Roberta Manetti, La passione di santa Margherita d’Antiochia. Testo occitano del XIII secolo, Firenze, Alinea, 2012 (Carrefours / Medioevo, Testi & Ricerca / Textes & Recherche, 3).
ISBN 978-88-6055-688-2, 168 pp., 20,00 euro
Margherita d’Antiochia, venerata in Oriente col nome di Marina, ha goduto per secoli di enorme considerazione nell’Occidente cristiano, benché probabilmente non sia mai esistita. A decretarne il successo furono anche i fantasiosi dettagli della sua passione, primo fra tutti l’apparire del diavolo sotto forma di drago nella cella sotterranea in cui il topico nobile pagano lussurioso l’aveva rinchiusa, dopo aver cercato di convincerla a sposarlo abiurando il cristianesimo. La malabestia fece di lei un sol boccone, ma la santa la spaccò col semplice segno della croce, uscendone illesa e guadagnandosi forse così, oltre che con l’onomastica (si credeva che la perla, in latino margarita, avesse proprietà emostatiche), la prerogativa di proteggere le partorienti, i nascituri e chiunque si trovi in pericolo fisico o giudiziario. Il diffondersi del suo culto nella Romània nel basso medioevo è attestato anche dal moltiplicarsi dei poemetti in volgare a lei dedicati. In questo volume si pubblica (con introduzione, traduzione, note di commento e glossario-concordanza) la più lunga delle versioni provenzali superstiti, datata 1284 e tramandata da un manoscritto della metà del Trecento conservato nella Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze.