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Società Italiana di Filologia Romanza

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Novità librarie di interesse filologico

Quanti desiderano che vengano qui segnalate di rilevanza scientifica possono inviare un messaggio di posta elettronica alla redazione del sito all'indirizzo sifr@sifr.it.

 

Segnalazioni del 2013

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elemento graficoSimone Marcenaro, Trovatori alla corte di Alfonso X. Afonso Mendez de Besteiros e Estevan Faian, Roma, Aracne Editrice, 2013.

ISBN 978-88-548-6768-0, 164 pp., 12,00 euro

I due trovatori la cui opera è oggetto di questa edizione critica operarono entrambi presso la corte di Alfonso X Rey Sabio di Castiglia, che per l’Europa del XIII secolo rappresentò un vero e proprio laboratorio culturale. Le poesie di Afonso Mendez de Besteiros e di Estevan Faian descrivono un mondo, quello delle corti medievali, in cui il raffinato canto d’amore per l’irraggiungibile senhor e la più mordace satira dei costumi sociali sanno coesistere senza contrasti. Un ambiente culturale unico, capace di promuovere una poesia che s’ispira alla grande lezione dei trovatori provenzali, e che proprio sotto l’egida del re saggio si ritaglierà uno spazio autonomo nel panorama della lirica romanza medievale. L’edizione è corredata da un’ampia introduzione, dalla traduzione di tutte le poesie e da un ricco apparato di note esplicative, oltre ad un rimario e ad un glossario.

 

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elemento graficoChristine de Pizan, A Giovanna d'arco, a cura di Patrizia Caraffi, Firenze, Le Lettere, 2012 ("Il nuovo Melograno").

ISBN 978-88-6087-440-5, 111 pp., 15,00 euro

Christine de Pizan (1365-1431) poetessa, filosofa, scrittrice, è considerata la prima intellettuale di professione nella letteratura europea. Di origini italiane, vivrà a Parigi per tutta la vita, diventando una delle figure più importanti del panorama letterario francese tra XIV e XV secolo. Scrittrice di grande creatività, la sua produzione spazia dalle composizioni poetiche alle opere allegoriche, morali e politiche, con un’attenzione continua all’autorità femminile, che rende la sua scrittura particolarmente attuale. Nel 1429 scrive la prima opera dedicata a Giovanna d’Arco, che qui si traduce e commenta, sull’onda delle recentissime vittorie della Pucelle d’Orléans, in seguito condannata al rogo con l’accusa di eresia e stregoneria. Si tratta di un testo straordinario, poema della luce e della gioia dedicato alla vergine guerriera al culmine del trionfo; la scrittrice interviene con le parole della politica nelle travagliate vicende di un paese devastato dalla guerra, affidando le sue speranze di pace alla figura luminosa di Giovanna d’Arco, incarnazione di quella forza e autorità delle donne, centrale in tutta l’opera di Christine de Pizan.

 

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elemento graficoLe forme e la storia, n.s. VI, 2013, 1.

ISBN 978-88-498-3987-6, 303 pp., 15,00 euro

Il volume n. 1, 2013 de Le forme e la storia, nella Sezione Laboratori, include i testi degli interventi tenuti in occasione del X Convegno SIFR (Roma, 25-29 settembre 2012) su “A che servono i databases? Esperienze di informatica per la filologia romanza”.
Gli interventi sono di L. Leonardi, P.G. Beltrami, R. Distilo, O. Scarpati, M. Pagano, P. Canettieri, S. Asperti, M.L. Meneghetti, G. Mascherpa e A. Decaria.

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elemento graficoChristine de Pizan, La scrittrice e la città – L’écrivaine et la ville – The Woman Writer and the City, a cura di Patrizia Caraffi, Firenze, Alinea, Collana Carrefours, 2013.

ISBN 978-88-6055-795-7, 472 pp. - 32 pagine a colori, 50,00 euro

Questo volume riunisce gli Atti del VII Convegno Internazionale "Christine de Pizan", che si è tenuto a Bologna dal 21 al 26 settembre 2009, con relatori provenienti da dodici paesi europei ed extraeuropei. Christine de Pizan, scrittrice, poetessa e filosofa italo-francese (1365-1430?) - la sua famiglia proveniva da Bologna - voce femminile colta, laica e cittadina, costruisce con la sua scrittura un discorso articolato, ed estremamente audace per l'epoca, intorno alla natura e all'autorità femminili. Vengono affrontati alcuni grandi nuclei tematici: l'autorità della parola politica e profetica di Christine de Pizan, le traduzioni e le riscritture, dalle versioni cinquecentesche ai lavori più recenti; il rapporto tra immagine e scrittura, con un'ampia sezione dedicata ai manoscritti, e l'originale re-interpretazione nell'arte contemporanea e nel cinema; il mito, la memoria femminile e gli studi di genere.

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elemento graficoFigure della memoria culturale. Tipologie, identità, personaggi, testi e segni, Atti del convegno (Macerata, 9-11 novembre 2011), a cura di Massimo Bonafin, “L’immagine riflessa. Testi, società, culture”, n.s. Anno XXII (2013) N. 1-2 (Gennaio-Dicembre), Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2013.

ISBN 978-88-6274-460-7, 486 pp., 60 euro (enti) / 45 euro (privati)

Il volume raccoglie gli atti del convegno internazionale di studi dedicato al tema Figure della memoria culturale. Tipologie, identità, personaggi, testi e segni e tenutosi a Macerata nel novembre 2011.

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elemento graficoIl Medioevo degli antichi. I romanzi francesi della “Triade classica”, a cura di Alfonso D’Agostino. Scritti di Alfonso D’Agostino, Dario Mantovani, Stefano Resconi e Roberto Tagliani, Milano-Udine, Mimesis Edizioni, 2013 (Mirails. Letterature medievali d’Europa, 1).

ISBN 978-88-5751-852-7, 262 pp., 24,00 euro

Qual era il rapporto degli autori medievali con la classicità? Due idee dominano la coscienza e l’immaginazione dell’età mediana, la translatio imperii e la translatio studii: la doppia eredità politica e culturale che, per volere di Dio, dall’Antichità mediterranea e pagana (prima la Grecia e poi Roma) sarebbe passata, in epoca medievale, all’Europa nordica e cristiana. La visione dell’antichità che emerge dai testi letterarî e dalle miniature medievali è sicuramente attualizzata all’epoca feudale: ne fanno fede soprattutto le immagini di guerra dove, ad esempio, l’assedio di Troia è condotto da cavalieri medievali di fronte a un castello che nulla ha di antico. A tale problema e a molti altri è dedicato questo libro, che affronta lo studio dei romanzi francesi del XII secolo ispirati alle piú note vicende dell’epica classica: Tebe, Troia e la storia di Enea. In anni anteriori all’attività di Chrétien de Troyes, il piú grande poeta romanzo prima di Dante, gli autori di questa “triade classica” compiono un’operazione letteraria sperimentale: adattare l’epica antica alle nuovissime strutture del roman, mediante un processo di riscrittura che, fra l’altro, adotta il mito e l’eros come nuovi linguaggi letterarî per intessere storie di scontri passionali nell’asprezza di vicende belliche e politiche che spesso rimandano alla scottante attualità.

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INDICE. Maria Luisa Meneghetti, Premessa. – Alfonso D’Agostino, Avvertenza. – Alfonso D’Agostino, i romanzi della triade classica. Mito ed eros come nuovi linguaggi letterari: 1. I «romanzi antichi»: il corpus; 2. Coordinate storico-culturali; 3. I manoscritti [S. Resconi]; 4. La «translatio studii»; 5. La «translatio imperii»; 6. Modello epico, modello storico e mito; 7. Il discorso amoroso. – Stefano Resconi, il roman de thebes. 8. Novam monstrare futuris. Alcune osservazioni sul Roman de Thebes. – Roberto Tagliani, il roman d’eneas. 9. Et terre et fame tient por soe (v. 1614). Considerazioni sul Roman d’Eneas. – Dario Mantovani, il roman de troie. 10. Cum Troie fu perie. Il Roman de Troie e le sue mises en prose. – appendice. Le sinossi dei romanzi: Roman de Thebes, Roman d’Eneas, Roman de Troie.Bibliografia.Tavole.Indici

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elemento graficoLes Sortes sanctorum. Étude, édition critique et traduction, Édition d’Enrique Montero Cartelle, Paris, Classiques Garnier, 2013 (Textes littéraires du Moyen Âge 27 / Divinatoria, 3).

Broché: ISBN 978-2-8124-1724-5, 141 pp., 19,00 euro
Relié: ISBN 978-2-8124-1725-2, 141 pp., 38,00 euro

Cet ouvrage étudie tous les manuscrits connus de sortes qui commencent par les mots « Post solem surgunt stellae ». Leur l’étude a permis d’analyser la tradition textuelle, d’établir une typologie, de fournir une traduction et d’analyser l’origine et la relation de ces sortes avec les autres témoins.

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elemento graficoWriting the Future. Prognostic Texts of Medieval England, Édition de Tony Hunt, Paris, Classiques Garnier, 2013 (Textes littéraires du Moyen Âge 24 / Divinatoria, 2).

Broché: ISBN 978-2-8124-1088-8, 359 pp., 32,00 euro
Relié: ISBN 978-2-8124-1089-5, 359 pp., 54,00 euro

L’art de prédire l’avenir, tel qu’on le pratiquait en Angleterre au Moyen Âge, était fondé sur des méthodes variées présentées ici à travers une cinquantaine de textes inédits et qui comprenaient des calculs basés sur le mouvement de la lune, les horoscopes, les songes, la météorologie et la géomancie.

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elemento graficoGeorg Luck, Arcana Mundi. Magie et occulte dans les mondes grec et romain, Paris, Classiques Garnier, 2013 (Textes littéraires du Moyen Âge 21 / Divinatoria, 1).

ISBN 978-2-8124-0868-7, 735 pp., 69,00 euro

Cet ouvrage réunit les traductions de nombreux textes anciens autour et à partir desquels l’auteur explore les arcanes du monde de l’Antiquité grecque et romaine. La magie y est entendue et présentée comme un système de compréhension de l’univers, mais aussi un mode d’action impliquant des savoirs, des techniques et des spécialistes.

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elemento graficoAutografi dei letterati italiani. Le Origini e il Trecento, to. I, a cura di Giuseppina Brunetti, Maurizio Fiorilla e Marco Petoletti, Roma, Salerno Editrice, 2013.

ISBN 978-88-8402-884-6, XVI-368 pp. di cui 164 di tavole n.t., 64,00 euro

Il volume inaugura la serie Le Origini e il Trecento degli Autografi dei letterati italiani. Raccoglie schede monografiche (redatte da specialisti) dedicate alle carte autografe di venticinque letterati italiani attivi nei secoli XIII e XIV. Sono compresi in questo primo tomo san Francesco, alcuni esponenti della scuola poetica siciliana e siculo-toscana, i primi commentatori danteschi, insieme a Niccolò de’ Rossi, Giovanni Sercambi, Antonio Pucci, Filippo Villani, fino ad arrivare a personalità del preumanesimo come Lovato Lovati; ma sono presenti anche figure cui è stato dato finora poco spazio dagli storici della letteratura, come ad esempio Francesco Pipino (traduttore del Milione di Marco Polo). Particolare spazio è riservato a Giovanni Boccaccio e a intellettuali della sua cerchia culturale; il corpus di autografi boccacciani, esaminato con attenzione anche ai disegni di mano del Certaldese, è stato interamente ridefinito con significative revisioni sia sul versante delle attribuzioni sia su quello delle datazioni. Ogni scheda si apre con un’introduzione ai manoscritti del singolo letterato, seguita da un elenco di tutti i suoi autografi noti (di cui viene data una descrizione essenziale con principali riferimenti bibliografici), con due sezioni autonome dedicate ai postillati e gli autografi di dubbia attribuzione; le schede sono accompagnate da un ampio dossier di immagini, commentato da una nota paleografica, con cui vengono illustrate le caratteristiche della scrittura e le abitudini grafiche di ogni autore e la loro evoluzione nel corso del tempo.

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elemento graficoLibro d'amore attribuibile a Giovanni Boccaccio. Volgarizzamento del De Amore di Andrea Cappellano. Testi in prosa e in versi, Edizione critica a cura di Beatrice Barbiellini Amidei, Firenze, Accademia della Crusca, 2013.

ISBN 978-88-89369-43-2, 459 pp., 40,00 euro

Il volume presenta l'edizione critica e commentata, a cura di Beatrice Barbiellini Amidei, dell'elegante volgarizzamento fiorentino del De Amore di Andrea Cappellano, il più noto trattato medievale sull'amore. Tramandata da quattro manoscritti, l'opera appare, secondo l'approfondita analisi della curatrice, attribuibile a Giovanni Boccaccio. Il volgarizzamento, già pubblicato nel 1947 da Salvatore Battaglia facendo riferimento al ms. Riccardiano 2318, quattrocentesco e deteriore, è ora edito sulla base del trecentesco ms. Riccardiano 2317. Completano il Libro d'Amore, come è definito dallo stesso autore, alcuni notevoli testi in prosa e in versi, in parte inediti, e qui integralmente pubblicati. Si tratta di un raro campionario di letteratura cortese composto da due lettere amorose, una ballata dubbia dantesca a cui si aggiungono due stanze e un commento epistolare, quattro sonetti manieristici, una lode amorosa in forma di lettera ispirata al linguaggio biblico e un congedo al lettore con echi classici e romanzi in cui si richiamano la compassione femminile e il «mezzano» tra la donna e l'amante. Ne risulta nel complesso un Libro riconducibile a un unico autore, con rilevanti elementi linguistici, contenutistici e metrici a favore della paternità boccacciana.

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elemento graficoHistoire sociale des langues de France, a cura di Georg Kremnitz, Rennes, Presses Universitaires de Rennes, 2013.

ISBN 978-2-7535-2723-2, 912 pp., 31,00 euro pp.

Alors que plusieurs histoires sociales de langues ont été publiées, celle-ci est la première pour l’ensemble des langues de France. Elle prend en compte aussi bien les langues régionales ou minoritaires autochtones que celles de l’Outre-mer et celles de l’immigration ancienne ou récente, sans oublier la langue des signes française. Apportant une masse considérable d’informations sur un aspect méconnu de la société française, cette Histoire novatrice, de nature encyclopédique, est appelée à constituer un ouvrage de référence.

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elemento graficoTraduire du vernaculaire en latin au Moyen Âge et à la Renaissance, études réunies par Françoise Fery-Hue, Paris, École Nationale des Chartes, 2013 (Études et rencontres de l’École des Chartes).

ISBN 978-2-35723-035-4, 342 pp., 32,00 euro pp.

Au Moyen Âge et à la Renaissance, le transfert des idées, des sensibilités et des savoirs s’opère par deux grands moyens, tantôt complémentaires et tantôt en concurrence : d’une part les traductions, d’autre part l’usage d’une langue tendant à l’universalité. Le grand mouvement des traductions médiévales va de l’arabe, du grec ou de l’hébreu vers le latin, et des traductions du latin vers les langues vernaculaires. Il existe cependant un autre aspect – peu exploré à ce jour – de la littérature latine médiévale et renaissante : les traductions latines fondées sur des oeuvres composées directement dans des langues vernaculaires. Sur une période allant de la fin du XIIe à la fin du XVIe siècle, neuf cas relevant de genres littéraires très divers permettent de cerner pour la première fois les questions particulières soulevées par l’étude de ce type de traductions, paradoxales aux yeux de l’historiographie courante et largement méconnues jusqu’ici.

 

INDICE. Nicole Bériou, Avant-propos. — Françoise Fery-Hue, Introduction. — Beata Spieralska, Entre latin et ancien français : deux versions des sermons de Maurice de Sully. — Laurent Brun, Le Romulus Roberti, traduction latine partielle de l’Ésopede Marie de France. — Patricia Cañizares Ferriz, Traducción, reescritura y cambio de género : del Roman des sept sages de Romea la Historia septem sapientum Romae. — Françoise Fery-Hue, Le Lapidaire du roi Philippeet son prétendu ori­ginal latin. — Christine Gadrat-Ouerfelli, La « version LA » du récit de Marco Polo : une traduction humaniste ? — Hélène Bellon-Méguelle et Géraldine Châtelain, « Chanter en son latin ». Des Voeux du paonfrançais à leur traduc­tion latine en prose (Vatican, Archivio di San Pietro, E 36). — Frédéric Duval, La traduction latine du Pèlerinage de l’âmede Guillaume de Digulleville par Jean Galopes (1427). — Saverio Campanini, De Leone Ebreo à Leo Hebraeus. Un texte philosophique de la Renaissance et l’impact de sa traduction latine. — Christel Nissille, La traduction comme espace didactique interlinguistique latin / langues vulgaires dans l’enseignement des langues à la fin du Moyen Âge. — Françoise Fery-Hue, Anna Gudayol, Jean-Pierre Rothschild et Fabio Zinelli, En manière de conclusion : quelques orientations pour le travail futur.

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elemento graficoMarta Materni, Del peccato alessandrino. Realtà e limiti della maestría ‎di un autore e di un personaggio (Libro de Alexandre), Paris, CLEA, 2013.

316 pp.

Negli ultimi quindici anni, in particolare dopo la monografia e i numerosi contributi di Amaia Arizaleta, si è assistito alla proliferazione degli studi intorno a quello che è comunemente considerato uno degli emblemi della letteratura castigliana dei primi del XIII secolo: il Libro de Alexandre. Alla luce di tutto il nuovo materiale interpretativo che è emerso – approfittando delle possibilità offerte da una monografia, cercando di tirare una serie di somme rispetto al passato e suscitare nuovi quesiti – il volume risponde innanzitutto al tentativo di proporre una visione d’insieme attualizzata di questo testo. Tuttavia, rispetto alle interpretazioni recenti, insistentemente protese verso un fronte cortigiano e politico, si è deciso di assumere un punto di vista strettamente letterario: un viaggio all’interno delle parole del testo con un occhio rivolto ad altri testi, in particolare a quelli del confinante mondo francese, un viaggio articolato intorno ai due termini chiave, presenti fin dal prologo, di maestríae pecado, con le loro innumerevoli sfumature, nel tentativo di ricondurre il poema castigliano nel più ampio alveo della cultura europea.

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elemento graficoPaolo Galloni, La memoria e la voce. Un’indagine cognitiva sul Medioevo (secoli VI-XII), Roma, Aracne Editrice, 2013.

ISBN 978-88-548-6245-6, 260 pp., 12,00 euro

Questo lavoro nasce dalla convinzione che la collaborazione interdisciplinare con le scienze cognitive offra possibilità nuove alle scienze storiche. L’indagine “cognitiva” sul Medioevo qui condotta si concentra in particolare (ma non solo) sui modi di costruzione, ricostruzione e interpretazione del passato; il tema è impossibile da affrontare senza tener conto della presenza cruciale della corporeità, della voce, della narratività e del paesaggio come chiavi di accesso a percezioni, sentimenti ed emozioni di uomini e donne vissuti mille e più anni fa. La particolare forma di presenza del passato che viene indagata orientava la percezione di spazio e tempo, ed era condivisa da comunità mnemoniche che includevano individui sia alfabetizzati che non alfabetizzati. Nel corso della trattazione, l’autore propone anche riflessioni sulle scelte formali ed espressive prevalenti tra quegli storici odierni che rischiano di anestetizzare ciò che dovrebbero invece rendere accessibile ai lettori; al contrario, nell’armamentario degli storici andrebbe reintrodotto un "medievale" senso di meraviglia nei confronti del passato quale strumento indispensabile per la comprensione di ciò che si studia e si racconta.

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elemento graficoStudi di Onomastica in memoria di Giuliano Gasca Queirazza, a cura di Alda Rossebastiano e Chiara Colli Tibaldi, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2013 (Onomastica, 8).

ISBN 978-88-6274-448-5, XX-252 pp., 18,00 euro

Il volume, suddiviso in tre sezioni (Toponomastica, Onomastica letteraria e Antroponimia), raccoglie i testi delle conferenze presentate durante le Giornate di studio di Onomastica dedicate alla memoria di Giuliano Gasca Queirazza (Torino, 26-27 ottobre 2010) nel primo anniversario della sua scomparsa.

 

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Indice. Alda Rossebastiano, Prefazione – Renato Grimaldi, Max Pfister, Gian Savino Pene Vidari, Lorenzo Massobrio, Ricordi – I. Toponomastica: Emili Casanova, Vocablos de origen latino fosilizados en la toponimia catalanovalenciana: una introducción  - Ivanna Casasola, Animali pascolanti e predatori nella toponomastica piemontese – Anna Ferrari, Per una mappa dei culti nel Piemonte romano. Il contributo della toponomastica – Andrea Perinetti, Toponomastica di insediamenti abbandonati d’età medievale – Max Pfister, L’importanza della toponomastica per la lessicografia galloromanza. Toponomastica fitonimica nel dipartimento Saône-et-Loire – Franco Quaccia, Attestazioni del culto micaelico nell’Eporediese: luoghi sacri, insediamenti e toponimi dal medievo all’età moderna – II. Onomastica letteraria: Marco Piccat, Etimologie di antroponimi e toponimi: tradizione e fantasia a confronto nel Liber Sancti Jacobi o Codex Calixtinus – Laura Ramello, Spunti onomastici dai Sermoni Subalpini – Wolfgang Schweickard, Variazione onomastica popolare e regionale: toponimi e antroponimi nelle Memorie (1482-1528) di Giovanni Andrea Saluzzo di Castellar – III. Antroponimia: Silvia Bollone, Alimentazione popolare tra Cinquecento e Seicento: riflessi onomastici nel Leinicese – Daniela Cacia, Intrecci di canapa nel lessico e nell’antroponimia piemontesi – Pasquale Caratù, Onomastica e lessico marinaresco in Puglia. Pesci, molluschi, crostacei – Laura Deluigi, Antroponimia di origine etnica ad Acqui Terme in epoca medievale – Elena Papa, Per un atlante antroponimico del Piemonte medievale – Alda Rossebastiano, Il nome Gasca nell’onomastica piemontese d’epoca medievale – Maria Semeraro, Lessico comune nei cognomi di area brindisina.

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elemento graficoFigure di città, a cura di Massimo Schilirò, numero monografico di «Le forme e la storia», n.s. V, 2012, 2.

ISBN 978-88-498-3819-0, 275 pp., 15,00

Sommario. Massimo Schilirò, Un'introduzione. Saggi. Rossana Barcellona, Sotto il cielo di Alessandria - Giuseppe Mandalà, Figlia d'al-Andalus! Due gazira a confronto, Sicilia e al-Andalus, nelle fonti arabo-islamiche del Medioevo - Lucilla Spetia, La città nel Partenopeus de Blois tra meraviglia e utopia - Alessandro Pozza, «Arras et toute la conmune». Identità cittadina e identità di classe nei Congés di Jean Bodel, Baude Fastoul e Adam de la Halle - Nicolò Mineo, Dante e Firenze: dalla città della «gentilezza» alla città dei «lupi» - Monia Mezzetti, Parigi in Madame Putiphar di Pétrus Borel - Sara Natale «Mantoa, la città de le invension». Memoria e fantasia del ghetto sventrato nel canzoniere giudeo-mantovano di Annibale Gallico (1876-1935) - Carmelo Tramontana, Benjamin a Parigi: l'angelo e il flâneur - Gala Maria Follaco, Tokyo che cambia: modelli di rappresentazione urbana nell'opera di Nagai Kafu - Martine Antle et Jacqueline Dougherty, Errance identitaire et entre-deux chez Marguerite Duras et Annie Ernaux - Carminella Sipala, Da Nizza a Balbec o dell'invenzione della città di villeggiatura - Attilio Scuderi, La città senza centro, proprio come il mondo: Istanbul e Pamuk. Interventi. Silvio Perrella, La città a scatti: Napoli - Tancredi Carunchio, La cultura della città nel mondo contemporaneo. Gli autori - Norme redazionali per gli autori.

 

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elemento graficoRoberta Capelli, Allegoria di un mito: Tiresia nell’Ovide Moralisé, Verona, Edizioni Fiorini, 2013 (Medioevi)

ISBN 978-88-96419-47-2, 268 pp., 28,00 euro

Tiresia è, nella mitologia classica, l’indovino tebano cieco, famoso per essere stato trasformato in donna; tra le molte versioni antiche di questa vicenda, il racconto di Ovidio nelle Metamorfosi ha una fortuna particolare, legata all’importanza che questo autore ebbe nel corso di tutto il Medioevo, soprattutto tra XII e XIII secolo. Il ricchissimo patrimonio di miti delle Metamorfosi viene reinterpretato attraverso il metodo allegorico dell’esegesi scritturale come repertorio di exempla biblici e agiografici. Un’opera emblematica di questo processo di rielaborazione e assimilazione dell’eredità pagana è l’Ovide moralisé, un poema di circa settantaduemila octosyllabes, volgarizzato in area borgognona all’inizio del Trecento e riadattato in prosa due volte nel secolo successivo.
Il volume studia la trasformazione del personaggio di Tiresia dal testo latino, attraverso i suoi derivati mediolatini, fino ai testi mediofrancesi, analizzando gli aspetti più propriamente letterari in funzione dell’intento didascalico della moralizzazione, mettendo in evidenza le costanti archetipiche della vicenda e le diverse soluzioni formali e dottrinali adottate a seconda dell’epoca e del pubblico cui l’opera è indirizzata. Il lavoro si completa di una sezione ecdotica, nella quale si verificano sul singolo episodio di Tiresia i dati stemmatici validi per l’intero Ovide moralisé in versi, edito da Cornelis De Boer tra 1915 e 1938.

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elemento graficoJean-Yves Casanova, Historiographie et littérature au XVIe siècle en Provence: l'œuvre de Jean de Nostredame, Turnhout, Brepols, 2013 (Publications de l'Association Internationale d'Études Occitanes (PAIEO), IX).

ISBN 978-2-503-54510-3, VIII+504 pp., 85,00 euro

Jean de Nostredame est connu pour la publication en 1575 des Vies des plus célèbres et anciens poètes provençaux que la critique médiéviste a souvent critiqué ou dénigré pour ses « inventions ». Camille Chabaneau avait mis au jour des proses historiographiques qui révélaient l’ampleur d’un travail historique et littéraire, d’une pensée linguistique au cœur du XVIe siècle provençal. Par l’édition des Memoires Historiques, réalisée d’après le manuscrit original d’Aix-en-Provence, la place de Jean de Nostredame est ainsi considérablement réévaluée. Nous ne sommes pas en présence d’un « faussaire », mais d’un humaniste provençal dont l’œuvre et l’action ont été méconnues, négligées, et que l’on doit relire à l’aune de nos connaissances actuelles. Jean de Nostredame devient ainsi un historien et un écrivain dont la pensée s’est effacée, et ce à cause de la situation particulière des lettres occitanes, tombant en quelque sorte dans « un trou de la pensée littéraire et linguistique ». Il n’est que justice aujourd’hui de le redécouvrir et d’apprécier ce que furent son œuvre et sa pensée.

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elemento graficoLes versions en prose du Purgatoire de Saint Patrice en ancien français, Édition critique, introduction et notes publiées par Martina Di Febo, Paris, Honoré Champion Editeur, 2013 (Classiques Français di Moyen Âge, 172).

ISBN 978-2-7453-2490-0, 296 pp., 30,00 euro

Composto alla fine del secolo XII, il Tractatus de purgatorio sancti Patrici a conosciuto uno straordinario successo all’interno della cristianità medievale. I primi volgarizzamenti in versi in antico francese risalgono al 1190. All’inizio del secolo XIII risale la prima traduzione in prosa, cui si aggiungono le successive redazioni dei secoli XIV-XV. Le versioni in prosa qui presentate sono tutte anonime e inedite: la più antica (inizi del secolo XIII) costituisce il punto di origine di una tradizione complessa che giunge fino all’Italia e alla Provenza. Le altre versioni del secolo XIV testimoniano la vitalità di un testo, ancora stampato in ambito francese fino al secolo XVIII.

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elemento graficoLe Meraviglie di Rigomer (Les Merveilles de Rigomer). Tradizione manoscritta e tradizione narrativa, a cura di Margherita Lecco, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2013 (Collana Studi e Ricerche, 116).

ISBN 978-88-6274-467-6, 198 pp., 20,00 euro

Con il titolo di Merveilles de Rigomer (di cui si dà qui una scelta antologica) è conosciuto in epoca moderna un romanzo della seconda metà del XIII secolo, uno degli ultimi di materia arturiana. In esso si susseguono le aventures dei cavalieri Lancelot e Gauvain in cerca del castello irlandese di Rigomer, sottomesso ad un malefico incantesimo. Tali avventure, e la composizione strutturale e stilistica del romanzo, sono esemplate nei romanzi arturiani precedenti e coevi, che si proiettano su Merveilles attraverso una fitta serie di corrispondenze intertestuali, ma che da Merveilles sono come annunciate e riflesse.
Il romanzo può così essere considerato come un compendio della ‘Grande Tradizione’ arturiana, che si sta avvicinando al proprio esaurimento con opere che, pur carenti per valenza socio-storica e per vigore letterario a fronte dei romanzi del XII-primo XIII secolo, non mancano di finezza né di fascino. In effetti Merveilles aggiunge a un indubbio mestiere alcuni pregi molto personali, in specie una scrittura sottilmente ironica e divertita, innescata dal ripensamento delle convenzioni romanzesche fattesi più che stabili e segnate dall’uso : scrittura della cui complessità, ricchezza di componenti e capacità di modulazione sono stati probabilmente consapevoli anche coloro che hanno assemblato il manoscritto che conserva oggi Merveilles, MS Chantilly Condé 472, forse uno dei mai molti testimoni del romanzo, che lo hanno posto ad inaugurare la silloge romanzesca raccolta di seguito, folta di esemplari significativi (anche Chrétien de Troyes), come esempio di una tecnica e di una maniera molto caratterizzate.

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elemento graficoGormund e Isembart, edizione del testo originale, versione italiana, introduzione e commento a cura di Andrea Ghidoni, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2013 (Gli Orsatti. Testi per un Altro Medioevo).

ISBN 978-88-6274-455-3, 180 pp., 12,00 euro

Il breve frammento del testo epico conosciuto col titolo Gormund et Isembart è uno sguardo sul cantiere aperto delle primissime chansons de geste della Francia medievale. Il poema infatti, se non è la più antica canzone di gesta che conosciamo – è pressoché contemporaneo alla ben più nota Chanson de Roland (fine XI secolo) –, presenta senz’altro il maggior numero di tratti arcaici, che rivelano una tecnica poetica in via di definizione, per certi aspetti grezza e lontana dalla levigatezza e dalle altezze spirituali dei poemi epici successivi, ma allo stesso tempo già dotata dell’iconografia della guerra e del mondo carolingio che caratterizzerà l’epica francese per almeno due secoli. I 661 versi sopravvissuti cantano la fine eroica di Gormund e Isembart, alla testa di un’armata saracena alla conquista della Francia di re Ludovico, in una battaglia che riecheggia lo scontro tra una banda vichinga e i francesi svoltasi a saucourt nell’881.

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elemento graficoIl trovatore Peire Cardenal, a cura di Sergio Vatteroni, Modena, Mucchi, 2013 (Subsidia al Corpus des Troubadours).

ISBN 978-88-6274-446-1 / ISSN 0391-2973, 478 pp., 37,00 euro

L'edizione critica dell’opera del trovatore occitano Peire Cardenal è il frutto di un lavoro pluridecennale. Si tratta del poeta provenzale più importante del XIII secolo, autore di 100 testi (componimenti di attribuzione sicura e dubbia), dedicati per lo più a tematiche morali, politiche e religiose. La sua opera costituisce uno strumento imprescindibile non solo per la conoscenza della poesia del tempo (con influssi che arrivano sino a Dante), ma anche per lo studio della storia politico-religiosa della Francia meridionale. L’opera, che si può considerare la prima vera edizione critica condotta con rigorosi criteri scientifici delle poesie di Peire Cardenal, è costituita da un’ampia introduzione (tradizione manoscritta, collocazione storico-cronologica e geografica della produzione del trovatore, lingua, metrica), dai testi editi criticamente, con traduzione e commento, e da un glossario completo. Quest’ultimo costituirà uno strumento di grande importanza a disposizione dei lessicografi, data l’enorme estensione del lessico di Peire Cardenal, contenente anche parole attestate solo dalla sua produzione. Insomma, uno strumento imprescindibile per il provenzalista e per il filologo romanzo così come per il linguista, ma anche una stimolante e appassionante lettura per il non specialista.

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elemento graficoI prestigi della guerra. Ideologie, sensibilità e pratiche guerriere nelle rappresentazioni letterarie, a cura di Alvaro Barbieri, numero monografico di "L'immagine riflessa. Testi, società, culture", n. 1-2 (Gennaio-Dicembre), N.S. Anno XXI, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2012.

ISBN 978-88-6274-446-1 / ISSN 0391-2973, 478 pp., 37,00 euro

Sommario. Alvaro Barbieri, Temi e questioni di polemologia letteraria: a mo’ d’introduzione - Marcello Meli, «Im sturmwind dahin!» Ideologia del carro nell’India vedica con alcune considerazione comparatistiche - Alberto Camerotto, Il sangue negli occhi: immagini e codici eroici della violenza per la Ilioupersis - Massimo Stella, Un generale al banchetto dei filosofi: Ermocrate nel Timeo platonico - Sonia Maura Barillari, Il guerriero e l’oltremondo: relitti di percorsi iniziatici nelle visiones cristiane - Carlo Donà, Il vero amore del guerriero - Mario Mancini, La spada spezzata (Erec et Enide, vv. 3674-3955, 4939-5257 - Marco Infurna, Roland ‘epilettico’: il furore guerriero nell’epica del tardo medioevo - Simone Marchesi, Storia interna di una rima: Dante e la poesia della guerra - Adele Cipolla, Poeti in campo: guerra e poesia nella letteratura norrena - Anna Maria Babbi, Il fascino della guerra nei romanzi borgognoni - Patrizio Tucci, Jean Regnier e le avversità della Francia. (Guerra e letteratura nel secolo XV) - Nicola Morato, Meliadus, Rodomonte, il Mostro. Guerra e assalto nel primo Furioso - Wulf Oesterreicher, Heldentum und Kriegsruhm in der Frühen Neuzeit. Spanische Kriegsherren und capitanes in Europa und Hispanoamerika - Andrea Celli, «Le malheur de naître dans une époque peu guerrière»: fantasie dell’orientalismo francese intorno alla guerra - Marco Mondini, Eroi virili e vittime senza colpa. La rappresentazione del fatto guerriero nella cultura dell’Italia sconfitta (1944-1961) - Andrea Calzolari, La vertigine e la disciplina: il guerriero secondo Caillois - Stefano Rosso, Sul duello western: dalle origini al post-Vietnam - Mario Domenichelli, Le picche di Breda e il Marte desnudo. Antiche guerre e rappresentazioni postmoderne.

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elemento graficoRuggeri Apugliese, Rime, a cura di Francesca Sanguineti, Roma, Salerno editrice, 2013 (Testi e documenti di letteratura e di lingua, XXXV).

ISBN 978 8884028273, LII-120 pp., 14,00 euro

Ruggeri Apugliese, originario di Siena e attivo nel secolo XIII, è uno dei più importanti rappresentanti della produzione giullaresca italiana. Questa produzione risente, ancora oggi, di un’etichetta romantica ormai scaduta, che prevede un suo ambiguo accostamento alla poesia ‘popolare’. Il fenomeno giullaresco merita, pertanto, di essere riconsiderato nel suo complesso, prendendo spunto dall’analisi di quelli che sono i suoi connotati essenziali.
Il nome dell’autore compare per esteso solo in due componimenti: la canzone de oppositis Umile sono ed orgoglioso, contenuta nel famoso codice della tradizione lirica predantesca, il Vaticano Latino 3793, e il sermone L’amore di questo mondo è da fuggire, una sorta di macabro testamento. Al medesimo rimatore è tuttavia possibile ricondurre altri tre pezzi: un vanto Tant’aggio ardire e conoscienza, che ci è pervenuto in due redazioni, l’una fiorentina, l’altra caratterizzata da una patina linguistica lucana; una tenzone di argomento politico, lacunosa nella sezione iniziale e scambiata probabilmente con il capo ghibellino Provenzano Salvani dell’XI canto del Purgatorio; e infine una parodia della passione Gienti, intendete questo sermone. Questi ultimi due componimenti sono tramandati da una copia cinquecentesca di pugno di Celso Cittadini, conservata presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano in un frammento di dodici fogli a lungo irreperibile, ma di recente ritrovato. La presente edizione nasce con il proposito di riunire in un’unica silloge il corpus di Ruggeri Apugliese: ciascuno dei cinque testi critici è preceduto da un sintetico cappello introduttivo e accompagnato da puntuali annotazioni. L’edizione è, inoltre, corredata di un’ampia introduzione, nella quale si è cercato di definire la fisionomia del rimatore e di inquadrarne la figura e l’opera nel panorama della poesia italiana delle origini.

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elemento graficoLa lirica moderna. Momenti, protagonisti, interpretazioni.Atti del XXXIX Convegno Interuniversitario (Bressanone/Innsbruck, 13-16 luglio 2011), a cura di Furio Brugnolo e Rachele Fassanelli, Padova, Esedra, 2012 (Quaderni del Circolo Filologico Linguistico Padovano, 27).

ISBN 88-6058-061-7, 474 pp., 42,00 euro

L’assunzione e la fissazione, in senso si direbbe “tecnico”, dell’etichetta lirica moderna, a indicare e definire, oltre che un’oggettiva prossimità cronologica (la poesia lirica attuale, contemporanea, dei nostri tempi, ecc.), una “nozione” operativa sul piano della teoria e della storia letteraria, e quasi una categoria critica, si deve sostanzialmente alla fondamentale monografia di Hugo Friedrich (1904-1978), Die Struktur der modernen Lyrik (1956), il primo studio dedicato all’analisi e alla descrizione complessiva di quella rivoluzione espressiva e intellettuale che tra Otto e Novecento ha investito in Europa la pratica, il linguaggio e l’idea stessa di poesia. Che il presente volume abbia adottato pari pari l’originario titolo della traduzione italiana (1958) del libro del grande romanista tedesco non è dunque un caso o una pigra coincidenza onomastica, ma una scelta intenzionale e motivata, quella di assumere proprio quel libro come un termine unitario e congruente di riferimento e di verifica: il punto di partenza di tutto il successivo dibattito critico e storiografico intorno alla modernità in fatto di poesia; e, contemporaneamente, un modello di lettura e analisi dei testi entro una visione d’insieme. Tale era del resto l’obiettivo del convegno di cui il presente volume raccoglie gli atti: un convegno cioè non su Friedrich e la sua opera, ma a partire da Friedrich, per una rinnovata riflessione sugli elementi portanti del suo ragionamento, per una verifica dei costrutti che lo supportano, per un approfondimento e un’integrazione – o una rettifica – del disegno storico-critico e interpretativo che esso propone. Da Hölderlin a Celan, da Baudelaire ad Apollinaire a Char, da Machado a Valente, da Pound a Hill, da Pascoli a Montale a Zanzotto (e oltre), le vie e i momenti principali della modernità lirica sono qui selettivamente ripercorsi in una trentina di saggi entro un disegno omogeneo che, pur nella varietà degli approcci, vorrebbe invitare a una lettura “continua” e unitaria del volume, concatenata: quasi a rispecchiamento e conferma (secondo l’assunto di Friedrich) dell’«unità strutturale della moderna lirica europea», dove ogni barriera nazionale e linguistica è abolita.

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elemento grafico Béroul, Tristano e Isotta, a cura di Gioia Paradisi, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2013 (Gli Orsatti. Testi per un Altro Medioevo).

ISBN 978-88-6274-450-8, 420 pp., 19,00 euro

Il Tristano e Isotta firmato da Béroul è un grande classico della letteratura europea medievale. Si tratta di un testo prezioso, non solo perché risalente alla seconda metà del XII secolo, dunque all’epoca in cui fiorirono in lingua francese le più antiche versioni di una leggenda che appare ancora vitale ai nostri giorni, ma anche perché il suo autore - di cui purtroppo nulla sappiamo - riesce a raccontare in modo tuttora avvincente come la passione possa essere davvero fatale e senza scampo. La regina Isotta e il prode Tristano, costretti dal filtro a un amore tanto forte quanto temerario, sfidano il re Marco, i suoi baroni, l’eremita Ogrin, l’intera società feudale, fino a mettere in gioco le loro stesse vite. Con ritmo incalzante e ammirevole sapienza narrativa, intrecciando scene da commedia, momenti patetici, inganni e immagini piene di poesia, Béroul ci fa vedere le gioie e i dolori, le avventure comiche e quelle drammatiche che i due innamorati affrontano per potersi amare.
Questo volume curato da Gioia Paradisi presenta il testo francese, riesaminato criticamente alla luce del manoscritto relatore e della bibliografia filologica, con una inedita traduzione italiana a fronte, un commento continuo e un saggio sulla natura dell’amore tristaniano secondo Béroul.

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elemento grafico Il primo episodio del Couronnement de Louis, edizione e commento ecdotico a cura di Roberto Crespo, Modena, Mucchi, 2012.

ISBN 978-88-7000-576-9, 174 pp., 25,00 euro

Il Couronnement de Louis (‘chanson de geste’ composta presumibilmente tra il 1131 e il 1150) consta di cinque episodi. Il primo episodio (che, tràdito da sette mss., è il solo episodio che goda del privilegio di uno stemma a tre rami) è qui edito criticamente prendendo a base il ms. BNF, fr. 1449 (metà del XIII sec.); la ‘varia lectio’ è registrata, e ampiamente discussa, nel commento ecdotico; completa il volume l’indice lessicale e grammaticale.

Scheda


 

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elemento grafico Filologia e Linguistica. Studi in onore di Anna Cornagliotti, a cura di Luca Bellone, Giulio Cura Curà, Mauro Cursietti, Matteo Milani, Introduzioni di Paola Bianchi De Vecchi e Max Pfister, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2012.

ISBN 978-88-6274-397-6, pp. XIV-1006, 120,00 euro

La miscellanea raccoglie sessanta contributi in onore di Anna Cornagliotti, suddivisi nelle due sezioni Filologia e Linguistica e preceduti dalla Bibliografia degli scritti di Anna Cornagliotti; in apertura di ciascuna sezione, una specifica introduzione, a cura rispettivamente di Paola Bianchi De Vecchi e Max Pfister, ripercorre i principali studi compiuti dalla Dedicataria nei due ambiti di ricerca.

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elemento graficoAntonio Veneziano, Libro delle rime siciliane, edizione critica a cura di Gaetana Maria Rinaldi, revisione dell’edizione di Francesco Carapezza, Costanzo Di Girolamo, Pasquale Musso e Francesca Sanguineti, Palermo, Centro di studi filologici e linguistici siciliani, 2012.

ISBN 978-88-96312-70-4, pp. XLIV-316, 35,00 euro

Gaetana Maria Rinaldi (1941-2011) ha lasciato inedita la sua edizione del Libro delle rime siciliane di Antonio Veneziano, alla quale aveva lavorato per più di trent’anni. Il testo che qui si presenta è in ogni parte definito, mentre incompleto è il commento, che si proporrà in un prossimo futuro una volta che sarà stato integrato da uno o più studiosi.
Veneziano (Monreale 1543 - Palermo 1593), uomo di solida formazione umanistica, fu vicino alla corte vicereale di Sicilia ed ebbe incarichi di una certa importanza, nonostante i suoi frequenti infortuni giudiziari, sia a Monreale che a Palermo. È questa la prima edizione critica del suo canzoniere, una raccolta di 807 canzuni (ottave siciliane) più cinque componimenti lunghi per un’estensione pari ai Rvf di Petrarca. L’individuazione dell’autografo, di cui tutti gli altri testimoni sono copie, ha permesso all’editore di fissare un testo sicuro e nello stesso tempo di escludere, anche con l’aiuto dello studio rigoroso delle rime, una quantità non piccola di componimenti apocrifi infiltratisi nel corpus autentico nel corso dei secoli, a cominciare dai «Proverbi». L’opera nel suo complesso ha i caratteri di un libro d’autore, sebbene non strutturato in maniera compiuta in ogni parte (maggiormente nelle sezioni iniziali, meno in quelle che seguono), e si presenta come un esemplare preparatorio, anche nell’apparato decorativo (illustrazioni a penna talora a piena pagina), di una stampa che in vita del poeta non ci sarà mai: Veneziano morì improvvisamente, nel pieno delle sue attività, nell’esplosione del carcere-polveriera del Castello a Mare, dove era detenuto.
Raffinato petrarchista, ammirato da Cervantes che aveva stretto con lui amicizia durante la comune prigionia ad Algeri e gli aveva dedicato un poemetto (ospitato nell’autografo), Veneziano piega la sua lingua poetica alle modalità più variate: dalla poesia amorosa di livello alto a quella a sfondo erotico con insolite punte realistiche, a quella di sdegno o di disamore, alla satira e alle canzuni d’occasione, come la supplica a un patruni di riavere il permesso di portare le armi o la richiesta di riappacificazione rivolta alla severa mamma bella. L’edizione di Gaetana Maria Rinaldi offre per la prima volta allo studio degli specialisti e all’apprezzamento dei lettori il canzoniere di un grande poeta, finora pressoché sconosciuto, del Rinascimento europeo.

Distribuzione: www.csfls.it o www.casalini.it

 

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INDICE. Presentazione di Costanzo Di Girolamo – L’edizione delle rime di Antonio Veneziano di Gaetana Maria Rinaldi – Descrizione del ms. PR10 di Francesco Carapezza | Libro delle rime siciliane: [Epistola dedicatoria] – [Poesie in lode dell’autore] – [Celia.] Libru primu di li canzuni amurusi siciliani – [Epistola e ottave di Cervantes a Veneziano e sonetto di risposta di Veneziano] – Canzuni spirituali – L’agonia – La nenia – Libru secundu di li canzuni amurusi siciliani et alcuni di sdegnu – Sdegnu – [Canzuni] – Ottavi – Arangeida – Puttanismu – Cornaria – Amores Philippi Parutae | Sigle dei manoscritti e delle stampe – Sigle dei titoli – Apparato critico a cura di Pasquale Musso – Indice dei capoversi a cura di Francesca Sanguineti.

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elemento graficoDark Tales. Fiabe di paura e racconti del terrore. Atti del I convegno di studi sul folklore e il fantastico. Genova, 21-22 novembre 2009, a cura di Sonia Maura Barillari e Andrea Scibilia, Roma, Aracne, 2013.

ISBN 978-88-548-5887-9, 224 pp., 12,00 euro

Da sempre l’uomo ha provato un sottile piacere nella paura: ovviamente non in quella realmente provata di fronte a un evento naturale o soprannaturale, ma in quella indotta dalla narrazione di fatti – veri o fittizi – accaduti ad altri, sia nell’orizzonte consueto e banale della vita quotidiana, sia in spazi e in tempi lontani o fantastici. A partire da tali considerazioni si vuole proporre un ventaglio di saggi intesi ad indagare i differenti apporti confluiti a delineare i "miti" della cultura horror che permeano tante esperienze artistiche, letterarie, cinematografiche, fumettistiche e musicali oggi particolarmente in voga, sorrette da un costante e tenace favore di pubblico.

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elemento graficoADAMaP. Archivio Digitale degli Antichi Manoscritti della Puglia. Censimento e ricostituzione virtule della biblioteca, a cura di Rosario Coluccia e Antonio Montinaro, Lecce, Pensa Multimedia, 2013.

ISBN 978-88-6760-036-6, CDrom, s.i.p.

Il progetto ADAMaP (Archivio Digitale degli Antichi Manoscritti della Puglia. Censimento e ricostituzione virtuale della Biblioteca) è finalizzato alla costituzione di una biblioteca in formato digitale che permetta la ricomposizione virtuale, la visualizzazione e la descrizione dei manoscritti in italoromanzo vergati in Puglia fra il XIII e il XV secolo sia in caratteri latini sia in caratteri greci. Questi codici, attualmente dispersi in varie biblioteche italiane e straniere (quasi nulla è rimasto in sede), per la maggior parte sono riconducibili all'iniziativa di signori locali che promossero l'uso del volgare nell'ambito di un progetto di valorizzazione politica e culturale del territorio pugliese; non mancano testi e documenti provenienti dall'universo religioso e dalla cultura cittadina.
Tramite la biblioteca digitale è possibile visionare i manoscritti e consultare le schede descrittive che forniscono indicazioni dettagliate sui codici e sulla tradizione testuale delle opere da essi tramandate: nel loro insieme costituiscono una componente fondamentale del patrimonio culturale, scientifico e artistico della Puglia medievale.
Alla biblioteca digitale e interattiva si affiancano una banca dati che consente di eseguire ricerche specifiche sui manoscritti e sulle schede descrittive e una sezione dove è possibile consultare studi dedicati alla produzione manoscritta meridionale, principalmente pugliese. La consultazione è gratuita, libera e non richiede registrazione.
Il progetto, ideato e realizzato presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università del Salento (cattedra di Linguistica Italiana), è promosso dalla Città di Caval­lino e finanziato dalla FCRP (Fondazione Cassa di Risparmio di Puglia) e dal CUIS (Consorzio Universitario Interprovinciale Salentino).

www.adamap.it

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elemento graficoFausto De Sanctis e Filippo Pierfelice, Cesare De Lollis e la Grande Guerra, Pescara, Editrice SIGRAF, 2013.

ISBN 978-88-95566-55-9, XLVIII-144 pp., 20,00 euro

Dinanzi alle prime manifestazioni interventiste in Italia nel settembre del 1914, accompagnate da una feroce campagna di svalutazione della cultura e della civiltà tedesca, De Lollis è tra i primi a schierarsi in difesa della Germania e della Triplice Alleanza. Pur evitando di formulare affermazioni spregiudicate e compromettenti, l’abruzzese manifesta in modo sempre più deciso di non essere contrario alla guerra di per sé, ma solo a quella che si vorrebbe combattere a fianco dell’Intesa, sia perché l’Italia è ancora vincolata dal trattato della Triplice ed incapace al momento di reggere l’onda d’urto del conflitto, sia perché il paese avrebbe ben poco da aspettarsi in termini di compensi da Francia ed Inghilterra, in caso di vittoria.
La neutralità per De Lollis è solo un male minore, laddove egli vorrebbe l’ingresso del suo paese al fianco della Germania, per il trionfo di quegli ideali di ordine, attaccamento al dovere e civismo, meravigliosamente incarnati da quello Stato e che gli interventisti, capeggiati da turbolenti «sovversivi» come Mussolini, sprezzano con tutte le loro forze.
Tale posizione emerge attraverso i suoi articoli apparsi dapprima su «Il Giornale d’Italia» (settembre - novembre 1914), poi sul settimanale «Italia Nostra» (dicembre 1914 - giugno 1915) da lui stesso fondato.
Questo libro raccoglie tali contributi nell’intento di ridar voce ad un eminente intellettuale che, nei mesi roventi in cui l’Italia rimase neutrale, seppe difendere con coraggio le proprie idee politiche, anche a costo di sfidare l’impopolarità. Un esempio limpidissimo, dunque, di lealtà, coerenza, dignità e onestà morale, proprio oggi in cui si assiste sempre più, in politica, alla divaricazione tra grandi ideali ed effettiva messa in pratica.

Per informazioni: sigraf2@virgilio.it

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elemento graficoOsoiro Anes, Cantigas, edizione critica a cura di Simone Marcenaro, Roma, Carocci 2013, (Biblioteca Medievale, 137).

ISBN 9788843067176, 156 pp., 17,00 euro

Osoiro Anes, trovatore di origine galega, è stato fino ad oggi identificato con un canonico della cattedrale di Santiago de Compostela, vissuto nel secondo quarto del XIII secolo; recenti studi, tuttavia, permettono di retrodatare l’attività del trobador agli ultimi anni del XII secolo, rendendolo di fatto uno dei più antichi poeti della scuola lirica galego-portoghese di cui i canzonieri medievali ci abbiano trasmesso l’opera poetica. Cultore della cantiga de amor, il genere lirico che più d’ogni altro è debitore al grande modello occitano, Osoiro compendia mirabilmente nella sua pur breve opera il processo di acquisizione e rielaborazione peninsulare della poesia trobadorica provenzale. Gli evidenti influssi dell’arte di poeti come Peire Vidal o Bernart de Ventadorn si mescolano con il nascente gusto galego-portoghese, che predilige il lato oscuro della relazione amorosa fra il trovatore e la senhor, senza rinunciare al tipico “paradosso amoroso” che sta alla base della stessa ideologia della fin’amor elaborata dai poeti occitani. Il volume propone l’edizione critica integrale delle cantigas di Osoiro, aperta da un’ampia introduzione e corredata di traduzione, note ai versi, rimario e glossario.

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elemento graficoLaura Ramello, Un mito alla corte di Borgogna. Ciperis de Vignevaux in prosa, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2012 (Scrittura e Scrittori, 27).

ISBN 978-88-6274-409-6, 132 pp., 16,00 euro

L’“autunno del Medio Evo” assistette ad una sorta di ripiegamento nostalgico verso un passato ideale ma non troppo lontano, capace ancora di proporre modelli di comportamento individuale e sociale ad un mondo che invece pareva in progressivo dissolvimento. Oltre ad impregnare nuovi tipi di scrittura, questo atteggiamento si concretizzò in ambito letterario nei rimaneggiamenti di romanzi e canzoni di gesta, la cui riscrittura diventò gesto culturale distintivo di alcuni milieux, in special modo le corti d’Anjou e di Borgogna.
Per la particolare tematica trattata, il romanzo di Ciperis de Vignevaux è esemplare degli interessi politici e culturali di Filippo il Buono e del suo gusto per la ricostruzione storica del lignaggio familiare; esso veniva a rappresentare un modello di potere che riesce ad imporsi, nonostante le difficili e sofferte lotte contro il sovrano. In questo senso, il legame tra gli avvenimenti contemporanei e quelli delle cronache dell’antico regno merovingico si fa tutt’uno col gusto di una corte che, sul ripensamento del romanzo storico, aveva costruito la propria immagine, dinamica e immaginifica.
Il format della biografia romanzata viene così ad imporsi come una tradizione aggiornata dell’archetipo cavalleresco in un’ottica che è innanzi tutto ‘pedagogica’, consistente nella programmatica esaltazione dell’assioma della nobiltà guerriera, basato sugli ideali di onore, prodezza, cortesia e fede, magnificati proprio nel momento in cui si stavano facendo sempre più precari.
Il romanzo di Ciperis de Vignevaux viene qui pubblicato per la prima volta ed è corredato di traduzione italiana a fronte e commento linguistico-letterario.

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elemento graficoDialogue des cultures courtoises, sous la direction de E. Egedi-Kovács, Budapest, Collège Eötvös József ELTE, 2012.

ISBN 978-963-89596-2-1, 302 pp., s.i.p.

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elemento graficoIl Lai del Trotto (Lai du Trot), con uno studio sulla tradizione del motivo, a cura di Margherita Lecco, Genova, Genova University Press – De Ferrari Editore (e-book), 2012.

ISBN 978-88-97752-05-9, 117 pp., 7,00 euro

Nel Lai du Trot (primo XIII secolo) si legge la versione secolarizzata di un motivo narrativo molto antico, già noto alle culture pre-romane, la credenza nell’errare dei morti senza sepoltura: motivo adattato nell’età medievale in chiave parenetica per i peccatori non pentiti, da qui trasposto al mondo dell’amore cortese, a condanna di coloro (ma sono sempre donne) che hanno rifiutato di ottemperare ai precetti di tale amore nei suoi aspetti spirituali e materiali. In tal senso, Trot è solo uno degli adattamenti che, dalla colta e ironica versione del De Amore del clericus francese André le Chapelain (1180c.), viene declinato in più redazioni in diversi ambiti e lingue (inglese specialmente) del pieno Medioevo, qui, con Trot, parzialmente antologizzate.

l volume (e-book) è stato scelto per inaugurare la sezione Letteratura dell’University Press dell’Ateneo genovese.

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elemento graficoAimeric de Peguillan, Poesie, a cura di Antonella Negri, Roma, Carocci, 2012 (Biblioteca medievale).

ISBN 978-88-430-6763-3, 18,00 euro

Ricordato da Dante e da Petrarca come uno dei trovatori più illustri del XIII secolo, Aimeric de Peguillan, protagonista dell’internationalisme vécu di area europea, approda nell’Italia settentrionale, dove frequenta i casati dei Monferrato, dei Malaspina e degli Estensi. La scelta antologica offre una campionatura della sua produzione letteraria, attraversata da una «clamorosa dicotomia»: un côté di tipo giullaresco con testi di registro quotidiano e basso, nei quali l’autore dialoga con Sordello o con Guillem Figueira, e un versante più elevato, in cui l’esaltazione della follia amorosa e l’inutile guerra contro la passione diventano le note caratterizzanti di un’elezione aristocratica di matrice cortese. L’ars retorica del tolosano trova una vasta eco di riprese, non solo in ambito trobadorico, ma anche italiano, dai siciliani ai siculo-toscani, fino a Guittone d’Arezzo. Nel costruire un ponte fra Aimeric e il pubblico di oggi, si è dunque cercato di rendere “leggibile” una produzione lontana dalla nostra sensibilità, e di sottrarre il lettore a una sorta di atrophie sentimentale, proprio come voleva Aimeric de Peguillan.

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elemento graficoLucilla Spetia, Li conte de Bretaigne sont si vain et plaisant. Studi sull’’Yvain’ e sul ‘Jaufre’, Soveria Mannelli, Rubbettino Editore, 2012.

ISBN 978-88-498-3642-4, 226 pp.

La nota affermazione di Jean Bodel relativa alla tassonomia medievale del romanzo  e che dà il titolo al libro, è stata oggetto di interpretazioni diverse, come quella di Robert Guiette che la accettava in quanto tale negando alla matière de Bretagne un sen nascosto; o quella di Cesare Segre che ha piuttosto proposto di capovolgere la gerarchia di veridicità contenuta nel passo della Chanson des Saisnes, poiché il romanzo costituirebbe la vera presa di coscienza della realtà contemporanea, tuttavia non tanto attraverso la descrizione di costumi e usi del mondo medievale, quanto piuttosto attraverso la capacità di analisi delle dinamiche storiche in atto, trasfigurate dalla scrittura. In questo senso l’opera di Chrétien de Troyes si rivela fondamentale, e fra tutti i suoi romanzi proprio Le Chevalier au lion con cui entra in scena nella tradizione dei romanzi di cavalleria la figura del cavaliere errante in cerca di avventure dall’alto valore morale e con una ricaduta benefica sulla sociètà in cui agisce, e a cui si sono ispirati molti romanzi posteriori in lingua d’oïl come pure il rappresentante per eccellenza del genere nella letteratura d’Occitania, il Jaufre, che può definirsi vero erede dell’Yvain. L’ermeneutica intertestuale si è rivelata metodo efficace per individuare chiavi di lettura impensate e comunque significative dei due romanzi, per la messa a punto della cronologia delle opere, infine per ridisegnare la trama culturale entro cui porre e chiarire la tessitura dei due romanzi, che rivelano una capacità di riflessione metaletteraria non comune dei loro autori attenti a esplorare le possibilità espressive del genere ‘romanzo’.

 

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elemento graficoLes Lamentations de Matheolus, a cura di Tiziano Pacchiarotti, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2010 (Studi e ricerche, 86).

ISBN 978-88-6274-215-3, 480 pp., 40,00 euro

Encadré dans la tradition misogyne du Moyen Age, le livre des Lamentations de Matheolus a joui d’une fortune extraordinaire, en alimentant le riche débat entre les défenseurs et les détracteurs des femmes. L’oeuvre, qui expose les mésaventures du ‘povre’ Mahieu, a été considérèe, en général, comme l’acte de traduction française du texte latin des Lamenta (XIIIe siècle). Et pourtant, les modalités de la traduction et les techniques littéraires employées par Jean Le Fèvre font parler plutôt d’un processus originel de mise en français, ou les rôles du traducteur et de l’auteur ne sont jamais séparés d’une façon nette. En effet, la lecture imparfaite du texte latin et les formes d’actualisation introduites par Jean Le Fèvre constituent un aspect originel de la pratique de la traduction à cette époque, aspect qui révèle la recherche constante des outils finalisés à la compréhension des potentialités de la langue française avant que du modèle classique.

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elemento graficoCorpo e cuore, a cura di Patrizia Caraffi, Bologna, I libri di Emil, 2013.

ISBN 978-88-6680-017-0, 256 pp.

I saggi raccolti in questo volume, muovendo da una prospettiva interdisciplinare e comparata, si articolano intorno a un motivo centrale nelle culture del mondo. Cuore, considerato principio di vita, generatore di parole e di metafore, sede del coraggio, del valore, dell’intelletto e dei sentimenti più profondi – si intreccia con corpo, femminile e maschile, amato e odiato, idealizzato e smembrato. Dal Tristano alle versioni medievali francesi del racconto del “cuore mangiato” e di Griselda, passando per la mistica persiana, la teologia medievale e l’idea di peccato, il coeur percé in Stendhal, fino al cinema contemporaneo, un itinerario che tocca nodi fondamentali e di grande attualità: l’amore e il desiderio la passione, la violenza contro le donne e le pratiche di tortura, il conflitto tra genealogia maschile e femminile, il rapporto tra l’artista e il potere.

Saggi di Giovanna Angeli, Francesco Benozzo, Federico Bertoni, Cristina Bragaglia, Kevin Brownlee, Patrizia Caraffi, Paolo Pirillo, Earl Jeffrey Richards, Carlo Saccone, Silvana Vecchio.

 

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elemento graficoFate. Madri – Amanti – Streghe, a cura di Sonia Maura Barillari, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2012.

ISBN 978-88-6274-429-4, 418 pp., 40,00 euro

Nonostante entità a essa assai simili per natura e funzioni innegabilmente popolino l’immaginario di civiltà antecedenti o del tutto indipendenti da quelle medievali, il naufragio pressoché irrimediabile di fonti scritte, e la scarsa autorevolezza che si è soliti attribuire a quelle orali, fa sì che si tenda a collocare le origini della figura della fata nel medioevo, le cui letterature ce ne restituiscono innumerevoli immagini riflesse, talora nitide, talora evanescenti come inevitabilmente accade quando la ricezione è subordinata alla presenza di un medium – quello artistico-letterario, appunto – a cui in questo caso è a sua volta sovrapposto un ulteriore filtro, quello culturale, indotto dalla spessa coltre di secoli attraverso cui osserviamo queste entità fragili e potenti, dalle indubbie ascendenze surnaturali.
Come sovente accade quando i filtri si sommano e si sovrappongono, anche i fenomeni di rifrazione si moltiplicano, offrendo al nostro sguardo silhouettes che si lasciano intuire sfaccettate e poliedriche, ma di cui non di rado ci è dato cogliere solo pochi lati, vaghi contorni, quelli funzionali al progetto narrativo in cui sono inserite, frequentemente già sottoposti al vaglio e/o alle reinterpretazioni dell’ideologia dominante.
Duttile, versatile, eclettico, polimorfo: tale ci appare il personaggio della fata nella letteratura e, prima ancora, nel pensiero dell’Età di Mezzo. Tanto da rendere difficile stabilirne una fisionomia univocamente determinata. Morgana è sicuramente una fata, nel senso che oggi attribuiamo al termine. Così pure Melusina – e le sue numerose sodali – anche se alcuni aspetti della sua essenza ferica possono turbare le rigide tassonomie della nostra contemporaneità. Ma Isotta? Per certo è una donna, in quanto soggetta alla morte, però possiede poteri taumaturgici, e la madre sa confezionare pozioni di provata efficacia. E Sibilla? Ella stessa conferma al Meschino di non essere fata, eppure è signora di un mondo fatato. E le streghe della val di Fassa? Seguaci della Donna del bon zogo, in nulla credono di offendere il Credo cristiano e sono fermamente convinte di operare in favore della fertilità della terra e della prosperità della comunità...
È questo che si è proposto il Convegno di cui qui si pubblicano gli Atti: investigare gli aspetti meno noti di questa figura profondamente ambivalente – e capace di giungere tale, fra alterne vicende, ben oltre i confini dell’era moderna – attraverso gli strumenti di una ricerca interdisciplinare che sappia mettere a frutto gli insegnamenti dell’antropologia, della filologia, dell’analisi storica e letteraria, dell’iconografia. (Dalla Presentazione di Sonia Maura Barillari)

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elemento graficoIl corpo impuro e le sue rappresentazioni nelle letterature medievali, a cura di Francesco Mosetti Casaretto, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2012 (Ricerche Intermedievali, 5).

ISBN 978-88-6274-415-7, XII-640 pp., 50,00 euro

L’odierna ossessione per la corporeità, oltre ad aver messo prepotentemente al centro della nostra dimensione culturale il corpo come il suo solo orizzonte, ne ha, al contempo, annullato ogni linguaggio, ogni capacità evocativa e simbolica, riducendolo a un mero, muto oggetto fisico. Nel Medioevo, al contrario, il corpo è il ricco e articolato «testo dell'anima»: non solo carne contro cui lottare aspramente per la perfezione, ma anche corpo biologico e alchemico, segno e simbolo, fulcro radiante della partecipazione ontologica ed elementale dell'uomo al macrocosmo, nonché glorioso frutto della resurrezione di un corpo trasumanato e, al contempo, di un’anima somatomorfa. Inserito in queste complesse dinamiche, il tema dell'impurità del corpo assume, allora, il valore di una dionisiaca provocazione, ma la sua indagine rivela esiti apollinei altrettanto provocatori: lungi dall'essere, infatti, espressione della teologia medievale (per la quale impuro è il peccato e non il corpo), l’idea di «corpo impuro» risulta, al contrario, il prodotto archetipico di un pronunciamento antropologico sul corpo, percepito a priori come principio materiale e immanente di contaminazione. «Ricerche Intermedievali» fa il punto sui grandi interrogativi della cultura medievale, sgombrando il campo da ogni pregiudizio. Studiosi di diversa estrazione (tardo-antichisti, mediolatinisti, romanisti, germanisti, bizantinisti, umanisti, filosofi, semiologi, storici, storici dell’arte, etc.) qui confrontano opinioni, prospettive e informazioni per «conoscere il Medioevo attraverso i Medioevi» e ridurre per via interdisciplinare paradossi e distanze della cosiddetta «Età di Mezzo».

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elemento graficoStorie d'incesto. Tempi e spazi nell'Apollonio di Tiro, a cura di Antonio Pioletti, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2012 (Quaderno di Medioevo Romanzo e Orientale).

ISBN 978-88-498-3541-0, 112 pp., 10,00 euro

Storie d'incesto. Tempi e spazi nell'Apollonio di Tiro presenta contributi rivolti all'analisi della costruzione del tempospazio in alcune delle più significative versioni di area romanza della Storia di Apollonio di Tiro, uno dei testi più diffusi della biblioteca itinerante delle letterature medievali euroasiatiche. Si prendono in esame una delle prime redazioni latine pervenute, il castigliano Libro de Apolonio, la cosiddetta Versione di Vienna francese medievale e, in un'analisi comparata, versioni di aree diverse. L'intento è quello di verificare, a partire dalla grande lezione bachtiniana, le potenzialità dell'uso della categoria di cronotopo letterario nell'interpretazione dei testi, e in particolare di un'opera che fa dell'incesto padre-figlia una funzione strutturante e che rappresenta un fondamentale anello di congiunzione fra le letterature classiche e tardo antiche e quelle medievali.

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INDICE. Antonio Pioletti, I «Quaderni di Medioevo Romanzo e Orientale» - Antonio Pioletti, Tempi e spazi nell'Apollonio di Tiro. Per un'introduzione - Antonio Pioletti, Esercizi sul cronotopo 5. L'Historia Apollonii regis Tyri: dal tempo biografico all'autobiografia - Gaetano Lalomia, Il cronotopo agiografico-avventuroso del Libro de Apolonio - Antonio Pioletti, Esercizi sul cronotopo 6. La versione di Vienna dell'Apollonio di Tiro - Luca Sacchi, L'omotopia instabile delle città di Apollonio - Bibliografia a cura di Eliana Creazzo.

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Sito a cura di
Carlo Pulsoni e Matteo Viale

ultimo aggiornamento di questa pagina: 14 Gennaio, 2014