Maria di Francia, Il Purgatorio di san Patrizio, Edizione critica, traduzione e commento a cura di Sonia Maura Barillari, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2004 (Gli Orsatti. Testi per un Altro Medioevo, 17).
ISBN 88-7694-708-6, pp. 348, 17,00 euro
«Che gran cosa il Purgatorio» ebbe modo di esclamare santa Caterina da Genova. E che fosse una «gran cosa» dovettero ben comprenderlo i teologi del XIII secolo a cui toccò il compito di sistematizzarne il profilo dal punto di vista del dogma. Con un certo imbarazzo, però, trovandosi essi di fronte a una credenza pressoché priva di fondamenti scritturali e profondamente permeata dall’immaginario folclorico. Ma la “logica” del Purgatorio aveva in fondo già vinto la sua battaglia da un pezzo, insediandosi nell’intimo di una coscienza “popolare” che non riusciva ad accettare una distinzione troppo netta tra salvati e dannati in perpetuo. E concepiva alte frontiere poste a dividere i mondi terreno, celeste e ctonio come labili, permeabili, mobili.
Un contributo decisivo all’affermazione di una concezione “tripartita” dell’aldilà si deve al Tractatus de Purgatorio sancti Patricii, testo composto fra 1179 e il 1185 che narra l’avventura oltremondana vissuta da Owein nel Purgatono di san Patrizio. All’opera arrise un ragguardevole favore di pubblico, comprovato da una folta tradizione manoscritta e dai numerosissimi volgarizzamenti. Fra questi il più precoce fu, con buona probabilità, quello antico-francese siglato da Maria di Francia di cui qui si propone il testo criticamente riveduto, tradotto e commentato.