Giuseppe Noto, Francesco Redi provenzalista, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2012 (Scrittura e scrittori, 26).
ISBN 978-88-6274-406-5, 188 pp., 17,00 euro
Il grande prestigio culturale dei provenzalisti del Cinquecento ha fatto sì che gli studi sulla fase che precede il periodo ritenuto propriamente scientifico della ricerca sulla letteratura trobadorica (quello che inizia con Raynouard, Rochegude e successori) si siano finora concentrati quasi esclusivamente sul XVI secolo. Eccezion fatta per quella miniera di dati e suggestioni che ancora oggi sono i Tre secoli di studi provenzali di Santorre Debenedetti e la Bibliografia antica dei trovatori di Eleonora Vincenti, poco è stato invece scritto sulla provenzalistica del Seicento e in particolare su quella italiana, all’interno della quale si stagliano figure del calibro di Alessandro Tassoni (1565-1635), Federico Ubaldini (1610-1657) e Francesco Redi (1626-1697). Nell’ambito di una ricerca complessiva sulla ricezione della letteratura medievale in lingua d’oc nell’Italia del Seicento, questo volume si occupa delle conoscenze trobadoriche profuse dal Redi nelle sue opere a stampa e delle fonti che egli poté avere a disposizione. Seguirà a breve un secondo volume, dedicato a quanto emerge dai manoscritti rediani, sparsi in numerose biblioteche toscane.