Henri d’Andeli, Il lai di Aristotele, a cura di Marco Infurna, Roma, Carocci , 2005 (Biblioteca Medievale).
A inizio Duecento comincia a circolare in Europa una buffa e irriverente leggenda su Aristotele: il maestro di Alessandro Magno, rimproverato l´allievo di trattenersi troppo con l’amata, si fa subito dopo sorprendere a quattro zampe con in groppa la donna. Il racconto ha un enorme fortuna e per almeno tre secoli la provocante immagine di Aristotele cavalcato adorna chiese, palazzi pubblici e privati i margini dei manoscritti e i più svariati oggetti, a testimonianza della sua ambigua fascinazione. Se dal pulpito la disavventura del filosofo viene evocata come exemplum della malizia femminile, nei testi di ambito profano alla vena misogina si mescola la divertita considerazione sulla debolezza della carne e la vanità del sapere. Spicca fra questi testi il Lai di Aristotele, poemetto antico francese che, con l’eleganza e l’ironia calibrante sull’arte del grande Chretien de Troyes, invita entro un incantevole fiorito decor cortese a trascurare la voce molesta dei censori e ad abbandonarsi fiduciosi all’onnipotente forza dell’amore.