Cinque studi sul racconto medievale, a cura di Margherita Lecco, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2019 (Studi e ricerche).
ISBN 978-88-6274-999-2, xiv + 146 pp., 16 euro
Tutti gli studi che, specie negli ultimi vent’anni, hanno preso in esame il racconto medievale ne hanno messo in luce la molteplicità e ricchezza, e la novità di soluzioni retoriche. Tra i generi della letteratura europea dei secoli tra XII e XVI, il racconto si distingue dagli altri generi a vario titolo indicati come ‘narrativi’ – canzone di gesta e romanzo (ma anche opere a fondamento storico) – per la versatilità con cui vengono ad esserne declinate le proposizioni, sia lungo un asse diacronico, temporale, poiché prove di racconto si possono intendere già quasi formate nei secoli tardo-latini (come i *Dialogi *di Gregorio Magno), sia su un asse sincronico, poiché i racconti medievali, anche – se non soprattutto – nella loro accezione più compiuta, la novella, traggono materiali e vitalità da ogni comparto, storico, geografico, culturale, letterario. E, insieme, nel racconto si sperimentano, più che in altri generi, forme di scrittura variate per configurazione, per intento, per pubblico. I cinque studi che sono qui riuniti tornano ad esaminare, talora precisandone la definizione, alcuni tipi di racconto, prodotti nelle letterature medievali romanze, francese, occitana, italiana, spagnola.
Indice: Alberto Conte, Alle origini della novella in Italia: raccolte, modelli, tradizione testuale e codificazione del genere; Francesca Gambino, Sulla terminologia di alcuni ‘generi’ della narrativa breve in antico occitano: *conte*, *dictat*, *dictamen*, *faula*, *flabel*, *nova*, *novela *; Gaetano Lalomia, Come Calila non ha insegnato a raccontare. La narrativa breve castigliana nei secoli XIV e XV; Margherita Lecco, Sul racconto-cornice nella letteratura fra Medioevo e Rinascimento; Monica Longobardi, Da Gervasio di Tilbury a M.F. Delavouët: l’Istòri dóu rèi mort qu’anavo à la desciso.