Francesco Benozzo, Breviario di Etnofilologia, Lecce-Brescia, Pensa MultiMedia, 2012 (Il segno e i suoi maestri, VIII).
ISBN 978-88-8232-989-1, 274 pp., 16,00 euro
A cento anni dalla pubblicazione del Breviario di Estetica di Benedetto Croce (1912), e nel centenario dalla nascita di Gianfranco Contini – l’autore, in risposta a Croce, del Breviario di Ecdotica (1986) – questo libro intende porsi come tappa ulteriore di una riflessione per una filologia che sia finalmente in grado di uscire dalle proprie procedure autoreferenziali e di occuparsi tanto di segni verbali quanto di segni non verbali, aggiornandosi rispetto alle acquisizioni emerse dal fitto dibattito epistemologico degli ultimi anni tra gli specialisti delle scienze cognitive, delle neuroscienze, dell’antropologia, dell’archeologia, della genetica.
All’interno di quello che Benozzo ha proposto di definire come “Quarto umanesimo”, l’etnofilologia considera se stessa non come una disciplina, ma semmai come un’indisciplina, come una cartografia in divenire, come un insieme di possibilità messe in atto per conoscere gli esseri umani a partire dalle loro parole e dai testi che essi producono. Nel proprio modo di sentirsi parte attiva della tradizione, essa propone un accostamento e una risonanza con gli aneliti del pensiero anarchico, concependo se stessa come una filologia terracquea e libertaria, che non si occupa soltanto di manoscritti, problemi attributivi e apparati critici, ma di montagne, fuochi appiccati nella preistoria e lavandaie notturne. In questa visione della tradizione fatta di santi-sciamani e signori degli animali, di spiriti guida e creature pietrificate, di trovatori-cantautori e bevute sugli argini del fiume, anche gli autori e i loro testi, più che professionisti senza volto di un’arte letteraria, sono simili a errabondi incontrati nell’aria fresca delle serate estive.
INDICE. Premessa. Per una filologia terracquea e libertaria – I. Filologi in azione (Agenti dell’Impero o difensori del dissenso?) – II. Luoghi come antenati (Nomi totemici del paesaggio in area italiana) – III. Gesti preistorici dietro parole contemporanee (La distillazione della pece nel Mesolitico e i suoi riflessi nei dialetti italiani) – IV. Enologia neolitica (Le origini latine del nome del vino) – V. Tradizioni che si tradizionano (Le lavandaie notturne nel folklore europeo) – VI. Memorie di epidemiologia culturale (Appunti su una leggenda agiografica) – VII. Sondaggio sullo sciamanismo dantesco (Beatrice: la morta pietrificata) – VIII. Contro il metodo (L’inutilità dell’ecdotica per lo studio dei trovatori) – IX. Memorie di filologia solidale (Prove di riconciliazione con le comunità).