Umana, divina Malinconia, numero monografico dei «Quaderni di studi indo-mediterranei», III, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2010.
ISBN 078-88-6274-254-2, 25,00 euro
La bibliografia sul tema della malinconia è ormai assai vasta, in apparenza quasi esaustiva. Perché dunque proporre l’ennesima raccolta di studi su questo argomento? Forse perché fino ad ora mancava un’indagine che iniziasse ad esplorare quelle remote origini della malinconia che affondano nelle culture propriamente religiose e persino sciamaniche del mondo antico, in particolare del Mediterraneo orientale, seguendone quindi con una diversa attenzione e sensibilità intellettuale taluni sviluppi che, attraverso Medioevo e Rinascimento, arrivano sino alla modernità e alle soglie della contemporaneità. E cioè sino a quel fatidico 1789, oltre il quale la malinconia, dopo millenni di ricchissima storia culturale, e passando attraverso la troppo breve reinterpretazione romantica, verrà consegnata definitivamente alla psichiatria, da un lato, e alla psicoanalisi dall’altro, quale semplice malattia mentale. Eppure, tutte le culture antiche e medievali dell’Eurasia avevano considerato l’uomo come contraddistinto da una triplice modalità di esistenza: corporea, psichica e spirituale. La stessa triplicità che contraddistingueva anche il Cosmo. Una distinzione di livelli che rimane dunque fondamentale anche per il ricercatore, se si vuole comprendere appieno la complessa e raffinata articolazione dell’approccio antico e medievale al problema della malinconia, sia in generale che nei suoi casi specifici. La malinconia, così intesa, non è allora più solo una disposizione fisiologica che produce degli effetti a livello psicologico, o inversamente, una disposizione psicologica che stimola degli effetti a livello fisiologico. Ma può essere anche, più raramente, l’occasione di una dolorosa e profonda trasformazione spirituale. Una trasformazione che è esemplificata anche in divinis, come documentano talune rare iconografie religiose, sia orientali che occidentali.
INDICE. Introduzione: La malinconia tra opportunità e cura, di Alessandro Grossato – Il Kalevala e la melanconia, di Carla Corradi Musi – It is the same for a man and a woman: melancholy and lovesickness in ancient Mesopotamia, di Erica Couto-Ferreira – La malinconia del mannaro, di Carlo Donà – Corpi silenziosi sospesi nel sogno. Alle origini di una cosmologia emozionale, di Ezio Albrile – Il male di Saul: rûah ra‘ah fra malinconia, depressione e demonologia nell’Antico Testamento e nel giudaismo postbiblico, di Dorota Hartman – Saturnine Traits, Melancholia, and Related Conditions as Ascribed to Jews and Jewish Culture (and Jewish Responses) from Imperial Rome to High Modernity, di Ephraim Nissan e Abraham Ophir Shemesh – Tristezza – malinconia – accidia nella letteratura patristica, di Celestino Corsato – Le sezioni sulla malinconia nella Practica, prontuario ebraico di medicina altomedievale, di Giancarlo Lacerenza – Tristan, le héros triste. La mélancolie dans le Tristan de Gottfried de Strasbourg, di Danielle Buschinger – La melancholia nella scuola eckartiana, di Stefano Salzani – Malinconia e “fantasma dell’amato” nel Canzoniere di Hâfez di Shiraz, di Carlo Saccone – ‘An agreable horror’. Giardini e melancholia nell’opera di Burton e Le Blon, di Milena Romero Allué – Tra Burton e Hofer. Prolegomeni ad una storia della melanconia in Portogallo, di Roberto Mulinacci – L’ange et la femme. La douce mélancolie au XVIIIème siècle en Europe, di Ilaria Piperno – Una lettura tra Oriente e Occidente: Abū Yazīd al-Bistāmī, Colloquio intimo con Dio (munājāt), a cura di Nahid Norozi.