, il a vu en Inde les rites étranges du culte hindou. Ayant fait escale à Ceylan et dans plusieurs îles d'Indonésie (Sumatra, Java, peut-être Bornéo), il en présente des évocations colorées. De sa traversée de la Chine, de Canton à Pékin, il donne une vivante description. Dans la capitale de l'empire, il assiste à maintes fêtes et cérémonies officielles. Son récit complète ce que disait Marco Polo. La traduction de Jean le Long diffuse tout cet ensemble de singularités et de merveilles auprès du grand public cultivé. Elle fait entrer dans notre langue bien des termes venus de l'Orient Au milieu du XIVe siècle, cette translation constitue une étape importante dans le renouvellement du vocabulaire français. Par ses curiosités Odoric, revu et divulgué par Jean le Long en 1351, s'avère un nouveau Marco Polo. Comme son illustre devancier, il fait revivre intensément les curiosités et les mystères de l'Asie.

INDICE. Introduction. 1. Odoric et son oeuvre 2. Vie de Jean le Long 3. Manuscrits de la version française 4. Paléographie et Principes d'édition 5. Langue et graphies 6. Jean le Long traducteur 7. Composition et inspiration 8. Bibliographie - Texte - Notes - Variantes - Index - Glossaire - Illustrations - Table des illustrations.

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elemento graficoBalestrero Monica, L’immaginario del sogno nel Decameron, Roma, Aracne Editrice, 2009.

ISBN 88-548-2726-4, 100 pp., 9,00 euro

Boccaccio dedica al tema dei sogni varie novelle del Decameron. Questo studio si presenta come una meditazione critica su questi testi, volta ad approfondire il tema della visione onirica nel pensiero di Boccaccio e nella cultura medievale, di cui l'opera del Certaldese rappresenta un minuzioso affresco.

 

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elemento graficoErmenrico di Ellwangen. Epistola a Grimaldo, Edizione critica, traduzione e commento di Francesco Mosetti Casaretto, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2009 (Ricerche Intermedievali, 6).

ISBN 88-6274-181-1, pp. IX-508, 45,00 euro

L'Epistola ad Grimaldum di Ermenrico di Ellwangen è una lettera-fiume, a carattere enciclopedico, composta nel monastero di San Gallo attorno all'850 e diretta all'abate del cenobio stesso, già arcicappellano di Ludovico il Germanico e personaggio politico tra i più importanti dell'epoca. Si tratta di uno dei testi più enigmatici di tutta la letteratura mediolatina; ma si tratta anche di un testo fortemente tipologico e questo la rende necessaria per chi indaghi criticamente la cultura medievale. La lettera affronta, in caleidoscopica successione: l'esegesi del duplice comandamento dell'amore di Dio e del prossimo, la dottrina dell'anima, la filosofia, la dialettica, le arti liberali, le virtù, la retorica, questioni fonetiche e morfologico-grammaticali, la mitologia classica, la storia sacra; e, poi, ancora teologia trinitaria, inni, versi, un abbozzo di agiografia metrica della vita di san Gallo affidata alle cure di Ermenrico di Ellwangen (ma da lui mai terminata) e, in appendice, una densa riflessione sul tema della conoscibilità dell'essenza di Dio mediante l'applicazione delle dieci categorie aristoteliche. L'edizione critica è basata sull'apporto testimoniale del solo ms Sankt Gallen, Stiftsbibliothek, 265 (IX sec.) e differisce dalle precedenti edizioni integrali del Duemmler (1899) e della Goullet (2008) in 55 loci. L'Editore ristruttura completalmente l'opera, alla quale è premessa un'ampia introduzione a carattere ermeneutico (pp. 1-172). A fronte del testo latino è posta la traduzione italiana; seguono estese note di commento (pp. 371-445) e indici.

Informazioni per acquisto pdf

 

 

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elemento graficoValeria Bertolucci Pizzorusso, Studi trobadorici, Pisa, Pacini editore, 2009 (Biblioteca degli Studi Mediolatini e Volgari, XVIII).

ISBN 978-88-6315-073-5, 29,00 euro

Il volume raccoglie, rivisti e aggiornati, importanti saggi di Valeria Bertolucci Pizzorusso di argomento trobadorico apparsi originariamente in riviste e atti di convegni internazionali:

I.
Posizione e significato del canzoniere di Raimbaut de Vaqueiras nella storia della poesia provenzale
II.
Il grado zero della retorica nella vida di Jaufre Rudel
III.
Transizioni dalla terza alla prima persona nelle biografie trobadoriche
IV.
Generi in contatto: le maschere epiche del trovatore
V.
Nouvelle géographie de la lyrique occitane entre XIIe et XIIIe siècle. L'Italie nord-occidentale
VI.
La firma del poeta. Un sondaggio sull'autonominatio nella lirica dei trovatori
VII.
Per una rilettura della Supplica sui giullari di Guiraut Riquier
VIII.
«Galanteries» riquiériennes et mélange de genres
IX.
La mort de la dame dans les genres lyriques autres que la plahn
X.
Stretegie testuali per una morte lirica: Belh Deport
XI.
Guiraut Riquier e il «genere» della pastorella
XII.
Osservazioni e proposte per la ricerca sui canzonieri individuali
XIII.
Rime, non Canzoniere, ovvero l'autorialità del progetto

 

 

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elemento graficoSintassi storica e sincronica dell’italiano. Subordinazione, coordinazione, giustapposizione, Atti del X Congresso della Società Internazionale di Linguistica e Filologia Italiana (Basilea, 30 giugno-3 luglio 2008), a cura di Angela Ferrari, Firenze, Cesati, 2009.

ISBN 978-88-76676-382-5, III volumi, 1697 pp., 90,00 euro

I tre volumi intitolati Sintassi storica e sincronica dell’italiano. Subordinazione, coordinazione, giustapposizione riuniscono le versioni scritte delle relazioni che sono state proposte al X Congresso della Società Internazionale di Linguistica e Filologia Italiana (SILFI), tenutosi all'Università di Basilea dal 30 giugno al 3 luglio 2008.
Il tema del Congresso, la sintassi, è stato al centro della ricerca linguistica per tutta la seconda metà del Novecento, soprattutto per influsso delle teorie generatiste e del vasto programma di ricerca da esse scaturito, ma con un fervore studi più generale, che non ha risparmiato la linguistica diacronica e la storia della lingua.
Ponendosi al centro dell' architettura della comunicazione linguistica, i fenomeni superiori della sintassi su cui si è scelto di focalizzare l'attenzione - subordinazione, coordinazione, giustapposizione - si trovano inoltre a dialogare con tutti gli altri suoi sistemi costruttivi, inerenti sia alla langue che alla parole, e si prestano così particolarmente bene all'approccio pluridisciplinare caratteristico dei congressi della Società Internazionale di Linguistica e Filologia Italiana, che mirano a favorire l'incontro di studiosi che si occupano di lingua italiana da diverse prospettive, e di temi di ampio respiro teorico e descrittivo.
Il libro si apre con una sezione in cui trovano posto i testi delle lezioni magistrali di Gaetano Berruto, Giorgio Graffi, Giulio e Laura Lepschy e Raffaele Simone. Seguono 92 articoli suddivisi in due macrosezioni dedicate alla sintassi storica e a quella sincronica.

 

 

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elemento graficoGaia Gubbini, Tactus, osculum, factum. Il senso del tatto e il desiderio nella lirica trobadorica, Roma, Nuova Cultura, 2009 (Esercizi di lettura, 10 ).

ISBN 978-88-6134-254-5, 378 pp., 20,00 euro

La dimensione 'corporea' e sensoriale è un elemento centrale della fin’amor trobadorica. Questo volume esamina  i rapporti fra desiderio e senso del tatto e la loro evoluzione lungo la diacronia del trobar. Il lavoro intreccia analisi lessicale e tematica, rilievi intratestuali e intertestuali, contesto storico-sociale e querelle liriche. I termini del discorso sono delineati a partire dall'immagine tardo-antica e medievale del corpo e dei sensi, e in primo luogo dalla Patristica, dove il tatto è soprattutto il senso del corpo e della lussuria, un 'punto di vista' che sarà recepito e parzialmente ribaltato nella metaforica del desiderio sviluppata da alcune voci della lirica trobadorica. Attraverso un esame sistematico del campo semantico del tatto e della sua metaforica, quest’indagine mostra che nella lirica trobadorica il desiderio tattile sembra articolarsi in particolare nella forma della graduale progressione verso l’oggetto d’amore, con alcune affinità con il motivo mediolatino dei gradus amoris. I risultati, individuati attraverso dettagliati rilievi intertestuali, mettono in luce i possibili dibattiti intorno al ruolo del tatto e della corporeità nella fin’amor, e le costellazioni di autori che esprimono diverse prospettive sul “discorso amoroso”.

 

 

INDICE. Premessa di R. Antonelli. Il senso del tatto nel Medioevo. Capitolo 1 – Il senso del tatto: la Patristica, la retorica e la letteratura medievale; 1.1. Una sintesi; 1.2. Caro enim concupiscit adversus spiritum: il corpo, la carne, i sensi nel Medioevo. Capitolo 2 – Il tatto e i gradi del desiderio nella lirica trobadorica e nella retorica; 2.1. Coordinate amorose: senso del tatto e desiderio nel trobar; 2.2. Il desiderio ‘per gradi’ fra amore-Caritas e amor carnalis; 2.3. Il motivo dei gradus amoris nella retorica e nella tradizione mediolatina; 2.3.1. La tradizione classica e mediolatina; 2.3.2. Amor clericalis; 2.3.3. Alcune ‘spie’ del tema in ambito romanzo 3. Coordinate interpretative. Il desiderio tattile: un percorso nella lirica trobadorica. Capitolo 3 – Tatto e possesso carnale; 3.1. Premesse: la verbalizzazione lirica del desiderio tattile; 3.2. Dal materialismo aristocratico all’oltranza stilistica; 3.2.1. Guglielmo IX; 3.2.2. Raimbaut d’Aurenga; 3.2.3. Arnaut Daniel. Capitolo 4. – Realismo corporeo e sensualità tattile nella linea ‘moralistico-normativa’; Capitolo 5 –  Osculum e tactus tra rêverie e memoria; Capitolo 6 – La negazione del factum, la ‘decorporeizzazione’ della fin’amor. Il lessico del tatto. Capitolo 7 – Corpus tattile: il lessico nella sua metaforica; 7.1. Il contatto, l’abbraccio del corpo del desiderio; 7.2. Il corpo ‘tattile’ e la ‘tattilità immaginata’: diversioni trobadoriche dal motivo mediolatino della descriptio puellae; 7.3. Il bacio; 7.4. Vulnus:  l’ossimoro del ‘bacio-ferita’; 7.5. Sensazioni ‘epidermico-tattili’ e desiderio; 7.6. Il possesso carnale, il ‘non dicibile’; Capitolo 8 – Conclusioni. Bibliografia. Indice dei nomi.

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elemento graficoMartín de Riquer, Leggere i trovatori, Edizione italiana a cura di Massimo Bonafin, Macerata, EUM, 2010.

ISBN 978-88-6056-216-9, 244 pp., 16,00 euro

Questo volume intende offrire al lettore interessato e allo studente universitario un testo in cui possa comodamente trovare un profilo della letteratura trobadorica, che è alle origini della lirica moderna e dell’immaginario amoroso che arriva fino ai nostri tempi.
La pratica universitaria dimostra ogni giorno che sono molti gli interessati ad avvicinarsi direttamente ai trovatori possedendo una guida che appiani loro la parte più superficiale del percorso (senso, situazione, intenzioni preliminari dei poeti, valore oggettivo delle poesie), per poi addentrarsi con cognizione di causa nell’appassionante e attraente bibliografia più nuova.
L’autore di questa guida alla lettura dei trovatori, Martín de Riquer, è uno dei più illustri filologi romanzi europei, che, per la sua longevità (è nato nel 1914), ha potuto attraversare tutto il XX secolo, nella varietà delle sue correnti critiche, e dedicare studi e insegnamento a molteplici aspetti della cultura medievale (epica, lirica, romanzo, storiografia, araldica), e la poesia dei trovatori è uno dei cardini attorno a cui ha ruotato la sua decennale attività scientifica.
Il lavoro di Martín de Riquer che qui viene presentato, a differenza di altre pubblicazioni consimili, possiede il dono della chiarezza didascalica, che non presuppone un lettore già esperto della materia, e il pregio della sistematicità, che non tralascia nessun aspetto importante del suo oggetto. Frutto dell’insegnamento universitario professato dall’autore, si caratterizza come un avviamento alla lettura diretta dei testi, che resiste al tempo intercorso dalla sua prima redazione negli anni '70 del XX secolo.
Questa edizione italiana si avvale inoltre di una nuova introduzione e un essenziale aggiornamento bibliografico ed è corredata da una discografia dei trovatori.

 

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elemento graficoScrittori stranieri in lingua italiana dal Cinquecento a oggi. Convegno internazionale di studi (Padova, 20-21 marzo 2009), a cura di Furio Brugnolo, Padova, Unipress, 2009.

ISBN 978-88-8098-266-1, II+436 pp., 48,00 euro

Il volume raccoglie gli atti del convegno internazionale di studi "Scrittori stranieri in lingua italiana dal Rinascimento al Novecento" tenutosi a Padova dal 20 al 21 marzo 2009. Per il passato - ed è un passato glorioso che va dal Medioevo alla metà circa del Novecento - si può individuare tutta una letteratura italiana 'fuori d'Italia' che non si integra realmente mai, pur dialogando con essa, con quella italiana propriamente detta - quasi ne fosse un corpo separato, anche se ovviamente tributario -, in quanto emanazione di scrittori, artisti e letterati che appartengono fondamentalmente ad altre lingue e ad altre letterature, e che adottano l'italiano solo in occasioni particolari o in circostanze private, ma sempre con viva coscienza linguistica e stilistica, senso dell'alterità e gusto della sperimentazione. Ciò che ne determina anche il fascino particolare. Si pensi non solo a nomi di prima grandezza, che sono ovviamente i più interessanti (da Louise Labé a Montaigne, da Milton a Quevedo, da Joyce a Pound a Murilo Mendes), ma anche e soprattutto allo stuolo dei 'minori' e 'minimi' che nel corso dei secoli si sono fatti, anche solo temporaneamente e per esercizio o per moda letteraria, 'italiani' e per i quali l'italiano ha costituito una lingua di cultura e di comunicazione sovranazionale: poco significativi forse sul piano artistico ma testimoni quanto mai significativi di un tessuto connettivo che collega esperienze a prima vista diverse ed eterogenee e le unifica in una vera e propria costante culturale, si vorrebbe quasi dire una tradizione: quella dell'''eteroglossia europea" e, al suo interno, dell"'italiano in Europa" (per usare due felici formulazioni di Gianfranco Folena). Non sarà dunque un caso che soprattutto a questi benemeriti esponenti della letteratura italiana 'fuori d'Italia' sia dedicata buona parte del volume: dai francesi Odet de la Noue e François Perrot ai greci Kalvos e Martzokis, dal croato Dinko Ranijna all'inglese Thomas J. Mathias, dal tedesco Jagemann al romeno Asachi, e così via.
Indagare gli scritti italiani di questi autori, e degli altri su cui il volume si sofferma (tra cui i ben altrimenti noti Shelley, Solomòs e Christina Rossetti, oltre a Joyce e Pound), significa riportare alla luce tutta una tradizione sommersa di straordinaria importanza linguistica e culturale e contribuire, da una prospettiva particolare, alla conoscenza delle relazioni linguistiche e letterarie tra Italia ed Europa nel corso della storia. È chiaro inoltre che le esperienze alloglotte di tali scrittori possono in molti casi contribuire, se adeguatamente integrate, a gettare nuova luce sulla loro stessa produzione nelle rispettive lingue madri. Si tratta in definitiva - ed è questo l'obiettivo che il convegno principalmente si è posto - di trasformare quelle che finora potevano apparire solo come delle isolate curiosità erudite in un documento organico e rilevante della storia culturale e linguistica europea. (Dalla Premessa di Furio Brugnolo)

 

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elemento graficoZeno Verlato, Le Vite di Santi del codice Magliabechiano XXXVIII.110 della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Un leggendario volgare trecentesco italiano settentrionale. Preceduto dall’edizione, con nota critica, stilistica e linguistica, del codice Ashburnhamiano 395 della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze (XIV sec.), Tübingen, Max Niemeyer Verlag, 2009 (Beihefte zur Zeitschrift für romanische Philologie, 348).

ISBN 978-3-484-52348-7, XII+781 pp., 159,95 euro

La storia della tradizione volgare della Legenda aurea di Iacopo da Varazze, affidata com’è ai mille rivoli di una trasmissione manoscritta frammentaria, inordinata, caleidoscopica – e perciò stesso ancora ampiamente inesplorata – attende ancora in buona parte di essere scritta.
Per servire e contribuire alla ricerca in tale campo, il volume propone l’edizione di due distinte raccolte agiografiche, entrambe conservate in biblioteche fiorentine: il ms. Magl. XXXVIII.110 della Bibl. Nazionale (già edito un secolo fa da Wilhelm Friedmann), e l’Ashb. 396 della Bibl. Medicea Laurenziana (inedito in ogni sua parte), databili entro il primo trentennio del XIV secolo. I due mss., tra altri testi agiografici e devoti, contengono infatti un nucleo comune di otto volgarizzamenti dalla Legenda aurea: un nucleo che, tenuto conto delle caratteristiche sopra ricordate della tradizione iacopina, si offre come un episodio particolarmente cospicuo e precoce della fortuna volgare in area padana dell’opera del predicatore domenicano. Tale nucleo andrà considerato come un’intersezione all’interno di un collettore più vasto, come pare dimostrare la presenza di altri 21 volgarizzamenti iacopini testimoniati dal solo ms. laurenziano.
Di entrambi i mss. è fornito il testo critico integrale, corredato di un approfondito studio linguistico e di un commento. Il più ampio spazio è dedicato inoltre all’analisi delle cosiddette ‘strategie di volgarizzamento’ riscontrabili nei due mss., vale a dire alla definizione degli scopi ideologici e comunicativi sottesi alle due raccolte nel loro rapporto coi modelli (specialmente con la Legenda aurea) e nel loro rapporto reciproco, nonché delle tecniche stilistico-retoriche impiegate.

Indice del volume pdf

copertina

 

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elemento graficoBruno Migliorini, l’uomo e il linguista (Rovigo 1896 – Firenze 1975). Atti del convegno di studio (Rovigo, 11-12 aprile 2008), a cura di Matteo Santipolo e Matteo Viale, Rovigo, Accademia dei Concordi Editore, 2009 (Fonti e testi, 3).

ISBN 978-88-902722-5-7, XVIII+358 pp., 20,00 euro

Bruno Migliorini (Rovigo 1896 – Firenze 1975) è uno dei più importanti linguisti italiani del Novecento. Dopo vari incarichi e un’esperienza di insegnamento a Friburgo, in Svizzera, nel 1938 fu chiamato a ricoprire presso l’Università di Firenze la prima cattedra di Storia della lingua italiana. A questo argomento è dedicata la parte più consistente della sua produzione scientifica, culmine della quale è la fondamentale Storia della lingua italiana, uscita nel 1960 e tradotta nelle principali lingue di cultura. Lo studio della lingua italiana non si limitò per Migliorini alla storia, ma si concentrò a più riprese e con contributi di grande importanza sulla lingua contemporanea, della quale seppe cogliere e spiegare i fermenti di cambiamento in rapporto al mutare delle condizioni storiche e sociali dell’epoca. Fondò con Giacomo Devoto la rivista dedicata all’italiano «Lingua nostra», che diresse fino alla morte, realizzò opere lessicografiche e manuali scolastici. Fu presidente dell’Accademia della Crusca dal 1949 al 1963.
Il volume raccoglie gli Atti del convegno tenutosi presso l’Accademia dei Concordi di Rovigo, città natale di Bruno Migliorini, l’11 e il 12 aprile 2008, in occasione dei settant’anni dall’istituzione della prima cattedra di Storia della lingua italiana. I contributi che compongono le quattro sezioni in cui l’opera è suddivisa (L’uomo e lo studioso; Migliorini linguista e storico della lingua italiana; Migliorini lessicologo e lessicografo; Le altre lingue e l’educazione linguistica) tracciano un profilo della vita e delle ricerche di Bruno Migliorini, facendone emergere la grande attualità scientifica. Il volume è inoltre corredato da un cospicuo apparato di immagini e documenti legati a vari momenti della vita privata e dell’attività di ricerca di Bruno Migliorini.

Contributi di: Rosario Coluccia, Davide Colussi, Manlio Cortelazzo, Luigi Costato, Massimo Fanfani, Piero Fiorelli, Elisa Gregori, Nicoletta Maraschio, Carla Marcato, Rossana Melis, Maria Grazia Migliorini, Paolo Migliorini, Carlo Minnaja, Ivano Paccagnella, Max Pfister, Francesco Sabatini, Matteo Santipolo, Luca Serianni, Riccardo Tesi, Matteo Viale.

Indice del volume

 

Per ordini:
Accademia dei Concordi Editore – Segreteria
Piazza Vittorio Emanuele II, 14 – 45100 Rovigo
Tel. 0425 27991 – Fax 0425 27993

E-mail concordi@concordi.it
www.concordi.it

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elemento graficoFranceschino Grioni, La legenda de santo Stadi, a cura di Mauro Badas, Roma-Padova, Editrice Antenore, 2009 (Medioevo e Rinascimento Veneto, 4).

ISBN 978-88-8455-636-3, CXXVII+198 pp., pp. 32,00 euro

Franceschino Grioni, appartenente a una famiglia veneziana attivamente impegnata nella mercatura, si dedica tra la fine del Duecento e l’inizio del Trecento alla redazione della Legenda de santo Stadi, la più celebre delle rielaborazioni medievali italiane in versi della vita di sant’Eustachio, leggenda tra le più conosciute e diffuse nell’Europa romanza. Suo modello è una delle tante versioni composte a partire dal XIII secolo in lingua d’oïl, a sua volta volgarizzamento della diffusissima redazione latina della leggenda. Franceschino liberamente traduce, amplifica e modifica, producendo un testo non trascurabile all’interno del variegato panorama dell’agiografia italiana delle origini, capace anche di dare ulteriori informazioni sul veneziano antico e sul suo efficace utilizzo anche nella lingua poetica.
Il testo, già edito nel 1930 da Angelo Monteverdi, viene riproposto nel presente volume in una nuova edizione critica, condotta secondo criteri ecdotici più moderni e accompagnata da un ampio studio che prende in esame anche alcuni aspetti non considerati da Monteverdi, come lo stretto legame - attestato anche per l’area francese - tra la storia del santo, il suo culto e il ceto mercantile: legame che si ripropone nell’ambiente lagunare con ulteriori accentuazioni e peculiarità. Viene cosi restituito al pubblico un testo da inserire a pieno titolo, grazie anche alla sua vivacità espressiva, tra i risultati più interessanti della letteratura veneta due-trecentesca.

 

 

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Segnalazioni librarie del 2009

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Sito a cura di
Carlo Pulsoni e Matteo Viale

ultimo aggiornamento di questa pagina: 10 Gennaio, 2011