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Società Italiana di Filologia Romanza

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Novità librarie di interesse filologico

Quanti desiderano che vengano qui segnalate di rilevanza scientifica possono inviare un messaggio di posta elettronica alla redazione del sito all'indirizzo sifr@sifr.it.

 

Segnalazioni del 2012

 

elemento graficoPero Garcia Burgalés, Canzoniere. Poesie d’amore, d’amico e di scherno, a cura di Simone Marcenaro, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2012 (Medioevo Ispanico, 3).

ISBN 978-88-6274-371-6, 472 pp., 30,00 euro

Pero Garcia Burgalés, trovatore galego-portoghese originario di Burgos (1230-1270 ca.), è autore di 53 cantigas, suddivise nei tre generi canonici del sistema lirico peninsulare. Raffinato cantore dell’amor fino nella sua versione più manierata nelle cantigas de amor, beffardo e sferzante nelle poesie d’ispirazione satirica e nelle due tenzoni, il Burgalés incarna alla perfezione i connotati più riconoscibili della scuola trobadorica dell’occidente iberico. Pero Garcia è poeta che non rinuncia alla sperimentazione tecnica – fino a costruire architetture formali degne di un vero magister tropatorum (assimilabile, perché no, al rhétoriqueur per eccellenza della lirica trobadorica, Giraut de Bornelh) – ma che, allo stesso tempo, sa introdurre innovazioni di un certo peso nell’esausto tessuto retorico della cantiga de amor. Il segreto d’amore violato e diffratto nelle enigmatiche figure femminili Joana, Sancha e Maria, il timore verso i maldicenti, l’esaltazione della follia come antidoto alla morte d’amore, il costante dialogo con la figura divina che si trasforma in un vero vituperium in occasione della morte della senhor: immagini e suggestioni che si susseguono senza soluzione di continuità, in uno dei canzonieri più ampi e variegati dell’intera tradizione peninsulare. A fianco del testo critico, tradotto e annotato, il volume propone un ampia introduzione, un rimario e un glossario selettivo e la bibliografia.

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elemento graficoFrancesca Sanguineti, Il trovatore Albertet, Modena, Mucchi, 2012 (Studi, testi e  manuali; Subsidia al Corpus des troubadours).

ISBN 978 8870005837, 430 pp.

Nato, secondo la breve vida, nella regione di Gap e attivo tra la fine del secolo XII e la prima metà del XIII, Albertet rappresenta un caso emblematico di compenetrazione delle funzioni di trovatore e giullare. Trovatore errante, incline al nomadismo e capace di adattarsi alla realtà delle singole corti da lui frequentate, Albertet fu noto soprattutto per le sue qualità musicali e vocali. Ne è prova innanzitutto la menzione al v. 2 del gap-sirventes di Uc de Lescura, De mots ricos no tem Peire Vidal, in cui l’autore cita Albertet proprio come modello di virtuosismo canoro. Tale riconoscimento si combina, oltretutto, bene con il profilo tratteggiato dall’antico biografo medievale, secondo il quale Albertet sarebbe stato molto apprezzato per los bons sons che era in grado di comporre. Il giudizio rilasciato dai suoi contemporanei appare confermato anche dalla conservazione delle melodie di tre componimenti, nonché da un’interessante indicazione metapoetica contenuta in una delle canzoni, A vos vuelh mostrar ma dolor, in cui Albertet rivolge la propria richiesta d’amore alludendo alla dolce voce con cui tale richiesta è formulata e lasciando così trapelare un richiamo al suo statuto di trovatore-interprete. Dall’analisi del corpus emerge, inoltre, una fitta rete di rapporti intertestuali con altri trovatori: non mancano tracce interessanti lasciate nella sua opera da poeti appartenenti a generazioni precedenti, come Guillem de Saint-Didier e Raimbaut d’Aurenga, mentre fecondo e assai complesso è il rapporto con la produzione di Raimbaut de Vaqueiras, che procede lungo vettori destinati talvolta ad intrecciarsi, dando così luogo a scambi e a sovrapposizioni. Ventidue sono i componimenti di attribuzione sicura: quindici canzoni, un descort e sei tenzoni, di cui è proposta una nuova edizione critica. L’edizione di ciascun componimento è accompagnata da una traduzione in prosa e da puntuali note; un ampio glossario chiude il volume.

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INDICE. Introduzione - Tavola di concordanza - Vida - I. Ab joi comensi ma chanson - II. Ab son gai e leugier - III. A mi non fai chantar folia ni flors - IV. Atrestal vol faire de mi m’amia - V. A vos vuelh mostrar ma dolor - VI. Bon chantar fai al gai temps del paschor - VII. Destreytz d’amor venc denant vos - VIII. Donna pros e richa - IX. En amor ai tan petit de fiansa - X. En amor trob tantz de mals seignoratges - XI.En mon cor ai tal amor encobida - XII. Forfagz vas vos, q’eu no m’aus razonar - XIII. Mos coratges s’es camjatz - XIV. Mout es greus mals de qu’om no s’auza planher - XV. Pos en ben amar m’esmer - XVI. Bel m’es oimais - XVII. Albertet, dui pro cavalier - XVIII. Gaucelm Faidit, eu vos deman - XIX. Monges, digatz segon vostra scienssa - XX. N’Albert, chauszetz al vostre sen - XXI. Amics Albert, tenzos soven - XXII. En Peire, dui pro cavallier - Appendice: N’Albert, eu sui en error - Indice dei nomi propri - Glossario - Bibliografia.

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elemento graficoGiuseppe Noto, Francesco Redi provenzalista, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2012 (Scrittura e scrittori, 26).

ISBN 978-88-6274-406-5, 188 pp., 17,00 euro

Il grande prestigio culturale dei provenzalisti del Cinquecento ha fatto sì che gli studi sulla fase che precede il periodo ritenuto propriamente scientifico della ricerca sulla letteratura trobadorica (quello che inizia con Raynouard, Rochegude e successori) si siano finora concentrati quasi esclusivamente sul XVI secolo. Eccezion fatta per quella miniera di dati e suggestioni che ancora oggi sono i Tre secoli di studi provenzali di Santorre Debenedetti e la Bibliografia antica dei trovatori di Eleonora Vincenti, poco è stato invece scritto sulla provenzalistica del Seicento e in particolare su quella italiana, all’interno della quale si stagliano figure del calibro di Alessandro Tassoni (1565-1635), Federico Ubaldini (1610-1657) e Francesco Redi (1626-1697). Nell’ambito di una ricerca complessiva sulla ricezione della letteratura medievale in lingua d’oc nell’Italia del Seicento, questo volume si occupa delle conoscenze trobadoriche profuse dal Redi nelle sue opere a stampa e delle fonti che egli poté avere a disposizione. Seguirà a breve un secondo volume, dedicato a quanto emerge dai manoscritti rediani, sparsi in numerose biblioteche toscane.

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elemento graficoAlvise Andreose, La strada, la Cina, il cielo. Studi sulla Relatio di Odorico da Pordenone e la sua fortuna romanza, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2012 (Medioevo Romanzo e Orientale).

ISBN 978-88-498-3512-0, 225 pp., 14,00 euro

Dopo il 1318, il francescano Odorico da Pordene partì alla volta della della Cina. Attraversò l’Armenia e la Persia, circumnavigò l’India, l’Indonesia e l’Indocina, visitò la Cina meridionale e settentrionale, giungendo tra il 1324 e il 1326 nella residenza dell’imperatore mongolo presso Cambalec (l’attuale Pechino). Ritornato in Italia prima del maggio 1330, dettò a un confratello il resoconto delle sue esperienze in Oriente, noto generalmente come Relatio. Per la ricchezza dei suoi contenuti, l’opera godette fin da subito di grande fortuna e fu tradotta nelle più importanti lingue dell’Europa medievale. I saggi raccolti nel presente volume mirano a fare chiarezza su alcuni aspetti della genesi e della trasmissione del testo, analizzando nella fattispecie i processi di rielaborazione a cui fu sottoposto in ambito francese (Jean le Long, Jean de Mandeville) e italiano.

 

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INDICE. Premessa - 1. Odorico da Pordenone e la Relatio - 2. Oralità e scrittura nella genesi della Relatio - 3. Problemi di transcodificazione nella stesura della Recensio Guillelmi - 4. Forme e funzioni dell’autodiegesi nella Relatio - 5. La fortuna romanza della Relatio - 6. I pigmei e il Prete Gianni: da Odorico a Jean de Mandeville - Riferimenti bibliografici - Indice dei nomi e delle opere anonime - Indice dei nomi geografici.

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elemento graficoGaia Gubbini, Passione in assenza. Lessico della lirica e temi del romanzo nella Francia medievale, Manziana (Roma), Vecchiarelli Editore, 2012 (Negotia litteraria. Studi 18).

ISBN 9788882473280, 106 pp. 20,00 euro

Desiderium quid est, nisi rerum absentium concupiscientia? La domanda di Agostino di Ippona segna alcuni temi chiave della letteratura del Medioevo romanzo, esplorati in questo volume. L’amor de lonh di Jaufre Rudel, la metafora trobadorica del vulnus amoris - l’amore che ferisce e guarisce -, i sospiri punto d’incontro fra corpo e spirito nei testi d’oc e d’oïl, il sogno d’amore e il sonno "magico" che ricorrono nei lais e nei romanzi antico-francesi in versi di materia arturiana. Vengono così alla luce i tratti essenziali della "passione in assenza", motivo fondante delle letterature della Francia medievale.

 

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INDICE. Introduzione: Desiderium ergo quid est, nisi rerum absentium concupiscentia? - Capitolo 1: Amor de lonh: Jaufre Rudel, Agostino e la tradizione monastica - Capitolo 2: Vulnus amoris: un vulnerario della lirica trobadorica - Capitolo 3: Pneuma: respiri, spiriti e sospiri d’oc e d’oil - Capitolo 4: Sonno e sogno d’amore nei lais e nei romanzi arturiani in versi - Bibliografia.

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elemento graficoFabio Romanini, Beatrice Saletti , I Pélrinages communes, i Pardouns de Acre e la crisi del regno crociato. Storia e testi. Ediz. italiana e inglese, libreriauniversitaria edizioni, 2012.

ISBN 8862923112, 192 pp., 16,00 euro

Calcata dai passi del pluriscomunicato imperatore Federico II di Svevia (che vi venne bersagliato con frattaglie animali e sterco) come del santo re di Francia Luigi IX, meta di viaggio dei fratelli Nicolò e Matteo Polo, dopo Hattin (1187) Acri divenne la capitale del mutilato Regno di Gerusalemme. Sopravvissuti in un’unica copia oggi a Londra (il codice Harley 2253 della British Library), i Pelrinages communes e i Pardouns de Acre costituiscono una testimonianza preziosa del complesso orizzonte geopolitico in cui muovevano i pellegrini desiderosi di visitare i luoghi santi. Il presente volume offre una nuova edizione dei due testi per cura di Fabio Romanini insieme con un’ampia introduzione storico-culturale e un commento di Beatrice Saletti.

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INDICE. Presentazione - Introduzione/Forewords - La storia. 1. Il Regno latino di Gerusalemme - 2. La Chiesa del Regno - 3. I pellegrinaggi in epoca crociata - 4. Le indulgenze nel Regno - 5. Acri all’epoca dei Pelrinages e dei Pardouns - 6. La guerra di San Saba - 7. I Pelrinages communes e la geografia santa - 8. I Pardouns de Acres. The Texts. 1. Introduction - 2. Ms. Harley 2253 - 3. The scripts - 4. Manuscripts from Outremer - 5. Language study - 6. Corrections to the Michelant-Raynaud edition - 7. Corrections of the texts and transcription criteria. Les pelrinages communes que Chrestiens fount en la Seinte Terre - Les Pardouns de Acres. Bibliografia - Indice delle figure - Indice dei nomi e delle opere.

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elemento graficoMarika Piva, Chateaubriand face aux traditions, Passignano s.T., Aguaplano, 2012.

ISBN 978-88-97738-19-0, 176 pp., 16,00 euro

Peuplés d’ombres et de songes, les Mémoires d’outre-tombe transposent les chimères de Chateaubriand et les entrelacent à l’histoire et à l’autoportrait de l’écrivain en tant qu’auteur et homme politique. À travers un extraordinaire mélange de genres et de styles, Chateaubriand crée un complexe système de palimpsestes et de réminiscences où trouvent une place toutes les voix qui se sont tues à côté d’une contemporanéité avec laquelle il entretient un rapport trouble. Accusé de se parer du plumage d’autrui sinon de ses propres beaux morceaux, le mémorialiste se propose explicitement d’éviter des confessions pénibles et de ne «présenter au monde que ce qui est beau».
Ce texte offre quatre pièces nouvelles du puzzle composant ce que Chateaubriand appellerait «le canevas de mes broderies»; des analyses qui se fondent sur la suprématie de la structure mise en scène par l’auteur des Mémoires et proposent une approche diachronique et philologique à une œuvre pour laquelle l’écrivain désirait «pouvoir ressusciter à l’heure des fantômes pour en corriger les épreuves».

 

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TABLE DES MATIÈRES. Chateaubriand face aux traditions. Ouverture. Citation et émulation - Sources (dés)avouées - Tradition(s) et (re)découvertes - éloignement… - …et traits d’union - Versions et variantes - Un livre de troisième main. Citations en abyme : les Essais de Montaigne dans les Mémoires d’outre-tombe. Le nom de Montaigne - Les citations de Montaigne – Les citations répétées, p. 46 ; Les citations entre les citations – Les citations en abyme - « Et, qui ne peut prester, qu’il se defende d’emprunter ». Les sources touristiques des Mémoires d’outre-tombe. L’Indicateur italien et les Mémoires d’outre-tombe – Chateaubriand chez Valery - Sources avouées et sources cachées. Le dernier troubadour ? Aux sources du médiévalisme de Chateaubriand. Un roman d’amour - Un roman mauresque - Un roman troubadour - Un roman. Exil et ambiguïté du déracinement chez Chateaubriand. Nomadisme, indépendance, inquiétude - émigration et expatriation - L’exil en Angleterre et la naissance de l’écrivain - Figures de l’exil - Lieux d’exil réels et livresques - Mme de Staël, Napoléon et les représentations de l’exil - Index des noms - Index des titres.

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elemento grafico Questioni di letteratura sarda. Un paradigma da definire, a cura di Patrizia Serra, Milano, Franco Angeli, 2012 (Metodi e prospettive. Studi di Linguistica, Filologia, Letteratura).

ISBN 9788820410711, 256 pp., 32,00 euro

Definire la letteratura sarda è operazione non ovvia, non solo per le questioni legate alle diverse lingue - sardo, italiano, spagnolo - in cui la produzione scrittoria e letteraria isolana si è espressa, ma anche per la problematicità del suo paradigma eccentrico ed eteroclito. La stessa esistenza di una letteratura sarda è stata spesso messa in discussione, poiché essa viene percepita ora come un’appendice regionale della letteratura italiana, ora di quella spagnola, ora come manifestazione letteraria dialettale e locale. La produzione poetica e narrativa della Sardegna testimonia invece, fin dal Medioevo, la complessità e la ricchezza degli stimoli che provengono all’Isola e dall’Isola, certo soggetta a influenze, e controllo politico, di provenienza diversa (pisana e genovese, aragonese e spagnola, piemontese e italiana), ma non per questo priva della propria peculiare identità e del suo continuo interrogarsi su se stessa e alla ricerca di sé, nel confronto con le letterature e lingue altre con cui si è trovata in contatto. Il problema della letteratura sarda, non inquadrabile all’interno di un processo culturale omogeneo e unitario, e tantomeno nei paradigmi tradizionali che ambiscono ad annullare l’apporto costitutivo della “diversità”, viene proposto in questo volume come oggetto di riflessione, al crocevia tra diversi angoli di osservazione e attraverso un percorso che si snoda dalle prime attestazioni scrittorie medioevali fino alla narrativa contemporanea.

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INDICE. Introduzione - Patrizia Serra, Alle origini della scrittura letteraria in Sardegna - Maurizio Virdis, La nascita della Sardegna quale soggetto storico e culturale nel secolo XVI - Duilio Caocci, Tasso gentil ch’empi di luce il mondo. Rappresentazioni identitarie nella letteratura sarda del Cinquecento - Tonina Paba, Libro de varios exemplos collegidos de muchos y graues auctores (Manoscritto 192 della Biblioteca Universitaria di Cagliari) - Gonaria Floris, La Storia letteraria di G. Siotto Pintor tra pegno per la fusione sardo sabauda e dote per la nazione italiana - Pier Paolo Argiolas, La Storia della letteratura di Sardegna di Francesco Alziator. Modelli, paradigmi, eccezioni - Andrea Cannas, La Storia della letteratura di Sardegna di Francesco Alziator. Dall’età del silenzio alla voce della poesia - Margherita Marras, Dall'Ottocento ai nostri giorni: la parabola del romanzo a tema storico in Sardegna tra coloniale e post-coloniale - Silvia Contarini e Ramona Onnis, Reinterpretazioni del codice barbaricino: i banditi di Sergio Atzeni - Giovanna Caltagirone, Alla Sardegna, o delle favole antiche. Il poeta, il filosofo e lo scienziato nell’opera di Giorgio Todde.

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elemento graficoEl texto medieval: de la edición a la interpretación, edición al cuidado de P. Lorenzo Gradín, S. Marcenaro, Universidade de Santiago  de Compostela, Anexo 68 de Verba, 2012.

ISBN 978-84-9887-917-9, 386 pp.

Las aportaciones que incluye este volumen acogen un amplio abanico de lenguas y tradiciones literarias - latín, occitano, francés, gallegoportugués, castellano, catalán... - y se consagran a cuestiones metodológicas y aspectos puntuales que arrojan luz sobre la compleja labor editorial en textos representativos de la cultura europea medieval. El lector encontrará como hilo conductor de esta páginas el análisis de la relación entre dos momentos esenciales en el estudio filológico de los textos: el proceso de edición crítica y la actividad exegética que se deriva del mismo, dos tareas estrictamente conectadas entre sí. Los resultados que proceden del ejercicio acompasado de ambas resultan de vital importancia no solo para la fruición del texto en sí mismo, sino también para afrontar cualquier otro tipo de investigación ulterior: lingüística, literaria, estilística, métrica o histórica.

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INDICE. P. Lorenzo Gradín, El encuentro de caminos: edición e interpretación - C. Segre, Sobre el manuscrito T del Bestiaire d’Amours y algunas hipótesis de Xenia Muratova. Cuestiones de método - S. Tavares Pedro, A importância da Paleografia no trabalho filológico - M. L. Meneghetti, Problemas crítico-interpretativos y tradiciones unitestimoniales: el caso de la tenso entre Maïstre y Guilhalmi (BdT 112,1) - G. Gouiran, Le sirventés occitan: un aller-retour entre édition et interprétation? - D. Boutet, La version française du Devisement du monde de Marco Polo:  édition et interprétation - M. Scattolini, Note per un’edizione sinottica dell’Huon d’Auvergne - S. Lefèvre, «Pour tout ce fournir et parfaire | J’ordonne mes executeurs» (vv. 1920-1921). Editer et interpréter le Testament de Villon - M. Ferreiro, Do manuscrito á edición: consideracións sobre a segmentación textual na poesía profana galego-portuguesa - M. Arbor, Mais bisílabo? Notas á marxe do Cancioneiro da Ajuda - D. Gonzálz Martínez, As tensos de Vasco Gil. Edición e estudo de V1020 e B1512 - S. Marcenaro, La rainha franca, Jeanne de Ponthieu e il “ciclo delle tre dame” di Pero Garcia Burgalés - M. A. Pousada, A tradición manuscrita de Sancho Sanchez, clérigo - A. D’Agostino, El arte de la distinción - L. Sacchi, Inerzialità ecdotiche e interpretative: lavorando al Lucidario di Sancho IV - M. A. Pérez Priego, Las variantes de autor (De nuevo sobre los textos del Marqués de Santillana) - C. Tato García, Prolegómenos a la edición del Cancionero de Palacio (SA7) - J. M. Valero Moreno, La tradición inquieta: filología mediolatina y filología romance. Tradición ibérica de la Doctrina dicendi et tacendi de Albertano de Brescia - L. Badia, Consideraciones sobre la edición crítica del Félix o Libro de maravillas de Ramon Llull - J. M. Lucía Megías, La edición crítica más allá del papel. ¿Hay vida fuera de la Galaxia Gutenberg?

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elemento graficoRimario diacronico dell'Orlando Furioso, diretto da Cesare Segre, a cura di Clelia Martignoni, Luigina Morini, Manuela Sassi, Pavia, IUSS Press, 2012.

ISBN 978-88-6198-068-6, 2 tomi,IX+1705 pp., 90,00 euro

Il Rimario è un repertorio che raccoglie in ordine alfabetico tutti i rimanti, cioè le parole in rima, di un’opera poetica, insieme con i versi che li contengono e con l’indicazione del luogo in cui si trovano. Il Rimario dell’Orlando Furioso qui edito è diacronico perché rappresenta sistematicamente i numerosi cambi di rimante fra le tre redazioni dell’Orlando Furioso, tutte e tre curate personalmente dall’autore (A, 1516; B, 1521; C, 1532). Se perciò un verso ha subito cambi di rimante, esso è presente sotto i rimanti successivamente impiegati nelle tre redazioni. Il confronto è immediato in questo Rimario diacronico, sia che si parta da un verso di A per arrivare alla forma assunta in B e poi in C, sia che si parta da C e si risalga a B e ad A. Gli sviluppi del contesto analizzato si possono riportare anche all’insieme del macrocontesto grazie all’acclusa Tavola comparativa delle tre edizioni originali. Essa rinvia all’edizione critica con apparato allestita da Santorre Debenedetti e da Cesare Segre nel 1960, fornita in riproduzione digitale nel DVD allegato (insieme con il testo elettronico del Rimario).

Per informazioni: scheda pdf e www.iusspress.it

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elemento graficoMarco Grimaldi, Allegoria in versi. Un'idea della poesia dei trovatori, Bologna, il Mulino, 2012.

ISBN 978-88-15-24070-5, XII-240 pp., 29,00 euro

L’allegoria è uno degli aspetti più caratteristici della letteratura medievale. Nella poesia dei trovatori le forme e i procedimenti allegorici vengono tuttavia utilizzati solo raramente. Poiché si ritiene comunemente che il grande canto cortese si fondi sulla soggettività o sull'artificio formale, i trovatori, a parte rare eccezioni, sono parsi costituzionalmente estranei all'allegoria, considerata un elemento proprio di tradizioni poetiche più aperte alla narratività e alla rappresentazione oggettiva. In un confronto continuo con le maggiori letterature medievali, questo studio si concentra in particolare su due forme poetiche (la pastorella e la tenzone), nel tentativo di mostrare come l'utilizzo dei procedimenti allegorici risulti caratteristico di una precisa 'linea' interna alla prima e più importante tradizione lirica romanza. L'allegoria è anche la chiave per offrire un'interpretazione complessiva della poesia dei trovatori. Se infatti le principali tendenze critiche considerano i poeti occitani degli intellettuali in grado di aver accesso alle speculazioni filosofiche e ai modelli stilistici mediolatini o, al contrario, dei semplici artigiani paragonabili ai cantautori moderni, lo studio delle forme allegoriche sembra rivelare dei trovatori egualmente distanti da entrambi i modelli interpretativi.

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elemento graficoValeria Bertolucci Pizzorusso, Scritture di viaggio. Relazioni di viaggiatori ed altre testimonianze letterarie e documentarie, Roma, Aracne, 2011.

ISBN 9788843062010, 308 pp., 15,00 euro

La letteratura di viaggio è stata sempre recepita soprattutto per i suoi apporti di notizie geoetnografiche e storiche da mondi extraeuropei, per i quali ha costituito un fondamentale strumento di conoscenza. Minore attenzione essa ha ricevuto al livello della scrittura, nei caratteri costanti e e peculiari che si possono rilevare nella pluralità dei testi di un genere ritenuto minore. Le relazioni di eccezionali esperienze vissute da viaggiatori non soltanto italiani (da Marco Polo e Odorico da Pordenone al portoghese Pero Vaz de Caminha), senza trascurare l'importante ruolo avuto nella stesura dai redattori, sono qui sottoposte ad analisi linguistico-letterarie, che contribuiscono anche a comprendere la problematica implicita nella traduzione di culture profondamente diverse nelle lingue romanze. Si aggiungono altri scritti letterari e documentari, provenienti anch'essi da mondi lontani.

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INDICE. Premessa. I – La certificazione autoptica: materiali per l’analisi di una costante della scrittura di viaggio. II – Enunciazione e produzione del testo nel Milione. III – Pour commencer à raconter le voyage. Le prologue du «Devisement du monde» de Marco Polo. IV – Lingue e stili nel «Milione». V – Le versioni storiche del Milione in Italia. La versione toscana. VI – Nuovi studi su Marco Polo e Rustichello da Pisa. VII – La figura del redattore nella ricezione delle relazioni di viaggio medievali. Un caso esemplare. VIII – Le relazioni di viaggio di Marco Polo e di Odorico da Pordenone: due testi a confronto. IX – Le meraviglie inquietanti Marco Polo, Šklovskij, Calvino. X – Uno spettacolo per il re: l’infanzia di Adamo nella «Carta» di Pero Vaz de Caminha. XI – Satira e propaganda politica nell’Oltremare latino (sec. XIII). XII – Testamento in francese di un mercante veneziano (Famagosta, gennaio 1294). XIII – Traduzione in volgare pisano di una lettera dell’Ilkhan di Persia al re di Francia Filippo il Bello (1305). Indice dei nomi.

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elemento graficoDuilio Caocci, Rita Fresu, Patrizia Serra, Lorenzo Tanzini, La parola utile. Saggi sul discorso morale nel Medioevo, Roma, Carocci, 2012 (Lingue e Letterature, 132).

ISBN 9788843062010, 288 pp., 29,00 euro

La funzione didattica della parola modella la trasmissione della cultura medievale. I quattro contributi raccolti nel volume analizzano appunto, in prospettiva interdisciplinare, le differenti declinazioni della scrittura utile nella produzione testuale del Medioevo. Lungo un percorso che conduce dalle visioni oltremondane al romanzo arturiano, dalla narrativa monastica alle scritture morali, fino ai volgarizzamenti di testi di natura politica e alla prosa didascalica, si individuano le principali strutture e i moduli espressivi che il discorso didattico-morale assume, in area francese e italiana, tra il XII e il XIV secolo.

Abstract dettagliato e indice pdf

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INDICE. Premessa - Il viaggio allegorico tra visioni dell’aldilà e romanzo arturiano nella letteratura medievale francese di Patrizia Serra - Narrativa monastica e scritture morali tra XII e XIII secolo di Duilio Caocci - Albertano e dintorni. Note su volgarizzamenti e cultura politica nella Toscana tardo-medievale di Lorenzo Tanzini - La miseria dell’uomo tra enciclopedismo e letterarietà. Rilievi sintattico-testuali sulla trattatistica didascalica del XIV secolo: la prosa di Agnolo Torini di Rita Fresu - Indice dei nomi - Indice delle opere.

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elemento graficoCulture, livelli di cultura e ambienti nel Medioevo occidentale. Atti del IX Convegno della Società Italiana di Filologia Romanza (S.I.F.R.), Bologna, 5-8 ottobre 2009, a cura di Francesco Benozzo, Giuseppina Brunetti, Patrizia Caraffi, Andrea Fassò, Luciano Formisano, Gabriele Giannini, Mario Mancini, Roma, Aracne, 2012.

ISBN 978-88-548-4931-0, 1136 pp., 55,00 euro

Il volume raccoglie gli atti del IX Convegno della Società Italiana di Filologia Romanza (S.I.F.R.) tenutosi a Bologna nell'ottobre del 2009.

Contributi di: Mario Alinei, Anna Airò, Alvise Andreose, Denise Aricò, Alvaro Barbieri, Sonia Maura Barillari, Lucia Baroncini, Francesco Benozzo, Marco Bernardi, Valeria Bertolucci Pizzorusso, Massimo Bonafin, Mattia Cavagna, Fabrizio Cigni, Maria Sofia Corradini, Massimiliano De Conca, Daniela Delcorno Branca, Martina Di Febo, Paolo Divizia, Silvia Emmi, Andrea Fassò, Matteo Ferretti, Oreste Floquet, Cinzia Foltz, Anatole Pierre Fuksas, Paolo Galloni, Patrizia Gasparini, Mariafrancesca Giuliani, Elisa Guadagnini, Gaia Gubbini, Gaetano Lalomia, Maria Sofia Lannutti, Margherita Lecco, Serena Lunardi, Salvatore Luongo, Simone Marcenaro, Philippe Ménard, Matteo Meschiari, Laura Minervini, Nicola Morato, Tiziano Pacchiarotti, Gioia Paradisi, Nicolò Pasero, Graziella Pastore, Sara Pezzimenti, Giovanni Picchiura, Laura Ramello, Stefano Rapisarda, Daniele Ruini, Marina Tramet, Hedzer Uulders, Giulio Vaccaro, Riccardo Viel, Michelangelo Zaccarello.

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elemento graficoRoman Sosnowski (con la collaborazione di Jadwiga Miszalska e Magdalena Bartkowiak-Lerch), Manoscritti italiani della collezione berlinese conservati nella Biblioteca Jagellonica di Cracovia (sec. XIII-XVI), Cracovia 2012 (Fibula 5).

ISBN 978-83-62705-04-7, 240 pp.

Primo dei due volumi dedicati ai manoscritti italiani appartenenti alla collezione berlinese conservata nella Biblioteca Jagellonica di Cracovia. Con esso, per la prima volta, si porta a conoscenza degli studiosi la collezione che per lunghi anni era rimasta pressoché sconosciuta.  Ad ogni manoscritto è dedicata una scheda dettagliata contenente informazioni codicologiche, storiche e testuali preparate nell’ambito del progetto Fibula e perfezionate appositamente per la versione a stampa del catalogo. Tra gli autori i cui testi sono presenti nella collezione: Boccaccio, Brunetto Latini, Leonardo Bruni, Domenico Cavalca. Numerosi sono i volgarizzamenti: Frontino, Boezio, Treveth, Historia de preliis, trattati medici, mascalcie e altri.  Nella disposizione delle schede si è tenuto conto dell’originaria divisione in gruppi fatta a Berlino, descrivendo tutti i manoscritti (e cercando di descrivere tutti i testi, nei limiti del possibile) che sono stati inclusi nel gruppo definito Manuscripta italica. Il catalogo, le cui schede sono frutto di accurate ricerche filologiche, si configura come uno strumento indispensabile per la consultazione della collezione berlinese conservata a Cracovia e come un invito ai filologi e agli storici allo studio più approfondito dei testimoni descritti.

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elemento graficoUne légende de saint Dominique en moyen français. Etude du texte accompagnée de son édition critique, avec notes, glossaire et index des noms propres, par Piotr Tylus, Collectio Fibulæ, Cracovie 2012 (Fibula 4).

ISBN 978-83-62705-03-0, 514 pp.

Le manuscrit qui constitue l’objet de cet ouvrage est un manuscrit de la Bibliothèque Nationale de France : fr. 24949 - témoin unique d’une légende de saint Dominique, fondateur de l’Ordre des Prêcheurs, composée à la fin du XVe siècle en un très beau français, par un auteur dominicain anonyme, originaire du Nord de la France. L’exécution du manuscrit suivit de près la composition du texte. Le seul exemplaire qui transmet celui-ci, à l’heure actuelle, est en bien mauvais état : environ un quart de ce codex fut abîmé par un rongeur, et une tranche du texte est perdue pour toujours. Pourtant il en reste beaucoup : l’édition critique qui accompagne cette étude comprend 240 pages. Ce fut un exemplaire très beau, on devine sa beauté originelle, car il en conserve encore. Le texte fut mal identifié par la critique qui le considérait comme traduction de l’ouvrage latin de Thierry d’Apolda. En fait, on y trouve une compilation de sources latines diverses, relatives à la vie de saint Dominique, pourtant il ne s’agit pas seulement de celles-ci mais des sources de toute sorte : la Bible, les auteurs antiques, les Pères de l’Eglise, les savants et théologiens du Moyen Age, auteurs des textes juridiques, etc. Or le texte fut conçu dans un esprit encyclopédique, malgré la décadence de ce courant à la période de sa composition (par rapport à son âge d’or : le XIIIe siècle ou bien plutôt « le long XIIIe siècle »). Il fut destiné à la formation des novices parmi les moniales dominicaines, on a donc ici une « somme du savoir » pour un milieu monacal et proprement féminin. C’est peut-être à cause de son mauvais état matériel qu’il n’a pas éveillé l’attention des chercheurs ; faussement identifié, il est demeuré « intact » à la Bibliothèque Nationale à Paris, au cœur de la médiévistique française, bien que ce soit un ouvrage très important pour l’histoire de la littérature française, un chef-d’œuvre de l’hagiographie dominicaine, mais aussi celui des lettres françaises en général, un vrai bijou, ni traduction, ni adaptation, mais un texte proprement français : compilation de sources nombreuses avec une part originale de l’Auteur français, qui est une part considérable.

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elemento graficoAnna Rzepka, Roman Sosnowski, Piotr Tylus, The history of the collection of Romance manuscripts from the former Staatsbibliothek zu Berlin, kept at the Jagiellonian Library in Kraków – the overall study, Cracovia 2011 (Fibula 3).

ISBN 978-83-62705-02-3, 147 pp.

«Il cosiddetto ‘tesoro prussiano’ che è stato portato nella Biblioteca Jagellonica, per oltre 30 anni, dal 1946 al 1980, non era accessibile agli studiosi [...] Dieci anni fa è nata l’idea di descrivere i manoscritti medievali francesi della collezione berlinese. Piotr Tylus ha accolto la sfida con ottimi risultati e, dopo aver compiuto la descrizione dei manoscritti francesi medievali, ha esteso le ricerche filologiche sui manoscritti di altre lingue romanze e di altre epoche. Il presente libro è il risultato del lavoro sulle fonti d’archivio e sulle fonti storiche intrapreso da Piotr Tylus, da Anna Rzepka e da Roman Sosnowski»
(dalla recensione del prof. Zdzisław Pietrzyk, direttore della Biblioteca Jagellonica di Cracovia)

Il libro in polacco e in inglese (traduzione) ricostruisce le più antiche tappe della formazione della collezione dei manoscritti romanzi: doni, lasciti, acquisti, aste antiquarie. La ricostruzione spesso porta a biblioteche e collezioni francesi, italiane, spagnole da cui i manoscritti sono partiti per raggiungere prima Berlino e, successivamente, Cracovia.

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elemento graficoLe Breviari d’amor de Matfre Ermengaud, Tome V (27252t-34597), Deuxième édition entièrement refondue, Edité par Peter T. Ricketts avec la collaboration de Cyril P. Hershon, Turnhout, Brepols, 2012 (Publications de l’Association Internationale d’Etudes Occitanes (PAIEO), 7).

ISBN 978-2-503-51919-7, LVIII+473 pp., 89,00 euro

La première édition du Breviari d’amor, due à Gabriel Azaïs, a paru entre 1862 et 1881. En 1976, avec le but de donner au public d’abord la partie la plus intéressante de cette oeuvre, la partie courtoise, contenant un débat sur la fin’amor, fut publiée. Ces 7.500 vers présentent des citations tirées des poèmes des troubadours. Or, ce tome de 1976 étant épuisé, il était évident qu’il fallait donner une deuxième édition de cette partie du Breviari à cause de son intérêt auprès d’un public plus large de médiévistes et d’amateurs éclairés. Cette ré-édition entièrement refondue à partir des manuscrits contient aussi la mise à jour de la bibliographie et des notes, et donne aussi la lettre de Matfre à sa soeur.

www.brepols.net

 

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elemento graficoIl trovatore N’At de Mons. Edizione critica a cura di Fabrizio Cigni, Pisa, Pacini Editore, 2012 (Biblioteca degli studi mediolatini e volgari. Nuova serie, XIX).

ISBN 978-88-6315-028-5, 207 pp., 29,00 euro

Dedito prevalentemente al genere didattico, N’At de Mons, tolosano attivo nella seconda metà del sec. XIII, è celebre soprattutto per l’epistola in versi sul conflitto tra destino astrale e libero arbitrio, indirizzata ad Alfonso X di Castiglia el Sabio, e per il rilievo conferito alla sua autorità morale nelle varie redazioni delle Leys d’Amors. Nondimeno, questo rappresentante, assieme al contemporaneo Guiraut Riquier, della fase “decadente” della parabola trobadorica, riesce a fondere una notevole cultura filosofica con l’eredità lirica più alta, e dispiega, indirizzandosi anche a un non meglio identificato re aragonese, una grande varietà tematica e un virtuosismo retorico esercitato sui versi brevi rimati a coppie, che delineano perfettamente la figura del doctor de trobar cui aspiravano  i poeti provenzali negli ultimi decenni del sec. XIII. Viene qui proposta una nuova edizione di tutti i testi a lui attribuiti (mss. R e C), dopo quella di W. Bernhardt (1887), corredata di traduzione in prosa, note di commento e Introduzione.

 

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INDICE. Introduzione – Testi: I. Al bon rey de Castela  II. Si tot non es enquist  III. Al noble rey aragones  IV. Al bon rey senhor d’Arago  V. Si N’At de Mons agues  VI. La valors es grans e l’onors - Appendice - Indice dei termini commentati – Bibliografia.

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elemento graficoFrancesco Benozzo, Breviario di Etnofilologia, Lecce-Brescia, Pensa MultiMedia, 2012 (Il segno e i suoi maestri, VIII).

ISBN 978-88-8232-989-1, 274 pp., 16,00 euro

A cento anni dalla pubblicazione del Breviario di Estetica di Benedetto Croce (1912), e nel centenario dalla nascita di Gianfranco Contini – l’autore, in risposta a Croce, del Breviario di Ecdotica (1986) – questo libro intende porsi come tappa ulteriore di una riflessione per una filologia che sia finalmente in grado di uscire dalle proprie procedure autoreferenziali e di occuparsi tanto di segni verbali quanto di segni non verbali, aggiornandosi rispetto alle acquisizioni emerse dal fitto dibattito epistemologico degli ultimi anni tra gli specialisti delle scienze cognitive, delle neuroscienze, dell’antropologia, dell’archeologia, della genetica.
All’interno di quello che Benozzo ha proposto di definire come “Quarto umanesimo”, l’etnofilologia considera se stessa non come una disciplina, ma semmai come un’indisciplina, come una cartografia in divenire, come un insieme di possibilità messe in atto per conoscere gli esseri umani a partire dalle loro parole e dai testi che essi producono. Nel proprio modo di sentirsi parte attiva della tradizione, essa propone un accostamento e una risonanza con gli aneliti del pensiero anarchico, concependo se stessa come una filologia terracquea e libertaria, che non si occupa soltanto di manoscritti, problemi attributivi e apparati critici, ma di montagne, fuochi appiccati nella preistoria e lavandaie notturne. In questa visione della tradizione fatta di santi-sciamani e signori degli animali, di spiriti guida e creature pietrificate, di trovatori-cantautori e bevute sugli argini del fiume, anche gli autori e i loro testi, più che professionisti senza volto di un’arte letteraria, sono simili a errabondi incontrati nell’aria fresca delle serate estive.

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INDICE. Premessa. Per una filologia terracquea e libertaria - I. Filologi in azione (Agenti dell’Impero o difensori del dissenso?) - II. Luoghi come antenati (Nomi totemici del paesaggio in area italiana) - III. Gesti preistorici dietro parole contemporanee (La distillazione della pece nel Mesolitico e i suoi riflessi nei dialetti italiani) - IV. Enologia neolitica (Le origini latine del nome del vino) - V. Tradizioni che si tradizionano (Le lavandaie notturne nel folklore europeo) - VI. Memorie di epidemiologia culturale (Appunti su una leggenda agiografica) - VII. Sondaggio sullo sciamanismo dantesco (Beatrice: la morta pietrificata) - VIII. Contro il metodo (L’inutilità dell’ecdotica per lo studio dei trovatori) - IX. Memorie di filologia solidale (Prove di riconciliazione con le comunità).

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elemento graficoFrancesco Benozzo, Anarchia e quarto umanesimo. Un’intervista su irriverenza, scienza e dissidenza, a cura di R.A. Buttinger, Bologna, CLUEB, 2012.

ISBN 978-88-491-3690-6, 48 pp., 11,00 euro

Una riflessione sulla scienza come atto di consapevole ribellione, come pratica anti-dogmatica e come forma di irriverenza. In questa intervista Benozzo parla della necessità di riconoscere un nuovo umanesimo, terracqueo e nomade, in grado di farsi interprete delle sfide del multiculturalismo, del neoevoluzionismo e delle neuroscienze, di incontrare individui e volti prima che testi e tradizioni, e di conciliare la passione della conoscenza con una visione anarchica del mondo.

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elemento graficoIlaria Zamuner, Le baladas del canzoniere provenzale Q. Appunti sul genere e edizione critica, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2012.

ISBN 978-88-6274-367-9, 15,00 euro

Nell’arco del Duecento, e soprattutto sullo scorcio del secolo, le forme per danza conobbero un crescente favore da parte del pubblico cortigiano. Se nella Francia del Nord si andavano forgiando i generi del rondeau, del virelai e della ballade grazie a figure di spicco quali Adam de la Halle, Guillaume d’Amiens e Jehannot de l’Escurel, nel Sud si componevano testi per danza sui modelli à refrain oitanici. Su tutti spiccano le dansas con un corpus oggi noto di una trentina di testi; la balada, al contrario, ignorata dai compilatori dei trattati poetologici due-trecenteschi, rappresenta una breve ma singolare parentesi nella storia delle forme per danza occitaniche. Modellata sul rondeau francese, la balada ammicca agli altri due noti generi per la pluristroficità, oscillando tra le tematiche più propriamente cortesi e quelle popularisantes specifiche anche dei rondeaux francesi.

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elemento graficoLettres, musique et société en Lorraine médiévale. Autour du Tournoi de Chauvency (ms Oxford Bodl. Douce 308), Édité par Mireille Chazan, Nancy Freeman Regalado, Genève, Librairie Droz, 2012 (Publications Romanes et Françaises, 255)

ISBN 978-2-600-01465-6, 596 pp., 72,90 euro

Le manuscrit Oxford Bodl. Douce 308, copié et illustré à Metz vers 1314, offre une grille de lecture privilégiée de la richesse et la diversité de la société aristocratique dans laquelle il a été élaboré et transmis. Il rassemble à la fois des œuvres à succès du XIIIe siècle, mais aussi des pièces plus récentes : une addition au Roman d'Alexandre, les Vœux du paon de Jacques de Longuyon (vers 1310) ; le Bestiaire d’Amours de Richard de Fournival (vers 1250) ; le récit d’une fête chevaleresque, le Tournoi de Chauvency de Jacques Bretel (1285) ; un chansonnier de plus de 500 pièces (après 1309) ; un roman allégorique, le Tornoiement Antéchrist de Huon de Méry (vers 1234). Dans le présent volume, historiens de la littérature, de la culture urbaine et aristocratique, de l’art et de la musique sont réunis afin d'étudier cette œuvre exceptionnelle. Certains tissent les liens entre textes, chansons et images qui composent le manuscrit. Tandis que d'autres s’interrogent sur le contexte artistique et culturel dans lequel s'inscrit le manuscrit : ses bibliothèques, ses rites et ses fêtes.

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elemento graficoKathryn Klingebiel, Bibliographie linguistique de l’occitan médiéval et moderne (1987-2007), Turnhout, Brepols, 2012 («Publications de l'Association Internationale d'Etudes Occitanes (PAIEO)», 8)

ISBN 978-2-503-53104-5, 544 pp., 80,00 euro

Ce volume de bibliographie linguistique occitane comprend plus de 6000 titres, sans compter des centaines de comptes rendus. Le volume reprend à partir de 1987 afin de couvrir une vingtaine d’années d’études de la langue médiévale et moderne. Il recouvre les domaines traditionnelles de la linguistique, les manuels et grammaires, l’historique de la linguistique et la lexicologie occitanes, et aussi les études qui intéressent la langue dans son cadre historique, les éditions critiques et les études linguistiques de ces textes. Il témoigne de l'intérêt vivace porté aux études occitanes par tous les amis de la langue et des lettres occitanes.

Per informazioni: www.brepols.net

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elemento graficoRoberta Manetti, La passione di santa Margherita d’Antiochia. Testo occitano del XIII secolo, Firenze, Alinea, 2012 (Carrefours / Medioevo, Testi & Ricerca / Textes & Recherche, 3).

ISBN 978-88-6055-688-2, 168 pp., 20,00 euro

Margherita d’Antiochia, venerata in Oriente col nome di Marina, ha goduto per secoli di enorme considerazione nell’Occidente cristiano, benché probabilmente non sia mai esistita. A decretarne il successo furono anche i fantasiosi dettagli della sua passione, primo fra tutti l’apparire del diavolo sotto forma di drago nella cella sotterranea in cui il topico nobile pagano lussurioso l’aveva rinchiusa, dopo aver cercato di convincerla a sposarlo abiurando il cristianesimo. La malabestia fece di lei un sol boccone, ma la santa la spaccò col semplice segno della croce, uscendone illesa e guadagnandosi forse così, oltre che con l’onomastica (si credeva che la perla, in latino margarita, avesse proprietà emostatiche), la prerogativa di proteggere le partorienti, i nascituri e chiunque si trovi in pericolo fisico o giudiziario. Il diffondersi del suo culto nella Romània nel basso medioevo è attestato anche dal moltiplicarsi dei poemetti in volgare a lei dedicati. In questo volume si pubblica (con introduzione, traduzione, note di commento e glossario-concordanza) la più lunga delle versioni provenzali superstiti, datata 1284 e tramandata da un manoscritto della metà del Trecento conservato nella Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze.

 

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elemento graficoMiriam Cabré, Cerverí de Girona: un trobador al servei de Pere el Gran, Barcelona, Universitat de Barcelona, 2011.

ISBN 978-84-475-3513-2, 420 pp., 25,00 euro

Cerverí de Girona: un trobador al servei de Pere el Gran presenta una nova visió de l’obra del trobador més prolífic i de més àmplia influència en la literatura catalana medieval. En les seves planes, que incorporen la recerca més recent sobre la poesia dels trobadors i la història cultural del segle XIII, s’hi estableixen, per primer cop, etapes diferenciades en la producció cerveriniana. Els moments successius d’aquesta trajectòria poètica es caracteritzen per una evolució en l’ús dels gèneres i dels temes tractats que segueix de prop tant els estímuls del servei als mecenes (especialment al seu protector per excel•lència, el rei Pere el Gran) com també les tendències culturals contemporànies. Per això la seva obra és un mirall de les polèmiques intel•lectuals del seu temps i de les tensions polítiques que preocupaven l’entorn de Pere el Gran. Cerverí incideix en aquestes qüestions de vegades com a polemista, d’altres amb la veu del savi conseller, però també ofereix al seu públic cortesà una lírica i una narrativa en vers aptes per al divertiment i les grans celebracions. En una obra variada però coherent, demostra la seva capacitat per a l’experimentació poètica, el seu talent com a divulgador i la seva habilitat a l’hora d’entretenir el seu públic i deixar-lo bocabadat. Tots aquests aspectes es repassen en aquest llibre per donar les claus d’una lectura global de l’obra de Cerverí, alhora que es comenta de manera detallada una tria dels seus poemes, situant-los en un context que en descobreix els diversos sentits que s’hi amaguen.

Per informazioni: www.publicacions.ub.edu

 

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elemento graficoCronache volgari del Vespro, a cura di Marcello Barbato, Roma, Istituto Storico per il Medioevo, 2012 (RIS terza serie, 10).

ISBN 978-88-89190-91-3, 323 pp., 40,00 euro

La storia che attribuisce gli eventi del Vespro siciliano alla sagace macchinazione di Giovanni di Procida è narrata in antico italiano da quattro versioni che offrono un testo in gran parte sovrapponibile ma con alcune differenze e con un colorito linguistico diverso: due toscane, la Leggenda di Messer Gianni di Procida e la Cronaca del Vespro interpolata nel Tesoro volg., una settentrionale, il Liber Jani de Procita et Palioloco, e una siciliana, il Rebellamentu di Sichilia. Nell’Introduzione del volume si ricostruiscono i rapporti genetici tra le versioni e si formula l’ipotesi che tutte dipendano da un’opera originale perduta, composta a Lucca verso il 1305 in un ambiente prossimo ai frati predicatori; si studiano inoltre le fonti utilizzate, il lavoro di trasformazione – non necessariamente cosciente – della realtà storica, il posto dell’opera nella storiografia contemporanea e i suoi echi nella produzione successiva. Si fornisce poi un’Edizione sinottica delle versioni continentali, accompagnata da un Commento che discute i problemi filologici, linguistici ed esegetici. Nella Nota ai testi sono descritti i manoscritti e illustrati i criteri di trascrizione. La Nota linguistica studia dettagliatamente la grafia, la fonologia e la morfologia delle versioni allo scopo di localizzare il luogo di produzione dei manoscritti e di individuare gli strati linguistici che si sono sovrapposti nel corso della tradizione. Chiudono il volume gli indici dei nomi, dei luoghi e delle voci commentate.

Per informazioni: ufficiovendite@isime.it, www.isime.it

 

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INDICE.. Introduzione - Edizione sinottica - Commento - Nota ai testi - Il codice estense - Il codice magliabechiano - Il codice vaticano - Nota linguistica - Bibliografia - Indici

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elemento graficoIl romanzo di Folco Fitz Waryn (Fouke Fitz Waryn), Edizione, traduzione e commento a cura di Margherita Lecco, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2012 (Testi della letteratura Anglo-Normanna, 1).

ISBN 978-88-6274-361-7, 224 pp., 17,00 euro

Il romanzo di Fouke le Fitz Waryn che oggi si conserva è versione in prosa, databile al 1320 circa, di un testo in versi risalente al 1260-70. Scritto in Inghilterra, probabilmente nei luoghi stessi in cui l’azione si svolge, il territorio inglese ai confini con il Galles, il romanzo è redazione in parte storicamente valevole, in parte leggendaria, delle vicende della famiglia di nobili discendenti del cavaliere francese Garyn de Metz, tutti, di padre in figlio, di nome ‘Fouke’ (Folco). La parte maggiore del testo, e più rispondente ai dettami del genere romanzesco, è dedicata a Fouke III, che si vede strappare il feudo ereditario da re Giovanni Senza Terra ed è costretto ad un lungo esilio e a una lotta senza tregua, non priva tuttavia dell’impiego di mezzi dettati dall’arte dell’inganno e della beffa. Accanto ad una non infima capacità di scrittura, il testo si segnala per una particolare veste linguistica, di grande valore per la registrazione del passaggio dalla lingua Anglo-Normanna (vale a dire dal francese insulare impostosi dopo la Conquista normanna) all’Inglese, in procinto di diventare unica forma di comunicazione letteraria (oltre che linguistica).

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INDICE. Introduzione. I Romanzi di Materia d’Inghilterra - Relazioni inter- ed intra-testuali - Fouke Fitz Waryn come romanzo - Epigoni e riscritture - Il Manoscritto - Lingua e lessico - Nota all’edizione e traduzione - Apparato critico - Appendice I. Il testo in versi - Appendice II. Storia e geografia in Fouke Fitz Waryn - Fouke Fitz Waryn - Il Romanzo di Folco Fitz Waryn - Testo anglo-normanno - Traduzione italiana - Note al testo - Indice di nomi e dei toponimi – Glossario - Bibliografia.

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elemento graficoMaria Careri, Christine Ruby, Ian Short, Livres et écritures en français et en occitan au XIIe siècle. Catalogue illustré, Roma, Viella, 2011 (Scritture e libri del medioevo, 8)

ISBN 9788883346828, LVIII-278 pp., 188 ill., 60,00 euro

L’objectif de ce travail est de fournir un catalogue raisonné ainsi qu’une étude de la production manuscrite française et occitane du XIIe siècle. Encadré d’un côté par les premiers monuments, et de l’autre par l’essor du livre vernaculaire au cours du XIIIe siècle, ce corpus fondateur permet d’accéder aux origines livresques de la littérature de la France médiévale.
Des notices détaillées sont consacrées aux cent deux manuscrits qui contiennent des textes faisant partie à l’origine d’un projet de livre (comme le Roland d’Oxford ou l’Alexis de Hildesheim) ou des textes ajoutés au fil des années sur des pages blanches ou dans les marges de manuscrits latins. Les témoignages vernaculaires sporadiques – gloses, traces, bribes, mots ou expressions isolés –, noyés dans un contexte linguistique latin, sont recensés brièvement en appendice.
Chaque notice comporte une description codicologique et paléographique, des commentaires linguistiques et littéraires, des renvois bibliographiques et la reproduction d’une page du manuscrit.
Une introduction détaillée offre la synthèse des éléments recensés et les reprend dans le but de mettre en perspective les différentes lignes de force de cette première «mise en livre» vernaculaire.

Per informazioni: www.viella.it

 

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INDICE. Avant-propos – Introduction - 1. Préliminaires 1.1. Le XIIe siècle : contexte historique et culturel - 1.2. Le XIIe siècle : contexte codicologique - 1.2.1. Les manuscrits français antérieurs et postérieurs au XIIe siècle - 1.2.2. Les manuscrits en latin, allemand, anglais et en autres langues romanes. au XIIe siècle - 1.3. Le corpus (limites chronologiques, codicologiques, géographiques) - 1.3.1. Manuscrits retenus - 1.3.2. Manuscrits éliminés - 1.4. Éléments de datation - 1.5. Description d’une notice, critères pris en compte. 2. Pour une lecture synoptique des données 2.1. Dates et origines - 2.2. Les manuscrits : essai de typologie - 2.3. Le contenu : transmission textuelle, typologie des textes, mise en page - 2.3.1. Littérature (roman, historiographie, hagiographie, chanson de geste, lyrique) - 2.3.2. Littérature de dévotion (textes à destination institutionnelle et privée, œuvres de prédication et de dévotion visant un public laïc) - 2.3.3. Érudition - 2.4. Les écritures - 2.5. Les abréviations - 2.6. Les accents - 2.7. Disposition de textes en vers et ponctuation - 2.8. Décoration – Catalogue - Glossaire paléographique - Bibliographie et ouvrages cités en abrégé - Index des auteurs et des textes français et occitans - Index des noms de personnes et des textes divers - Index des lieux - Index des manuscrits - Références photographiques.

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elemento graficoBoccaccio angioino. Materiali per la storia culturale di Napoli nel Trecento, a cura di Giancarlo Alfano, Teresa D‘Urso e Alessandra Perriccioli Saggesse, Bruxelles, P.I.E. Peter Lang, 2012 (Destini incrociati, 7).

ISBN 978-90-5201-825-6, 405 pp., 41,50 euro

Questo libro è il primo frutto di un programma di ricerca triennale (2011-2013) su Boccaccio angioino. Con questo titolo, i curatori del presente volume intendono sottolineare la necessità di inserire l’attività letteraria di Giovanni Boccaccio dentro il più ampio contesto culturale, storico, politico e artistico del Trecento. Agli autori dei saggi qui raccolti è stata pertanto proposta una riflessione sulla dimensione “angioina” piuttosto che genericamente “napoletana” dell’esperienza boccacciana. L’obiettivo è stato di far convergere i risultati maturati nei diversi ambiti disciplinari – dalla storia dell’arte alla musicologia, dalla filologia romanza alla storia della lingua e della letteratura – in una comune prospettiva di tipo tipologico-culturale, a partire dalla convinzione che le opere d’arte, nella loro determinazione storica, descrivano un certo assetto politico-sociale e determinino una certa proiezione culturale e simbolica collettiva.
L’immagine della città nel Trecento, i suoi monumenti, le dinamiche culturali e le tensioni politiche che l’attraversarono sono l’oggetto dei singoli contributi che il lettore potrà qui trovare, insieme a degli studi dedicati alla cultura letteraria di Boccaccio, ai suoi testi giovanili, al suo rapporto con le opere e con la lingua della dinastia dominante angioina.

 

 

Per informazioni: www.peterlang.com

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INDICE. Giancarlo Alfano, In forma di libro: Boccaccio e la politica degli autori - Simona Valente, Note sulla sintassi del periodo nel Filocolo di Boccaccio - Elisabetta Menetti, Appunti di poetica boccacciana: l'autore e le sue verità - Roberta Morosini, La «bona sonoritas» di Calliopo: Boccaccio a Napoli, la polifonia di Partenope e i silenzi dell'Acciaiuoli - Concetta Di Franza, «Dal fuoco dipinto a quello che veramente arde»: una poetica in forma di quaestio nel capitolo VIII dell'Elegia di Madonna Fiammetta - Carlo Vecce, Boccaccio e Sannazaro (angioini) - Jun Wang, Boccaccio in Cina - Marcello Barbato/Giovanni Palumbo, Fonti francesi di Boccaccio napoletano? - Fabio Zinelli, «je qui li livre escrive de letre en vulgal»: scrivere il francese a Napoli in età angioina - Francesco Montuori, La scrittura della storia a Napoli negli anni del Boccaccio angioino - Andrea Mazzucchi, Supplementi di indagine sulla ricezione meridionale della Commedia in età angioina - Gennaro Ferrante, L'«Inferno» e Napoli. Spazi personaggi e miti della catabasi negli antichi commenti danteschi - Iolanda Ventura, Cultura medica a Napoli nel XIV secolo - Francesco Aceto, Boccaccio e l'arte. La novella di Andreuccio da Perugia (Decameron, II, 5) e il sepolcro di Filippo Minutolo - Alessandra Rullo, L'incontro di Boccaccio e Fiammetta in San Lorenzo Maggiore a Napoli: un'ipotesi di ricostruzione del coro dei frati nel XIV secolo - Andrea Improta, Per la miniatura a Napoli al tempo di Boccaccio: il ms. Lat. Z 10 della Biblioteca Marciana - Stefano D'Ovidio, Boccaccio, Virgilio e la Madonna di Piedigrotta - Alessandra Perriccioli Saggese, Romanzi cavallereschi miniati a Napoli al tempo del Boccaccio - Linda Gabriele, Le illustrazioni del Teseida dei Girolamini di Napoli - Pedro Memelsdorff, «Occhi piangete»: note sull'Ars nova a Napoli

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elemento graficoÉtudes de linguistique gallo-romane, sous la direction de Mario Barra Jover, Guylaine Brun-Trigaud, Jean-Philippe Dalbera, Patrick Sauzet, Tobias Scheer, Paris, Presses Universitaire de Vincennes, 2012 («Sciences du langage»).

ISBN 978-2-84292-342-6, 400 pp., 28,00 euro

Ces langues et ces dialectes, déployés sur un vaste espace géographique, sont issus d'un socle commun, le latin, et illustrent dans leur variété toute une gamme de possibilités évolutives et typologiques.
Les auteurs, éminents spécialistes de ces langues, posent ici les bases d’une linguistique complète des langues romanes, ouvrage destiné à devenir la référence dans ce domaine.

 

Per informazioni: www.puv-editions.fr

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SOMMAIRE. Introduction. Dialectologie, diachronie et linguistique théorique : un dialogue possible et nécessaire - I. Concepts, démarches et problèmes méthodologiques. Thomas Field, Variation et diachronie : le témoignage du corpus électronique gascon. Gabriele Giannini, Évolution diachronique de l’occitan et textes littéraires médiévaux : problèmes et méthodes pour une analyse linguistique fiable. Walter Meliga, L’étude des graphies des anciens textes littéraires gallo-romans. Stefania Roullet & Jean-Pierre Lai, Interférences entre substrat et superstrat en domaine francoprovençal (le cas du Val d’Aoste). Jean Sibille, Parentés génétiques, affinités aréales et évolutions spécifiques dans les parlés occitans des vallées d’Oulx et du Haut-Cluson (Italie) - II. Phonologie. Julie Auger & Anne-José Villeneuve, L’épenthèse vocalique en picard et en français. Jean-Paul Chauveau, Graphies médiévales et données dialectales modernes : le graphème parisien <oa> pour <oi>. Yves Charles Morin, Sources et évolution des distinctions de durée vocalique : l’éclairage du gallo-roman. Daniela Müller & Sidney Martín, A Preliminary Acoustic Study of the Occitan Vowel System. Patrick Sauzet & Guylaine Brun-Trigaud, Structure syllabique et évolutions phonologiques en occitan. Tobias Scheer & Guylaine Brun-Trigaud, La lénition des attaques branchantes en français et dans les dialectes de l’ALF - III. Morphosyntaxe. Mario Barra-Jover (avec la collaboration de Patrick Sauzet), L’évolution des marques du pluriel nominal roman à la lumière de l’occitan. Heather Burnett & Mireille Tremblay, Directionalité et aspect en ancien français : l’apport du système prépositionnel. Werner Forner, Menton, ou essai d’explication variationnelle des marques de pluriel romanes. Marc-Olivier Hinzelin & George A. Kaiser, Le paramètre du sujet nul dans les variétés dialectales de l’occitan et du francoprovençal. Jean-Baptiste Martín, Le cycle désorganisation-réorganisation en morphologie verbale. Benjamin Massot, Deux faits de morphologie de nombre dans le domaine nominal en poyaudin (et un peu en français). Lydia A. Stanovaïa, Deux types de normes scripturales dans la représentation graphique de la déclinaison nominale de l’ancien français - IV. Étymologie, lexique et sémantique. Éva Buchi, Réel, irréel, inréel : depuis quand le français connaît-il deux préfixes négatifs IN- ? Jean-Philippe Dalbera, En amont de la phonologie diachronique du gallo-roman : nouvelles approches de l’étymologie et du changement lexical.

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elemento graficoCristiano Leone, Alphunsus de Arabicis eventibus. Studio ed edizione critica, Roma, Scienze e Lettere, 2011 [Atti della Accademia Nazionale dei Lincei, anno CDVIII (2011), Classe di Scienze morali, storiche e filologiche, Memorie, serie IX, vol. XXVIII, fasc. 2].

ISBN 978-88-218-1039-1, 50,00 euro

Agli albori del XIII secolo un anonimo versificatore traspone in versi elegiaci alcune sentenze e diversi racconti della Disciplina Clericalis (1110 ca.) di Pietro Alfonsi. Nasce così l’Alphunsus de Arabicis eventibus, tràdito da un’unità risalente agli inizi del XIII secolo di un manoscritto composito, assemblato nell’abbazia benedettina di Saint-Jacques di Liegi.
Eco dei praeexercitamina retorici, ma al contempo sorto sulla spinta del successo di molteplici generi coevi, l’Alphunsus de Arabicis eventibus è un’opera completamente nuova rispetto al suo modello. E la forza della sua novità risiede nel nuovo senso estetico, in una rivoluzione che attraversa insieme i piani del contenuto, della lingua e dello stile, risultato dell’attività di amplificatio e di reductio del materiale narrativo e della trasformazione della forma stringata e asciutta della Disciplina Clericalis che, nella sintassi del metro elegiaco, si dispiega ora in versi sontuosi e ridondanti di figure retoriche. Il cambiamento più marcato è dovuto però ai calchi e ai riecheggiamenti di autori contemporanei, ma soprattutto classici: le continue citazioni letterali di Virgilio, Stazio, Orazio e, su tutti, Ovidio, contaminano l’opera di Pietro Alfonsi, che trainava in sé gran parte del patrimonio novellistico d’Oriente, con tracce vivide e riconoscibili della latinità classica e medievale.
Dell’Alphunsus de Arabicis eventibus, la cui unica edizione critica (priva di uno studio del testo) risale al 1912 a cura di Joseph Stalzer, si offre un nuovo testo critico, una traduzione alineare (la prima che sia mai stata realizzata) e un commento.
Nelle pagine introduttive si propone una datazione dell’opera e l’identificazione dell’ambito di produzione; sono analizzati i rapporti che l’Alphunsus de Arabicis eventibus intrattiene col suo modello, la Disciplina Clericalis di Pietro Alfonsi, e con le sue fonti (dirette – che trae dal patrimonio culturale occidentale – e indirette – che eredita dalla sua fonte primaria); si inserisce, infine, l’opera nel quadro del processo di propagazione che irradiò la Disciplina Clericalis in tutta Europa.

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elemento graficoSaperi umanistici oggi, A cura di Antonio Pioletti, numero speciale di «Le forme e la storia», n.s. IV, 2011, 1-2.

ISSN 1121-2276, 20,00 euro

«Le forme e la storia», rivista semestrale di filologia moderna dell'Università degli Studi di Catania, dedica per il 2011 un numero doppio a una riflessione su un tema oggi di rilevante interesse non solo all'interno dell'Accademia ma, più in generale, in estesi settori dell'intellettualità di massa, quello del ruolo e della funzione oggi dei saperi umanistici. Nell'evitare ogni atteggiamento di astratti rimpianti e di istanze querimoniose, viene proposta una rassegna sulle problematiche e sulle prospettive relative alle grandi aree disciplinari, seguita da un sondaggio sulla collocazione dei saperi umanistici nel mondo del lavoro, e da una panoramica sulla loro situazione nello scenario internazionale. L'intento è quello di interrogarsi dall'interno del campo umanistico evitando ogni forma di autoreferenzialità e di arroccamento accademico e tentando di confrontarsi con le attese e con le domande che le società contemporanee pongono. L'impegno è quello di dare continuità alla trattazione di questa materia aprendosi a un confronto con le scienze sperimentali e con le istanze economico-sociali che vengono dalla società.

 

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SOMMARIO. Antonio Pioletti, Saperi umanistici oggi. Aree scientifiche. Remo Ceserani, I saperi umanistici oggi - Pasquale Guaragnella, Riflessioni su alcuni problemi riguardanti gli studi umanistici in Italia - Paolo Matthiae, L'archeologia orientale tra passato e presente - Giovanni Filoramo, La situazione degli studi di Storia delle religioni oggi - Giuseppe Ruggieri, Il sapere teologico - Biancamaria Scarcia Amoretti, Sullo stato dell'arte degli studi islamistici oggi in Italia: una testimonianza - Francesco Citti, Philologia delenda? Alcune riflessioni sullo studio dei classici - Nicolò Pasero, Di fronte alla crisi: la filologia romanza fra tradizione e innovazione - Tullio De Mauro, Scienze inumane e scienze inesatte? - Maria G. Lo Duca, Glottodidattica, educazione linguistica, linguistica educativa... ed altro - Paolo Bertinetti, Chi crede nell'utilità degli studi letterari? - Gian Mario Anselmi e Francesca Tomasi, Informatica e letteratura - Francesco Benigno, Cos'e la storia oggi? Riflessioni sul mutamento di una disciplina - Fabio Ciaramelli, Accesso alla verità o interrogazione sul significato? Una riflessione filosofico-politica sul ruolo della filosofia - Franco Farinelli, Sulla genealogia del sapere geografico (e per l'agenda geografica post-moderna) - Alessandro Lutri intervista Pietro Clemente, Di certe idee sugli studi antropologici in Italia - Marco Mazzone conversa con Vittorio Gallese e Pietro Perconti, Scienza cognitiva e saperi umanistici: il caso dei neuroni specchio. Saperi umanistici e lavori. Antonio Pioletti intervista Roberto Antonelli, Saperi umanistici, crisi e insegnamento - Tomaso Montanari, II disastro dei Beni culturali - Mario Andreose, L'editoria fra tradizione e innovazione - Antonio Pioletti intervista Francesco Merlo, A proposito di informazione - Salvo Scibilia intervista Aldo Biasi, La comunicazione, il commercio e l'arte - Mirella Cassarino intervista Giuliana Cacciapuoti, Saperi umanistici e flussi migratori - Iain Halliday intervista Adele D 'Arcangelo, La traduzione fra professione e ricerca. Saperi umanistici in altri Paesi. Richard Trachsler, «Nous sommes ce qu'il vous faut. Nous sommes votre avenir» -  Christoph Leidl, The Point of View of an Classicist Scholar on the Humanities in Germany -  José Manuel Lucia Megías, Las Humanidades en la España de hoy - Adam Ledgeway, Some Refections on the Humanities in Great Britain - Luciano Curreri, Saperi umanistici in Belgio - Niadi Cernica e Muguras Constantinescu, Le savoir humaniste en Roumanie. Splendeurs et miseres - Antonio Sciacovelli, Saperi umanistici oggi: «O beata Ungheria, se non si lascia più malmenare!» - Raissa Raskina, I saperi umanistici nella Russia post-sovietica - Matteo Miano, I saperi umanistici nella Grecia di oggi - Taieb Belghazi, Humanities in Morocco - Kmar Bendana, Les connaissances humanistes en Tunisie aujourd'hui - Tadao Uemura, Humanistic Knowledge in Japan Today - Donate Santeramo, I saperi umanistici oggi in Canada - Martine Antle, Transmitting Humanistic Knowledge: Challenges Ahead in the USA - John Paul Russo, Field Notes on the Humanities in America - Robert Casillo e John Paul Russo, The Humanities in USA Today. Recensioni. Sebastiano Vecchio, «Scienze Umanistiche» - Rivista annuale, 1 (2005) - Salvatore Claudio Sgroi, Saperi umanistici dell'Università in coma irreversibile? (A proposito de I saperi umanistici nell'Università che cambia. Atti del Convegno, Palermo 4-5 maggio 2007, Università degli Studi di Palermo, Facoltà di Lettere e Filosofia, 2007) - Antonio Pioletti, Cultura umanistica, formazione e democrazia (A proposito di M.C. Nussbaum, Non per profitto. Perche le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica, il Mulino, Bologna 2011). Documento. Sulla valutazione delle riviste. Gli autori. Indice dell'annata 2010.

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elemento graficoEpica e cavalleria nel medioevo. Atti del Seminario internazionale (Torino, 18-20 novembre 2009), a cura di Marco Piccat e Laura Ramello, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2011.

ISBN 978-88-6274-327-3, 216 pp., 18,00 euro

Il volume Epica e cavalleria nel Medioevo  raccoglie i contributi presentati da studiosi di letteratura romanza medievale italiani e stranieri nel corso del Seminario per  i dottorandi dell’Indirizzo Romanistica della Scuola di Dottorato in Lingue e Letterature moderne dell’Università degli Studi di Torino (18-20 novembre 2009).
Sulla scia delle macrotematiche costituite dalla materia epica e dal tema cavalleresco, declinati nelle loro sfaccettature letterarie, filologiche e politico-sociali, i saggi di Mercedes Brea López (Universidade de Santiago de Compostela), Margherita Lecco (Università di Genova), Santiago López Martínez-Morás (Universidade de Santiago de Compostela), Pilar Lorenzo Gradín (Universidade de Santiago de Compostela), Francesc Massip (Universitat Rovira i Virgili, Catalunya), Marija Mitrović (Università di Trieste), Gianfelice Peron (Università di Padova), Marco Piccat (Università di Trieste), Laura Ramello (Università di Torino) e Gioia Zaganelli (Università di Urbino) propongono argomenti inediti, riletture testuali o nuove piste di ricerca. Essi focalizzano l’attenzione su svariati aspetti della materia epica e cavalleresca, declinandone spunti e prese di posizione inediti: dall’analisi della figura del cavaliere vista attraverso la lente delle cantigas de escarnio alla ricezione della leggenda arturiana in Rustichello da Pisa e Tommaso III di Saluzzo, dal ruolo dei cliché epici nella costruzione delle identità nazionali all’incidenza della letteratura rolandiana e arturiana nella lirica galego-portoghese, dalle commistioni epiche e storico-narrative all’interno degli Ancestral Romances all’influsso dei motivi cavallereschi nel teatro medievale, dalla funzione narrativa della “fisicità” dei guerrieri saraceni alla ricostruzione della tradizione testuale di leggende di materia carolingia fra poemi francesi perduti e romances spagnoli, dalla fortuna – anche in chiave politica – della leggenda attilana nell’epica franco-italiana alla riflessione sulla natura del romanzo cavalleresco. Il tutto con una chiave interpretativa aggiornata e costruita nell’ottica privilegiata del binomio ricerca-didattica.
La varietà testuale e di approccio proposta dagli studiosi che hanno animato il seminario getta nuova luce sulle interconnessioni esistenti fra testi, motivi e tematiche, restituendo almeno in parte la complessità del sentire medievale e dimostrando come la condivisione di singole linee di ricerca costituisca la frontiera di elezione nel campo della tradizione filologico-letteraria.

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elemento graficoLo sguardo sull’altro, lo sguardo dell’altro. L’alterità in testi medievali, a cura di Mirella Cassarino, Introduzione di Antonio Pioletti, Bibliografia a cura di Filippo Conte, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2011.

ISBN 978-88-498-3267-9, 128 pp., 10,00 euro

Lo sguardo sull’altro, lo sguardo dell’altro. L’alterità in testi medievali raccoglie i contributi di alcuni studiosi, operanti in ambiti disciplinari diversi, che si sono interrogati sulle modalità di rappresentazione dell’Altro e dell’altrove in opere letterarie arabe e romanze. Attraversati da prospettive differenti, i saggi in questione tentano di svelare i meccanismi che hanno determinato il costituirsi delle identità, delle autorappresentazioni che di esse hanno dato le culture e di rispondere ad alcune domande: che cosa sono l’Altro e l’altrove? Come si conoscono? Come si valutano? Possono essi contribuire a definire una cultura e a strutturare un testo? Se sì, in che modo? Si tratta di interventi che, pur non esaurendo quanto ci sarebbe da rilevare su un argomento così complesso, possono, per la loro valenza metodologica, essere da stimolo per le nuove generazioni, per non rinunciare, in nome di improponibili omologazioni in un pensiero unico, a riconoscere, anche nel campo degli studi, le identità (plurali) attraverso un inesausto incontro-dialogo con l’Altro.

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INDICE. Antonio Pioletti, I «Quaderni di Medioevo Romanzo e Orientale» - Antonio Pioletti, Lo sguardo sull’altro, lo sguardo dell’altro. Per un’introduzione - Mirella Cassarino, Dialogicità e alterità nel Kitab al-imta‘ wa’l-mu’anasa di Tawhidi - Jean-Patrick Guillaume, L’autre ou les autres? Figures de l’altérité dans le Roman de Baybars - Gaetano Lalomia, Gli “infedeli” nel romanzo cavalleresco spagnolo - Laura Minervini, La costruzione dell’identità franca nell’Oriente Latino nel Tractatus de locis et statu terre sancte (ca. 1170-1186) - Rizzo Nervo, Città preda o capitale: Costantinopoli tra storia e immaginario letterario – Bibliografia a cura di Filippo Conte

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elemento graficoIl Cavaliere del Pappagallo, Introduzione, traduzione e note a cura di Eliana Creazzo, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2011.

ISBN 9788849831672, 218 pp., 15,00 euro

«Questa avventura spetta a me, poiché è la prima che sia capitata alla mia corte. E visto che sono il nuovo re, desidero che nessuno vada in soccorso della dama se non io stesso». Il leggendario re Artù, ancora giovanissimo e appena incoronato, decide – fatto insolito nella tradizione dei romanzi bretoni – di intraprendere le vie dell’avventura, fra i fitti rami della foresta di Camelot. Conquisterà un pappagallo, che diventerà il suo esotico compagno, fine dicitore e menestrello e affronterà un viaggio, lungo un anno, costellato di prove e d’incontri. Deciderà, fino al rientro a corte, di svestire i suoi panni regali, per diventare semplicemente il Cavaliere del Pappagallo.

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© Società Italiana di Filologia Romanza
Sito a cura di
Carlo Pulsoni e Matteo Viale

ultimo aggiornamento di questa pagina: 16 Gennaio, 2013