Roberta Capelli, Allegoria di un mito: Tiresia nell’Ovide Moralisé, Verona, Edizioni Fiorini, 2013 (Medioevi).
ISBN 978-88-96419-47-2, 268 pp., 28,00 euro
Tiresia è, nella mitologia classica, l’indovino tebano cieco, famoso per essere stato trasformato in donna; tra le molte versioni antiche di questa vicenda, il racconto di Ovidio nelle Metamorfosi ha una fortuna particolare, legata all’importanza che questo autore ebbe nel corso di tutto il Medioevo, soprattutto tra XII e XIII secolo. Il ricchissimo patrimonio di miti delle Metamorfosi viene reinterpretato attraverso il metodo allegorico dell’esegesi scritturale come repertorio di exempla biblici e agiografici. Un’opera emblematica di questo processo di rielaborazione e assimilazione dell’eredità pagana è l’Ovide moralisé, un poema di circa settantaduemila octosyllabes, volgarizzato in area borgognona all’inizio del Trecento e riadattato in prosa due volte nel secolo successivo.
Il volume studia la trasformazione del personaggio di Tiresia dal testo latino, attraverso i suoi derivati mediolatini, fino ai testi mediofrancesi, analizzando gli aspetti più propriamente letterari in funzione dell’intento didascalico della moralizzazione, mettendo in evidenza le costanti archetipiche della vicenda e le diverse soluzioni formali e dottrinali adottate a seconda dell’epoca e del pubblico cui l’opera è indirizzata. Il lavoro si completa di una sezione ecdotica, nella quale si verificano sul singolo episodio di Tiresia i dati stemmatici validi per l’intero Ovide moralisé in versi, edito da Cornelis De Boer tra 1915 e 1938.