Andrea Fassò, Gioie cavalleresche. Barbarie e civiltà fra epica e lirica medievale, Roma, Carocci, 2005 (Biblioteca medievale, Saggi 19).
ISBN 88-430-3597-5, pp. 302, 24,60 euro
Insieme alle culture classica e cristiana, la cultura barbarica dei Franchi ha contribuito in modo decisivo alla formazione dell’Europa. Sua espressione primitiva è la chanson de geste, epopea di uomini che «avvertiscono con animo perturbato e commosso»(Vico), fondata sulle virtù del coraggio, dell’onore, della fedeltà. Joie è chiamata dalle chanson de geste l’ebbrezza dell’assalto e della distruzione; monojoie era il grido di guerra dei Franchi. Nel XII secolo inizia un processo di civilizzazione a opera della Chiesa, che crea l’ideale del cavaliere difensore della giustizia e dei grandi signori, che, attraverso la poesia dei trovatori, propongono un modello (ispirato alla figura regale) di guerriero prode e misurato, per il quale l’amore non è conquista ma “servizio” alla dama e fonte di virtù; la gioia sarà allora lo stato di estasi prodotto dall’amore. Inizia la lunga trasformazione del cavaliere in gentiluomo; ma rimarrà sempre un elemento barbarico non del tutto addomesticato.