Fausto De Sanctis e Filippo Pierfelice, Cesare De Lollis e la Grande Guerra, Pescara, Editrice SIGRAF, 2013.
ISBN 978-88-95566-55-9, XLVIII-144 pp., 20,00 euro
Dinanzi alle prime manifestazioni interventiste in Italia nel settembre del 1914, accompagnate da una feroce campagna di svalutazione della cultura e della civiltà tedesca, De Lollis è tra i primi a schierarsi in difesa della Germania e della Triplice Alleanza. Pur evitando di formulare affermazioni spregiudicate e compromettenti, l’abruzzese manifesta in modo sempre più deciso di non essere contrario alla guerra di per sé, ma solo a quella che si vorrebbe combattere a fianco dell’Intesa, sia perché l’Italia è ancora vincolata dal trattato della Triplice ed incapace al momento di reggere l’onda d’urto del conflitto, sia perché il paese avrebbe ben poco da aspettarsi in termini di compensi da Francia ed Inghilterra, in caso di vittoria.
La neutralità per De Lollis è solo un male minore, laddove egli vorrebbe l’ingresso del suo paese al fianco della Germania, per il trionfo di quegli ideali di ordine, attaccamento al dovere e civismo, meravigliosamente incarnati da quello Stato e che gli interventisti, capeggiati da turbolenti «sovversivi» come Mussolini, sprezzano con tutte le loro forze.
Tale posizione emerge attraverso i suoi articoli apparsi dapprima su «Il Giornale d’Italia» (settembre – novembre 1914), poi sul settimanale «Italia Nostra» (dicembre 1914 – giugno 1915) da lui stesso fondato.
Questo libro raccoglie tali contributi nell’intento di ridar voce ad un eminente intellettuale che, nei mesi roventi in cui l’Italia rimase neutrale, seppe difendere con coraggio le proprie idee politiche, anche a costo di sfidare l’impopolarità. Un esempio limpidissimo, dunque, di lealtà, coerenza, dignità e onestà morale, proprio oggi in cui si assiste sempre più, in politica, alla divaricazione tra grandi ideali ed effettiva messa in pratica.
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