Petronio, Satyricon, a cura di Monica Longobardi, con una presentazione di Cesare Segre, Siena, Barbera Editore, 2008 (Classici greci e latini).
ISBN 978-88-7899-198-9, 544 pp., 10 euro.
È assodato, ma accettato con rassegnazione, che la traduzione di un testo conti perdite e ‘deperimenti’ insanabili. Un genere misto come la satira, per esempio, basata su allusioni e citazioni di fonti distorte dall’intento parodico, si candida ad un bilancio in rosso a causa dell’inevitabile opacizzazione dei referenti iniziali. È precetto del traduttore, d’altronde, che tali perdite vengano quanto più possibile compensate da forme varie di risarcimenti.
La traduzione del Satyricon di M. Longobardi mette in pratica questo precetto, misurandosi con uno dei testi più complessi e sfuggenti dell’Antichità.
Il dato macroscopico è proprio la restituzione del tratto pertinente alla satira di testo ‘a citazione’, risarcimento praticato in vario modo con fonti del nostro orizzonte culturale romanzo. L’‘appaesamento’ però è controbilanciato dalla conservazione in latino delle fonti letterarie condivise, o dalla cosiddetta traduzione intralinguistica.
In questa prospettiva, la traduzione di M. Longobardi studia modi di tradurre di volta in volta adeguati alle molteplici componenti della tessitura retorica del Satyricon: la polifonia delle voci, per esempio, risultante dalla presenza di personaggi colti, semicolti, sino al “sottoparlato oniroide” dei liberti convitati, è restituita da una vasta gamma di soluzioni stilistiche e da uno spiccato plurilinguismo. È il contributo precipuo del filologo romanzo che traduce un testo quale il Satyricon di Petronio che, per pura mimesi, è reclutato tra le fonti del latino volgare.
M. Longobardi calibra inoltre la traduzione italiana alla nutritissima compagine di blocchi frastici quali proverbi, modi di dire e wellerismi, restituendo tutta la visibilità di questa importante componente gnomica del discorso.
Raccoglie al massimo la sfida dei cosiddetti ‘testi intraducibili’ quali giochi di parole, indovinelli e crittografie illustrate (Xenia ed Apophoreta) che costituiscono la sfida ludica dell’opera e l’effetto trompe-l’œil della ‘corrotta eloquenza’. L’introduzione amplissima e le numerose note rendono conto di ogni singola operazione di traduzione, costituendo un vademecum scrupoloso sia della riflessione teorica, sia della casistica pratica.