LUCIDARIO. Volgarizzamento veronese del XIV secolo, a cura di Aulo Donadello, Roma-Padova, Antenore, 2003 (Medioevo e Rinascimento veneto, 1).
Ad inaugurare la nuova collana “Medioevo e Rinascimento veneto” diretta da Gino Belloni, Furio Brugnolo e Lorenzo Renzi – che ospiterà soprattutto edizioni di testi, ma anche saggi e monografie – si propone al lettore la pubblicazione del Lucidario, una versione trecentesca in volgare veronese, misto di lombardismi e settentrionalismi vari, del noto dialogo composto all’inizio del XII secolo dal monaco Onorio d’Autun, l’Elucidarium. Dedicato ai principali problemi della teologia, della religione, della morale, esso conobbe presso il clero monastico e quello secolare una notevole fortuna e conseguentemente una vasta diffusione in tutta Europa, sia nell’originale veste latina, sia nelle numerose traduzioni nelle lingue romanze e anglosassoni.
Il volgarizzamento veronese deriva, come la quasi totalità dei volgarizzamenti italiani dell’Elucidarium, dalla versione francese eseguita a non grande distanza di tempo dall’originale di Onorio, ed è tra quelli che meno si discostano dalla prima traduzione dell’opera eseguita in Italia settentrionale verso la fine del Duecento. Esso presenta pertanto un indubbio interesse anche per un largo pubblico di lettori, non solo per la compattezza del testo e per la sua veste linguistica, ma anche in quanto chiara testimonianza delle metamorfosi cui venne sottoposto un testo di carattere teologico-religioso nel passaggio da un destinatario, per così dire, interno (rivolto cioè al solo mondo clericale) ad uno esterno, cioè laico e “borghese” quale fu quello del Nord Italia dei secoli XIII-XIV.