Elisabetta Caldelli, Copisti a Roma nel Quattrocento, Roma, Viella, 2006 (Scritture e libri del medioevo, 4).
ISBN 978-88-8334-188-5, 320 pp., 50,00 euro
Indagare sui copisti, questi oscuri e spesso trascurati personaggi pure tanto citati negli studi sulla tradizione manoscritta dei testi, è la ragione principale di questo libro. Il punto di vista scelto è quello della Roma quattrocentesca, una realtà sfuggente perché in pieno divenire, travagliata dai mutamenti che l’avrebbero vista, nell’arco di un secolo, passare da piccolo comune in balia di “bovattieri” e rissose famiglie nobiliari a città rinascimentale, rinnovata sede del papato.
Finora non era mai stato pubblicato un censimento organico e sistematico dei molti scribi, italiani e stranieri, che hanno lavorato a Roma nel secolo XV: esso è stato l’indispensabile punto di partenza per tracciare le biografie, talune molto ricche di dati, altre estremamente essenziali, dei singoli copisti attivi a Roma e per stilare un elenco dei manoscritti da essi realizzati.
Il censimento non può ovviamente dirsi esaustivo, ma costituisce la base per esaminare alcune dinamiche che presiedevano alla produzione del libro e per far luce sulla fisionomia dei copisti, studiandone l’origine, le motivazioni che li spingevano a trasferirsi a Roma, il rapporto con i committenti e lo Studium Urbis.