Pastorelle occitane, a cura di Claudio Franchi, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2006 (Gli Orsatti. Testi per un Altro Medioevo, 28).
ISBN 978-88-7694-944-9, 372 pp., 13.00 euro
All’inizio della primavera, un uomo si aggira a cavallo per la campagna e incontra una pastora. Immediatamente tenta di sedurla mentre la donna cerca a tutti i costi di sottrarsi, dando luogo ad un dialogo serrato, piacevole e a tratti esilarante, tra lusinghe, promesse e minacce. Contemporaneamente, un poeta analizza e mette in discussione i capisaldi teorici dell’universo trobadorico attraverso una rappresentazione artistica invece che in un trattato di poetica. Nello spazio tra questi due poli ritroviamo i trentotto testi contenuti in questa raccolta, che per la prima volta include tutte le pastorelle medievali composte in lingua occitana. Da L’autrier jost’una sebissa di Marcabru, probabilmente l’antecedente di tutte le altre, passando per Giraut de Bornelh, Gavaudan, Gui d’Ussel, Cerveri de Girona e Johan Esteve, si arriva allo straordinario ciclo di sei componimenti di Guiraut Riquier, in cui il poeta stesso diventa il protagonista, per finire poi con le ultime testimonianze anonime del secolo XIV. Sull’alterità dei due protagonisti – opposta a quella della lirica cortese ma con questa come sfondo significativo – si costruiscono testi dalla doppia anima, poetica e metapoetica, che ad una raffinatezza dialettica speculativa e lirica sovrappongono la sensualità del desiderio e quella materiale.