Battista Guarino, Sermone del cane e del cavallo, a cura di Gianluca Valenti, Roma, Salerno Editrice, 2016 (Testi e documenti di letteratura e di lingua, 38).
ISBN 978-88-6973-008-5, XXXVIII, pp. LXVI-102, 4 tavv. f.t., 18,00 euro
Un codice manoscritto allestito agli inizi del Cinquecento, e attualmente conservato presso una collezione privata, trasmette un testo databile tra il 1464 e il 1471 della cui esistenza si era fino a oggi persa ogni traccia, la cui riscoperta permette di scorgere il lato più ludico e leggero del suo autore, l’austero Battista Guarino (1434-1503), figlio del celebre umanista Guarino Veronese. Battista mette in scena un dialogo fittizio che lo vede protagonista, assieme al cortigiano Teofilo Calcagnini, di un brillante ragionamento sulle caratteristiche, le virtù e i metodi di allevamento di cani e cavalli. Nonostante l’esistenza di molteplici opere – greche, latine, arabe e romanze – dedicate alla cura di tali animali, l’autore mostra di saper sviluppare l’argomento in modo originale: infatti, lungi dall’inserirsi in un genere letterario predefinito, il Sermone si situa al crocevia fra un testo enciclopedico, un trattato di caccia e un manuale di veterinaria. Fonti letterarie e tecniche, fonti classiche e contemporanee si trovano sapientemente mescidate a formare un’opera organica, rispettosa della tradizione ma al tempo stesso profondamente innovativa: un’opera in cui convivono storie di un passato ormai remoto, storie mitologiche e storie della realtà quotidiana della corte d’Este, le quali si sovrappongono, convergono e infine si fondono con estrema naturalezza in un’unica vicenda lineare.