Mariangela Miotti, Il personaggio di Ester nella drammaturgia francese da Rivaudeau a Racine, Fasano, Schena editore, 2009 (Biblioteca della ricerca, Testi stranieri, 40).
ISBN 88-8229-822-7, 310 pp., 28,00 euro
Dal Libro di Ester, nel quale «suspense et mystère, rebondissement, coups de théâtre, ironie et vengeance», si trovano sapientemente dosati e intrecciati, trae origine, nella letteratura europea, una ricca produzione. Questo studio limita il suo campo di indagine ai testi, quasi tutti teatrali, pubblicati in Francia nell’arco di circa un secolo: dall’Aman (1567), «tragédie sainte» di André de Rivaudeau, a Esther (1689), «cantique spirituel» di Jean Racine. Tra queste due date, numerosi sono gli autori che ricorrono alla fonte biblica e che dal racconto della bella ebrea, diventata inaspettatamente regina e salvatrice del suo popolo, traggono motivo di riflessioni per i loro scritti. Il teatro è il genere che meglio accoglie questo racconto e che sa abilmente sfruttare l’antagonismo speculare con il quale sono connotati i personaggi.
Anche quando l’autore, come nel caso di Pierre Merlin, che a Ester dedica una serie di Sermons, opera in un campo lontano da quello delle rappresentazioni teatrali, il ricorso alla terminologia e all’organizzazione propria di questo genere testimonia quanto fosse ricca tale prospettiva. In una temperie culturale quale quella del periodo preso in esame, il Libro di Ester sostiene le riflessioni dei poeti sulla fragilità della felicità umana, sulla drammatica instabilità della fortuna, ma anche sul ruolo del sovrano, sui rapporti che intercorrono tra il re e i suoi sudditi, sul valore delle giustizia.
Per informazioni: http://www.schenaeditore.it