Francesco Benozzo, Etnofilologia. Un’introduzione, Napoli, Liguori, 2010 (Linguistica e Linguaggi, 30).
ISBN 978-88-207-5045-9, 374 pp., 29,90 euro
Un libro appassionato nato da anni di inchieste sul campo, concepito per la libertà di pensiero e contro le derive autoritarie del metodo filologico: una riflessione sulle possibilità di interpretare la tradizione europea affrancandola dalla deformante immagine aristocratica e ‘alta’ connaturata alla natura elitaria delle attestazioni scritte. Benozzo auspica la nascita di una filologia che guardi a se stessa come a una scienza sociale e al passo coi tempi, una filologia ‘camminata’ che si faccia portavoce di concrete esperienze di sradicamento. In questa approssimazione nomadica e libertaria, i filologi potrebbero rinunciare alle loro mete consuete (le sale manoscritti e le biblioteche), per tornare nei luoghi, tra la gente, muovendo i primi passi verso una riconciliazione con la comunità da cui sembrano essersi a poco a poco allontanati
INDICE. 1.Premessa.Per una filologia del “quarto umanesimo”. I. Problemi della filologia d’oggi. 9 Responsabilità del filologo. 17 La più eversiva delle discipline?. 20 Dal testo come esercizio di libertà alla reificazione del testo. 24 Macchinette a prova di idiota. 29 Dichiarare la propria epistemologia. II. La prospettiva etnofilologica. 35 Dall’edizione all’azione. 40 Etnofilologia. 48 Il “tradizionarsi” delle tradizioni. 59 La memoria come laboratorio iconomastico. III. Fieldnotes. Taccuino di esempi possibili. 67 Primo esempio. Dalle biblioteche ai pescherecci (dai diari di bordo di due filologi galleghi). 81 Secondo esempio. Sognare, guarire, comporre poesie (alle origini di un archetipo occidentale). 92 Terzo esempio. Pietre e leggende dei pescatori atlantici (la complessa trama del folklore megalitico). 110 Quarto esempio. Viaggiare e danzare per capire le varianti manoscritte (nelle isole del Nord sulle tracce dell’epopea carolingia). 117 Quinto esempio. Cacciatori paleolitici, truvađores sardi e trobadors occitani (sul debito della nostra cultura verso i sistemi produttivi preistorici). 129 Sesto esempio. Cavalieri neolitici e cavalieri medievali (una connessione archeologico-letteraria). 151 Settimo esempio. Maria Vergine sciamana (per un’etnofilologia del Cristianesimo insulare). 163 Ottavo esempio. Lessico e gesti delle guaritrici tradizionali (etnotesti e rituali in un contesto preistorico). 180 Nono esempio. Cacciatori del mare e navigatori della terra (aspetti etnocognitivi del canto tradizionale ligure). 191 Decimo esempio. Orsi e cervi tra mito e letteratura (dalle grotte paleolitiche ai romanzi contemporanei). 204 Undicesimo esempio. Aree centrali divenute periferiche (preistoria, storia e tradizioni della Galizia). 223 Dodicesimo esempio. Il “tradizionarsi” linguistico della tradizione (lingua e dialetto nel canto tradizionale). 238 Tredicesimo esempio. Leggere la nostra tradizione attraverso i miti yolngu (il vivo che dà senso a ciò che è morto). 247 Quattordicesimo esempio. Esperienze di filologia comunitaria (a tavola e lungo gli argini per far parlare i documenti). 261 Prospettive. Libertà, filologia, anarchia. 265 Bibliografia. 337 Indice degli autori, degli studiosi e delle opere anonime. 349 Indice delle parole e dei toponimi analizzati